Michael O'Leary iscritto nel registro degli indagati

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Bombatutto leggi il link (specialmente il secondo) che ho postato sopra.

In poche parole dice che il fisco ormai considera la tua residenza laddove sta la tua vita di tutti i giorni. Non ci sono santi.

Puoi passare 23 ore al giorno su un aereo irlandese ma se la tua vita di tutti i giorni (famiglia, affetti, amici, figli, ecc...) stanno a Bergamo, tu per loro sei residente a Bergamo anche se sui documenti ufficiali abiti a Cork, a Miami o a Lugano e hai un cellulare maltese o il conto in banca solo a Riga.
Qualsiasi commercialista te lo potrà confermare
 
Bombatutto leggi il link (specialmente il secondo) che ho postato sopra.

In poche parole dice che il fisco ormai considera la tua residenza laddove sta la tua vita di tutti i giorni. Non ci sono santi.

Puoi passare 23 ore al giorno su un aereo irlandese ma se la tua vita di tutti i giorni (famiglia, affetti, amici, figli, ecc...) stanno a Bergamo, tu per loro sei residente a Bergamo anche se sui documenti ufficiali abiti a Cork, a Miami o a Lugano e hai un cellulare maltese o il conto in banca solo a Riga.
Qualsiasi commercialista te lo potrà confermare

se mi puoi dare l'indirizzo di quel commercialista ne sarei felice dato che in questi anni nessuno di noi ha mai avuto una risposta uguale da alcun commercialista....:-)
 
Bombatutto leggi il link (specialmente il secondo) che ho postato sopra.
In poche parole dice che il fisco ormai considera la tua residenza laddove sta la tua vita di tutti i giorni.
Infatti. Non e' obbligatorio prendere la residenza nel paese estero dove lavori e non e' nemmeno un obbligo, se non hai la residenza, iscriversi all'aire. Per la evitare la doppia imposizione poi, laddove esistano, fanno fede gli accordi bilaterali in materia.
 
e per quanto riguarda la previdenza a quanto ne so abbiamo sempre avuto rimborsi dal welfare irlandese mai dall'inps...
 
se mi puoi dare l'indirizzo di quel commercialista ne sarei felice dato che in questi anni nessuno di noi ha mai avuto una risposta uguale da alcun commercialista....:-)

Da quello che ho capito tu "lavori" in Irlanda ma risiedi in Italia. Esiste un bilaterale ITALIA IRLANDA?

EDITO: esiste. Eccolo http://www.fiscooggi.it/files/immagini_articoli/fnmold/irlanda-it.pdf Non ti vogli influenzare ovviamente, non sono un commercialista, ma leggiti il capitolo 14 Lavoro Subordinato ed in particolar modo il Punto.3.
 
Ultima modifica:
Di chiaro c'e' poco e niente e la normativa evidentemente ha delle lacune. La tua interpretazione resta molto discutibile visto che c'e' gente che fa la spola tra l'Italia e paesi esteri in cui lavora senza cambiare la residenza. Il semplice fornire un indirizzo postale non implica il cambio di residenza e

come ha detto lima1, in questo caso piu' che un problema di "trattenute previdenziali" (per cui riceverai una pensione proporzionale ai contributi versati, dal paese in cui sono state pagate,) si tratta di individuare le "trattenute fiscali" che vengono pagate all'estero. Again, in tutto questo l'AIRE c'entra poco e niente.

L'AIRE é solo una conseguenza del fatto che se lavori in un altro paese e sei residente li' perché il contratto te lo impone (ripeto: nella stargrandemaggioranza dei casi di lavoro subordinato devi risiedere nel paese dove presti la tua attività poiché é li' il tuo centro d'interessi principale) tu non puoi più essere considerato iscirtto come residente in Italia e devi iscriverti all'AIRE. Vuoi che toi dia il numero di telefono di un Consolato?
L'
 
Quello che mi hai dato e' una tua interpretazione di non so quale norma, visto che non hai postato nessun riferimento normativo.

