Come spesso mi succede quando viaggio per piacere con la famiglia, la scelta dell’itinerario è frutto di una serie di tappe irrinunciabili (poche), divagazioni più o meno casuali (tante) e qualche compromesso tra i miei interessi, quelli di mia moglie la necessità di trovare attrazioni che possano coinvolgere i nostri figli di 7 e 9 anni.
La vacanza inizia a sedimentare lentamente nelle nostre menti alla fine dell’estate. Ve la racconto così come è stata partorita, dopo un paio di mesi di gestazione: prima di tutto, tornare a Bangkok dopo una decina d’anni (e già che la stagione lo consente, non perdersi i fuochi d’artificio sul Chao Phraya per Capodanno), quindi andare a trovare dei nostri amici che si sono trasferiti da un paio d’anni a Phnom Penh per lavorare ad un progetto di cooperazione internazionale, passare qualche giorno al mare, altrimenti i bambini entrano in sciopero, e – dulcis in fundo - fare tappa a Kuala Lumpur, per salutare degli altri amici che vivono là.
In autunno, Bangkok fa rima con Air Italy. Tra quello che leggo sul forum, la mia curiosità personale di provare la novità e i prezzi stracciati che girano sul sito (29/12 – 13/1 a 2.450 euro per due adulti e due bambini), non posso lasciarmi sfuggire l’occasione. Prenoto.
Passano un paio di mesi, l’itinerario si materializza nei dettagli, arriva il giorno della partenza.
29/12/18
IG931 - MXP-BKK
13.15 - 5.35+1
A330 EI-GGO
Imbarco piuttosto ordinato (trattandosi di una tipica meta di vacanza di Capodanno) e in orario. Saliamo tra i primi ed ho l’opportunità di fare qualche foto prima che la maggior parte dei passeggeri si sia imbarcata. Con mia grande sorpresa, vista la data, – ad occhio – solo il 70-75% dei posti è occupato. Parecchie file centrali sono vuote o con un solo passeggero, anche la business – sempre a occhio – è piena per metà, o giù di lì.
Ecco come si presenta la cabina di economy. Piacevole la scelta dei colori, interni nuovi, puliti e ordinati.
Uno scatto anche per la business, in configurazione 2-2-2.
Torniamo in economy, però. Coperta con vista sulla fibbia, con il logo di Qatar Airways.
Non manca neppure la rivista di bordo, Atmosphere, uguale a tutte le riviste di bordo di tutte le compagnie (chissà se le scrive tutte la stessa redazione, se no, bisognerebbe farci un pensierino…)
E il wi-fi, a prezzi, secondo me abbordabili, ma che non ho provato. Dopotutto siamo in vacanza e 11 ore senza mail sono pienamente meritate.
Il pitch è buono, una via di mezzo tra premium economy ed economy e basta. Quando il passeggero davanti ha reclinato per intero il sedile, lo spazio a disposizione era comunque accettabile.
Arrivati in quota, l’ora di pranzo è abbondantemente passata, quindi concentriamoci sul cibo. Menù:
Ritratto dei cannelloni, mentre affogano nel formaggio:
E primo piano del rollé di pollo:
Accompagno il tutto con un non meglio identificato vino rosso della Sardegna, niente male (ovviamente considerando che siamo in economy, eh). A pancia piena, inizia a formarsi nella mia mente un embrione di giudizio sul volo. Esame superato per il cibo, a mio modesto parere nella parte alta dell’offerta in economy di lungo raggio, se paragonato a quanto offrono altre compagnie ed esame superato anche per l’equipaggio, cortese, sorridente e sorprendentemente paziente con i tipi da spiaggia che circolano in questo periodo dell’anno a bordo.
Non ho molte altre foto di questo viaggio (il resto della famiglia credo non abbia tuttora capito cosa avessi da fotografare all’interno dell’aereo…), da qui la definizione di Mini-TR, passo quindi a qualche scatto di Bangkok. Iniziamo coi fuochi d’artificio sul Chao Phraya:
passando al Wat Arun, sempre dal fiume:
Per finire, il tramonto visto dal Vertigo, il ristorante all’ultimo piano del Banyan Tree, in cui abbiamo trovato gente molto più impegnata a fare selfie, che a bere o cenare. O tempora, o mores!
Tre giorni passano in fretta ed è giunta l’ora di volare a Phnom Penh. La scelta cade su AirAsia, che vola dal vecchio aeroporto, DMK, ridotto, dai fasti di un tempo, al rango di covo di low cost. Nonostante tutto, un luogo dignitoso, sebbene un po’ liso e dai soffitti bassi:
