ITA: turbolenze nel CdA, Altavilla si dimette


Al bar sport puoi fare ciò che vuoi, ma in un consesso dove di meccanici ce ne sono tanti, giudicare l’opera del tuo riparatore richiede competenze notevoli.
Quindi potremmo pure chiudere questo forum perché solo i piloti parlano di piloti , solo gli aa/vv parlano di aa/vv e così via.
Capisco e parlerò nuovamente di Altavilla in una prossima vita che mi vedesse magari CEO AZ.
eppure mi sembra tu possa dire la tua senza che nessuno ti chieda referenze in merito…
 
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Non capisco perché ogni cosa accade la collegate alla procedura. Nessuna grande azienda sia un fondo, o una compagnia aerea guarda alle stupide beghe interne se interessata. Ora mettiamoci il cuore in pace perché o firmano prima Dell'indesiamento della Meloni, oppure o la cedono a lh (non è un caso che ieri ha parlato sphor) o la ricapitalizzano con gli stessi 8 miliardi che la finta Ue ha dato ad altri. Temo che per la Meloni scornarsi con la debole UE non rappresenti un problema. Non sarebbero nulla i restanti 650 milioni che entreranno tra poco in cassa a Confronto.
Il punto è che mi chiedo cosa possa percepire un acquirente quando nel prepararsi ad un investimento industriale si trovasse con le controparti che vengono sfiduciate o che cambiano volontà di scelta ogni due giorni…
Tu saresti davvero così sereno?
 
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Quindi potremmo pure chiudere questo forum perché solo i piloti parlano di piloti , solo gli aa/vv parlano di aa/vv e così via.
Capisco e parlerò nuovamente di Altavilla in una prossima vita che mi vedesse magari CEO AZ.
eppure mi sembra tu possa dire la tua senza che nessuno ti chieda referenze in merito…
...ma non rispondiamogli piu' al professore del forum.
 
Il punto è che mi chiedo cosa possa percepire un acquirente quando nel prepararsi ad un investimento industriale si trovasse con le controparti che vengono sfiduciate o che cambiano volontà di scelta ogni due giorni…
Tu saresti davvero così sereno?

Pensi che l acquirente si farebbe problemi a cambiare la linea dirigenziale se avesse altre visioni??? Se poi Altavilla fosse stato fatto fuori dal mef perché pro lh sarebbe solo contento. Resta solo come dicevo da capire se firmano prima Dell insediamento del governo perché ci potrebbe essere il rischio di un ritorno di lh, che spinge sul neo governo o se mantiene tutto lo stato con mega investimento.
 
Pensi che l acquirente si farebbe problemi a cambiare la linea dirigenziale se avesse altre visioni??? Se poi Altavilla fosse stato fatto fuori dal mef perché pro lh sarebbe solo contento. Resta solo come dicevo da capire se firmano prima Dell insediamento del governo perché ci potrebbe essere il rischio di un ritorno di lh, che spinge sul neo governo o se mantiene tutto lo stato con mega investimento.
Chiamo coppe e rispondi bastoni; in primis si parlava dell eventuale reinsediamento di Altavilla se fosse ritenuta illegale l’avergli tolto le deleghe, in secondo luogo vorrei vedere te comprare , che so, una macchina senza riuscire ad aver chiaro come te la danno, chi sia il proprietario e come il comproprietario agirà nel futuro.
Ora sbrigati pure a dire che tu saresti contento e felice, ma sappi che non ci credo.
 
Il punto è che mi chiedo cosa possa percepire un acquirente quando nel prepararsi ad un investimento industriale si trovasse con le controparti che vengono sfiduciate o che cambiano volontà di scelta ogni due giorni…
Tu saresti davvero così sereno?
L'acquirente che è un fondo e quindi abituato a trarre il massimo dagli investimenti farà in modo di minimizzare l'esborso e farsi prima ricapitalizzare pienamente l'azienda.
 
L'acquirente che è un fondo e quindi abituato a trarre il massimo dagli investimenti farà in modo di minimizzare l'esborso e farsi prima ricapitalizzare pienamente l'azienda.
Appunto "minimizzare l'esborso", se non cassarlo. E' quello che farei io di fronte a questo ennesimo, ridicolo teatrino italico.
 
