F2i fa i conti con il dopo Gamberale mentre la raccolta procede a rilento
IL MANAGER LASCERÀ LA GUIDA IN UNA FASE DELICATA. C’È DA PREPARARE LA GARA PER LA HOLDING AEROPORTUALE E SERVE UN NOME CHE ABBIA CREDITO INTERNAZIONALE
Milano - Con gli aeroporti ha messo a segno il colpo con cui ha iniziato a imporsi all’attenzione della comunità finanziaria. E dagli aeroporti potrebbe arrivare il prossimo accordo che rafforzerebbe il suo ruolo di leader nel settore dei trasporti. Nel 2010, il fondo F2i, nato nel 2008 con l’idea di diventare il primo fondo italiano dedicato alle infrastrutture e alle attività regolate, rilevò il 70% di Gesac, la società di gestione di Napoli Capodichino dagli inglesi del gruppo Baa, vincitori della gara per la privatizzazione. E con la fine dell’anno, anche Cagliari e Catania potrebbero entrare nel perimetro della holding F2i Aeroporti; della quale fanno già parte - oltre allo scalo campano - anche il 50,8% della Sagat (Torino Caselle) nonché il 44,31% di Sea (Linate, Malpensa e una partecipazione di Bergamo- Orio al Serio).
Il che renderebbe ancora più attrattiva la gara a cui sono stati invitati una settantina di grandi investitori internazionali: F2i ha intenzione di cedere il 49% della holding aeroportuale, una quota valutata attorno ai 400 milioni di euro. La lettera è stata inviata in giro per il mondo la prima settimana di giugno e tra i primi che avrebbero mostrato interesse c’è il fondo sovrano di Abu Dhabi, già interessato a una quota di Adr, la società di gestione di Fiumicino. Ma, soprattutto, stretto parente di Ethiad, la compagnia aerea destinata a diventare socio operativo di Alitalia.
In realtà, il progetto di espansione nel settore degli aeroporti fa ancora parte della “vecchia” gestione F2ì. Perché la nuova, al momento, è tutta da costruire. Il Fondo è nato con l’apporto di grandi investitori italiani (banche, Fondazioni, Cassa Depositi Prestiti) e banche straniere. Ma si è caratterizzato grazie alla presenza come manager di un ex boiardo di Stato: anima e ideatore del Fondo in questi anni è stato Vito Gamberale, già alla guida di Autostrade Spa, il quale ha deciso di passare la mano.
Ma non c’è accodo tra i soci sul nome di chi dovrebbe prendere il suo posto. Se dovesse passare la linea della continuità interna, il candidato ideale sarebbe Carlo Michelini, a capo dell’ufficio investimento di F2i. Nel caso di una scelta esterna, il favorito porta il nome di Renato Ravanelli, il quale ha appena lasciato l’incarico di direttore generale dell’utility lombarda A2a. Ravanelli è sostenuto da un asse che parte dalla Fondazione Cariplo (che è stata a lunga socio di A2a) e arriva alla Cassa Depositi Prestiti. Contrari alcuni fondi stranieri che hanno investito in F2i e vorrebbero un manager più conosciuto all’estero. Lo stallo, per il momento, è stato superato affidandosi alla valutazione di un cacciatore di teste che sta valutando anche altri candidati.
La ricerca del nuovo vertice sta inevitabilmente rallentando l’attività del fondo. Anche se Gamberale potrebbe lasciare chiudendo l’ultimo dossier avviato durante la sua gestione: l’alleanza con il gruppo Edison nel settore dell’energia rinnovabile. Secondo fonti finanziarie, entro fine mese potrebbe essere annunciato l’ingresso di F2i come socio di minoranza in una joint venture che gestirà i 490 megawatt (per la stragrande maggioranza eolico) di cui dispone la società di Foro Buonaparte. La nuova finanza che verrà apportata da F2i servirà ad acquisire nuovi impianti, per trasformare la joint venture in uno dei player di primo piano del mercato, fino a contendere alla Erg Renew della famiglia Garrone il primato dell’eolico in Italia. Fino a questo momento, gli investimenti nelle rinnovabili di F2i si sono limitati all’acquisizione del 15,7% di Alerion, piccolo gruppo quotato a Piazza Affari, e del 49,8% di Hfv, società del fotovoltaico che ha come partner NovEnergia, fondo di investimento specializzato nelle rinnovabili di cui fanno parte le principali istituzioni finanziarie portoghesi.
Tra i primi compiti del manager che prenderà il posto di Gamberale ci sarà la chiusura del secondo fondo, la cui raccolta è iniziata nel luglio di due anni fa e ha come obbiettivo fino a 1,2 miliardi di euro (il primo aveva raccolto 1,85 miliardi). Fino a questo momento, l’apporto al secondo fondo si è limitato a 755 milioni. Oltre alle difficoltà a reperire risorse in questo momento storico nel nostro Paese, al Fondo fanno notare come siano stati impegnati per almeno cinque mesi con una ispezione di Bankitalia. Che non ha dato esiti, ma ha tenuto impegnata parte della struttura. Al nuovo manager toccherà prendere la sua valigietta e prima ancora di spendere i soldi dovrà finire di incassarli. Presentando come credenziale il 6% di ritorno del capitale investito, distribuiti ai partecipanti del fondo l’anno scorso. (l.p.) Qui sotto, un aeroporto: F2i ha riunito in una holding tutte le sue partecipazioni aeroportuali.
