E' la prima volta che leggo un comunicato in cui la dirigenza Gesac indica il low cost come strategia su cui puntare...
Un estratto da un articolo de Il Mattino del 1/4, per me piuttosto significativo:
«Abbandonati dalle istituzioni ma c’è già il piano di rilancio»
Nella sala riunioni della Gesac, c’è profumo di mobili nuovi e ci sono belle poltrone disordinate da una riunione appena conclusa. Il direttore generale Marco Consalvo è trafelato ma si prende tutto il tempo necessario per raccontare il momento di Capodichino. Che succede, Consalvo? «Succede che la crisi ha travolto anche noi. Era naturale, ma stiamo reagendo». In che modo? «Cercando di diventare uno scalo appetibile per nuove compagnie, puntando a un servizio d’eccellenza, offrendo tariffe adeguate. Ci rimbocchiamo le maniche, insomma. Da soli, senza chiedere aiuti alle istituzioni». Però prevedete la mobilità per 42 dipendenti. «Non lasceremo i lavoratori al loro destino. La ristrutturazione avverrà in maniera assolutamente indolore». I sindacati dicono che la crisi è solo una scusa... «Purtroppo i numeri sono indiscutibili. Il grafico in discesa è lì, ed è un tormento anche e soprattutto per noi». Come si esce dal tunnel? «Il futuro del trasporto aereo è nelle low cost e low fare. Solo che queste compagnie portano allo scalo introiti nettamente inferiori». In che senso? «Che un passeggero di una compagnia di bandiera porta, alla nostra società, introiti tre volte superiori a quello di una low cost. Se si passa ai voli a basso prezzo, bisogna necessariamente far crescere il numero di passeggeri». Che, però, diminuiscono... «Ma ci stiamo battendo per invertire la tendenza».
Un estratto da un articolo de Il Mattino del 1/4, per me piuttosto significativo:
«Abbandonati dalle istituzioni ma c’è già il piano di rilancio»
Nella sala riunioni della Gesac, c’è profumo di mobili nuovi e ci sono belle poltrone disordinate da una riunione appena conclusa. Il direttore generale Marco Consalvo è trafelato ma si prende tutto il tempo necessario per raccontare il momento di Capodichino. Che succede, Consalvo? «Succede che la crisi ha travolto anche noi. Era naturale, ma stiamo reagendo». In che modo? «Cercando di diventare uno scalo appetibile per nuove compagnie, puntando a un servizio d’eccellenza, offrendo tariffe adeguate. Ci rimbocchiamo le maniche, insomma. Da soli, senza chiedere aiuti alle istituzioni». Però prevedete la mobilità per 42 dipendenti. «Non lasceremo i lavoratori al loro destino. La ristrutturazione avverrà in maniera assolutamente indolore». I sindacati dicono che la crisi è solo una scusa... «Purtroppo i numeri sono indiscutibili. Il grafico in discesa è lì, ed è un tormento anche e soprattutto per noi». Come si esce dal tunnel? «Il futuro del trasporto aereo è nelle low cost e low fare. Solo che queste compagnie portano allo scalo introiti nettamente inferiori». In che senso? «Che un passeggero di una compagnia di bandiera porta, alla nostra società, introiti tre volte superiori a quello di una low cost. Se si passa ai voli a basso prezzo, bisogna necessariamente far crescere il numero di passeggeri». Che, però, diminuiscono... «Ma ci stiamo battendo per invertire la tendenza».