ENAC : aeroporti italiani a rischio collasso


DusCgn

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9 Novembre 2005
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L'allarme dell'Enac: «Aeroporti a rischio collasso»

Un sistema al collasso che si confronta con una quadro regolatorio incerto, mutevole e a volte dannoso. È l'idea del sistema aeroportuale italiano che emerge dal convegno che si è tenuto ieri a Palermo. Un settore che sta mostrando i punti deboli: concorrenza spietata, privatizzazioni che procedono a rilento (il 77% è in mano pubblica e gestisce il 52% del traffico nazionale) presenza della nuova Autorità di regolamentazione dei trasporti che si sta occupando dei modelli tariffari che saranno pronti per fine luglio.

Authority finita sul banco degli imputati: «Solo in Italia si è deciso di trasferire le scelte sulle tariffe a un'autorità indipendente - dice il presidente dell'Enac Vito Riggio -. Tutti gli altri Paesi hanno lasciato le competenze alle aviazioni civili».

La questione delle tariffe non è secondaria visto che è da lì che i gestori degli aeroporti devono trarre le risorse per gli investimenti e per i costi di gestione. Spiega Carmelo Scelta, direttore generale della Gesap che gestisce lo scalo di Palermo: «L'incertezza crea non pochi problemi, noi abbiamo nominato un advisor per la privatizzazione il quale può oggi avere un quadro chiaro sul fronte costi ma non sul fronte ricavi».
In generale, è la tesi ricorrente, alcuni cambiamenti normativi degli ultimi anni hanno rallentato gli investimenti, messo in discussione contratti di programma già stipulati, abbassato le tariffe aeroportuali tanto che un aereo italiano che atterra a Francoforte paga di più di un aereo che atterra in Italia. Una situazione che gli investitori (soprattutto internazionali) considerano negativa.

Ne parla Roberto Naldi, responsabile per l'Europa di Corporation America, colosso argentino del settore, che ha investito nel sistema aeroportuale Firenze-Pisa, è presente in Sicilia a Trapani Birgi ed è interessato alla privatizzazione della Gesap: «Noi - dice Naldi - dobbiamo completare il sistema Firenze-Pisa con la creazione di una società unica e dobbiamo fare la fusione. Devono essere fatte le valutazioni degli aeroporti per stabilire il valore di concambio delle azioni delle due società: sulla base di quali tariffe devono farlo?». E se sul fronte parlamentare si auspica un intervento normativo che possa fare chiarezza, dal ministero dei Trasporti si difende l'Authority. «L'avvento dell'Autorità di regolazione trasporti, sia pure con le farraginosità legate alla fase di avvio - dice Giacomo Aiello, capo di gabinetto del ministro Maurizio Lupi –, può rappresentare un elemento di aggregazione e di spinta perché porta più trasparenza nel sistema di determinazione delle tariffe aeroportuali».

Un fatto è certo: gli scali italiani sono in grande difficoltà (su 34 aeroporti, 17 sono in perdita) e dall'Enac arriva un segnale preciso: «È necessaria una razionalizzazione. Il 65% del traffico passa da Milano, Venezia e Roma. Tutto il resto, il 35%, viene diviso fra una pletora di aeroporti. Possiamo tenerli tutti? Noi applicheremo le regole e chiuderemo gli scali che non riescono a sostenersi, o quanto meno proporremo la revoca. Ma la repressione da sola non basta». Il Piano nazionale degli aeroporti ha provato a dare delle indicazioni precise: ora è in attesa dell'approvazione definitiva ma non si esclude che possa farsi sentire chi è stato escluso dal nucleo forte degli scali strategici nazionali.
Altro punto critico quello della concorrenza tra i vettori. Il quadro è tetro. Dice Riggio: «La rete italiana dei trasporti aerei è in difficoltà. Siamo stati superati dalla Turchia che è a quota 150 milioni di passeggeri mentre noi siamo ancorati a 144 milioni. Abbiamo tolto la licenza alla compagnia New Livingston, Meridiana è in difficoltà e la situazione di Alitalia è sotto gli occhi di tutti. Il Governo dovrebbe intervenire ma su questo tema vedo molta distrazione». Il disagio è forte e basta ascoltare l'amministratore delegato di Meridiana Roberto Scaramella che dice: «Negli ultimi vent'anni abbiamo privilegiato l'arrivo dei predatori del Nord».
 
Un fatto è certo: gli scali italiani sono in grande difficoltà (su 34 aeroporti, 17 sono in perdita) e dall'Enac arriva un segnale preciso: «È necessaria una razionalizzazione. Il 65% del traffico passa da Milano, Venezia e Roma. Tutto il resto, il 35%, viene diviso fra una pletora di aeroporti. Possiamo tenerli tutti? Noi applicheremo le regole e chiuderemo gli scali che non riescono a sostenersi, o quanto meno proporremo la revoca. Ma la repressione da sola non basta».

questo punto è molto interessante...
 
