LH : l'alleanza AZ-EY è concorrenza sleale


Sei troppo prevedibile!

Non sto ad elencare le differenze tra l'acquisizione di swiss e la commedia che si sta assistendo da mesi con AZ perché prenderebbe troppo tempo.

Auguro ogni bene ad AZ, forse questa è la volta buona, ma da qui a leccare le scarpe ai nuovi padroni di AUH ce ne passa

non c'era alternativa ad EY per salvare il salvabile di AZ (poco o nulla in effetti); ma secondo me l'interesse di EY (o meglio, dei suoi padroni) e' tutt'altro che commerciale. Sono asset che passano di mano e in una mano che si sta comprando mezza Italia e mezza Europa.

"Fanxxulo ai Krukki"? Forse.

Ma stendere la guida rossa agli arabi.....mah....
 
In merito al discorso aiuti di stato qualcosa che fa riflettere di come funzione in Europa



Se l'aiuto di Stato non è uguale per tutti
Argomenti: Aiuti alle imprese | Peugeot | Fiat | Alitalia | Deutsche Telekom | Volkswagen | Sergio Marchionne | Eliseo | Cina

Ma l'aiuto di Stato è uguale per tutti? La domanda sorge spontanea (e ha ben poco di retorico) davanti al silenzio europeo sull'operazione Peugeot-Eliseo-Cina che porterà lo Stato francese al vertice della catena di comando della disastrata casa automobilistica d'Oltalpe. Un silenzio che è davvero inspiegabile, se si pensa al (mal)trattamento che riceve l'Italia ogni qualvolta viene soltanto ipotizzato un intervento pubblico di salvataggio su un'azienda privata o una mal privatizzata.

Come dimenticare le dichiarazioni minacciose su ricorsi e cause, lanciate non solo dai concorrenti ma anche da Bruxelles, quando si è cominciato a parlare di un intervento delle Poste in Alitalia? O come giudicare il fuoco di sbarramento - sempre nel nome del libero mercato - a cui è stata sottoposta la Cassa Depositi e Prestiti quando si è pensato a un suo intervento di salvataggio di Telecom Italia o soltanto della sua rete?

E dire che - almeno su questo terreno - di argomenti per sostenere che contro l'Italia ci sia una sorta di accanimento «ad rem publicam» è quasi legittimo: ciò che a noi è vietato ad altri sembra consentito, come dimostra la quota del 27% (13,5% allo Stato e 13,5% al Fondo Strategico di investimento) che l'Eliseo ha investito in France Telecom, o il pacchetto del 31% del capitale che lo Stato tedesco e la Kfw (la Cdp tedesca) possiedono in Deutsche Telekom. L'elenco potrebbe continuare in Europa, in America e soprattutto in Asia, dove l'azionista pubblico è generalmente presente in ogni conglomerata. E a proposito di Asia, nel caso Peugeot i teorici del libero mercato dovrebbero addirittura scendere in piazza: nella casa automobilistica, seconda per produzione a livello europeo, non entrano uno Stato, bensì due, visto che Dongfeng è controllata al 100% dal governo cinese.

Insomma, con Cina ed Eliseo, la Peugeot si appresta a diventare una «poltrona per due», visto che la famiglia che oggi controlla quasi il 25% vedrà diluire la propria quota fin sotto il 14%, per poi scomparire con il tempo. Ma nessuno dice niente. Questo giornale conduce da sempre una battaglia per difendere il ruolo dell'industria privata e soprattutto la ricerca di soluzioni di mercato alle più sbrigative e pericolose operazioni di sistema, ma davanti al caso francese vien da pensare che i nostri partner si stiano avviando esattamente nella direzione opposta. Dopo la Francia, infatti, potrebbe essere la volta della Spagna, dell'Inghilterra e persino della Germania, viste le dichiarazioni recenti del direttore finanziario della Volkswagen Hans Dieter Poetsch sull'impatto della crisi europea dell'auto: «Senza l'aiuto o l'intervento dei Governi - ha detto il manager al Salone dell'auto di Parigi - molte case europee non saranno in grado di sopravvivere». A questo punto sorge una domanda: vale anche per l'Italia? Visto che persino la Cassa integrazione viene a volte paragonata all'estero (e in realtà anche in Italia) a un aiuto di Stato, che cosa accadrebbe se la Fiat - invece di andarsene all'estero - decidesse di aprire un negoziato con il Governo?

