CAI: si riprende il negoziato tra le tensioni


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Boeing747

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5 Novembre 2005
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Varese
Si riprende il negoziato tra le tensioni: ora trattano anche piloti e hostess
Si incrina il fronte del no, la «disponibilità» dell'Anpac e quella degli assistenti di volo. Oggi si lavora sui contratti

ROMA — La ricerca dell'accordo su Alitalia da parte del governo ieri ha registrato una novità: la riapertura del dialogo con Anpac, Up per i piloti; Anpav Avia e Sdl per gli assistenti di volo, tenuti fuori dai tavoli fino a domenica, impegnati in un'imponente manifestazione sotto Montecitorio durante la giornata e in serata riportati a Palazzo Chigi. Un recupero al tavolo che sarebbe stato fortemente voluto da An, per quanto riguarda i piloti, ma soprattutto dalle categorie di Cgil, Cisl e Uil, indisponibili a chiudere i contratti senza il coinvolgimento degli autonomi. Che hanno già mandato qualche segnale di disgelo e sono stati riconvocati dal governo: l'Anpav, che rappresenta 545 assistenti di volo, ha manifestato una «disponibilità di massima» all'accordo quadro approvato domenica da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Mentre l'Anpac ha giudicato positiva la riconvocazione se davvero si potrà discutere l'accordo quadro: «Sappiamo che il piano industriale è difficilmente ritoccabile — ha detto il presidente Fabio Berti — ma vogliamo un tracciato preciso da parte dell'azienda per uscire dalla crisi». Ieri pomeriggio i sindacati di categoria, ricompattati, avevano annunciato un'intersindacale per ridiscutere oggi l'unico punto fermo ottenuto dall'esecutivo: l'accordo quadro. Una prospettiva non gradita al governo, che vorrebbe l'accordo al più presto, anche a costo di un'intesa separata, comunque prima di giovedì, quando ci sarà l'assemblea di Cai che dovrebbe ratificare l'accordo con i sindacati. Perciò, in tarda serata, si è tenuto un nuovo vertice «riservato» tra il governo, rappresentato dal sottosegretario Gianni Letta, presenti i ministri Maurizio Sacconi (Welfare) e Altero Matteoli (Trasporti), e i segretari generali Guglielmo Epifani (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl), Luigi Angeletti (Uil) e Renata Polverini (Ugl). Lo scopo è parso quello di spingere tutti i segretari, a partire da Epifani, a rispettare l'impegno preso sull'accordo quadro e non cedere alle richieste delle categorie di rivederlo per raggiungere un'intesa quanto più unitaria. «Sui contratti — ha spiegato Bonanni — la soluzione ci sarebbe: si contratta con chi è disponibile oppure si prende a riferimento un contratto a livello europeo» come quello di Air One. Sul punto però dovrà pronunciarsi Cai. Al termine dell'incontro, i «generali » si sarebbero ritrovati d'accordo sulla decisione di procedere oggi sulle linee guida dei contratti con Cai e di provare a stringere su tutto domani. Quanto all'intersindacale sull'accordo quadro convocata dalle categorie, Angeletti ha tagliato corto: «Non credo si farà perché non si può rimettere in discussione il sì che noi segretari generali abbiamo dato».

Ma il nodo della Cgil resta serio. Anche il premier Berlusconi ne ha parlato ieri a «Porta a porta»: «In diverse fasi della trattativa ci sono stati interventi, per esempio del capo della Cgil, che parevano molto influenzati dalla politica». Insomma, alla fine, a ciascuno dei partecipanti alla partita, compresa Cai, toccherà decidere a quali condizioni chiudere e se accettare, ad esempio, un'ipotesi, forse per ora la più condivisa, che contempli un accordo separato che lasci fuori solo i piloti o Sdl. Intanto emergono nuovi particolari del piano concordato con Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Prima di tutto la scelta di riportare la maggior parte delle rotte intercontinentali su Malpensa: delle 18 rotte previste, 14 saranno nello scalo varesino, 4 a Fiumicino. Una notizia che fa il paio con quello che ha detto ieri Berlusconi: «Malpensa potrebbe essere confermato come importante hub europeo ». Ma il premier ha anche espresso una preferenza per Lufthansa: «L'alleanza più conveniente per Malpensa». Il piano prevede un pareggio operativo in due anni con una stima del prezzo del petrolio a 128 euro. Ma il prezzo oggi è sceso intorno ai cento e se la discesa proseguisse, Cai sarebbe disposta a riconsiderare tutti i valori del piano con una maggiore impegno pari al 10-20%. Le modifiche ai contratti proposte da Cai saranno oggetto dei prossimi confronti. Ma intanto si viene a sapere che il taglio medio lordo ai salari non sarà più del 25% ma del 20%. Quanto all'impegno ulteriore offerto da Cai, non sarebbe di 100 milioni di euro ma di 60-70 milioni. Berlusconi ha detto ieri di essersi speso «personalmente a tenere insieme» la cordata e che in questi ultimi giorni la compagnia «più di una volta mi ha detto: ma chi ce lo fa fare? Va bene l'amor patrio, ma fino a un certo punto». La replica di Massimo D'Alema (Pd) non si è fatta attendere: «Berlusconi ha scelto la soluzione più costosa per cittadini e lavoratori. Ma noi non soffiamo sul fuoco per far fallire Alitalia, come ha fatto lui».

