ALITALIA E LO SCALO, DUE VICENDE DA DISTINGUERE
Gradualità e mercato per il futuro di Malpensa
Caro direttore, la recente decisione del Tribunale amministrativo del Lazio conferma la linearità del comportamento del governo nella vicenda della privatizzazione di Alitalia ed evita il rischio di giudiziarizzazione.
Un’ennesima giudiziarizzazione di vicende che dovrebbero, invece, nascere e concludersi esclusivamente nell'ambito del mercato e delle sue regole. Spetterà alle parti, ad Alitalia e ad Air France, affrontare i nodi ancora aperti della trattativa nel corso delle prossime settimane e possibilmente risolverli come sta già avvenendo, nel rispetto degli interessi dell'azienda e con un complessivo equilibrio. Sotto questo profilo non si può non sottolineare la sensibilità istituzionale già manifestata da Air France.
Non tutto, peraltro, si riduce alla trattativa in corso fra Alitalia e Air France. Per un verso, infatti — come già ha sottolineato qualche tempo fa Tommaso Padoa-Schioppa— esiste ancora un importante spazio di mercato che potrebbe, in linea di principio, essere occupato da gruppi imprenditoriali che ritenessero verificate le condizioni per il lancio di un'Opa. A oggi ciò non è accaduto.
Se accadesse, il mercato e gli azionisti sarebbero tutelati dalle stesse regole che in altre occasioni hanno già dimostrato di funzionare efficacemente. E che lo farebbero anche in questa occasione anche a tutela degli interessi dello Stato.
Per altro verso, invece, esiste uno spazio importante per la politica. Un margine di manovra che non può e non deve interferire nelle due vicende—l'una concreta e l'altra solo ipotetica — appena citate (anche per i liberisti nostrani vale, come per il budino, la prova dell' assaggio!). Ma che riguarda, invece, il generale assetto del nostro sistema aeroportuale e dei trasporti aerei. Si fa strada, in questi giorni, una considerazione del tutto ragionevole: separiamo la vicenda Alitalia dalla vicenda Malpensa, la cui interconnessione è stata fino a ora un elemento di debolezza per ambo le parti. Restituiamo ambedue alle regole del mercato (anch'esse non sempre presenti, nel recente passato in ambedue i casi). Partiamo dalla constatazione che in quell'ambito — nell' ambito del mercato—tanto Malpensa quanto i lavoratori che oggi vi operano possono avere un futuro, e un futuro importante, se legano il proprio destino non già alle scelte non sempre disinteressate della politica ma alla sostenibilità economica della propria azione. Se Malpensa potrà identificarsi — e in molti siamo certi che potrà farlo—con interessanti prospettive di profitto a trarne vantaggio sarà non solo il bacino di utenza di Malpensa ma l'intero Paese.
Perché questo accada la politica ha il dovere di rimuovere, se sussistono, le condizioni ostative. L'una riguarda, non c'è dubbio, i tempi: dare a Malpensa una prospettiva industriale richiede qualche tempo. Un tempo che non può andare a detrimento— sia chiaro —della trattativa che Alitalia ha in corso. Credo che vi siano i margini— qui sì—per un intervento pubblico in grado di combinare ambedue le esigenze, graduando i tempi di attuazione delle decisioni. L'altra condizione ostativa riguarda il futuro àmbito di operatività di un aeroporto intercontinentale come Malpensa. Anche in questo caso la politica ha un ruolo da svolgere: in ambito europeo, per estendere all'Asia e all' Africa il regime di open skies e in ambito internazionale, per creare le necessarie connessioni con i Paesi che più di altri potrebbero essere interessati a fare di Malpensa il proprio hub per le connessioni europee. Malpensa può e deve essere un grande hub, non uno degli hub di Alitalia.
Ma la politica, da sola, non basta: una grande prospettiva imprenditoriale ha bisogno, prima d'ogni altra cosa, di imprenditori. La politica, per quanto riguarda me e il Partito democratico, c'è e ci sarà ma non potrà che esserci al fianco di imprenditori capaci di raccogliere le opportunità che la vicenda Alitalia sta forse aprendo al Paese. Al fianco e non al loro posto.
Walter Veltroni
Corriere della Sera
22 febbraio 2008
http://www.corriere.it/politica/08_...sa_fc59852c-e110-11dc-b2e4-0003ba99c667.shtml
Mi sembra molta aria fritta, "estendere all'Asia e all' Africa il regime di open skies" vuole dire aspettare fino al 2050.
Mi chiedo che senso abbia scrivere una lettera al Corriere per non dire assolutamente nulla, se non per mostrare che è in grado di rispondere al problema non con fatti, ma con chiacchiere. Quindi un autogoal.
Con la raccomandazione di evitare flame e OT politici, in modo che non ci tocchi chiudere il thread.
