Quello che mi hai dato e' una tua interpretazione di non so quale norma, visto che non hai postato nessun riferimento normativo.E' più chiaro adesso? Ti ho dato le spiegazioni del caso cosa vuoi di più?
Quello che mi hai dato e' una tua interpretazione di non so quale norma, visto che non hai postato nessun riferimento normativo.E' più chiaro adesso? Ti ho dato le spiegazioni del caso cosa vuoi di più?
Bombatutto leggi il link (specialmente il secondo) che ho postato sopra.
In poche parole dice che il fisco ormai considera la tua residenza laddove sta la tua vita di tutti i giorni. Non ci sono santi.
Puoi passare 23 ore al giorno su un aereo irlandese ma se la tua vita di tutti i giorni (famiglia, affetti, amici, figli, ecc...) stanno a Bergamo, tu per loro sei residente a Bergamo anche se sui documenti ufficiali abiti a Cork, a Miami o a Lugano e hai un cellulare maltese o il conto in banca solo a Riga.
Qualsiasi commercialista te lo potrà confermare
Infatti. Non e' obbligatorio prendere la residenza nel paese estero dove lavori e non e' nemmeno un obbligo, se non hai la residenza, iscriversi all'aire. Per la evitare la doppia imposizione poi, laddove esistano, fanno fede gli accordi bilaterali in materia.Bombatutto leggi il link (specialmente il secondo) che ho postato sopra.
In poche parole dice che il fisco ormai considera la tua residenza laddove sta la tua vita di tutti i giorni.
se mi puoi dare l'indirizzo di quel commercialista ne sarei felice dato che in questi anni nessuno di noi ha mai avuto una risposta uguale da alcun commercialista....![]()
Di chiaro c'e' poco e niente e la normativa evidentemente ha delle lacune. La tua interpretazione resta molto discutibile visto che c'e' gente che fa la spola tra l'Italia e paesi esteri in cui lavora senza cambiare la residenza. Il semplice fornire un indirizzo postale non implica il cambio di residenza e
come ha detto lima1, in questo caso piu' che un problema di "trattenute previdenziali" (per cui riceverai una pensione proporzionale ai contributi versati, dal paese in cui sono state pagate,) si tratta di individuare le "trattenute fiscali" che vengono pagate all'estero. Again, in tutto questo l'AIRE c'entra poco e niente.
Quello che mi hai dato e' una tua interpretazione di non so quale norma, visto che non hai postato nessun riferimento normativo.
L'AIRE é solo una conseguenza del fatto che se lavori in un altro paese e sei residente li' perché il contratto te lo impone (ripeto: nella stargrandemaggioranza dei casi di lavoro subordinato devi risiedere nel paese dove presti la tua attività poiché é li' il tuo centro d'interessi principale) tu non puoi più essere considerato iscirtto come residente in Italia e devi iscriverti all'AIRE. Vuoi che toi dia il numero di telefono di un Consolato?
L'
Forse c'è un po' di confusione. ...
......
Insomma, siamo il solito paese di furbi, mentre sarebbe meglio fare le cose secondo legge e logica.
Il discorso relativo alle società è leggermente diverso ma non occorre aggiungere niente al paragone Ryanair vs. EasyJet. La cosa in comune è la solita contrapposizione tra furbi e "fessi" (i.e., ligi alla legge)......
Hai centrato perfettamente il punto. Per il personale navigante vigono regole speciali, per cui "fa fede" la nazionalità dell'impresa per cui lavorano.Forse c'è un po' di confusione.
A livello di persona fisica, posso essere fiscalmente residente in più di uno Stato. Ad es., perchè ho immobili su cui devo pagare imposte in più Stati, o anche per reddito da lavoro. In certi casi, e specialmente per i paesi EU e limitrofi, vi sono convenzioni per evitare le doppie imposizioni.
Un piano collegato ai redditi da lavoro ma separato è quello degli obblighi previdenziali. Anche qui ci sono accordi internazionali, specie per i paesi europei.
Secondo la legge italiana (Legge 27 ottobre 1988, n.470, “Anagrafe e censimento degli italiani all'estero”, articolo 6.1, già citato due volte in questo thread): "I cittadini italiani che trasferiscono la loro residenza da un comune italiano all'estero devono farne dichiarazione all'ufficio consolare della circoscrizione di immigrazione entro novanta giorni dalla immigrazione."
Quello che forse non è chiaro è che il trasferimento della residenza avviene perchè è richiesto dallo Stato estero (incluso membri EU). Non è possibile avere un permesso di soggiorno per lavoro all'estero senza ivi prendere la residenza.
Che poi l'italiano non voglia comunicare questo all'anagrafe del comune di residenza in Italia, e dunque eviti di iscriversi all'AIRE per mille motivi, è un altro discorso. Per es., gli avvocati avevano un obbligo di residenza nel distretto di Corte d'appello dove sono abilitati all'esercizio (credo che l'obbligo sia stato abolito), per cui non dichiaravano l'emigrazione per evitare la cancellazione dall'albo.
