sarebbe interessante capire se questo risultato ha motivazioni di carattere economico oppure se e' causato da istanze ecologiste
La nuova pista (4000 metri di lunghezza per 60 di larghezza, posizionata poco più di un chilometro a nord dell’attuale 08L/26R), secondo i vertici di Flaughaufen, sarebbe stata necessaria per venire incontro al sempre crescente volume di traffico sullo scalo Strauss, consentendo di portare la capacità attuale di 90 voli all’ora a 120. E a guadagnarci sarebbero stati in tanti, dalla Compagnie alla Regione, fino agli stessi residenti del Land. Perché questa scelta? A dare una risposta ci ha provato l’importante quotidiano tedesco
Suddeutsche Zeitung (con sede proprio a Monaco,
ndr)
, che ha dedicato alla vicenda
un editoriale in prima pagina a firma di Ulrich Schaefer, in cui il giornalista ha messo in evidenza come i già ricchi cittadini della Baviera abbiano votato al referendum consultivo con il pensiero rivolto proprio al mantenimento della loro prosperità, ritenuta più che sufficiente. Un benessere economico e sociale, ha analizzato Schaefer, che i cittadini avrebbero reputato tanto importante da spingerli a rifiutare un progetto che avrebbe dato un’ulteriore notevole spinta economica alla Regione. “Perché l’area urbana si deve dilatare, inglobando sempre nuove aree verdi? Perché dovrebbe richiamare nuovi investitori, quando l’effetto che ne scaturisce è quello dell’aumento degli affitti e della trasformazione dei quartieri popolari in residenziali?” Queste, secondo
Suddeutsche, le domande che si sarebbero rivolti i residenti bavaresi. Insomma, una scelta non dettata dalla protesta o dalla rabbia, ma in nome della difesa del fiorente status quo.
Espropriazioni di terreni, rumore aeroportuale, lobby politiche in lotta, ora benessere da preservare. Sono solo alcuni tra i motivi che negli ultimi cinquant’anni hanno portato migliaia di persone in piazza e davanti ai cancelli dei più famosi aeroporti del mondo, a volte con drammatici epiloghi. Dalle proteste infinite dell’aeroporto Narita di Tokyo, iniziate con le rivolte dei contadini all’inizio degli anni ’60 e culminate con le molotov lanciate in pista nel 1978, fino alle
recentissime manifestazioni contro l’apertura della terza pista a Francoforte.
Quello su cui vogliamo riflettere è molto semplice. In un periodo di crisi globale in cui il trasporto aereo continua a crescere (
qui il link all’articolo di Inaviation con i dati ICCSAI contenuti nel Fact Book 2012), come si può assicurare ai passeggeri un sempre crescente bisogno di mobilità? Come si può garantire a chi vola per scelta, lavoro, intrattenimento, un trasporto efficiente e privo di attese indesiderate? Se non è possibile garantire una risposta all’aumento di domanda attraverso l’ampliamento delle infrastrutture esistenti, un’esigenza in molti casi fisiologica più che necessaria, come si può sperare che gli
outlook negativi emessi dalla IATA sugli introiti del traffico aereo europeo migliorino in futuro?
inaviation