Non posso fare a meno di apprezzare l’uso nei tabelloni di “retimed” al posto di “delayed”, chissà se aiuta a rilassare i passeggeri coinvolti o li induce a maledire la mente malvagia che ha partorito lo scambio linguistico:
02/01/19
FD606 - DMK-PNH
15.10 – 16.30
A320 HS-ABE
HS-ABE si presenta con la livrea Truly ASEAN, che fotografo prontamente:
Gli interni sono gradevoli e anche il pitch non è male. Sarà la data, sarà l’orario, o sarà qualcos’altro, l’aereo è praticamente vuoto. Non conto più di 50 pax.
Durante il rullaggio, incontriamo un paio di Lion:
e, in poco meno di un’ora, passiamo dalla vista di Bangkok:
a quella di Phnom Penh. Una bella differenza.
L’aeroporto internazionale di Phnom Penh, come si chiama oggi, è stato recentemente rinnovato ed è gestito da Vinci Airports, l’operatore aeroportuale francese. Superiamo rapidamente i controlli di immigrazione e ci dirigiamo verso i nastri bagagli. L’impatto è piacevole, anche se potrebbe trattarsi di un qualunque medio scalo in giro per il mondo:
Anche l’esterno dà quell’impressione di nuovo-efficiente-standard, che nella mia memoria stride con l’idea di trovarmi nello stesso luogo che una volta si chiamava Aeroporto Internazionale di Pochentong, costruito dai Russi in piena guerra fredda, un teatro in cui si sono consumate le battaglie, le fughe precipitose e i grandi ritorni dei leader politici e dei regnanti che si sono avvicendati alla guida di questo travagliato paese dagli anni Settanta del secolo scorso in poi. Nulla di tutto ciò è più visibile, chissà se per scelta o per caso.
Ma il caos della capitale non tarda a presentarsi, basta uscire dal perimetro aeroportuale per immergersi nella vita di caotica di un città di un paese in via di sviluppo con tassi di crescita forsennata, in cui il business delle costruzioni è spinto dalla massiccia presenza di capitali (umani e non) provenienti dalla Cina. Il Russian Market dall’alto:
con le sue bancarelle che pulsano di vita e di odori:
La tranquillità del tramonto sul Mekong:
e la maestosità del Palazzo Reale:
Dopo qualche giorno, ci spostiamo a sud, a Kep, in prossimità del confine col Vietnam. Quattro ore per 160 Km, quattro ore in cui familiarizzare col vero volto della Cambogia, dove solo il 13% della popolazione ha accesso all’elettricità per almeno 23 ore al giorno.
E qui termina la prima parte del TR, tra qualche giorno, conto di mettere insieme il resto. A presto!
La vacanza inizia a sedimentare lentamente nelle nostre menti alla fine dell’estate. Ve la racconto così come è stata partorita, dopo un paio di mesi di gestazione: prima di tutto, tornare a Bangkok dopo una decina d’anni (e già che la stagione lo consente, non perdersi i fuochi d’artificio sul Chao Phraya per Capodanno), quindi andare a trovare dei nostri amici che si sono trasferiti da un paio d’anni a Phnom Penh per lavorare ad un progetto di cooperazione internazionale, passare qualche giorno al mare, altrimenti i bambini entrano in sciopero, e – dulcis in fundo - fare tappa a Kuala Lumpur, per salutare degli altri amici che vivono là.
In autunno, Bangkok fa rima con Air Italy. Tra quello che leggo sul forum, la mia curiosità personale di provare la novità e i prezzi stracciati che girano sul sito (29/12 – 13/1 a 2.450 euro per due adulti e due bambini), non posso lasciarmi sfuggire l’occasione. Prenoto.
Passano un paio di mesi, l’itinerario si materializza nei dettagli, arriva il giorno della partenza.
29/12/18
IG931 - MXP-BKK
13.15 - 5.35+1
A330 EI-GGO
Imbarco piuttosto ordinato (trattandosi di una tipica meta di vacanza di Capodanno) e in orario. Saliamo tra i primi ed ho l’opportunità di fare qualche foto prima che la maggior parte dei passeggeri si sia imbarcata. Con mia grande sorpresa, vista la data, – ad occhio – solo il 70-75% dei posti è occupato. Parecchie file centrali sono vuote o con un solo passeggero, anche la business – sempre a occhio – è piena per metà, o giù di lì.
Ecco come si presenta la cabina di economy. Piacevole la scelta dei colori, interni nuovi, puliti e ordinati.

