Emirates punta su Milano
Si intensificano i contatti in vista della liberazione degli slot
La compagnia di Dubai pronta a crescere ancora nello scalo di Malpensa
La faccia nuova di Malpensa non ha solo i tratti teutonici di Lufthansa Italia. E non è solo la branca italiana del colosso tedesco a doversi insinuare negli spazi stretti lasciati agli accordi bilaterali tra stati che regolano il traffico areonautico. Ad affacciarsi con sempre più convinzione sullo scalo della brughiera, raccogliendo spazi vuoti e reclamandone ancora di più, è infatti Emirates, la compagnia degli Emirati guidata dal plenipotenziario areonautico Sheikh Ahmed bin Saeed Al Maktoum, che dal primo di gennaio ha raddoppiato la frequenza dei voli dall'ex hub lombardo, e oggi raggiunge Dubai due volte al giorno decollando proprio da Malpensa. Se il recente raddoppio è già in atto, le mire espansive del vettore del Golfo non sarebbero ancora esaurite. Sarebbe stato svolto di recente un sondaggio presso le autorità competenti, da parte di Dubai, per aumentare ulteriormente la presenza sul mercato italiano e su Malpensa in particolare.
Emirates sarebbe addirittura interessata ad aggiungere un terzo volo quotidiano, e non esclude l'ipotesi di instaurarne un quarto: per sfruttare il traffico tra nord Italia e Golfo, ma anche per alimentare il suo hub di riferimento — Dubai —, facendone il trampolino di lancio verso Africa e Asia. Il problema, a questo punto, è giuridico e politico. Già per consentire il raddoppio dei voli appena realizzato, infatti, l'Enac ha concesso una deroga semestrale rispetto ad accordi bilaterali che invece non prevedevano la possibilità di un doppio volo. La deroga è semestrale, può essere rinnovata, ma certo non permette alle compagnie di radicare il proprio network né di pianificare con costanza la propria crescita nè il proprio radicamento. E se il problema si è già posto adesso, tanto più varrà qualora saranno confermate le intenzioni di ulteriore, robusta crescita del vettore di Dubai. Del resto, mentre in molti hanno invocato come prioritaria la necessità di liberalizzare gli slot per un aeroporto — Malpensa — che è invero assai lontano dal punto di saturazione e che ha ancora disponibili diverse bande orarie appetibili, la vera questione sta piuttosto nella volontà (e nella pazienza) politica che è richiesta per ricontrattare gli accordi con i paesi terzi.
Il caso di Emirates, del resto, dimostra che non basta avere mercato per crescere nel mercato areonautico: la frequenza del volo Milano-Dubai è diventata quotidiana solo nel marzo del 2006, i fattori di riempimento della classe economica si sono stabilizzati presto attorno all'80%, mentre business e first viaggiano attorno al 90%. L'abbandono della rotta da parte di Alitalia ha liberato ulteriori quote di mercato, propiziando nuove occasioni per Emirates. Che iniziano a proporsi, silenziosamente, come attore alternativo (o complementare) rispetto a Lufthansa che, chiamatasi fuori dalla vicenda Alitalia, procede il suo radicamento lombardo. Ad arbitrare imparzialmente la vicenda, restano al momento accordi bilaterali complicati. E, per ora, segretissimi.
Jacopo Tondelli
12 gennaio 2009
http://www.corriere.it/economia/09_genn ... aabc.shtml
Si intensificano i contatti in vista della liberazione degli slot
La compagnia di Dubai pronta a crescere ancora nello scalo di Malpensa
La faccia nuova di Malpensa non ha solo i tratti teutonici di Lufthansa Italia. E non è solo la branca italiana del colosso tedesco a doversi insinuare negli spazi stretti lasciati agli accordi bilaterali tra stati che regolano il traffico areonautico. Ad affacciarsi con sempre più convinzione sullo scalo della brughiera, raccogliendo spazi vuoti e reclamandone ancora di più, è infatti Emirates, la compagnia degli Emirati guidata dal plenipotenziario areonautico Sheikh Ahmed bin Saeed Al Maktoum, che dal primo di gennaio ha raddoppiato la frequenza dei voli dall'ex hub lombardo, e oggi raggiunge Dubai due volte al giorno decollando proprio da Malpensa. Se il recente raddoppio è già in atto, le mire espansive del vettore del Golfo non sarebbero ancora esaurite. Sarebbe stato svolto di recente un sondaggio presso le autorità competenti, da parte di Dubai, per aumentare ulteriormente la presenza sul mercato italiano e su Malpensa in particolare.
Emirates sarebbe addirittura interessata ad aggiungere un terzo volo quotidiano, e non esclude l'ipotesi di instaurarne un quarto: per sfruttare il traffico tra nord Italia e Golfo, ma anche per alimentare il suo hub di riferimento — Dubai —, facendone il trampolino di lancio verso Africa e Asia. Il problema, a questo punto, è giuridico e politico. Già per consentire il raddoppio dei voli appena realizzato, infatti, l'Enac ha concesso una deroga semestrale rispetto ad accordi bilaterali che invece non prevedevano la possibilità di un doppio volo. La deroga è semestrale, può essere rinnovata, ma certo non permette alle compagnie di radicare il proprio network né di pianificare con costanza la propria crescita nè il proprio radicamento. E se il problema si è già posto adesso, tanto più varrà qualora saranno confermate le intenzioni di ulteriore, robusta crescita del vettore di Dubai. Del resto, mentre in molti hanno invocato come prioritaria la necessità di liberalizzare gli slot per un aeroporto — Malpensa — che è invero assai lontano dal punto di saturazione e che ha ancora disponibili diverse bande orarie appetibili, la vera questione sta piuttosto nella volontà (e nella pazienza) politica che è richiesta per ricontrattare gli accordi con i paesi terzi.
Il caso di Emirates, del resto, dimostra che non basta avere mercato per crescere nel mercato areonautico: la frequenza del volo Milano-Dubai è diventata quotidiana solo nel marzo del 2006, i fattori di riempimento della classe economica si sono stabilizzati presto attorno all'80%, mentre business e first viaggiano attorno al 90%. L'abbandono della rotta da parte di Alitalia ha liberato ulteriori quote di mercato, propiziando nuove occasioni per Emirates. Che iniziano a proporsi, silenziosamente, come attore alternativo (o complementare) rispetto a Lufthansa che, chiamatasi fuori dalla vicenda Alitalia, procede il suo radicamento lombardo. Ad arbitrare imparzialmente la vicenda, restano al momento accordi bilaterali complicati. E, per ora, segretissimi.
Jacopo Tondelli
12 gennaio 2009
http://www.corriere.it/economia/09_genn ... aabc.shtml