Aeroporto “Colombo”, vendita al palo Genova - Ebitda e durata della concessione rendono la cessione di quote sconveniente per i soci. Il valore della società di gestione si è dimezzato. E la gara non va.
Genova - Nessuno ne parla più, della privatizzazione dell’aeroporto di Genova. Non perché non ci siano novità: semplicemente, sono scomode. Dopo che nel 2011 l’Autorità portuale ha tentato di vendere la sua quota (60%) per 30 milioni di euro con una gara andata poi deserta, negli ultimi anni la società di gestione del “Colombo” ha dimezzato il suo valore. Il trascorrere del tempo ha accorciato la durata della concessione, rimasta ferma al 2027 a fronte di un piano d’investimenti Enac che richiede 40 milioni di interventi. Parallelamente, l’ebitda del gestore, indicatore utilizzato con un moltiplicatore per individuare il valore della società, si è dimezzato, dimezzando il prezzo. Morale: vendere adesso sarebbe un bagno di sangue per tutti i soci.Oltre due anni gli azionisti hanno impiegato per trovare un accordo sulla privatizzazione, operazione destinata a imbarcare un partner industriale capace di fare investimenti per rilanciare i traffici (in calo) dello scalo.
Autorità portuale (60%), Camera di commercio di Genova (25%) e Adr (15%) aveva deciso che sarebbero andati a gara insieme per cedere un 80% della società: il restante 20% sarebbe rimasto nelle mani dell’ente camerale e dell’Authority, a garanzia di presenza pubblica. Quindi si è deciso di affidare a Ernst & Young l’aggiornamento del valore della società, perché il prezzo individuato nel 2011 da Kpmg è stato superato dai tempi e dai fatti. Ufficialmente l’aggiornamento non è ancora pronto.Fonti qualificate rivelano invece che l’advisor avrebbe completato il lavoro, ma i risultati sono deludenti e problematici per gli azionisti. L’Ebitda di Aeroporto di Genova Spa si è dimezzato negli ultimi anni, portandosi appresso il valore della società. Vendere adesso, con questo conto economico e questa concessione, sarebbe insomma un bagno di sangue.Nel 2010 Kpmg aveva valutato il 60% dell’Autorità portuale cedibile a un prezzo base d’asta di 30 milioni di euro. Negli anni presi in esame, l’ebitda medio era di 2,5 milioni e il fatto che il 100% della società venisse valutato 50 milioni dimostrava che il moltiplicatore utilizzato era 20, quando invece in media quello degli scali italiani è 8 e per alcuni aeroporti europei si arriva a 16.
Ai tempi fu spiegato che l’alta valorizzazione del “Colombo” era dovuta alle grandi potenzialità di sviluppo dello scalo.Recentemente è stato chiesto a Ernst & Young di aggiornare il prezzo, anche in funzione del fatto che in vendita questa volta ci finirebbe l’80% della società, cioè una quota che garantisce il controllo dell’amministrazione straordinaria. E qui arriva la pessima sorpresa.Secondo quanto ricostruito dal Secolo XIX, essendosi dimezzato l’ebitda anche il prezzo di vendita si è dimezzato. Tanto più che un moltiplicatore alto non è più proponibile: il potenziale acquirente si ritroverebbe infatti a gestire un’infrastruttura non brillante sino al 2027, per giunta obbligato a sborsare 40 milioni per adempiere al piano di investimenti chiesto dall’Enac a fronte della concessione.
Il tempo perso, insomma, ha giocato a sfavore della società: conto economico e traffici sono in calo, mentre la durata della concessione si è ristretta. Fonti interne rivelano inoltre che l’aeroporto di Genova ha un costo del lavoro superiore al dato nazionale: 65mila euro in media per addetto a fronte di una media nazionale ferma a 45-50mila euro.La privatizzazione del “Colombo” finisce insomma in stallo totale. A meno che i soci non abbassino le (ormai infondate) pretese d’incasso. La palla è adesso in mano agli azionisti: possibile che tentino la strada dell’Enac, per ottenere un prolungamento della concessione e un forte ridimensionamento del piano d’investimenti. Di certo ci sono solo i passeggeri in calo e la possibilità di un rilancio che sfuma all’orizzonte.
http://www.themeditelegraph.it/it/t...endita-palo-Uiv4e8mrDlROE8JpasUv7O/index.html