Uno scatto anche per la business, in configurazione 2-2-2.

Torniamo in economy, però. Coperta con vista sulla fibbia, con il logo di Qatar Airways.

Non manca neppure la rivista di bordo, Atmosphere, uguale a tutte le riviste di bordo di tutte le compagnie (chissà se le scrive tutte la stessa redazione, se no, bisognerebbe farci un pensierino…)

E il wi-fi, a prezzi, secondo me abbordabili, ma che non ho provato. Dopotutto siamo in vacanza e 11 ore senza mail sono pienamente meritate.

Il pitch è buono, una via di mezzo tra premium economy ed economy e basta. Quando il passeggero davanti ha reclinato per intero il sedile, lo spazio a disposizione era comunque accettabile.

Arrivati in quota, l’ora di pranzo è abbondantemente passata, quindi concentriamoci sul cibo. Menù:

Ritratto dei cannelloni, mentre affogano nel formaggio:

E primo piano del rollé di pollo:

Accompagno il tutto con un non meglio identificato vino rosso della Sardegna, niente male (ovviamente considerando che siamo in economy, eh). A pancia piena, inizia a formarsi nella mia mente un embrione di giudizio sul volo. Esame superato per il cibo, a mio modesto parere nella parte alta dell’offerta in economy di lungo raggio, se paragonato a quanto offrono altre compagnie ed esame superato anche per l’equipaggio, cortese, sorridente e sorprendentemente paziente con i tipi da spiaggia che circolano in questo periodo dell’anno a bordo.
Non ho molte altre foto di questo viaggio (il resto della famiglia credo non abbia tuttora capito cosa avessi da fotografare all’interno dell’aereo…), da qui la definizione di Mini-TR, passo quindi a qualche scatto di Bangkok. Iniziamo coi fuochi d’artificio sul Chao Phraya:

passando al Wat Arun, sempre dal fiume:

Per finire, il tramonto visto dal Vertigo, il ristorante all’ultimo piano del Banyan Tree, in cui abbiamo trovato gente molto più impegnata a fare selfie, che a bere o cenare. O tempora, o mores!

Tre giorni passano in fretta ed è giunta l’ora di volare a Phnom Penh. La scelta cade su AirAsia, che vola dal vecchio aeroporto, DMK, ridotto, dai fasti di un tempo, al rango di covo di low cost. Nonostante tutto, un luogo dignitoso, sebbene un po’ liso e dai soffitti bassi:

Non posso fare a meno di apprezzare l’uso nei tabelloni di “retimed” al posto di “delayed”, chissà se aiuta a rilassare i passeggeri coinvolti o li induce a maledire la mente malvagia che ha partorito lo scambio linguistico:

02/01/19
FD606 - DMK-PNH
15.10 – 16.30
A320 HS-ABE
HS-ABE si presenta con la livrea Truly ASEAN, che fotografo prontamente:

Gli interni sono gradevoli e anche il pitch non è male. Sarà la data, sarà l’orario, o sarà qualcos’altro, l’aereo è praticamente vuoto. Non conto più di 50 pax.

Durante il rullaggio, incontriamo un paio di Lion:

e, in poco meno di un’ora, passiamo dalla vista di Bangkok:

a quella di Phnom Penh. Una bella differenza.

L’aeroporto internazionale di Phnom Penh, come si chiama oggi, è stato recentemente rinnovato ed è gestito da Vinci Airports, l’operatore aeroportuale francese. Superiamo rapidamente i controlli di immigrazione e ci dirigiamo verso i nastri bagagli. L’impatto è piacevole, anche se potrebbe trattarsi di un qualunque medio scalo in giro per il mondo:

Anche l’esterno dà quell’impressione di nuovo-efficiente-standard, che nella mia memoria stride con l’idea di trovarmi nello stesso luogo che una volta si chiamava Aeroporto Internazionale di Pochentong, costruito dai Russi in piena guerra fredda, un teatro in cui si sono consumate le battaglie, le fughe precipitose e i grandi ritorni dei leader politici e dei regnanti che si sono avvicendati alla guida di questo travagliato paese dagli anni Settanta del secolo scorso in poi. Nulla di tutto ciò è più visibile, chissà se per scelta o per caso.

Ma il caos della capitale non tarda a presentarsi, basta uscire dal perimetro aeroportuale per immergersi nella vita di caotica di un città di un paese in via di sviluppo con tassi di crescita forsennata, in cui il business delle costruzioni è spinto dalla massiccia presenza di capitali (umani e non) provenienti dalla Cina. Il Russian Market dall’alto:

con le sue bancarelle che pulsano di vita e di odori:

La tranquillità del tramonto sul Mekong:

e la maestosità del Palazzo Reale:

Dopo qualche giorno, ci spostiamo a sud, a Kep, in prossimità del confine col Vietnam. Quattro ore per 160 Km, quattro ore in cui familiarizzare col vero volto della Cambogia, dove solo il 13% della popolazione ha accesso all’elettricità per almeno 23 ore al giorno.





E qui termina la prima parte del TR, tra qualche giorno, conto di mettere insieme il resto. A presto!
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