Ti ho illustrato una sequenza logica. Te lo ripeto per l'ennessima volta (poi do' il numero di un Consolato d'Italia anche a te perché sono stufo di tanta testardaggine a non voler capire):nella gardissima maggioranza dei contratti di lavoro subordinato hai delle clausole che ti obbligano a prendere la residenze nel paese dove presti la tua attività lavorativa e a compiere tutta una serie di obblighi di cui ti ho già parlato. E' inutile che t'impunti, chiama un qualsiasi Consolato se la cosa ti fa stare meglio. Se vuoi ti mando numeri e riferimenti delle persone da contattare, contento? Ora basta che mi sono rotto...
 
L'AIRE é solo una conseguenza del fatto che se lavori in un altro paese e sei residente li' perché il contratto te lo impone (ripeto: nella stargrandemaggioranza dei casi di lavoro subordinato devi risiedere nel paese dove presti la tua attività poiché é li' il tuo centro d'interessi principale) tu non puoi più essere considerato iscirtto come residente in Italia e devi iscriverti all'AIRE. Vuoi che toi dia il numero di telefono di un Consolato?
L'

Evidentemente parliamo due lingue diverse e comunque,
visto che gli equipaggi Ryanair basati a Orio sono residenti in Italia tutto sto discorso lo possiamo mollare.

Quello che viene contestato e' il concetto di "stabile organizzazione di servizio" di cui gli irlandesi negano l'esitenza.
 
Forse c'è un po' di confusione.

A livello di persona fisica, posso essere fiscalmente residente in più di uno Stato. Ad es., perchè ho immobili su cui devo pagare imposte in più Stati, o anche per reddito da lavoro. In certi casi, e specialmente per i paesi EU e limitrofi, vi sono convenzioni per evitare le doppie imposizioni.

Un piano collegato ai redditi da lavoro ma separato è quello degli obblighi previdenziali. Anche qui ci sono accordi internazionali, specie per i paesi europei.

Secondo la legge italiana (Legge 27 ottobre 1988, n.470, “Anagrafe e censimento degli italiani all'estero”, articolo 6.1, già citato due volte in questo thread): "I cittadini italiani che trasferiscono la loro residenza da un comune italiano all'estero devono farne dichiarazione all'ufficio consolare della circoscrizione di immigrazione entro novanta giorni dalla immigrazione."

Quello che forse non è chiaro è che il trasferimento della residenza avviene perchè è richiesto dallo Stato estero (incluso membri EU). Non è possibile avere un permesso di soggiorno per lavoro all'estero senza ivi prendere la residenza.

Che poi l'italiano non voglia comunicare questo all'anagrafe del comune di residenza in Italia, e dunque eviti di iscriversi all'AIRE per mille motivi, è un altro discorso. Per es., gli avvocati avevano un obbligo di residenza nel distretto di Corte d'appello dove sono abilitati all'esercizio (credo che l'obbligo sia stato abolito), per cui non dichiaravano l'emigrazione per evitare la cancellazione dall'albo.

Poi ci sono casi in cui la dichiarazione non si fa proprio, come giustamente dice Bombatutto, il più evidente è quello della latitanza.

Però i problemi che sorgono quando una persona fisica vive stabilmente all'estero e non si iscrive all'AIRE sono tantissimi, a partire dal rinnovo del passaporto. Ultimamente anche fiscali, perchè non producento redditi in Italia si viene sottoposti ad accertamento e poi è difficile spiegare che il reddito è stato tutto prodotto e le imposte pagate all'estero, anche perchè pure in questo caso il reddito andrebbe dichiarato.

Insomma, siamo il solito paese di furbi, mentre sarebbe meglio fare le cose secondo legge e logica.

Il discorso relativo alle società è leggermente diverso ma non occorre aggiungere niente al paragone Ryanair vs. EasyJet. La cosa in comune è la solita contrapposizione tra furbi e "fessi" (i.e., ligi alla legge).
 
Forse c'è un po' di confusione. ...

......
Insomma, siamo il solito paese di furbi, mentre sarebbe meglio fare le cose secondo legge e logica.

Il discorso relativo alle società è leggermente diverso ma non occorre aggiungere niente al paragone Ryanair vs. EasyJet. La cosa in comune è la solita contrapposizione tra furbi e "fessi" (i.e., ligi alla legge)......