In attesa di avere risposte più chiare dagli esperti sull'ipotesi dell'interdizione «ad rem publicam», val comunque la pena di fare alcune riflessioni sul «fallout», la ricaduta, che un salvataggio pubblico (in tutti i sensi, visto il ruolo di ben due governi) potrebbe avere sul mercato europeo. Ebbene, la prima cosa chiara è che alla luce della drammatica sovracapacità produttiva di auto in Europa, il salvataggio di Stato della Peugeot aumenterebbe enormemente la pressione sui concorrenti più deboli e in particolare su quelli - come la Fiat - molto dipendenti dal mercato europeo e nazionale per le proprie vetture di dimensioni medio-piccole. Con i capitali freschi (cioè dei contribuenti francesi e della Cina) la Peugeot può certamente rinviare la chiusura dei 10 stabilimenti europei che dovrebbe dismettere, ma così facendo peggiorerebbe ulteriormente l'ingorgo produttivo che sta schiacciando tutti i produttori del continente. Secondo gli ultimi calcoli degli esperti, circa il 60% delle fabbriche europee di auto stanno ora lavorando a circa il 70% della capacità, con punte anche inferiori per alcune case: nel 2011, solo il 40% delle fabbriche produceva sotto il 70%.

Questa situazione è ben nota a tutti e soprattutto a Sergio Marchionne. Quando la Fiat aveva la presidenza della Federazione europea dell'auto, il manager Fiat cercò di spingere la Federazione a trattare con Bruxelles un piano di intervento sulla sovrapproduzione in Europa, così da evitare scorciatoie alla francese o una spirale di tensioni sociali. Fu inutile: la proposta fu bloccata (guarda caso) da tedeschi e francesi.

Che succederà, dunque? Se il deal francese andrà in porto, gli altri produttori dovranno trovare rapidamente strade alternative: fusioni o trasferimento all'estero. Su questi temi è facile scegliere le scorciatoie, scivolando su posizioni moralistiche. Ma oltre a quello di mercato, occorre esaminare realisticamente il problema fiscale, inserendolo in quello delle "convenienze". Un problema che riguarda tutti, imprese e contribuenti. Si dirà: la Fiat se ne va in America o in Olanda, e noi paghiamo la Cassa Integrazione. Già, ma la Cig è una misura sociale per evitare i licenziamenti. Va a beneficio dei lavoratori, non delle aziende. Anche se tutti siamo indignati lo stesso. Ma con l'indignazione non si risolvono i problemi e non si fa avanzare il Paese. È compito del governo, dei partiti, delle istituzioni creare il miglior humus di convenienze. Altrimenti non faremo altro che indignarci, oppure gridare inutilmente contro la mondializzazione.
http://www.ilsole24ore.com/art/noti...-non-e-uguale-tutti-224244.shtml?uuid=ABj733q
 
Se per questo LH ha comprato Air Brussels e Austrian Airlines (oooppsss Tyrolean Airways) entrambe nella UE.

Vero, ma che problema c'e'? sono transazioni approvate dall'antitrust europeo ed il controllo rimane nell' UE. Intendiamoci, pure una compagnia UE puo' essere controllata da un soggetto extra-UE, ma non potrà piu' beneficiare dello status di compagnia comunitaria.

A chi critica l'UE, vada a vedere un po' negli US quali sono le restrizioni imposte ad investitori stranieri... neppure negli stessi UAE non è data carta bianca agli investitori esteri. Perchè mai la UE non dovrebbe far rispettare quei pochi paletti che ancora ci sono?
 
Articolo molto interessante, che rende palese quanto le porcate di sistema (perchè così vanno chiamate) siano in rapida crescita un po' ovunque nella ex Europa unita. Purtroppo sono cambiali pesantissime che i nostri popoli scopriranno di dover pagare nei prossimi anni, quando i futuri governanti eletti si troveranno a dover sempre più prendere ordini dall'estero. Dove risiederanno i proprietari di quasi tutto il sistema produttivo che conta. Ma tanto l'importante è conservare i voti alle prossime elezioni.
 