Poi ci sono casi in cui la dichiarazione non si fa proprio, come giustamente dice Bombatutto, il più evidente è quello della latitanza.
Però i problemi che sorgono quando una persona fisica vive stabilmente all'estero e non si iscrive all'AIRE sono tantissimi, a partire dal rinnovo del passaporto. Ultimamente anche fiscali, perchè non producento redditi in Italia si viene sottoposti ad accertamento e poi è difficile spiegare che il reddito è stato tutto prodotto e le imposte pagate all'estero, anche perchè pure in questo caso il reddito andrebbe dichiarato.
Insomma, siamo il solito paese di furbi, mentre sarebbe meglio fare le cose secondo legge e logica.
Il discorso relativo alle società è leggermente diverso ma non occorre aggiungere niente al paragone Ryanair vs. EasyJet. La cosa in comune è la solita contrapposizione tra furbi e "fessi" (i.e., ligi alla legge).
E se uno vuole mantenere la doppia residenza? C'e' una legge che lo vieta?Secondo la legge italiana (Legge 27 ottobre 1988, n.470, “Anagrafe e censimento degli italiani all'estero”, articolo 6.1, già citato due volte in questo thread): "I cittadini italiani che trasferiscono la loro residenza da un comune italiano all'estero devono farne dichiarazione all'ufficio consolare della circoscrizione di immigrazione entro novanta giorni dalla immigrazione."
Da quello che so io, essere iscritti all'AIRE non significa che automaticamente non si viene piu' sottoposti ad accertamenti fiscali, altrimenti avremmo parecchi piu' iscritti all'Associazione. Negli accordi bilaterali in merito alla doppia imposizione, infatti, non se ne fa menzione. Se si viene sottoposti ad accertamento fiscale, bastera' dimostrare che si soddisfano i requisiti da rispettare negli accordi dai due paesi in materia. Se uno puo' farlo, bene. Se non puo' paga le tasse, indipendentemente che sia iscritto all'AIRE o meno.Poi ci sono casi in cui la dichiarazione non si fa proprio, come giustamente dice Bombatutto, il più evidente è quello della latitanza.
Però i problemi che sorgono quando una persona fisica vive stabilmente all'estero e non si iscrive all'AIRE sono tantissimi, a partire dal rinnovo del passaporto. Ultimamente anche fiscali, perchè non producento redditi in Italia si viene sottoposti ad accertamento e poi è difficile spiegare che il reddito è stato tutto prodotto e le imposte pagate all'estero, anche perchè pure in questo caso il reddito andrebbe dichiarato.
Infatti noi abbiamo sempre fatto valere questo e ryanair ha sempre detto di non avere stabili organizzazioni in Italia o in altri paesi all'infuori dell'Irlanda!anche essendo basati in Italia pare che i giorni lavorativi trascorsi a bordo di un aereo irlandese,da quando chiudi le porte a quando le apri,sia contato come giorno passato all'estero!Da quello che ho capito tu "lavori" in Irlanda ma risiedi in Italia. Esiste un bilaterale ITALIA IRLANDA?
EDITO: esiste. Eccolo http://www.fiscooggi.it/files/immagini_articoli/fnmold/irlanda-it.pdf Non ti vogli influenzare ovviamente, non sono un commercialista, ma leggiti il capitolo 14 Lavoro Subordinato ed in particolar modo il Punto.3.
Infatti noi abbiamo sempre fatto valere questo e ryanair ha sempre detto di non avere stabili organizzazioni in Italia o in altri paesi all'infuori dell'Irlanda!anche essendo basati in Italia pare che i giorni lavorativi trascorsi a bordo di un aereo irlandese,da quando chiudi le porte a quando le apri,sia contato come giorno passato all'estero!
Alla fine dell'anno fiscale abbiamo sempre avuto due scelte,pagare le tasse in Irlanda o chiedere il tax refound per poi pagarle in italia(ovviamente non conveniva),poi ci sono anche i furbi che le richiedevano all'Irlanda e non le pagavano da nessuna parte....in Germania so che questi sono stati strinati!una piccola/grande precisazione.....solo il 50%degli av ryanair ha contratto ryanair....e noi piloti...al momento del contratto ci fanno aprire una società in Irlanda di cui noi siamo i titolari,l'agenzia interinale "si rivolge a noi"chiedendo se abbiamo qualcuno da mandare a lavorare per ryanair e ovviamente la nostra risposta sarà...."certo,io!"...nn assumono 400 piloti,ma 400 singoli liberi professionisti.....piccolo aneddoto.....
Urco, ancora più incasinata la questione.....e noi piloti...al momento del contratto ci fanno aprire una società in Irlanda di cui noi siamo i titolari,l'agenzia interinale "si rivolge a noi"chiedendo se abbiamo qualcuno da mandare a lavorare per ryanair e ovviamente la nostra risposta sarà...."certo,io!"...nn assumono 400 piloti,ma 400 singoli liberi professionisti.....piccolo aneddoto.....