Michael O'Leary iscritto nel registro degli indagati

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In realtà si. Se hai un contratto di lavoro subordinato in un altro paese dal tuo, dovrai pagare le tasse nel paese dove lavori poiché in questi contratti sono descritti gli oneri previdenziali, contributi, imposte ecc. ecc.
Tutto ciò dovrà per forza di cose essere versato nel paese dove presti la tua attività e dove avrai dovuto prendere la rsidenza per forza di cose.
Se in Italia mantieni la residenza, l'iscrizione all'Inps e al SSN come fai a spiegare che non versi più i contributi e non paghi le imposte sul reddito? Inoltre non si può avere la doppia residenza (es. lavorare a Dublino ed esservi residente mantenendo anche quella italiana).
In questo essere iscirtti all'AIRE semplifica molto le cose e chiarisce la tua posizione agli occhi di molte istituzioni nazionali.

CODICE CIVILE:
Art. 43 Domicilio e residenza
- Il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi.
- La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale.


Quindi chi vuole puo' benissimo essere residente in Italia ed essere domiciliato in un altro paese.

INPS
E' prevista la possibilità di totalizzare i contributi versati in tutti i Paesi a cui si applica la normativa comunitaria (UE-SEE-CH). La totalizzazione non comporta il trasferimento dei contributi da uno Stato all’altro, ma consente di tener conto, ai soli fini dell’accertamento del diritto alla pensione, dei contributi maturati nei Paesi convenzionati dove l’interessato ha lavorato.

SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
Con la "Tessera europea di assicurazione malattia" (European Health Insurance Card), la ex E111, hai diritto di accedere ai servizi sanitari pubblici dello stato ospitante (medici, farmacie, ospedali o cliniche) esattamente come i residenti. Se si ricevono cure mediche in uno stato in cui l'assistenza sanitaria è a pagamento, si è rimborsati immediatamente o dopo il rientro.

Tutte cose per cui l'AIRE non serve a niente.
 
In realtà si. Se hai un contratto di lavoro subordinato in un altro paese dal tuo, dovrai pagare le tasse nel paese dove lavori poiché in questi contratti sono descritti gli oneri previdenziali, contributi, imposte ecc. ecc.
Tutto ciò dovrà per forza di cose essere versato nel paese dove presti la tua attività e dove avrai dovuto prendere la rsidenza per forza di cose.
Se in Italia mantieni la residenza, l'iscrizione all'Inps e al SSN come fai a spiegare che non versi più i contributi e non paghi le imposte sul reddito? Inoltre non si può avere la doppia residenza (es. lavorare a Dublino ed esservi residente mantenendo anche quella italiana).
In questo essere iscirtti all'AIRE semplifica molto le cose e chiarisce la tua posizione agli occhi di molte istituzioni nazionali.

Io la vivo cosi' ed e' una normalissima procedura che la mia azienda adotta (da 12 anni nel mio caso) con tutti gli espatriati.. e sono tanti.

1 sei cittadino Italiano
2 sei residente all' estero AIRE
3 paghi le tasse sul reddito nel paese di residenza (quindi estero)
4 paghi le varie contribuzioni (INPS etc..) nel paese della tua cittadinanza (Italia) al netto di quanto gia' versato all' estero che e' considerato sostituto di imposta, questo e' previsto nel mio caso dall' accordo fra paesi.

In questo modo pago correttamente le tasse mensilmente nel mio paese di residenza e l' azienda mi paga la differenza contributiva nella mia nazione (come e' giusto che sia per non perdere pensione etc. etc.)
Chiaro l' SSN (medico di base) e' escluso perche' non e' un diritto essendo AIRE
 
Infatti.
L' iscrizione AIRE e' il mero trasferimento all' estero della residenza.
Dal punto di vista fiscale e previdenziale non impatta minimamente.

Dal punto di vista previdenziale impatta eccome... se un cittadino Italiano é iscritto all'AIRE non ha piú diritto al SSN se non per - mi sembra - Pronto Soccorso e 30 giorni di cure urgenti...
 
Dal punto di vista previdenziale impatta eccome... se un cittadino Italiano é iscritto all'AIRE non ha piú diritto al SSN se non per - mi sembra - Pronto Soccorso e 30 giorni di cure urgenti...

Errato, perdi solo il diritto al medico di base.

Integro:

I cittadini AIRE, rientranti temporaneamente in Italia, titolari di pensione corrisposta da enti previdenziali italiani o con status di emigrato certificato dall’autorità consolare competente, hanno diritto a usufruire dell’assistenza sanitaria ospedaliera urgente (ricovero o ambulatoriale) per un massimo di 90 giorni nell’anno solare, qualora non siano in possesso di copertura assicurativa privata.
Gli assistiti si recano al Distretto nell’ambito in cui eleggono il domicilio, presentano la documentazione attestante il loro status (o autocertificazione, su apposito modello che viene fornito dal Distretto) e ottengono una tessera sanitaria dove viene indicato il periodo di permanenza e viene specificato che l’assistito ha diritto solo all’assistenza ospedaliera urgente.
I cittadini AIRE (residenti in Paesi dell’Unione Europea, dello Spazio Economico Europeo, Svizzera e altri Paesi convenzionati) hanno diritto all’assistenza sanitaria garantita dalla specifica convenzione con i relativi modelli di copertura (per questi assistiti non vale il limite temporale dei 90 giorni nell’anno solare). Solo se non risultano avere la copertura dello Stato Estero (perché non iscritti al servizio sanitario dello Stato o perché non rientranti nelle categorie a cui è garantita l’assistenza in base alle singole convenzioni) gli assistiti hanno diritto all’assistenza generale garantita ai cittadini Aire (assistenza ospedaliera urgente per 90 giorni).