http://www.repubblica.it/economia/a...entre_la_raccolta_procede_a_rilento-92039957/
IL MANAGER LASCERÀ LA GUIDA IN UNA FASE DELICATA. C’È DA PREPARARE LA GARA PER LA HOLDING AEROPORTUALE E SERVE UN NOME CHE ABBIA CREDITO INTERNAZIONALE
Milano - Con gli aeroporti ha messo a segno il colpo con cui ha iniziato a imporsi all’attenzione della comunità finanziaria. E dagli aeroporti potrebbe arrivare il prossimo accordo che rafforzerebbe il suo ruolo di leader nel settore dei trasporti. Nel 2010, il fondo F2i, nato nel 2008 con l’idea di diventare il primo fondo italiano dedicato alle infrastrutture e alle attività regolate, rilevò il 70% di Gesac, la società di gestione di Napoli Capodichino dagli inglesi del gruppo Baa, vincitori della gara per la privatizzazione. E con la fine dell’anno, anche Cagliari e Catania potrebbero entrare nel perimetro della holding F2i Aeroporti; della quale fanno già parte - oltre allo scalo campano - anche il 50,8% della Sagat (Torino Caselle) nonché il 44,31% di Sea (Linate, Malpensa e una partecipazione di Bergamo- Orio al Serio).
Il che renderebbe ancora più attrattiva la gara a cui sono stati invitati una settantina di grandi investitori internazionali: F2i ha intenzione di cedere il 49% della holding aeroportuale, una quota valutata attorno ai 400 milioni di euro. La lettera è stata inviata in giro per il mondo la prima settimana di giugno e tra i primi che avrebbero mostrato interesse c’è il fondo sovrano di Abu Dhabi, già interessato a una quota di Adr, la società di gestione di Fiumicino. Ma, soprattutto, stretto parente di Ethiad, la compagnia aerea destinata a diventare socio operativo di Alitalia.
In realtà, il progetto di espansione nel settore degli aeroporti fa ancora parte della “vecchia” gestione F2ì. Perché la nuova, al momento, è tutta da costruire. Il Fondo è nato con l’apporto di grandi investitori italiani (banche, Fondazioni, Cassa Depositi Prestiti) e banche straniere. Ma si è caratterizzato grazie alla presenza come manager di un ex boiardo di Stato: anima e ideatore del Fondo in questi anni è stato Vito Gamberale, già alla guida di Autostrade Spa, il quale ha deciso di passare la mano.
Ma non c’è accodo tra i soci sul nome di chi dovrebbe prendere il suo posto. Se dovesse passare la linea della continuità interna, il candidato ideale sarebbe Carlo Michelini, a capo dell’ufficio investimento di F2i. Nel caso di una scelta esterna, il favorito porta il nome di Renato Ravanelli, il quale ha appena lasciato l’incarico di direttore generale dell’utility lombarda A2a. Ravanelli è sostenuto da un asse che parte dalla Fondazione Cariplo (che è stata a lunga socio di A2a) e arriva alla Cassa Depositi Prestiti. Contrari alcuni fondi stranieri che hanno investito in F2i e vorrebbero un manager più conosciuto all’estero. Lo stallo, per il momento, è stato superato affidandosi alla valutazione di un cacciatore di teste che sta valutando anche altri candidati.
La ricerca del nuovo vertice sta inevitabilmente rallentando l’attività del fondo. Anche se Gamberale potrebbe lasciare chiudendo l’ultimo dossier avviato durante la sua gestione: l’alleanza con il gruppo Edison nel settore dell’energia rinnovabile. Secondo fonti finanziarie, entro fine mese potrebbe essere annunciato l’ingresso di F2i come socio di minoranza in una joint venture che gestirà i 490 megawatt (per la stragrande maggioranza eolico) di cui dispone la società di Foro Buonaparte. La nuova finanza che verrà apportata da F2i servirà ad acquisire nuovi impianti, per trasformare la joint venture in uno dei player di primo piano del mercato, fino a contendere alla Erg Renew della famiglia Garrone il primato dell’eolico in Italia. Fino a questo momento, gli investimenti nelle rinnovabili di F2i si sono limitati all’acquisizione del 15,7% di Alerion, piccolo gruppo quotato a Piazza Affari, e del 49,8% di Hfv, società del fotovoltaico che ha come partner NovEnergia, fondo di investimento specializzato nelle rinnovabili di cui fanno parte le principali istituzioni finanziarie portoghesi.
Tra i primi compiti del manager che prenderà il posto di Gamberale ci sarà la chiusura del secondo fondo, la cui raccolta è iniziata nel luglio di due anni fa e ha come obbiettivo fino a 1,2 miliardi di euro (il primo aveva raccolto 1,85 miliardi). Fino a questo momento, l’apporto al secondo fondo si è limitato a 755 milioni. Oltre alle difficoltà a reperire risorse in questo momento storico nel nostro Paese, al Fondo fanno notare come siano stati impegnati per almeno cinque mesi con una ispezione di Bankitalia. Che non ha dato esiti, ma ha tenuto impegnata parte della struttura. Al nuovo manager toccherà prendere la sua valigietta e prima ancora di spendere i soldi dovrà finire di incassarli. Presentando come credenziale il 6% di ritorno del capitale investito, distribuiti ai partecipanti del fondo l’anno scorso. (l.p.) Qui sotto, un aeroporto: F2i ha riunito in una holding tutte le sue partecipazioni aeroportuali.
http://www.repubblica.it/economia/a...entre_la_raccolta_procede_a_rilento-92039957/