+1
 
mol sa che certe cose le può fare in Italia.il paese con la piu' alta stratificazione legislativa e relativa incertezza.dove il contenzioso tributario dura anni e se hai ottimi avvocati paghi un decimo del dovuto.che sia un illecito fiscale e una distorsione del libero mercato e concorrenza non ci piove.
 
Dopo 3 pagine di thread mi sembra evidente che nessuno qui può dire con certezza di sapere come stanno le cose.
Del resto, se questi qui da 11 anni vanno avanti con questo "trucchetto" e nessuno gli ha detto niente, è chiaro che l'illegalità non è così evidente. Altrimenti li avrebbero già fatti pagare da un bel pezzo...
Intendiamoci, siamo tutti d'accordo che QUESTO E' SBAGLIATO. Lo scrivo in grande per evitare fraintendimenti. Però la legge si prestava a questo giochetto, e va appunto cambiata, come ha già stabilito la UE. Vediamo se ne saremo capaci (come Paese, intendo).
 
Forse c'è un po' di confusione.

A livello di persona fisica, posso essere fiscalmente residente in più di uno Stato. Ad es., perchè ho immobili su cui devo pagare imposte in più Stati, o anche per reddito da lavoro. In certi casi, e specialmente per i paesi EU e limitrofi, vi sono convenzioni per evitare le doppie imposizioni.

Un piano collegato ai redditi da lavoro ma separato è quello degli obblighi previdenziali. Anche qui ci sono accordi internazionali, specie per i paesi europei.

Secondo la legge italiana (Legge 27 ottobre 1988, n.470, “Anagrafe e censimento degli italiani all'estero”, articolo 6.1, già citato due volte in questo thread): "I cittadini italiani che trasferiscono la loro residenza da un comune italiano all'estero devono farne dichiarazione all'ufficio consolare della circoscrizione di immigrazione entro novanta giorni dalla immigrazione."

Quello che forse non è chiaro è che il trasferimento della residenza avviene perchè è richiesto dallo Stato estero (incluso membri EU). Non è possibile avere un permesso di soggiorno per lavoro all'estero senza ivi prendere la residenza.

Che poi l'italiano non voglia comunicare questo all'anagrafe del comune di residenza in Italia, e dunque eviti di iscriversi all'AIRE per mille motivi, è un altro discorso. Per es., gli avvocati avevano un obbligo di residenza nel distretto di Corte d'appello dove sono abilitati all'esercizio (credo che l'obbligo sia stato abolito), per cui non dichiaravano l'emigrazione per evitare la cancellazione dall'albo.

Poi ci sono casi in cui la dichiarazione non si fa proprio, come giustamente dice Bombatutto, il più evidente è quello della latitanza.

Però i problemi che sorgono quando una persona fisica vive stabilmente all'estero e non si iscrive all'AIRE sono tantissimi, a partire dal rinnovo del passaporto. Ultimamente anche fiscali, perchè non producento redditi in Italia si viene sottoposti ad accertamento e poi è difficile spiegare che il reddito è stato tutto prodotto e le imposte pagate all'estero, anche perchè pure in questo caso il reddito andrebbe dichiarato.

Insomma, siamo il solito paese di furbi, mentre sarebbe meglio fare le cose secondo legge e logica.

Il discorso relativo alle società è leggermente diverso ma non occorre aggiungere niente al paragone Ryanair vs. EasyJet. La cosa in comune è la solita contrapposizione tra furbi e "fessi" (i.e., ligi alla legge).
Hai centrato perfettamente il punto. Per il personale navigante vigono regole speciali, per cui "fa fede" la nazionalità dell'impresa per cui lavorano.
MA (e qui il ma è stato posto dalle autorità tributarie - e adesso anche dalla magistratura) se esiste una stabile organizzazione e il soggetto in questione lavora per tale stabile organizzazione, il datore di lavoro diventa un soggetto equiparato a una società di capitali italiana, con tutte le conseguenza anche sul piano fiscale. Quindi, per intenderci, in questo caso la discriminante non è la residenza anagrafica delle persone fisiche interessate (non ci piove che sia in Italia, ma questo non modifica la questione), ma la residenza fiscale del datore di lavoro.
Spero di essere stato chiaro.
 