Articolo come ce ne sono tanti. La verità è che ogni Stato pensa ai fatti suoi, e si trova in posizione negoziali diverse a seconda di come si è mosso in precedenza. Dato che l'Italia ha una valanga di procedure per infrazioni comunitarie, tutte le volte che se ne apre una nuova il nostro rappresentante parte dalla posizione del raccoglitore di zucchini, dunque diventa molto più difficile portare a casa gli stessi risultati dei primi della classe.
 
Vero, ma che problema c'e'? sono transazioni approvate dall'antitrust europeo ed il controllo rimane nell' UE. Intendiamoci, pure una compagnia UE puo' essere controllata da un soggetto extra-UE, ma non potrà piu' beneficiare dello status di compagnia comunitaria.

A chi critica l'UE, vada a vedere un po' negli US quali sono le restrizioni imposte ad investitori stranieri... neppure negli stessi UAE non è data carta bianca agli investitori esteri. Perchè mai la UE non dovrebbe far rispettare quei pochi paletti che ancora ci sono?

Hai ragione, non c'e' nessun problema. In un mondo ideale e perfetto di problemi ce ne sarebbero (scarsa concorrenza, semi-monopolio di fatto nei paesi europei di lingua tedesca e oltre, ecc.) ma nel mondo attuale e privilegiando un punto di vista pragmatico di problemi non ce ne sono.

Per quel che riguarda i paletti da far rispettare, quelli oramai sono caduti da un pezzo. E poi, scusami cosa c'entri tu con la UE? :)
 
Stavolta é EY, ma secondo me i crucchi hanno paura soprattutto di creare un precedente in base al quale una compagnia decotta non più sovvenzionabile legalmente dallo stato di appartenenza, possa aggirare il problema mediante l'iniezione di fondi di stati non UE. Con l'aggravante che questi ultimi possano arrivare a detenere quote sempre maggiori di potere politico all'interno dell'Unione.
Se domani a Bruxelles si dovesse decidere qualcosa in materia di aviazione Civile e ci fosse da scegliere tra l'interesse generale dell'Italia e l'interesse di EY che può decidere le sorti di AZ, come voterebbero i rappresentanti italiani?
Perche va tenuto presente che non tutti i paesi si ritengono dei falliti cosmici come noi, perennemente in necessità di essere salvati da qualcuno.

Sono concorde con te sul fatto che LH non tema tanto AZ in quanto tale, quanto più il possibile precedente che si verrebbe a creare.
Il problema però, come mi pare abbiano già argomentato gli altri, è molto grande e complesso: è vero che in Europa esiste una normativa sugli aiuti di Stato, ma non è estendibile in alcun modo agli stati non membri, a meno di pesantissime ripercussioni. Per l'extra EU bisogna necessariamente affidarsi agli organi preposti al controllo negli stati interessati e anche qui abbiamo posizioni discordanti: da una parte una Svizzera che ha avviato un'indagine sull'effetivo controllo decisionale di Darwin, dall'altra una Serbia connivente, che fa i propri interessi e tenta di scoraggiare eventuali altri vettori a mettersi in mezzo (vedasi l'esposto alla ue di Wizz sulla volontà del governo ad intaurare un monopolio a favore di JU).
Il caso AZ-EY passerà sotto la lente di Bruxelles per quanto riguarda la posizione di controllo del vettore emiratino e per un eventuale ruolo delle Poste, ma nel caso in cui tutto risultasse perfettamente nei limiti della norma, l'unione soprassederà inevitabilmente all'origine del denaro, in quanto potrebbe aprirsi un capitolo molto spinoso.
Mettere in dicussione l'origine statale dei soldi impiegati in vettori come Qatar, Emirates, Etihad, senza contare Air India, Malaysia, Jal, Aerolinas Argentinas e tantissimi altri, e classificarli come concorrenza sleale, significherebbe scoperchiare un gigantesco vaso di pandora, con conseguenza inimmaginabili, su tutte quelle dei costruttori aeronautici europei.
Quello che mi amareggia di più di tutta questa storia non è tanto la vendita di Alitalia o l'investimento di Poste, ma la solita posizione di fanalino di coda del nostro paese (probabilmente meritata) in merito alle decisioni di bruxelles: qualsiasi passo si muova in Italia viene inesorabilmente passato al setaccio dalla commissione, quando per realtà completamente sovrapponibili a quella di Alitalia (Virgin Atlantic e Czech in primis) o in merito agli aiuti di stato del settore (LOT, Adria, Czech, Air Baltic, SAS sono le più recenti, per non parlare del co-marketing di Ryanair) si chiuda sempre e comunque un occhio.
Mi auguro pertanto che se l'operazione non venga giudicata conforme al regolamento, la UE si prenda la briga di far saltare anche gli accordi sopracitati (oltre ad AirBerlin ovviamente), non per vendetta, ma per onestà intellettuale di chi, come me, crede che la legge debba essere uguale per tutti e non uguale per i nemici ed interpretabile per gli amici.
 