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Da capire cosa succederà adesso per la vendita.

Il collegio sindacale, de facto, non ha bocciato il merito ma il metodo di rimozione deleghe ad Altavilla. Vediamo se il Governo uscente spingerà nel rimuoverlo in modo che la trattativa si concluda con Certares. Attendere l'8 novembre porterebbe a dover chiedere un'ulteriore proroga alla trattativa in esclusiva.

Il Governo entrante mi pare abbastanza diviso, Tajani pro MSC-LH mentre FDI mi pare più pro Certares anche se avrebbe voluto ITA statale, infine Lega pro MSC-LH e se Giorgetti diventasse Ministro dell'Economia e delle Finanze è da capire se voglia riaprire il problema o concentrarsi su altre urgenze.

La domanda è: ci sono i tempi per rifare la gara se la trattativa con Certares non andasse a buon fine? Non è che ITA Airways rimane a terra?
 
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Pensi che l acquirente si farebbe problemi a cambiare la linea dirigenziale se avesse altre visioni??? Se poi Altavilla fosse stato fatto fuori dal mef perché pro lh sarebbe solo contento. Resta solo come dicevo da capire se firmano prima Dell insediamento del governo perché ci potrebbe essere il rischio di un ritorno di lh, che spinge sul neo governo o se mantiene tutto lo stato con mega investimento.

Rischio? Ma volesse il cielo!!


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Il problema non è un bravo manager per gestire ITA, puoi prendere anche il migliore al mondo ma se poi la politica ha il diritto di veto sulle scelte che fa la dirigenza non se ne esce, e anche il migliore se non riesce ad attuare le sue scelte dopo un po se ne andrebbe. La politica deve uscire dalla gestione e dell'influenzare le scelte strategiche della compagnia. E con il ministero che conserva addirittura il 49% non ci siamo. Molto meglio il piano LH dove al ministero rimaneva solo il 20%.
 
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Il problema non è un bravo manager per gestire ITA, puoi prendere anche il migliore al mondo ma se poi la politica ha il diritto di veto sulle scelte che fa la dirigenza non se ne esce, e anche il migliore se non riesce ad attuare le sue scelte dopo un po se ne andrebbe. La politica deve uscire dalla gestione e dell'influenzare le scelte strategiche della compagnia. E con il ministero che conserva addirittura il 49% non ci siamo. Molto meglio il piano LH dove al ministero rimaneva solo il 20%.
Io non credo sia solo un problema del veto politico, quando Alitalia è stata completamente in mano ai privati, prima i capitani coraggiosi e dopo Etihad insieme a Unicredit, Intesa San Paolo e Atlantia, la politica non ha avuto particolari influenze sulle scelte della compagnia, ( il volo Roma Albenga per il ministro dinturno era già stato cancellato) ma cmq la compagnia non è riuscita a cambiare rotta. Credo che il problema sia tutto Italiano nelle infrastrutture e nelle regole che tendono a spingere gli aeroporti vicini a farsi concorrenza anziché fare sistema con il paese, danneggiando la stessa compagnia delegata ad essere la compagnia che collega il paese a destinazioni intercontinentali
Più o meno lo stesso problema di Alitalia/ Ita l' ha avuto anche AirItaly, ex Meridiana, con capitale interamente privato e un socio Qatar Airways che di certo non aveva problemi di interferenza politica sulle scelte.
Una compagnia che mira a collegare il paese con il resto del mondo, puntando su voli internazionali e intercontinetali, deve avere il supporto del governo in termini di infrastrutture, prima di tutto, ad esempio l' alta velocità che collega aeroporti alle principali città Italiani e divieto di fare tratte fra aeroporti troppo vicini tipo il Roma Napoli, come si è fatto in Francia. Ovviamente il bravo manager che capisca di trasporto aereo serve a prescindere. Il settore è troppo complesso.