Un altro grosso problema si chiama burocrazia.
Un esempio? Treviso. Tutto pronto per poter investire, Ministero dei Trasporti, Enac, Piano aeroporti, Regione Veneto, tutti favorevoli.
Ministero dell'Ambiente contrario (Senza motivi concreti) che ancora insiste nel mettere un limite di voli che non esiste in nessun altro aeroporto, limite preteso senza che sia il Ministero dell' Ambiente stesso l'ente preposto a dover dare dei limiti ai movimenti aerei (Quando l'ente preposto è Enac ed il Ministero dei Trasporti. Non a caso è stati fatto ricorso al TAR per il quale ancora non si è arrivati alla sentenza)
Poi vedi aeroporti davvero problematici (Senza polemica) come Firenze, con una montagna da una parte, l'autostrada dall altra e 600 metri di pista in meno, ma attualmente con il doppio dei voli di Treviso.
E nessuno dice niente...
 
Senza polemica, ma confrontare Treviso (che conosco benissimo) e Firenze, non ha senso, sono due realta' diverse, basta guardare i collegamenti, poi, per quanto riguarda la pista, con la parallela sara' tutto risolto, molti ne parlano...
 
Un altro grosso problema si chiama burocrazia.
Un esempio? Treviso. Tutto pronto per poter investire, Ministero dei Trasporti, Enac, Piano aeroporti, Regione Veneto, tutti favorevoli.
Ministero dell'Ambiente contrario (Senza motivi concreti) che ancora insiste nel mettere un limite di voli che non esiste in nessun altro aeroporto, limite preteso senza che sia il Ministero dell' Ambiente stesso l'ente preposto a dover dare dei limiti ai movimenti aerei (Quando l'ente preposto è Enac ed il Ministero dei Trasporti. Non a caso è stati fatto ricorso al TAR per il quale ancora non si è arrivati alla sentenza)
Poi vedi aeroporti davvero problematici (Senza polemica) come Firenze, con una montagna da una parte, l'autostrada dall altra e 600 metri di pista in meno, ma attualmente con il doppio dei voli di Treviso.
E nessuno dice niente...

forse il problema è proprio questo, ognuno che pensa che il suo aeroporto debba ricevere investimenti e gli altri no :)
 
A parte il fatto che 34 aeroporti mi sembra sia un n° al ribasso, a occhio mi sembra siano di più, ma comunque sarebbe interessante capire quali sianoi i 17 "in attivo" e quanto perdono gli altri.
 
Sarebbe interessante capire anche quali, degli aeroporti in perdita, perdono perché sovvenzionano Ryanair e simili, mentre potrebbero stare in equilibrio senza le sovvenzioni.

L'attacco agli aeroporti superflui riappare ora che il lassista Lupi potrebbe lasciare la poltrona di Ministro e optate per il Parlamento Europeo.
 
be diciamo che almeno per la prima volta si è detto qualcosa, poi si sa non succederà nulla anzi si perpetuerà lo spreco di denaro per lande desolate inutili ai fini commerciali fatte per scaldare tanto inutili e idiote poltrone di cialtroni in cerca di gloria.
Finché ci sarà la politica e nessun intendimento prettamente commerciale serio di investitori esclusivamente privati nulla cambierà.
Nulla si crea nulla si distrugge ma politicamente tutto si cambia.
Schifo.
 
Un fatto è certo: gli scali italiani sono in grande difficoltà (su 34 aeroporti, 17 sono in perdita) e dall'Enac arriva un segnale preciso: «È necessaria una razionalizzazione. Il 65% del traffico passa da Milano, Venezia e Roma. Tutto il resto, il 35%, viene diviso fra una pletora di aeroporti. Possiamo tenerli tutti? Noi applicheremo le regole e chiuderemo gli scali che non riescono a sostenersi, o quanto meno proporremo la revoca. Ma la repressione da sola non basta».

questo punto è molto interessante...
Interessantissimo.

Non ci credo finché non lo vedo: finora sono continuate le aperture, sempre più inutili ... Albenga, Comiso, L'Aquila ... giusto per citarne qualcuna.
 