Sono d'accordo. Si profila un grande scontro con al centro l'aviazione europea del futuro.
 
Secondo me (chiaramente opinione personale) la verifica puntuale della provenienza dei fondi (statali via società privata partecipata da stato extra-ue) è una causa persa.
In tutti i settori sta succedendo; sopra è stata indicata dongfeng 100% dello stato cinese, ultimo ma non ultimo l'acquisizione del 35% di cdp reti (holding di cassa depositi e prestiti che controlla il 30% di snam e terna) da parte di state grid corporation la piu' grande utility al mondo statale cinese, i fondi sovrani ecc.ecc.ecc.
Oramai il bianco non c'è piu' ma infinite sfumature.

I settori dei servizi dei trasporti, per la loro natura, hanno scopo e luogo nel posto in cui vengono forniti (a parte il discorso della diatriba ryanair che oramai è completamente rientrata secondo le ultime direttive dello stato italiano). A questo punto occorre sempre qualcuno che fornisce servizi dal punto di vista lavorativo (occupazione), una buona qualità/prezzo del servizio e le tasse devono essere pagate in Italia.

Il trasporto aereo è strategico per un paese in termini di comunicazione con altri, se qualcuno puo' dare un servizio migliore senza fare da feeder a parigi per me diventa un vantaggio competitivo.

A questo punto è molto probabile che la germania non faccia piu' da hub per il sud europa in termini di turismo inbound ma diventi l'italia stessa hub e questo, se fosse cosi, non mi farebbe altro che piacere.
 
Creo che la paura di LH sia anche quella di perdere una posizione quasi dominante nel nord-est italiano (BLQ, VCE, VRN, TRS) che usano MUC e FRA come aeroporti preferenziali sul lungo raggio.
 
i voli che arrivano dall'est asiatico ed in particolare la cina con occhio prevalente sul turismo non devono fare hub in germania spero di essermi spiegato, quindi credo che ci saranno non pochi problemi sul passaggio in comunità europea di questo accordo.
 
La paura di LH è giustificata. Nella conferenza stampa AZ-EY non è stata citata direttamente ma c'è stato un chiaro riferimento ad una compagnia tedesca che entrerebbe in competizione, nel Nord Italia, con un eventuale duo AZ-AB.

GT-I9300 - Tapatalk
 
La paura di LH è giustificata. Nella conferenza stampa AZ-EY non è stata citata direttamente ma c'è stato un chiaro riferimento ad una compagnia tedesca che entrerebbe in competizione, nel Nord Italia, con un eventuale duo AZ-AB.

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"A key part of what we're going to be doing is ensuring in the north of Italy – which is dominated by another German carrier – that we have the ability with airberlin to stretch the network," Mr Hogan said. "So instead of people flying to maybe German or Switzerland airports, they fly into Italian airports to fly within Europe and long-haul."
 

"A key part of what we're going to be doing is ensuring in the north of Italy – which is dominated by another German carrier – that we have the ability with airberlin to stretch the network," Mr Hogan said. "So instead of people flying to maybe German or Switzerland airports, they fly into Italian airports to fly within Europe and long-haul."

ehehe poi si capisce perchè LH è quella tra tutte che ha maggiormente il dente avvelenato con EY, prima con l'affare AB e ora con AZ.