Mi siedo in poltrona con la mia tazza di caffè e lo sguardo mi cade sull’orologio al polso della persona seduta affianco a me intenta a leggere in WJ; indossa un patek philippe grand complications, la rolls royce degli orologi (a memoria credo siamo tra i 40 e 45.000 dollari di valore). Non poteva essere diversamente, mi dico, del resto siamo in casa swiss, in svizzera, patria degli orologi artigianali di altissima precisione . La mia curiosità è talmente forte che mi spinge con una grand faccia tosta ad attaccare bottone con il giovane signore complimentandomi per l’orologio al suo polso e dicendogli che sono un appassionato a cui piacerebbe comprare il suo modello ma che per ora non me lo posso permettere. Insomma, una parola tira l’altra e scopro che è il chief executive officer private banking del credit swiss. Anno di nascita 1962! (è la conferma che le salette, dei vettori che contano, ovvio, servono anche a questo: incontrare gente).
Ormai si è fatta l’ora di avviarci al controllo sicurezza per passare, poi, all’area gate infatti nel giro di una decina di minuti il 319 eurofly dovrebbe atterrare proveniente da milano. Lasciamo la saletta swiss, scendiamo al piano terra e ci avviamo ai filtri radiogeni. Percorriamo la fast track di first e business class insieme ad un gruppo di passeggerei israeliani che stanno varcando anche loro i controlli per recarsi a bordo del 744 della El Al in partenza per Tel Aviv. “Siamo al sicuro” esclamo “con gl’israeliani i controlli sono tali che non dovrebbe succederci nulla”. Lentamente ci avviciniamo agli archetti allietati dal “macello” giocoso e “scalmanato” tenuto da dei giovani ebrei ortodossi; non invidio la madre che aveva assai difficoltà a tenerli a bada. Superiamo i controlli senza grandi problemi, invitati in anticipo a toglierci scarpe, cintura, giacca e tutti gli oggetti contenuti nelle tasche. Una volta nell’area sterile camminiamo verso il gate prefissato per il nostro imbarco mentre il 319 attracca al finger! Che impressione! Un aereo tutto ala e coda, come amo dire, che si perde vicino ad 747 serie 400, è un puntino. Nell’attesa che sbarchino i passeggeri in arrivo dall’Italia e riallestiscano l’aeroplano per il nostro volo decidiamo di andare a vedere l’imbarco della EL Al “così osserviamo come fanno l’imbarco” dico “c’è sempre qualcosa da imparare”.
Cinquanta minuti dopo ha inizio il nostro imbarco. Siamo effettivamente in quattro. Oltre a noi due c’è un signore, che scopriremo poi a bordo essere venuto a new york solo due giorni prima, sempre con GJ, e un giovane ragazzo che intuisco essere italo americano dal possesso di due passaporti: quello blu USA e quello Italiano. Non viene fatto nessuno annuncio, semplicemente la signora al gate c’invita a salire a bordo. Camminiamo lungo il finger, decisamente in discesa, e varchiamo la porta d’ingresso del 319. Un dolce suono di lounge music di sottofondo ci accoglie a bordo insieme al sorriso della responsabile dei servizi di bordo che ci indica i nostri posti. Mi avvicino alla mia poltrona e una hostess, saranno in quattro a bordo, mi aiuta a mettere il bagaglio a mano nella cappelliera oltre a prendersi cura della mia giacca (la stessa cosa succede per gl’altri passeggeri). “perché mi ha chiesto la carta d’imbarco insieme alla giacca?” esclamo a bassa voce rivolgendomi alla persona con me “iniziamo con le polemiche?” mi risponde “no, nessuna polemica, però siamo in quattro e la giacca l’abbiamo solo in due. Visto il numero delle persone e visto il tipo di volo non mi pare il caso di usare le procedure come se fossimo su un 319 in partenza per ibiza pieno di gente” “dacci un taglio” ottengo come risposta! Sposto dalla poltrona la confezione contenente una coperta di lana spessa e un cuscino piccolo ma morbido e mi siedo. Qualche minuto dopo passa una delle hostess con un carrello allestito di quotidiani e periodici. La scelta è decisamente abbondante, ci sono i principali quotidiani italiani oltre ad alcuni settimanali (panorama, espresso, il mondo) e qualche mensile patinato (class, luxory, capital) oltre al WsJ e al NYT. Con il passaggio successivo ci viene consegnata una piccola trousse di color blu logata eurofly contenente una mascherina, tappi per le orecchie, dentifricio con spazzolino e una crema per il viso. Nulla di esaltante. Nel frattempo ci siamo sistemati tutti ai nostri posti occupando la prima metà della cabina. Le operazioni d’imbarco sono praticamente terminate e infatti ha inizio il push back. La demo (misure di sicurezza) è manuale “… il salvagente posto sotto il sedile…” si ode in cabina “no. Il salvagente è tra le due poltrone e non sotto” esclama la persona con me “che fai ora polemizzi tu?” “nessuna polemica” risponde “solo che il salvagente non è sotto al sedile. Lo è nei 319 configuarti, diciamo normalmente, ma non in questi” insomma stanno utilizzando gli annunci standard del 319 dimenticandosi di adattarli al tipo di aeroplano e la cosa non poteva sfuggire a chi si occupa da ormai sei anni di addestramento (o formazione per usare una parola che più piace in alitalia) di assistenti di volo!
Segue…