“Per il bene di Milano vendete Linate”
Lorenzo Dilena
Malpensa è rimasta senza una compagnia di riferimento. Dopo Alitalia, se ne vanno anche i tedeschi, proprio nel mezzo del guado che deve portare in borsa. E adesso, che fare? Linkiesta ne ha parlato con Marco Ponti, docente al Politecnico di Milano. Nei prossimi giorni, altri interventi e analisi.
http://www.linkiesta.it/sea-milano-malpensa-linate#axzz1NS2rzEq3
Malpensa, insomma, è rimasta senza i tedeschi di Lufthansa e proprio mentre si preparava alla quotazione. Dopo Alitalia, se ne vanno anche gli stranieri. Colpa del Sindaco? Della politica? di Linate?
Ne abbiamo parlato con Marco Ponti, professore ordinario al Politecnico di economia dei trasporti a ingegneri e urbanisti. Come presidente della società di ingegneria TRT, si occupa di modelli di simulazione e di pianificazione dei trasporti, è uno dei maggiori esperti del settore a livello europeo. L’addio di Lufthansa allo scalo di Malpensa non lo impensierisce più di tanto: «L’aggressiva concorrenza delle compagnie low cost, un’aggressione, ricordiamocelo, che va a tutto vantaggio dei viaggiatori, ha costretto Lufthansa a rivedere le sue strategie, abbandonando l’ipotesi di avere un quinto hub a Malpensa». A preoccuparlo semmai sono i piani del Comune di Milano, che di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano, possiede l’84,5 per cento.
Professor Ponti, la quotazione in Borsa della Sea sarà compromessa dall’addio dei tedeschi? Che si aspetta dal prossimo sindaco di Milano?
Di Sea non deve importare niente a nessuno.
Niente?
Proprio niente. Le autorità pubbliche devono preoccuparsi di tutelare i viaggiatori.
Per la verità, quando la società sarà quotata il Comune di Milano si porterà a casa 124 milioni di dividendi straordinari.
Il Comune azionista della Sea ha un conflitto di interesse fortissimo, un conflitto grave. Non gli interessa che Sea difenda i viaggiatori ma che faccia profitti, per di più operando su un doppio monopolio, Malpensa e Linate. Trattandosi di monopoli, gli aeroporti devono fare solo profitti normali, pari cioè agli interessi sul capitale investito dalla proprietà, al netto degli investimenti pubblici. Dopo che il regolatore, cioè l’Enac, ha verificato che sono meritati da straordinari incrementi di produttività, i profitti extra devono ritornare agli utenti in forma di tariffe ridotte.
Il candidato sindaco Pisapia ha detto che si impegnerà lo sviluppo di Malpensa ma anche per Linate.
Resta sempre un grave conflitto, a danno dei viaggiatori. E sa qual è la cosa peggiore? Che questo non è chiaro nemmeno nella testa di Pisapia. I profitti di Sea sono da guardare con cautela, sono soldi sottratti indebitamente ai viaggiatori.
Autorevoli commentatori ripetono che per la Sea il problema di fondo è la concorrenza di Linate contro Malpensa. Aleggia la vecchia tesi che bisognerebbe chiudere la prima, o quanto meno ridimensionarla.
È una cosa senza senso, sarebbe la cosa più cretina del mondo. Semmai, Linate deve essere venduta per fare più concorrenza. Queste affermazioni sono la conferma di una cultura sempre viva contro la concorrenza e, alla fine, contro gli utenti. Il prossimo sindaco di Milano deve prendere esempio dagli inglesi che hanno recentemente costretto il gestore unico dei quattro aeroporti di Londra a venderne due “perché non si facevano abbastanza concorrenza”.
Quindi, lei dice che prima Sea deve essere spacchettata e poi si passa alla vendita. Cioè, prima si liberalizza e poi si privatizza.
Esatto, sennò si privatizzano solo gli extraprofitti monopolistici. La gestione di Bonomi (il presidente della Sea, ndr) è stata molto buona e coraggiosa, ma resta il fatto che Sea è un monopolista, e per ridurre il problema a vantaggio degli utenti i due aeroporti vanno divisi e messi in concorrenza a vantaggio di chi viaggia.
Veramente, si sta andando in direzione opposta. Nell’aria c’è un progetto di una conglomerata degli aeroporti padani.
È una follia, ma perché no? Il monopolio piace moltissimo, così le amministrazioni proprietarie sono contente e possono spremere bene i viaggiatori: quando il regolatore rinunci a fare il suo mestiere è quello che succede.
