ALITALIA/AIR ONE: TANTO FUMO E POCO ARROSTO, ALMENO PER IL MOMENTO.
Dopo tanta grancassa mediatica per il primo volo Low-Cost Alitalia/AirOne vale la pena fare un riassunto delle puntate precedenti.
"Nei cieli parte la sfida” ; “Alitalia, al via la sfida alle low cost” eccetera, eccetera.
Questi i toni dei titoli con cui il giorno 29 marzo, la stampa italiana ha annunciato l’avvio della singolar tenzone voluta dal nuovo management di Alitalia.
Alle 7 in punto del 29 marzo è infatti partito, sempre secondo le notizie di stampa, il primo collegamento a basso costo nella storia del gruppo Alitalia operato da AirOne sulla tratta Milano-Palermo; altri collegamenti seguiranno a breve.
I vertici dell’azienda assicurano che saranno forniti servizi migliori rispetto a quanto offerto dalle prime della classe.
Toni e contenuti delle notizie rasentano davvero la commedia tragicomica e vediamo perchè Iniziando col rammentare, a chi l’avesse dimenticata, una notizia che apparve sulla stampa nazionale il 7 gennaio 2005:
“Volare diventerà la low cost di Alitalia, Air One si oppone”; già, l’Alitalia condotta da Giancarlo Cimoli aveva provato a lanciare collegamenti low cost ben cinque anni orsono, ma l’operazione fu impedita dai ricorsi presentati da AirOne.
Sono passati cinque anni da quell’iniziativa mai concretizzatasi a causa delle beghe interne e alle divisioni che contraddistinguono la politica dell’aviazione civile in Italia.
Cinque anni durante i quali le principali compagnie low cost straniere si sono ulteriormente consolidate e ben radicate nel nostro Paese; oggi, con cinque aeromobili presi dalla flotta di quella Air One che le impedì-tramite Volare-di operare voli low-cost, il "gruppo" Alitalia/AirOne riprova ad insidiare il primato delle vere compagnie a basso costo..
Compagnie non divenute tali nel corso della loro storia, ma nate come low cost; questo solo particolare, non certo trascurabile, dovrebbe incutere estrema cautela oltrechè rispetto.
Carlo Rinaldini, commissario straordinario di Volare, aveva cercato nel 2005 di far stringere i tempi: “il commissario straordinario di Volare, Carlo Rinaldini, ha sottolineato ai sindacati la necessità di stringere i tempi per la gara” , dichiarando inoltre che “la partita poteva già essere chiusa con la vittoria di Alitalia” (Il Sole 24Ore, 7 gennaio 2005).
Ecco a cosa intendiamo riferirci parlando di beghe nostrane.
Oggi che Ryanair ha stabilito dieci basi in Italia (Alghero, Bari, Bergamo, Bologna, Brindisi, Cagliari, Pescara, Pisa, Ciampino, Trapani) e vola altresì da un’altra diecina di aeroporti italiani per una infinita rete di collegamenti, che senso ha dare tanta enfasi al Milano-Palermo della “nuova” low-cost italiana?
Il mercato low cost europeo è controllato dall’irlandese Ryanair che nel 2009 ha superato i 65 milioni di passeggeri,; seconda la easyJet che sta a 46 milioni; terza la Air Berlin che sta intorno ai 28 milioni di passeggeri annui.
La nuova Alitalia, che include AirOne, di passeggeri ne ha portati, su tutte le sue rotte, internazionali e domestiche, 21.8 milioni.
L’a.d. Alitalia, Rocco Sabelli, ha ammesso che “sbagliando, si è lasciato spazio alle low cost” (La Repubblica, 29/3/2010) ma a nostro parere la frittata è ormai fatta e ogni tentativo di riguadagnare spazi su queste rotte si rivelerà assai arduo, costoso e forse impossibile.
La storia di Alitalia/Volare e dei veti di Air One ci fa tornare alla mente quanto accadde anni orsono in Belgio.
Correva l’anno di grazia 1990 e la Sabena che navigava in cattive acque era in trattative con Klm e British Airways per lanciare la SWA, Sabena World Airlines.
Per far ciò e permettere il lancio di nuovi collegamenti che i suoi partners avrebbero effettuato servendosi dello scalo di Bruxelles, aveva bisogno di nuovi slots.
In quell’anno la TEA era il secondo vettore belga e si oppose alla richiesta adducendo la violazione delle norme antitrust.
I giudici diedero ragione alla TEA e gli slots non vennero concessi; a quel punto British Airways e Klm si ritirarono dall’accordo.
Appena un anno dopo la TEA chiuse i battenti e stessa sorte nel 2001 capitò anche a Sabena.
La morale della storia è che forse, qualche volta, soprattutto in tempi difficili, bisognerebbe mettere da parte le divisioni e fare “gioco di squadra”; cogliendo l’attimo, quindi non a posteriori e dopo anni di ritardi.
Antonio Bordoni
Masterviaggi.it