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Io non credo sia solo un problema del veto politico, quando Alitalia è stata completamente in mano ai privati, prima i capitani coraggiosi e dopo Etihad insieme a Unicredit, Intesa San Paolo e Atlantia, la politica non ha avuto particolari influenze sulle scelte della compagnia, ( il volo Roma Albenga per il ministro dinturno era già stato cancellato) ma cmq la compagnia non è riuscita a cambiare rotta. Credo che il problema sia tutto Italiano nelle infrastrutture e nelle regole che tendono a spingere gli aeroporti vicini a farsi concorrenza anziché fare sistema con il paese, danneggiando la stessa compagnia delegata ad essere la compagnia che collega il paese a destinazioni intercontinentali
Più o meno lo stesso problema di Alitalia/ Ita l' ha avuto anche AirItaly, ex Meridiana, con capitale interamente privato e un socio Qatar Airways che di certo non aveva problemi di interferenza politica sulle scelte.
Una compagnia che mira a collegare il paese con il resto del mondo, puntando su voli internazionali e intercontinetali, deve avere il supporto del governo in termini di infrastrutture, prima di tutto, ad esempio l' alta velocità che collega aeroporti alle principali città Italiani e divieto di fare tratte fra aeroporti troppo vicini tipo il Roma Napoli, come si è fatto in Francia. Ovviamente il bravo manager che capisca di trasporto aereo serve a prescindere. Il settore è troppo complesso.

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Come la politica non ha messo becco nella gestione quando AZ era privata? Ad es. le nomine dei vertici o i decreti chi li ha fatti? Riguardo Air Italy come fai a dire che la politica non ha esercitato un'influenza che han messo bastoni ovunque? E l'influenza della stampa, cos'e' se non un' ingerenza della politica?
 
Io non credo sia solo un problema del veto politico, quando Alitalia è stata completamente in mano ai privati, prima i capitani coraggiosi e dopo Etihad insieme a Unicredit, Intesa San Paolo e Atlantia, la politica non ha avuto particolari influenze sulle scelte della compagnia, ( il volo Roma Albenga per il ministro dinturno era già stato cancellato) ma cmq la compagnia non è riuscita a cambiare rotta. Credo che il problema sia tutto Italiano nelle infrastrutture e nelle regole che tendono a spingere gli aeroporti vicini a farsi concorrenza anziché fare sistema con il paese, danneggiando la stessa compagnia delegata ad essere la compagnia che collega il paese a destinazioni intercontinentali
Più o meno lo stesso problema di Alitalia/ Ita l' ha avuto anche AirItaly, ex Meridiana, con capitale interamente privato e un socio Qatar Airways che di certo non aveva problemi di interferenza politica sulle scelte.
Una compagnia che mira a collegare il paese con il resto del mondo, puntando su voli internazionali e intercontinetali, deve avere il supporto del governo in termini di infrastrutture, prima di tutto, ad esempio l' alta velocità che collega aeroporti alle principali città Italiani e divieto di fare tratte fra aeroporti troppo vicini tipo il Roma Napoli, come si è fatto in Francia. Ovviamente il bravo manager che capisca di trasporto aereo serve a prescindere. Il settore è troppo complesso.

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Secondo me il problema sta nella frase "Una compagnia che mira a collegare il paese con il resto del mondo". Oramai non funziona più. KL, SQ, CX, ET, EK, QR, TK collegano mercati a mercati. Puoi partire da "il paese" o da mercati culturalmente o economicamente vicini (vedi TAP e Brasile) ma poi devi avere una strategia di mercato che trascende il paese. Portare turisti o figli di emigrati in Italia e gli Italiani all'estero non funziona più come strategia.
 
Un aspetto che potrebbe avere avuto un suo rilevante effetto è legato alla resistenza al cambiamento, ovvero alla nostalgia di una grandeur che non esiste più da tempo, se mai sia esistita.

Quello dell’aviazione commerciale è uno dei settori più esposti ai cambiamenti globali e che richiede la ridefinizione di modelli di business e strategie in ragione di queste dinamiche, attentamente monitorate. Più volte, invece, ho avuto l’impressione che la determinazione della mission di Alitalia fosse una riproposizione – sempre più inattuale e inefficace man mano che il mondo cambiava – di quello che Alitalia faceva quando era una “compagnia di bandiera” e una delle poche ad avere destinazioni in cinque continenti.