Non mi sembra proprio che la situazione finanziaria complessiva degli aeroporti italiani sia così critica. Molto spesso le perdite riguardano i piccoli aeroporti, mentre quelli medio grandi hanno tendenzialmente i conti in ordine.
Da una rapida ricerca, nel 2013 dovrebbero essere in attivo le società che gestiscono TRN, LIN-MXP, BGY, TFS-VCE, BLQ, PSA, FLR, CIA-FCO, NAP e BDS-BRI. La lista non è esaustiva, ma rende bene l'idea.
E' triste leggere di paragoni perdenti con la Turchia senza specificare che in quest'ultimo paese hanno rilanciato alla grande TK, scelta che negli ultimi 10 anni ha portato 40M di pax in più solo a IST. Senza parlare del contesto economico diametralmente opposto al nostro: loro su, noi giù.
Triste anche vedere che Riggio ha nella sottrazione di potere dovuta alla creazione dell'ART uno dei suoi principali crucci. Oscene le parole di Scaramella che alla guida di una compagnia che fatto dell'assistenzialismo pubblico una bandiera, si scaglia sui predatori del Nord (Europa).
Persino una compagnia come Norwegian che ha costi norvegesi riesce a guadagnare soldi, a testimonianza del fatto che il problema sono le compagnie italiane, piccole mal gestite ed asservite a tutti i potentati immaginabili possibili, tranne che al mercato. Che anzi, vieni visto come una grandissima sfiga cui ci costringe l'adesione alla UE.
Condivisibile l'appello alla chiusura dei micro-aeroporti, che ovviamente non verrà ascoltato.
 
E' triste leggere di paragoni perdenti con la Turchia senza specificare che in quest'ultimo paese hanno rilanciato alla grande TK, scelta che negli ultimi 10 anni ha portato 40M di pax in più solo a IST. Senza parlare del contesto economico diametralmente opposto al nostro: loro su, noi giù.

THY su Ataturk e in misura relativamente minore anche Pegasus che ha contribuito massicciamente a portare Sabiha Gokcen da 245.000 pax del 2004 (numeri da uno dei tanti aeroporti inutili italiani) a 18.600.000 nel 2014.....più di Malpensa per intenderci.
E quest'anno cresce nei primi anno/su/anno del 36%! Vuol dire che se questi ritmi dovessero confermarsi tali per tutto l'anno.....chiuderà a 25.000.000.

Ataturk probabilmente chiuderà intorno ai 58 mln quest'anno, e nel non lontanissimo 2002 ne faceva appena 11.300.000.


Con questi tassi di crescita (senza contare anche le varie Antalya...) c'è poco da fare confronti con la Turchia, anzi è già buono che la forbice sia solo di 150 vs 144 mln.
Anche perchè difficilmente si chiuderà, tenderà a spalancarsi.
 
Non mi sembra proprio che la situazione finanziaria complessiva degli aeroporti italiani sia così critica. Molto spesso le perdite riguardano i piccoli aeroporti, mentre quelli medio grandi hanno tendenzialmente i conti in ordine.
Da una rapida ricerca, nel 2013 dovrebbero essere in attivo le società che gestiscono TRN, LIN-MXP, BGY, TFS-VCE, BLQ, PSA, FLR, CIA-FCO, NAP e BDS-BRI. La lista non è esaustiva, ma rende bene l'idea.
E' triste leggere di paragoni perdenti con la Turchia senza specificare che in quest'ultimo paese hanno rilanciato alla grande TK, scelta che negli ultimi 10 anni ha portato 40M di pax in più solo a IST. Senza parlare del contesto economico diametralmente opposto al nostro: loro su, noi giù.
Triste anche vedere che Riggio ha nella sottrazione di potere dovuta alla creazione dell'ART uno dei suoi principali crucci. Oscene le parole di Scaramella che alla guida di una compagnia che fatto dell'assistenzialismo pubblico una bandiera, si scaglia sui predatori del Nord (Europa).
Persino una compagnia come Norwegian che ha costi norvegesi riesce a guadagnare soldi, a testimonianza del fatto che il problema sono le compagnie italiane, piccole mal gestite ed asservite a tutti i potentati immaginabili possibili, tranne che al mercato. Che anzi, vieni visto come una grandissima sfiga cui ci costringe l'adesione alla UE.
Condivisibile l'appello alla chiusura dei micro-aeroporti, che ovviamente non verrà ascoltato.

non vorrei sbagliarmi ma anche SAC a CTA dovrebbe aver chiuso in positivo
 
Oscene le parole di Scaramella che alla guida di una compagnia che fatto dell'assistenzialismo pubblico una bandiera, si scaglia sui predatori del Nord (Europa).
Persino una compagnia come Norwegian che ha costi norvegesi riesce a guadagnare soldi, a testimonianza del fatto che il problema sono le compagnie italiane, piccole mal gestite ed asservite a tutti i potentati immaginabili possibili, tranne che al mercato. Che anzi, vieni visto come una grandissima sfiga cui ci costringe l'adesione alla UE.