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Lorenzo Dilena
Malpensa è rimasta senza una compagnia di riferimento. Dopo Alitalia, se ne vanno anche i tedeschi, proprio nel mezzo del guado che deve portare in borsa. E adesso, che fare? Linkiesta ne ha parlato con Marco Ponti, docente al Politecnico di Milano. Nei prossimi giorni, altri interventi e analisi.
http://www.linkiesta.it/sea-milano-malpensa-linate#axzz1NS2rzEq3
Malpensa, insomma, è rimasta senza i tedeschi di Lufthansa e proprio mentre si preparava alla quotazione. Dopo Alitalia, se ne vanno anche gli stranieri. Colpa del Sindaco? Della politica? di Linate?
Ne abbiamo parlato con Marco Ponti, professore ordinario al Politecnico di economia dei trasporti a ingegneri e urbanisti. Come presidente della società di ingegneria TRT, si occupa di modelli di simulazione e di pianificazione dei trasporti, è uno dei maggiori esperti del settore a livello europeo. L’addio di Lufthansa allo scalo di Malpensa non lo impensierisce più di tanto: «L’aggressiva concorrenza delle compagnie low cost, un’aggressione, ricordiamocelo, che va a tutto vantaggio dei viaggiatori, ha costretto Lufthansa a rivedere le sue strategie, abbandonando l’ipotesi di avere un quinto hub a Malpensa». A preoccuparlo semmai sono i piani del Comune di Milano, che di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano, possiede l’84,5 per cento.
Professor Ponti, la quotazione in Borsa della Sea sarà compromessa dall’addio dei tedeschi? Che si aspetta dal prossimo sindaco di Milano?
Di Sea non deve importare niente a nessuno.
Niente?
Proprio niente. Le autorità pubbliche devono preoccuparsi di tutelare i viaggiatori.
Per la verità, quando la società sarà quotata il Comune di Milano si porterà a casa 124 milioni di dividendi straordinari.
Il Comune azionista della Sea ha un conflitto di interesse fortissimo, un conflitto grave. Non gli interessa che Sea difenda i viaggiatori ma che faccia profitti, per di più operando su un doppio monopolio, Malpensa e Linate. Trattandosi di monopoli, gli aeroporti devono fare solo profitti normali, pari cioè agli interessi sul capitale investito dalla proprietà, al netto degli investimenti pubblici. Dopo che il regolatore, cioè l’Enac, ha verificato che sono meritati da straordinari incrementi di produttività, i profitti extra devono ritornare agli utenti in forma di tariffe ridotte.
Il candidato sindaco Pisapia ha detto che si impegnerà lo sviluppo di Malpensa ma anche per Linate.
Resta sempre un grave conflitto, a danno dei viaggiatori. E sa qual è la cosa peggiore? Che questo non è chiaro nemmeno nella testa di Pisapia. I profitti di Sea sono da guardare con cautela, sono soldi sottratti indebitamente ai viaggiatori.
Autorevoli commentatori ripetono che per la Sea il problema di fondo è la concorrenza di Linate contro Malpensa. Aleggia la vecchia tesi che bisognerebbe chiudere la prima, o quanto meno ridimensionarla.
È una cosa senza senso, sarebbe la cosa più cretina del mondo. Semmai, Linate deve essere venduta per fare più concorrenza. Queste affermazioni sono la conferma di una cultura sempre viva contro la concorrenza e, alla fine, contro gli utenti. Il prossimo sindaco di Milano deve prendere esempio dagli inglesi che hanno recentemente costretto il gestore unico dei quattro aeroporti di Londra a venderne due “perché non si facevano abbastanza concorrenza”.
Quindi, lei dice che prima Sea deve essere spacchettata e poi si passa alla vendita. Cioè, prima si liberalizza e poi si privatizza.
Esatto, sennò si privatizzano solo gli extraprofitti monopolistici. La gestione di Bonomi (il presidente della Sea, ndr) è stata molto buona e coraggiosa, ma resta il fatto che Sea è un monopolista, e per ridurre il problema a vantaggio degli utenti i due aeroporti vanno divisi e messi in concorrenza a vantaggio di chi viaggia.
Veramente, si sta andando in direzione opposta. Nell’aria c’è un progetto di una conglomerata degli aeroporti padani.
È una follia, ma perché no? Il monopolio piace moltissimo, così le amministrazioni proprietarie sono contente e possono spremere bene i viaggiatori: quando il regolatore rinunci a fare il suo mestiere è quello che succede.
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