Gradualità e mercato per il futuro di Malpensa
Caro direttore, la recente decisione del Tribunale amministrativo del Lazio conferma la linearità del comportamento del governo nella vicenda della privatizzazione di Alitalia ed evita il rischio di giudiziarizzazione.
Un’ennesima giudiziarizzazione di vicende che dovrebbero, invece, nascere e concludersi esclusivamente nell'ambito del mercato e delle sue regole. Spetterà alle parti, ad Alitalia e ad Air France, affrontare i nodi ancora aperti della trattativa nel corso delle prossime settimane e possibilmente risolverli come sta già avvenendo, nel rispetto degli interessi dell'azienda e con un complessivo equilibrio. Sotto questo profilo non si può non sottolineare la sensibilità istituzionale già manifestata da Air France.
Non tutto, peraltro, si riduce alla trattativa in corso fra Alitalia e Air France. Per un verso, infatti — come già ha sottolineato qualche tempo fa Tommaso Padoa-Schioppa— esiste ancora un importante spazio di mercato che potrebbe, in linea di principio, essere occupato da gruppi imprenditoriali che ritenessero verificate le condizioni per il lancio di un'Opa. A oggi ciò non è accaduto.
Se accadesse, il mercato e gli azionisti sarebbero tutelati dalle stesse regole che in altre occasioni hanno già dimostrato di funzionare efficacemente. E che lo farebbero anche in questa occasione anche a tutela degli interessi dello Stato.
Per altro verso, invece, esiste uno spazio importante per la politica. Un margine di manovra che non può e non deve interferire nelle due vicende—l'una concreta e l'altra solo ipotetica — appena citate (anche per i liberisti nostrani vale, come per il budino, la prova dell' assaggio!). Ma che riguarda, invece, il generale assetto del nostro sistema aeroportuale e dei trasporti aerei. Si fa strada, in questi giorni, una considerazione del tutto ragionevole: separiamo la vicenda Alitalia dalla vicenda Malpensa, la cui interconnessione è stata fino a ora un elemento di debolezza per ambo le parti. Restituiamo ambedue alle regole del mercato (anch'esse non sempre presenti, nel recente passato in ambedue i casi). Partiamo dalla constatazione che in quell'ambito — nell' ambito del mercato—tanto Malpensa quanto i lavoratori che oggi vi operano possono avere un futuro, e un futuro importante, se legano il proprio destino non già alle scelte non sempre disinteressate della politica ma alla sostenibilità economica della propria azione. Se Malpensa potrà identificarsi — e in molti siamo certi che potrà farlo—con interessanti prospettive di profitto a trarne vantaggio sarà non solo il bacino di utenza di Malpensa ma l'intero Paese.
Perché questo accada la politica ha il dovere di rimuovere, se sussistono, le condizioni ostative. L'una riguarda, non c'è dubbio, i tempi: dare a Malpensa una prospettiva industriale richiede qualche tempo. Un tempo che non può andare a detrimento— sia chiaro —della trattativa che Alitalia ha in corso. Credo che vi siano i margini— qui sì—per un intervento pubblico in grado di combinare ambedue le esigenze, graduando i tempi di attuazione delle decisioni. L'altra condizione ostativa riguarda il futuro àmbito di operatività di un aeroporto intercontinentale come Malpensa. Anche in questo caso la politica ha un ruolo da svolgere: in ambito europeo, per estendere all'Asia e all' Africa il regime di open skies e in ambito internazionale, per creare le necessarie connessioni con i Paesi che più di altri potrebbero essere interessati a fare di Malpensa il proprio hub per le connessioni europee. Malpensa può e deve essere un grande hub, non uno degli hub di Alitalia.
Ma la politica, da sola, non basta: una grande prospettiva imprenditoriale ha bisogno, prima d'ogni altra cosa, di imprenditori. La politica, per quanto riguarda me e il Partito democratico, c'è e ci sarà ma non potrà che esserci al fianco di imprenditori capaci di raccogliere le opportunità che la vicenda Alitalia sta forse aprendo al Paese. Al fianco e non al loro posto.
Walter Veltroni
Corriere della Sera
22 febbraio 2008
http://www.corriere.it/politica/08_...sa_fc59852c-e110-11dc-b2e4-0003ba99c667.shtml
Mi sembra molta aria fritta, "estendere all'Asia e all' Africa il regime di open skies" vuole dire aspettare fino al 2050.
Mi chiedo che senso abbia scrivere una lettera al Corriere per non dire assolutamente nulla, se non per mostrare che è in grado di rispondere al problema non con fatti, ma con chiacchiere. Quindi un autogoal.
Con la raccomandazione di evitare flame e OT politici, in modo che non ci tocchi chiudere il thread.