Secondo la legge italiana (Legge 27 ottobre 1988, n.470, “Anagrafe e censimento degli italiani all'estero”, articolo 6.1, già citato due volte in questo thread): "I cittadini italiani che trasferiscono la loro residenza da un comune italiano all'estero devono farne dichiarazione all'ufficio consolare della circoscrizione di immigrazione entro novanta giorni dalla immigrazione."
E se uno vuole mantenere la doppia residenza? C'e' una legge che lo vieta?


Poi ci sono casi in cui la dichiarazione non si fa proprio, come giustamente dice Bombatutto, il più evidente è quello della latitanza.
Però i problemi che sorgono quando una persona fisica vive stabilmente all'estero e non si iscrive all'AIRE sono tantissimi, a partire dal rinnovo del passaporto. Ultimamente anche fiscali, perchè non producento redditi in Italia si viene sottoposti ad accertamento e poi è difficile spiegare che il reddito è stato tutto prodotto e le imposte pagate all'estero, anche perchè pure in questo caso il reddito andrebbe dichiarato.
Da quello che so io, essere iscritti all'AIRE non significa che automaticamente non si viene piu' sottoposti ad accertamenti fiscali, altrimenti avremmo parecchi piu' iscritti all'Associazione. Negli accordi bilaterali in merito alla doppia imposizione, infatti, non se ne fa menzione. Se si viene sottoposti ad accertamento fiscale, bastera' dimostrare che si soddisfano i requisiti da rispettare negli accordi dai due paesi in materia. Se uno puo' farlo, bene. Se non puo' paga le tasse, indipendentemente che sia iscritto all'AIRE o meno.
 
Da quello che ho capito tu "lavori" in Irlanda ma risiedi in Italia. Esiste un bilaterale ITALIA IRLANDA?

EDITO: esiste. Eccolo http://www.fiscooggi.it/files/immagini_articoli/fnmold/irlanda-it.pdf Non ti vogli influenzare ovviamente, non sono un commercialista, ma leggiti il capitolo 14 Lavoro Subordinato ed in particolar modo il Punto.3.
Infatti noi abbiamo sempre fatto valere questo e ryanair ha sempre detto di non avere stabili organizzazioni in Italia o in altri paesi all'infuori dell'Irlanda!anche essendo basati in Italia pare che i giorni lavorativi trascorsi a bordo di un aereo irlandese,da quando chiudi le porte a quando le apri,sia contato come giorno passato all'estero!
Alla fine dell'anno fiscale abbiamo sempre avuto due scelte,pagare le tasse in Irlanda o chiedere il tax refound per poi pagarle in italia(ovviamente non conveniva),poi ci sono anche i furbi che le richiedevano all'Irlanda e non le pagavano da nessuna parte....in Germania so che questi sono stati strinati!una piccola/grande precisazione.....solo il 50%degli av ryanair ha contratto ryanair....e noi piloti...al momento del contratto ci fanno aprire una società in Irlanda di cui noi siamo i titolari,l'agenzia interinale "si rivolge a noi"chiedendo se abbiamo qualcuno da mandare a lavorare per ryanair e ovviamente la nostra risposta sarà...."certo,io!"...nn assumono 400 piloti,ma 400 singoli liberi professionisti.....piccolo aneddoto.....
 
Art. 43 Codice Civile: "La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale."

Art. 2 Legge 24 dicembre 1954, n. 1228: Ordinamento delle anagrafi della popolazione residente: "È fatto obbligo ad ognuno di chiedere per sé e per le persone sulle quali esercita la patria potestà o la tutela, la iscrizione nell'anagrafe del Comune di dimora abituale..."

Sul concetto di dimora abituale ci sono fior di sentenze di Cassazione, e l'idea è che di dimora abituale ve ne sia una sola (che è laddove si trova la famiglia, non il lavoro). Magari è una nozione che entra in crisi nell'era della globalizzazione, ma per ora è così. E non è una mia interpretazione, c'è scritto in dottrina e giurisprudenza.