La ridefinizione del network nel tempo non corrispondeva ad un riposizionamento, ma ad una miniaturizzazione progressiva del network globale dei bei tempi andati; l’incaponirsi con la Milano-Roma, quando già si intravedeva la concorrenza del treno; la mancanza di una mission adeguata ai nuovi scenari e di una targettizzazione precisa dell’offerta, li vedo come segni della resistenza al cambiamento e di una miopia strategica che ha colpito la gran parte del top management. Miopia che non riesco a spiegarmi, se non – forse – con la persistenza di un middle management rimasto legato a schemi del passato: come se la struttura prendesse ogni volta il sopravvento su ciascuna professionalità subentrante ai fallimenti (inevitabili in questo schema) delle precedenti.

E temo che ITA abbia ereditato una filosofia simile, se non identica.



P.S. Esiste un/una Change Manager in ITA?
 
Un aspetto che potrebbe avere avuto un suo rilevante effetto è legato alla resistenza al cambiamento, ovvero alla nostalgia di una grandeur che non esiste più da tempo, se mai sia esistita.

Quello dell’aviazione commerciale è uno dei settori più esposti ai cambiamenti globali e che richiede la ridefinizione di modelli di business e strategie in ragione di queste dinamiche, attentamente monitorate. Più volte, invece, ho avuto l’impressione che la determinazione della mission di Alitalia fosse una riproposizione – sempre più inattuale e inefficace man mano che il mondo cambiava – di quello che Alitalia faceva quando era una “compagnia di bandiera” e una delle poche ad avere destinazioni in cinque continenti.

La ridefinizione del network nel tempo non corrispondeva ad un riposizionamento, ma ad una miniaturizzazione progressiva del network globale dei bei tempi andati; l’incaponirsi con la Milano-Roma, quando già si intravedeva la concorrenza del treno; la mancanza di una mission adeguata ai nuovi scenari e di una targettizzazione precisa dell’offerta, li vedo come segni della resistenza al cambiamento e di una miopia strategica che ha colpito la gran parte del top management. Miopia che non riesco a spiegarmi, se non – forse – con la persistenza di un middle management rimasto legato a schemi del passato: come se la struttura prendesse ogni volta il sopravvento su ciascuna professionalità subentrante ai fallimenti (inevitabili in questo schema) delle precedenti.

E temo che ITA abbia ereditato una filosofia simile, se non identica.



P.S. Esiste un/una Change Manager in ITA?

Totalmente d’accordo e posso dire che tale resistenza al cambiamento è ben radicata anche tra i naviganti over 45, in particolare tra coloro che non hanno avuto altra esperienza se non con AZ.
 
Un aspetto che potrebbe avere avuto un suo rilevante effetto è legato alla resistenza al cambiamento, ovvero alla nostalgia di una grandeur che non esiste più da tempo, se mai sia esistita.

Quello dell’aviazione commerciale è uno dei settori più esposti ai cambiamenti globali e che richiede la ridefinizione di modelli di business e strategie in ragione di queste dinamiche, attentamente monitorate. Più volte, invece, ho avuto l’impressione che la determinazione della mission di Alitalia fosse una riproposizione – sempre più inattuale e inefficace man mano che il mondo cambiava – di quello che Alitalia faceva quando era una “compagnia di bandiera” e una delle poche ad avere destinazioni in cinque continenti.

La ridefinizione del network nel tempo non corrispondeva ad un riposizionamento, ma ad una miniaturizzazione progressiva del network globale dei bei tempi andati; l’incaponirsi con la Milano-Roma, quando già si intravedeva la concorrenza del treno; la mancanza di una mission adeguata ai nuovi scenari e di una targettizzazione precisa dell’offerta, li vedo come segni della resistenza al cambiamento e di una miopia strategica che ha colpito la gran parte del top management. Miopia che non riesco a spiegarmi, se non – forse – con la persistenza di un middle management rimasto legato a schemi del passato: come se la struttura prendesse ogni volta il sopravvento su ciascuna professionalità subentrante ai fallimenti (inevitabili in questo schema) delle precedenti.

E temo che ITA abbia ereditato una filosofia simile, se non identica.



P.S. Esiste un/una Change Manager in ITA?

Ottima analisi.
 
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