Cittadini iscritti all’Aire distaccati da ditte, società e imprese italiane in paesi non convenzionati
I cittadini iscritti all’AIRE che sono distaccati all’estero per lavoro ma continuano a versare i contributi in Italia hanno invece diritto all’iscrizione al S.S.N. e alla copertura sanitaria completa, compresa la scelta del medico di medicina generale, durante i temporanei rientri in Italia. In tal caso devono presentare al Distretto idonea documentazione atta a dimostrare il versamento dei contributi in Italia (o autocertificare tale condizione). Anche in tale caso non si applica il limite temporale di 90 giorni e quindi questi cittadini hanno diritto alla copertura per tutti i periodi di rientro temporaneo.
 
Vado a memoria, avendo studiato diritto tributario mooooolti anni fa.
Ai fini fiscali per i residenti in Italia il luogo di residenza rappresenta anche la residenza fiscale.
Per le persone non residenti in Italia la residenza fiscale corrisponde al luogo dove vengono generati i redditi.
Da quanto si sa fino ad ora le autorità tributarie si stanno interessando unicamente a Ryan come società. Però un eventuale riconoscimento dell'esistenza di una stabile organizzazione in Italia potrebbe avere conseguenze anche a carico dei dipendenti. Infatti i trattati contro le doppie imposizioni si applicano ai residenti in uno stato che producono redditi in uno stato diverso, ma se Ryan avesse una stabile organizzazione in Italia i redditi sarebbero prodotti qui e non in Irlanda, con l'applicazione della sola normativa interna italiana.
 
senza tirare in ballo esempi di compagnia italiane, quindi poco calzanti.

Paragoniamo Ryanair (irlandese) e easyJet (britannica), entrambe hanno più basi operative in Italia.
La prima di fatto è come se non lo fosse, i suoi dipendenti sono tutti assunti con contratto irlandese sebbene inizino e smontino a lavorare in italia, sebbene debbano risiedere entro 60min dalla base, sebbene le spese sanitarie finiscano nel calderone italiano sebbene sebbene sebbene......

easyJet mi risulta invece che pur inglese laddove ha basi operative abbia contratti d'assunzione italiani.

Dunque due situazioni speculari, ma due modi di agire diversi. La domanda è, chi fa il furbo? Io credo di avere la risposta

Non c'è altro da aggiungere.
 
C'é qualcosa il fatto che il luogo di lavoro (i.e. l'aeromobile) é registrato in Irlanda?
Questo è il punto in discussione.
Secondo MOL sì, nel senso che appunto i dipendenti lavorando su un aeromobile immatricolato in Irlanda si trovano fisicamente fuori dai confini italiani.
Secondo le autorità italiane no, per due ordini di motivi. Il primo è che il luogo di lavoro è dove inizia l'imbarco (poniamo BGY), il secondo perché Ryan possiede in Italia una stabile organizzazione.
 
Allora mi domando:
Uno che e' residente a Como ma lavora a Chiasso verrebbe tassato due volte?

No.
E' la Svizzera che deve poi rigirare una parte dei proventi della tassazione all'Italia secondo gli accordi in vigore.
Che poi da qualche mese non lo faccia più perché i due paesi hanno litigato non cambia la sostanza, sei tassato dove lavori. Punto.
 
Questo è il punto in discussione.
Secondo MOL sì, nel senso che appunto i dipendenti lavorando su un aeromobile immatricolato in Irlanda si trovano fisicamente fuori dai confini italiani.
Secondo le autorità italiane no, per due ordini di motivi. Il primo è che il luogo di lavoro è dove inizia l'imbarco (poniamo BGY), il secondo perché Ryan possiede in Italia una stabile organizzazione.

beh anche molti aerei alitalia hanno registrazione irlandese. dovrebbero farsi furbi e assumere con contratto irlandese :-P
 
OT: anche altri big sembra abbiano problemi
http://www.corriere.it/economia/12_...ne_f0e24064-176e-11e2-834a-587475fb3e23.shtml
il marchio di caffetteria americano avrebbe registrato perdite, non pagando le tasse Starbucks-evasore, ora Londra accusa «Neanche una sterlina negli ultimi tre anni»
il marchio di caffetteria americano avrebbe registrato perdite, non pagando le tasse
Starbucks-evasore, ora Londra accusa
«Neanche una sterlina negli ultimi tre anni»
 
Andrea posso aggiungere un altra frase alla tua firma?

Sei veneto se: non te bevi quella roba della Starbucks o magari ti xe veneto coraggioso
 
senza tirare in ballo esempi di compagnia italiane, quindi poco calzanti.

Paragoniamo Ryanair (irlandese) e easyJet (britannica), entrambe hanno più basi operative in Italia.
La prima di fatto è come se non lo fosse, i suoi dipendenti sono tutti assunti con contratto irlandese sebbene inizino e smontino a lavorare in italia, sebbene debbano risiedere entro 60min dalla base, sebbene le spese sanitarie finiscano nel calderone italiano sebbene sebbene sebbene......

easyJet mi risulta invece che pur inglese laddove ha basi operative abbia contratti d'assunzione italiani.

Dunque due situazioni speculari, ma due modi di agire diversi. La domanda è, chi fa il furbo? Io credo di avere la risposta
Dico la mia senza sapere qual'è la situazione britannica per le tasse ma sicuramente non così basse come in Irlanda!
Quindi Easyjet potrebbe trovare non così vantaggioso applicare la tassazione britannica a tutto il personale perchè in alcuni paesi dove ha basi potrebbe essere più bassa (italia a parte) mentre è difficile che Ryan trovi una tassazione più bassa di quella irlandese nei Paesi dove ha basi.