Aeroporto Sanzio 'declassato' dal Governo: solo cargo
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Il Piano del ministro Passera non prevede il traffico passeggeri
di Alessandra Pascucci
L'aeroporto 'Raffaello Sanzio' di Ancona (Antic)Ancona, 23 agosto 2012 - Dal Governo è in arrivo una mazzata sull’assetto infrastrutturale delle Marche. In base al Piano degli aeroporti, appena consegnato al ministro Corrado Passera, l’aeroporto Raffaello Sanzio resterebbe operativo solo per l’attività cargo. Il destino dello scalo marchigiano è scritto sul documento che guiderà il Governo nel razionalizzare le spese del settore aeroportuale e che dovrà essere adottato entro due mesi.
Se per il Piano degli aeroporti è strategica solo l’attività cargo (connessa con quella di porto e interporto), il segmento passeggeri (620.525 nel 2011) non potrà più beneficiare di finanziamenti statali e potrà sopravvivere solo con il sostegno di Regione, enti locali e soci privati. Il Piano, approntato dal Ministero insieme all’Enac in base a ricerche di OneWorks, Kpmg e Nomisma, prevede che dei 60 aeroporti oggi attivi in Italia ne restino solo 40, da ridurre ulteriormente a 33.
Lungo la costa adriatica, tra Venezia e Bari, tabula rasa: nelle intenzioni del Governo non resteranno operativi altri aeroporti, fatta eccezione per Rimini, che manterrà la vocazione di traffico turistico e charter. Ulteriori informazioni potrebbero arrivare venerdì, quando il Piano approderà al Consiglio dei Ministri, ma intanto si rincorrono gli interrogativi sull’eventuale sopravvivenza dell’aeroporto Sanzio in assenza di sostegno dello Stato. Marco Morriale, direttore di Aerdorica (la società di gestione dell’Aeroporto delle Marche) ha più volte ribadito che il Sanzio da anni non riceve contributi statali, da quando cioè vennero realizzati i Terminal Arrivi e Partenze, costati 18milioni di euro per accogliere fino a 1,5 milioni di passeggeri.
Ma che fine farebbe, alla luce della riorganizzazione, il progetto di ristrutturazione della vecchia aerostazione, da trasformare in vetrina delle eccellenze marchigiane, e quello del mall, entrambi da finanziare con fondi europei? Quali spese, sin qui sostenute dallo Stato, graverebbero sui futuri finanziatori? Se venisse attuato il cosiddetto ‘federalismo aeroportuale’ (con Regione, enti locali e privati del territorio a gestire l’aeroporto senza contributi statali) le tasse di imbarco resterebbero ai gestori, che però dovrebbero sobbarcarsi anche altre spese sin qui sostenute dal Governo, come quelle per l’Enav e per i vigili del fuoco. Restano poi da chiarire altri aspetti, che solo l’adozione del decreto potranno precisare, come l’eventualità che lo Stato, cedendo a terzi la gestione dell’aeroporto, chieda in cambio il pagamento di una concessione.
fonte: Il resto del carlino edizione Ancona.
Al di la' dei localismi, e al di la' della fattibilita' di questo "piano" di riduzione del numero di aeroporti, e al di la' del sensazionalismo giornalistico, a me lo studio e l'analisi fatta dalle agenzie non ha mai ispirato granche'...si e' in pratica limitato a dividere gli aeroporti in base al numero di pax dichiarandone l'importanza solo in base a questo. Senza valutare gli stravolgimenti a livello geografico. Se Forli', Rimini, Ancona, Perugia e Pescara (che mi ci puo' stare siano troppi ora) dovessero "sparire", un abitante qualsiasi della fascia adriatica all'altezza di San Benedetto del Tronto ad esempio, a sud delle Marche, quante centinaia di Km dovrebbe fare per raggiungere l'aeroporto piu' vicino? Quale sarebbe l'aeroporto piu' "velocemente" raggiungibile? Bari? Roma? Bologna?...bah