Il futuro di Fiumicino rimane appeso alle decisioni di una miriade di soggetti che, però, sembrano sempre più vicini a un accordo sul futuro del maggiore aeroporto italiano. D’altra parte Adr, la società che controlla lo scalo romano e che è controllata da Gemina, è alle prese con una situazione patrimoniale fragile, con un azionariato (quello di Gemina) ancora diviso sulle strategie, con i pesanti strascichi del fallimento di Alitalia e con delle prospettive di ammodernamento che sembrano legate necessariamente alle decisioni dell’Enac sull’aumento delle tariffe aeroportuali.
Per domani il mercato attende il piano di sviluppo di Adr presentato a Enac. Adr registrava alla fine di giugno debiti per oltre 1,3 miliardi di euro, perdite da 611 mila euro e un calo degli investimenti da 111,7 a 23,5 milioni di euro nel giro di un anno (i dati sono semestrali). La quadratura del cerchio ora dovrebbe venire dalle nuove tariffe Enac che consentono un incremento di 3 euro per gli aeroporti con passeggeri superiori ai 10 milioni l’anno (in pratica Fiumicino e Malpensa, ma non Linate).
Questo dovrebbe consentire a chi avrà le spalle abbastanza larghe da sottoscrivere l’aumento di capitale di Adr di rifarsi, un domani, dell’investimento. Stamane giustamente Gemina ha sottolineato di non avere allo studio un aumento di capitale: il gruppo d’altra parte ha un patrimonio netto di 1,7 miliardi di euro e un debito netto finanziario di 1,43 miliardi di euro e quindi, per sé può reggere anche se ha chiuso lo scorso semestre con perdite da 37,3 milioni di euro. Diversa la situazione di Adr che a fronte del citato debito di 1,33 miliardi di euro ha un patrimonio netto di poco più di 700 milioni. Quanto costerebbe a Gemina un aumento di capitale di Adr da 500 milioni di euro? Quasi altrettanto visto che Gemina ne controlla il 95,8% ed enti locali e altri azionisti hanno solo le quote rimanenti. A sua volta una simile cifra dovrebbe ovviamente essere spartita tra i vari azionisti, a partire da i Benetton che controllano il 34,13% di Gemina e che sembrano da sempre ben disposti a un rifinanziamento della società.
Meno entusiasti - ed è dubbio ormai di lungo corso - Ligresti (3%) e Silvano Toti (12,26% di Gemina) mentre poco si sa ancora delle intenzioni di Mediobanca (12,65%), Unicredit (2%) e Generali (2,87%). Come noto i soci finanziari hanno importanti intrecci azionari fra loro e a loro volta con la stessa Adr il cui presidente è da tempo Roberto Palenzona, presidente anche di Assaeroporti e vicepresidente di Unicredit oltre che membro del consiglio di sorveglianza di Mediobanca.
Secondo quanto anticipato oggi da Il Sole 24 Ore il nuovo piano di Adr prevederebbe 3,6 miliardi di euro di investimenti in 10 anni, quindi 360 milioni di euro l’anno, dunque molti di più sia dei 111,7 milioni di euro del 2008 che degli 85,4 milioni di euro investiti nel 2007. Di certo serve un diverso profilo reddituale e patrimoniale della società, se si vuole che questi impegni vengano rispettati. Probabilmente se fosse confermato l’interesse di Changhi o della Singapore Airlines, un’aumento di capitale potrebbe essere una buona occasione per imbarcare un socio industriale che potrebbe anche favorire progetti di più ampio respiro per il futuro. La palla, ancora una volta, torna ai Ligresti, ai Toti e alle banche. Sperando che l’anno prossimo il sindaco di Roma non si trovi nuovamente in difficoltà a Fiumicino…
fonte:financeaggregator.com