La situazione è pesante, le reazioni possono ora essere imprevedibili su entrambi i -folli- fronti.
Che ne sarà?
Che ne sarà?
Sarà che gli americani se ne staranno tranquilli a casa loro a 8mila km dalla regione, sacrificheranno qualche soldato e chi se la prenderà pesantemente in quel posto saremo noi europei. Naturalmente più rigore pre imbarco e molte limitazioni nel trasporto aereo. Che bel venti venti che ci aspetta.
Che bel venti venti che ci aspetta.
Credo Kuwait sia riferito alla famosa invasione Iraqena e successiva guerra del golfo.
@ 13900 le cose stanno cosi, purtroppo.
Poiché scrivere di geopolitica è parte fondamentale del mio lavoro provo in modo estremamente asettico a riassumere quanto accaduto e quali scenari potranno avvenire in futuro.
L’eliminazione del Generale Soleimani bisogna leggerla con una duplice visione: quella della politica interna americana e quella della politica estera.
Nel primo caso con l’avvento della campagna elettorale per il 2020 il Presidente Trump (solo lui può aver dato l’ok finale) ricompatta il partito repubblicano e mette sotto un certo aspetto il leggera difficoltà il partito democratico che ieri, nelle varie dichiarazioni dei diversi candidati, non ha potuto che accodarsi alla decisione della Casa Bianca. Anche la speaker Pelosi, che di certo non adora Trump, ha in qualche modo appoggiato il blitz in nome della difesa dei principi americani.
Il secondo caso è molto più complesso ed indecifrabile. Soleimani era un generale estremamente popolare, capace e pragmatico. Era in un qualche modo un personaggio molto utile anche ai paesi esteri perché trovavano in lui un interlocutore credibile e preparato, cosa assai rara in un medio oriente non facile da inquadrare specie in questo periodo storico. La sua uccisione, avvenuta simbolicamente a Baghdad e quindi fuori dall’Iran, indica (forse) la volontà di dare un segnale a Teheran in merito all’intransigenza americana alle possibili intensificazioni della propria influenza nella zona araba sunnita. Ricordiamo sempre infatti che l’Iran è uno stato persiano sciita. Ciò che però stupisce è che l’Iran, per motivi di politica interna specie economica, non vive un periodo proposero e florido. Pertanto e’ abbastanza unanime il giudizio sul fatto che pare difficile prevedere che Teheran avesse in questa fase una capacità così profonda da poter influenzare l’area intera diventando un paese egemone a discapito degli storici alleati USA. Pare poco chiaro quindi il perché di un azione così radicale e dalle conseguenze ad oggi inimmaginabile su scala locale e mondiale.
Ultima considerazione. Se la Cina potrà essere a breve un competitor degli USA in ambito commerciale ed economico ad oggi Washington è ancora indiscutibilmente leader mondiale sotto l’aspetto militare. Colpire l’Iran per indebolirlo economicamente con blitz mirati non è di certo una cosa impossibile per gli USA. Uccidere un Generale con un raid di questo tipo è invece una decisione del tutto politica e frutto di un ragionamento non di certo casuale. Quale? In molti (tra cui io) stanno cercando di capirlo da qualche ora.
Ps questione aeronautica. E’ ancora presto per dire se e quale sarà la reazione Iraniana. Certo è che, oltre ad un sensibile aumento del greggio e quindi dei carburanti, basta guardare Flightradar24 per vedere il traffico dei due corridoi che passano sull’Iraq e sull’Iran. Eventuali teatri di guerra potrebbero avere pesanti conseguenze anche sotto questo aspetto.
Buona giornata a tutti
Il Clinton era sotto impeachment ed è partito un attacco all Iraq e l’assurda invasione di Grenada; ora tocca a Trump e guarda caso parte questa offensiva.
Diceva bene il buon Mentana ieri sera; la tendenza a risolvere problemi di politica interna a colpi di cannonate nel mondo è ormai chiara negli USA.
Quanto al riferimento al Kuwait, si, guerra del golfo del 92 che quasi paralizzó il traffico aereo mondiale, una pesantissima crisi per il nostro settore, pure peggio del 9/11 forse.
Approfitto di questo post e della tua analisi sulle ricadute di politica interna per fare una domanda (forse stupida e a cui non è possibile ipotizzare una risposta): se al posto di Trump ci fosse stata la Clinton, credi che si sarebbe comportata in modo diverso?
Quotone, e grande Mentana: l'ho ascoltato anche io ieri sera.
Il Clinton era sotto impeachment ed è partito un attacco all Iraq e l’assurda invasione di Grenada; ora tocca a Trump e guarda caso parte questa offensiva.
Ciao Ulisse382 e benvenuto sul forum.
Condivido la tua analisi, compresi i dubbi sui reali obiettivi di un'operazione di questo genere a fronte dei possibili rischi.
Probabilmente c'è anche una parte della storia non visibile pubblicamente.
A dire il vero mi risulta che Grenada sia stata invasa nel 1983 da Reagan.