IL RIENTRO
Il giorno prima avevo approfittato dell'offerta di Booking (che mi aveva regalato il taxi dall'aeroporto all'hotel) per prenotare il taxi dall'hotel all'aeroporto con tariffa scontata: me la cavo con 82 Euro per un taxi categoria lusso (uno Chevrolet Suburban delle dimensioni comparabili a quelle di un Ducato). Il prezzo comprende tutto, mance incluse.
Breve nota sul tema mancia: oramai nei ristoranti la forbice indicata nello scontrino va dal 18 al 25%. Sappiatelo.
Verso le 17 ci viene a prendere il taxi e ci spostiamo in direzione aeroporto con buon anticipo anche perché uscire da Manhattan è un'impresa: il traffico è davvero molto lento, così lento che in confronto il lungotevere Marzio del sabato sera sembra Indianapolis.
Passando noto cordoni gialli con scritto Crime Scene e giornalisti col microfono in mano. Un rapido controllo su google mi restituisce che qualche ora prima il giocatore della NFL Kris Boyd è stato ferito con un colpo di pistola durante un diverbio per futili motivi fuori dal ristorante. Siamo in America, ogni cosa si risolve sparando, quindi ordinaria amministrazione.
Dopo circa un'ora arriviamo a T1 del JFK. La procedura di accettazione SBY è piuttosto rapida, con 2 posti in J, una decina in Y+ e qualcosa di più in Y. Ci vedremo comunque al gate per le carte definitive.
La cosa bella del brutto terminal 1 di JFK è che è tutto molto vicino: controllo sicurezza, passaporti, lounge e gate stanno tutti nel raggio di pochi minuti a piedi.
Tra le varie lounge che ho come opzione i miei figli insistono per andare in quella TK (che è l'EX lounge Alitalia), perché ha la vista sul piazzale.
La scelta si rivelerà per quello che è: una scelta sbagliata.
Stra-affollata, poco cibo e di bassa qualità, con l'unico plus dell'accesso diretto al gate del volo TK, che però a noi non interessa. Ah, dimenticavo: per chi volesse entrare a pagamento, sono 100 USD a cranio, una follia!
Per fortuna di li a breve è ora di andare al gate e scoprire se qualcuno ha fatto no show in J, lasciandoci anche il terzo posto.
No, nessuno ha fatto no show... quando saliamo a bordo a mia moglie e mia figlia dicono "prego a sinistra" mentre a me e mio figlio "prego a destra". Piccole ma significative differenze. Saremo quindi in quattro su tre classi diverse, con mio figlio che perlomeno ha ottenuto dal sottoscritto un confort seat nella prima fila di economy.
Questo è il mio posto, lato finestrino
Stacchiamo dal gate in orario ma, come ci avverte il comandante, siamo quindicesimi per il decollo per cui ci mettiamo un po' a prendere il volo.
Decolliamo e io provo subito a mettermi a dormire usando al massimo il recline ed allungando il supporto per le gambe. Più che dormire posso dire di aver passato il volo in dormiveglia ma alla fine mi sveglio e siamo già sopra la Francia.
Fuori non si vede granché
In breve ci servono la colazione. Marble è più una promessa che un logo. Il caffè espresso però è buono.
Inizia la discesa, che ci regala una bella vista di Giglio e Giannutri, quest'ultima una vera perla che tanti anni fa visitai in barca a vela.
Atterriamo in orario in una Roma decisamente più calda di NYC. Anche questa volta, in ingresso al controllo passaporti la Polizia ci ferma per un controllo supplementare vista la presenza di minori. Apprezzo molto questo rigore nei controlli (non come in UK dove in uscita non ti controllano neanche i documenti).
Arrivati a casa, mi faccio dare l'amenity kit di J, che altro non è che quello di Y+ integrato da un secondo amenity specifico per la J, ovvero un piccolo contenitore/asciugamano con un set di creme di QC Terme.
Riconosco la razionalità della scelta, ma personalmente preferisco un amenity specifico per la "signature cabin" invece di un meno affascinante 1+1.
In conclusione, esperienza con ITA positiva, bella come sempre NYC (anche se meno rispetto a 10 anni fa), cara arrabbiata come tutto il resto degli USA, dove immagino a breve la gente scenderà in strada coi forconi o, più realisticamente, con un solido reality check per il midterm.
Grazie a tutti per aver letto fino a qui!