Straquoto.
 
Caspita se se ne' è accorta anche l'ENAC....allora i dati sono davvero preoccupanti. Ma dov'era l'ENAC quando i nostri governanti progettavano e realizzavano aeroporti (INUTILI) internazionali ogni 50 km???
 
ma un aeroporto a regione (con esclusione di Sicilia e Sardegna dove 2 sono ok) non sarebbero più che sufficienti se hanno capitale pubblico?
 
Dopo i milioni di euro annuali per contratti Rayanair ripianati con mutui in corso!!!! Con quello che costa la soc. SAGA, pur di rientrare nei fatidici aeroporti di interesse nazionale ( più di 500 mila/pax annui) ora succede anche questo. E l'ENAC parla di aeroporti al collasso? Se ne accorgono ora... nooo è una burletta!!!!!
PESCARA. La Regione Abruzzo ricapitalizzerà la Saga per un importo pari a circa 6 milioni di euro.
I soldi dunque arriveranno, il salvagente è stato lanciato: è stato lo stesso presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, in qualità di maggior azionista della Saga, a comunicarlo nel corso della convocazione dell'Assemblea straordinaria e ordinaria dei soci, che si è svolta nella tarda mattina di ieri nella sede dell'aeroporto dell'Abruzzo.
Cambiano le giunte ma la Saga è sempre in rosso (e non si è mai capito il perchè) e tutti sono sempre pronti a ripianare i debiti. Una gestione proficua, in attivo, capace di generare davvero economia intorno al turismo non c'è mai stata. In compenso i soldi sono usciti per finanziare operazioni -anche nel lontano passato- che non sempre hanno ottenuto ricadute considerevoli sul territorio puntando via via su questa o quella compagnia.
Se fino a due mesi fa la ricapitalizzazione sembrava impossibile («gli enti non hanno i soldi»), alla fine la Regione ha aperto il portafogli. Resta sul tavolo la difficoltà di far vivere un aeroporto che non ha un bacino di utenza sufficiente né una politica turistica regionale alle spalle in grado di farlo funzionare senza difficoltà e drenare continuamente risorse non è certo la soluzione migliore.
Rinunciare all'aeroporto sarebbe una scelta fallimentare in partenza ma tenerne uno in costante deficit non è una scelta migliore.
Inoltre le passate gestioni hanno potuto contare su una costante nebbia che avvolgeva i bilanci e le scelte strategiche. Oggi nonostante le nuove norme impongano la pubblicazione di tutti i documenti la Saga è ancora indietro ed ancora molto il lavoro da fare.
«All'aeroporto crediamo e puntiamo - ha chiarito D’Alfonso- perché ci garantisce la connettività con l'Europa e con il mondo».
Purtuttavia, sulla questione della compartecipazione economica, il presidente è stato chiaro e ha chiesto che si punti «progressivamente all'approvvigionamento finanziario occorrente, attraverso la vendita dei servizi aeroportuali ai vettori che ci dobbiamo impegnare a programmare, affinché scelgano l'aeroporto dell'Abruzzo quale hub per i collegamenti dello spazio aereo da e per il Mediterraneo».

Insomma, pare di aver capito: adesso i soldi ve li diamo ma lo scalo deve farcela economicamente da sola. Che poi è la stessa cosa che sostiene l’Unione Europea.
Solo 6 mesi fa la Consulta ha bocciato 5,5 milioni di euro che la Regione aveva girato allo scalo pescarese ritenendoli «aiuti di Stato che falsano la concorrenza»
Il presidente ha quindi aggiunto che l'Ente Regione è «ambiziosamente interessata a programmare con Saga interventi di riqualificazione degli spazi destinati alla vita commerciale e all'erogazione dei servizi, puntando a diventare un sito aeroportuale capace anche di elevatissima accoglienza turistica».
Una ulteriore via di potenziamento della Saga passa attraverso il «dialogo competitivo con Enac e il Ministero dei Trasporti, per difendere e promuovere la potenzialità dello scalo abruzzese, nella mappa degli spostamenti aerei di intesse della nostra regione».
Infine D'Alfonso ha chiesto che il nuovo Piano industriale sia sottoposto «ad una disamina di merito di Confindustria e delle altre espressioni produttive, come quelle turistiche, perché il Piano industriale costituisca lo strumento per prefigurare il punto di arrivo dell'autosostenibilità finanziaria».
 
ma un aeroporto a regione (con esclusione di Sicilia e Sardegna dove 2 sono ok) non sarebbero più che sufficienti se hanno capitale pubblico?

se si adottava questa strategia fin dall'inizio non ci sarebbero stati tutti questi "buchi finanziari....ora è tardi