Crisi USA IRAN, rischiamo un altro Kuwait?


Sarà che gli americani se ne staranno tranquilli a casa loro a 8mila km dalla regione, sacrificheranno qualche soldato e chi se la prenderà pesantemente in quel posto saremo noi europei. Naturalmente più rigore pre imbarco e molte limitazioni nel trasporto aereo. Che bel venti venti che ci aspetta.
 
Non so esattamente cosa significhi il paralellismo col Kuwait, e di geopolitica ne capisco poco; però mi sono fatto una piccola cultura, oggi, leggendo articoli e sentendo interviste di personaggi vicini all'ambito conservatore americano, di quelli che le armi non uccidono e il cambiamento climatico non esiste. In ordine sparso:

1) Trump è un figo perchè ha reagito alle minacce all'ambasciata mandando x-mila soldati, n-elicotteri, y-aerei. ("Trump's Benghazi", la chiamavano su Fox)
2) Trump è un figo perchè ha punito chi, stando sempre a questi personaggi, ha minacciato l'ambasciata e in generale attaccava gli americani in Iraq
3) Con questa faccenda, Trump ha la rielezione in saccoccia e lo stop all'impeachment garantito
4) "What next?" non è stata una domanda fatta da nessuno

Sarà che gli americani se ne staranno tranquilli a casa loro a 8mila km dalla regione, sacrificheranno qualche soldato e chi se la prenderà pesantemente in quel posto saremo noi europei. Naturalmente più rigore pre imbarco e molte limitazioni nel trasporto aereo. Che bel venti venti che ci aspetta.

Nella classifica di chi se la prende in quel posto, in questa gara di imbecillità, vincono di gran lunga i curdi, gli iraniani e agli iracheni 'della strada'.
 
Credo Kuwait sia riferito alla famosa invasione Iraqena e successiva guerra del golfo.

@ 13900 le cose stanno cosi, purtroppo.
 
Ho preso un volo per Teheran tre giorni fa per fine febbraio. Tempismo perfetto.
 
Credo Kuwait sia riferito alla famosa invasione Iraqena e successiva guerra del golfo.

@ 13900 le cose stanno cosi, purtroppo.

L'Iraq invase il Kuwait perchè era stato uno dei principali finanziatori iracheni contro l'Iran, e a guerra finita cercò di fatto di strangolare un Iraq in profonda crisi chiedendo la restituzione dei prestiti di guerra.
L'Iran non ha un contenzioso con il Kuwait invece. Per quello non capivo il parallelo.

A meno che non si stabilisca la regola che, ogni volta che qualcuno si incazza nella regione, non si decida di fare un mazzo così al Kuwait. Così, tanto per sfogarsi.
 
Poiché scrivere di geopolitica è parte fondamentale del mio lavoro provo in modo estremamente asettico a riassumere quanto accaduto e quali scenari potranno avvenire in futuro.

L’eliminazione del Generale Soleimani bisogna leggerla con una duplice visione: quella della politica interna americana e quella della politica estera.

Nel primo caso con l’avvento della campagna elettorale per il 2020 il Presidente Trump (solo lui può aver dato l’ok finale) ricompatta il partito repubblicano e mette sotto un certo aspetto il leggera difficoltà il partito democratico che ieri, nelle varie dichiarazioni dei diversi candidati, non ha potuto che accodarsi alla decisione della Casa Bianca. Anche la speaker Pelosi, che di certo non adora Trump, ha in qualche modo appoggiato il blitz in nome della difesa dei principi americani.

Il secondo caso è molto più complesso ed indecifrabile. Soleimani era un generale estremamente popolare, capace e pragmatico. Era in un qualche modo un personaggio molto utile anche ai paesi esteri perché trovavano in lui un interlocutore credibile e preparato, cosa assai rara in un medio oriente non facile da inquadrare specie in questo periodo storico. La sua uccisione, avvenuta simbolicamente a Baghdad e quindi fuori dall’Iran, indica (forse) la volontà di dare un segnale a Teheran in merito all’intransigenza americana alle possibili intensificazioni della propria influenza nella zona araba sunnita. Ricordiamo sempre infatti che l’Iran è uno stato persiano sciita. Ciò che però stupisce è che l’Iran, per motivi di politica interna specie economica, non vive un periodo proposero e florido. Pertanto e’ abbastanza unanime il giudizio sul fatto che pare difficile prevedere che Teheran avesse in questa fase una capacità così profonda da poter influenzare l’area intera diventando un paese egemone a discapito degli storici alleati USA. Pare poco chiaro quindi il perché di un azione così radicale e dalle conseguenze ad oggi inimmaginabile su scala locale e mondiale.

Ultima considerazione. Se la Cina potrà essere a breve un competitor degli USA in ambito commerciale ed economico ad oggi Washington è ancora indiscutibilmente leader mondiale sotto l’aspetto militare. Colpire l’Iran per indebolirlo economicamente con blitz mirati non è di certo una cosa impossibile per gli USA. Uccidere un Generale con un raid di questo tipo è invece una decisione del tutto politica e frutto di un ragionamento non di certo casuale. Quale? In molti (tra cui io) stanno cercando di capirlo da qualche ora.

Ps questione aeronautica. E’ ancora presto per dire se e quale sarà la reazione Iraniana. Certo è che, oltre ad un sensibile aumento del greggio e quindi dei carburanti, basta guardare Flightradar24 per vedere il traffico dei due corridoi che passano sull’Iraq e sull’Iran. Eventuali teatri di guerra potrebbero avere pesanti conseguenze anche sotto questo aspetto.

Buona giornata a tutti
 
Ciao Ulisse382 e benvenuto sul forum.