E non ho detto che l'iscrizione AIRE mette al riparo dagli accertamenti fiscali, ho detto che è un elemento presuntivo importante. Chiaro che c'è differenza tra chi si iscrive all'AIRE solo nominalmente ma continua a vivere in Italia, e chi in Italia ci torna una volta all'anno. E' l'elemento che si discusse spesso in merito alla residenza dei VIP, tra Montecarlo e Londra. Tra tanti casi, è stato tirato in ballo anche nel processo per evasione fiscale a Rocco Siffredi che si era trasferito a Budapest, ma gli avevano ritardato l'iscrizione AIRE.

Questo per le persone fisiche, se per le società di capitali siamo già arrivati a costituire una società estera con unico dipendente a cui chiedere lavoro interinale, siamo over the top... lascio la parola ai professionisti del settore.
 
Infatti noi abbiamo sempre fatto valere questo e ryanair ha sempre detto di non avere stabili organizzazioni in Italia o in altri paesi all'infuori dell'Irlanda!anche essendo basati in Italia pare che i giorni lavorativi trascorsi a bordo di un aereo irlandese,da quando chiudi le porte a quando le apri,sia contato come giorno passato all'estero!
Alla fine dell'anno fiscale abbiamo sempre avuto due scelte,pagare le tasse in Irlanda o chiedere il tax refound per poi pagarle in italia(ovviamente non conveniva),poi ci sono anche i furbi che le richiedevano all'Irlanda e non le pagavano da nessuna parte....in Germania so che questi sono stati strinati!una piccola/grande precisazione.....solo il 50%degli av ryanair ha contratto ryanair....e noi piloti...al momento del contratto ci fanno aprire una società in Irlanda di cui noi siamo i titolari,l'agenzia interinale "si rivolge a noi"chiedendo se abbiamo qualcuno da mandare a lavorare per ryanair e ovviamente la nostra risposta sarà...."certo,io!"...nn assumono 400 piloti,ma 400 singoli liberi professionisti.....piccolo aneddoto.....

Le posizioni di Ryanair azienda e Ryanair dipendenti, sono distinte. Il contenzioso azienda-stato lo risolveranno in tribunale.
I dipendenti sono poi di due tipi. Italiani e stranieri. Per gli stranieri, ad esempio, mi piacerebbe sapere chi gli ha dato il modello per l'assistenza sanitaria... per voi italiani la faccenda e' complicata. Visto che ritorni sempre a casa (sto dando per scontato che tu sia basato in italia) , io non credo che tu possa sostenere che il tempo passato a bordo sia da computare nei famosi 183 gg... senno' bisognerebbe prendere la calcolatrice per vedere quante ore nell'anno passi a casa. Pero' se gli accertamenti del fisco non hanno mai rilevato nulla nei tuoi confronti, allora, fino a quando non cambiera' la normativa, sei nel giusto.
 
....e noi piloti...al momento del contratto ci fanno aprire una società in Irlanda di cui noi siamo i titolari,l'agenzia interinale "si rivolge a noi"chiedendo se abbiamo qualcuno da mandare a lavorare per ryanair e ovviamente la nostra risposta sarà...."certo,io!"...nn assumono 400 piloti,ma 400 singoli liberi professionisti.....piccolo aneddoto.....
Urco, ancora più incasinata la questione.
Una società irlandese (ma con stabile organizzazione in Italia, se vince il fisco) che richiede personale in prestito a una società di job placement (immagino sia questo l'inquadramento del contratto) che a sua volta chiama la propria unica risorsa che è, guarda caso, anche il socio di maggioranza (o socio unico) della società stessa ...
L'unica cosa che mi viene in mente è che per il fisco italiano i contratti che hanno come unico scopo quello di ottenere una riduzione del carico fiscale sono considerati contratti fittizi e come tale inesistenti (o per meglio dire, si considera l'oggettività economica dell'operazione e non la sua strutturazione giuridica - le banche italiane stanno scoprendo a proprie spese la rigida interpretazione di questa norma anti-elusione).