Condivido la tua analisi, compresi i dubbi sui reali obiettivi di un'operazione di questo genere a fronte dei possibili rischi.
Probabilmente c'è anche una parte della storia non visibile pubblicamente.
 
Non escludo neanche che si possa trattare di un messaggio per Cina&Russia visti i rapporti economici e militari sempre più intensi che questi ultimi stanno tenendo con l'Iran.
 
La mia analisi a caldo e freddo è che siamo governati da enormi teste di cazzo. Da sempre. Gli scenari quali sono stati sono e saranno? La popolazione paga sempre, i politici e i generali guerrafondai non muoiono mai sul campo di battaglia. Vaffanculo!
 
Poiché scrivere di geopolitica è parte fondamentale del mio lavoro provo in modo estremamente asettico a riassumere quanto accaduto e quali scenari potranno avvenire in futuro.

L’eliminazione del Generale Soleimani bisogna leggerla con una duplice visione: quella della politica interna americana e quella della politica estera.

Nel primo caso con l’avvento della campagna elettorale per il 2020 il Presidente Trump (solo lui può aver dato l’ok finale) ricompatta il partito repubblicano e mette sotto un certo aspetto il leggera difficoltà il partito democratico che ieri, nelle varie dichiarazioni dei diversi candidati, non ha potuto che accodarsi alla decisione della Casa Bianca. Anche la speaker Pelosi, che di certo non adora Trump, ha in qualche modo appoggiato il blitz in nome della difesa dei principi americani.

Il secondo caso è molto più complesso ed indecifrabile. Soleimani era un generale estremamente popolare, capace e pragmatico. Era in un qualche modo un personaggio molto utile anche ai paesi esteri perché trovavano in lui un interlocutore credibile e preparato, cosa assai rara in un medio oriente non facile da inquadrare specie in questo periodo storico. La sua uccisione, avvenuta simbolicamente a Baghdad e quindi fuori dall’Iran, indica (forse) la volontà di dare un segnale a Teheran in merito all’intransigenza americana alle possibili intensificazioni della propria influenza nella zona araba sunnita. Ricordiamo sempre infatti che l’Iran è uno stato persiano sciita. Ciò che però stupisce è che l’Iran, per motivi di politica interna specie economica, non vive un periodo proposero e florido. Pertanto e’ abbastanza unanime il giudizio sul fatto che pare difficile prevedere che Teheran avesse in questa fase una capacità così profonda da poter influenzare l’area intera diventando un paese egemone a discapito degli storici alleati USA. Pare poco chiaro quindi il perché di un azione così radicale e dalle conseguenze ad oggi inimmaginabile su scala locale e mondiale.

Ultima considerazione. Se la Cina potrà essere a breve un competitor degli USA in ambito commerciale ed economico ad oggi Washington è ancora indiscutibilmente leader mondiale sotto l’aspetto militare. Colpire l’Iran per indebolirlo economicamente con blitz mirati non è di certo una cosa impossibile per gli USA. Uccidere un Generale con un raid di questo tipo è invece una decisione del tutto politica e frutto di un ragionamento non di certo casuale. Quale? In molti (tra cui io) stanno cercando di capirlo da qualche ora.

Ps questione aeronautica. E’ ancora presto per dire se e quale sarà la reazione Iraniana. Certo è che, oltre ad un sensibile aumento del greggio e quindi dei carburanti, basta guardare Flightradar24 per vedere il traffico dei due corridoi che passano sull’Iraq e sull’Iran. Eventuali teatri di guerra potrebbero avere pesanti conseguenze anche sotto questo aspetto.

Buona giornata a tutti

Approfitto di questo post e della tua analisi sulle ricadute di politica interna per fare una domanda (forse stupida e a cui non è possibile ipotizzare una risposta): se al posto di Trump ci fosse stata la Clinton, credi che si sarebbe comportata in modo diverso?
 
Il Clinton era sotto impeachment ed è partito un attacco all Iraq e l’assurda invasione di Grenada; ora tocca a Trump e guarda caso parte questa offensiva.
Diceva bene il buon Mentana ieri sera; la tendenza a risolvere problemi di politica interna a colpi di cannonate nel mondo è ormai chiara negli USA.
Quanto al riferimento al Kuwait, si, guerra del golfo del 92 che quasi paralizzó il traffico aereo mondiale, una pesantissima crisi per il nostro settore, pure peggio del 9/11 forse.
 
Il Clinton era sotto impeachment ed è partito un attacco all Iraq e l’assurda invasione di Grenada; ora tocca a Trump e guarda caso parte questa offensiva.
Diceva bene il buon Mentana ieri sera; la tendenza a risolvere problemi di politica interna a colpi di cannonate nel mondo è ormai chiara negli USA.
Quanto al riferimento al Kuwait, si, guerra del golfo del 92 che quasi paralizzó il traffico aereo mondiale, una pesantissima crisi per il nostro settore, pure peggio del 9/11 forse.

Quotone, e grande Mentana: l'ho ascoltato anche io ieri sera.
 
Approfitto di questo post e della tua analisi sulle ricadute di politica interna per fare una domanda (forse stupida e a cui non è possibile ipotizzare una risposta): se al posto di Trump ci fosse stata la Clinton, credi che si sarebbe comportata in modo diverso?

È sempre molto difficile fare previsioni di questo tipo in considerazione del fatto che la vittoria di Trump per la Casa Bianca è stata in geopolitica (e non solo) uno di quegli eventi che ha cambiato il corso del mondo.
Ciò detto bisogna ricordare che nel luglio del 2015 venne firmato il celebre accordo sul nucleare...e tra i firmatari c’erano gli Stati Uniti con l’allora Segretario di Stato Kerry. Facile pensare quindi, che con una presidenza democratica, l’atteggiamento nei confronti di Teheran sarebbe stato diverso. Con quale esito non lo sapremo mai.