Antonella Baccaro - Corriere della Sera
 
La trincea del Pd: aiutiamo Epifani
Tonini: «Non siamo quelli del tanto peggio tanto meglio»

Dopo l’offensiva di Berlusconi su Alitalia, nel Pd hanno capito che per difendersi bisognava difendere la Cgil, «sostenere Guglielmo», come ha detto Veltroni riferendosi a Epifani. Veltroni si è reso conto che — anche a costo di smentirsi dopo appena due giorni — era necessario riposizionare il partito, abbandonando la linea dello scontro frontale con il governo su Alitalia e offrendo una sponda alla Cgil, impegnata a lavorare a un esito positivo del negoziato. «Sosteniamo Guglielmo» non è solo una parola d'ordine, è la trincea scavata dal leader del Pd per arginare il Cavaliere, per ridurre il danno nel caso in cui davvero Berlusconi chiudesse la trattativa. Certo, un successo del premier costringerebbe l'opposizione a pagare un pedaggio politico e mediatico molto alto, «ma il prezzo della rottura — è stato il ragionamento svolto dallo stato maggiore democratico — sarebbe ancor più alto». E non tanto perché Berlusconi si è premurato di scaricare anzitempo le responsabilità di un eventuale fallimento di Az sul sindacato e sulla sinistra, ma perché il Pd non potrebbe sopportare una spaccatura tra le organizzazioni del lavoro, con la Cgil spinta magari verso una deriva barricadera.

Che questa sia la linea lo s'intuisce chiaramente dal ragionamento di Tonini, uno degli uomini più vicini a Veltroni: «Noi lavoriamo per un sindacato unito, autonomo e riformista. Noi non siamo quelli del "tanto peggio tanto meglio"». Il Pd intende scongiurare una riedizione del 2002, quando Cisl e Uil firmarono il «Patto per l'Italia» con il governo Berlusconi e Cofferati salì sulle barricate portando milioni di persone a Roma. Nemmeno Epifani potrebbe permettersi una frattura con le altre due confederazioni, perciò — nonostante domenica sera abbia dapprima tentato di frenare — alla fine ha dovuto aprire, firmando l'accordo quadro per Alitalia insieme a Bonanni, Angeletti e Polverini e avendo da Letta la rassicurazione che il governo sarebbe stato pronto a difendere l'intesa in caso di accordo senza i piloti: «C'è l'impegno formale del presidente del Consiglio». Così d'incanto ieri mattina lo stato maggiore del Pd ha iniziato a cambiar registro, pur continuando a criticare la soluzione scelta dal governo. Il ministro ombra dell'Economia, che ha avuto più di un colloquio con Epifani, ha ribadito che l'intesa con Air France sarebbe stata «la migliore soluzione» per la compagnia aerea e per i contribuenti, sui quali «verrà caricato almeno un miliardo e mezzo» di debiti di Alitalia. Però non ha affondato il colpo più di tanto, «adesso vediamo se ci sarà questo accordo», ha aggiunto Bersani: «E comunque dobbiamo reagire contro quanti ci accusano di disfattismo». Ancor più esplicito è stato D'Alema, che ha rigettato la tesi secondo la quale «noi staremmo soffiando sul fuoco per far fallire Alitalia»: «Non è così. Sarebbe una condotta assai irresponsabile, com'è stata invece quella di Berlusconi» in campagna elettorale.

D'Alema ha fornito una sponda solida al segretario della Cgil, complimentandosi con i sindacati che «nella situazione data hanno offerto una grande prova. Ora bisogna augurarsi che si trovi una via d'uscita, C'è un'ipotesi di accordo sul piano industriale, e c'è da sperare che il senso di responsabilità dei sindacati eviti il peggio». Più chiaro di così. D'altronde non c'erano né ci sono ulteriori margini, quelli che Veltroni aveva intravisto sabato, quando nella fase di stallo del negoziato, nel momento in cui il «piano Fenice» sembrava dovesse saltare, chiese al governo di «chiudere subito l'accordo» o di «riaprire la trattativa» a nuovi acquirenti. Già, ma chi? Non è dato saperlo, dopo la smentita formale di Unicredit circa un'interessamento ad Az. Sta di fatto comunque che Berlusconi ha immediatamente provveduto a bloccare quelle che ha definito «manovre di disturbo» attorno alla cordata Cai e che — a suo dire — avevano iniziato a trovare orecchie attente persino tra esponenti della sua maggioranza. Ad accreditare la tesi di una sorta di «tentato sabotaggio» del «piano Fenice» è stato ieri il ministro Scajola, secondo il quale «ci sono molti avvoltoi in giro»: «Compagnie aeree europee, ma non solo...». Con la svolta di ieri il Pd ha provveduto ad allontanare ogni possibile sospetto.

Epperò è chiaro che attorno ad Alitalia si sta giocando più di una partita politica. È una partita in cui sono in gioco assetti di potere e di sistema. I maggiorenti democratici ne sono consapevoli, sottovoce spiegano che «dal '94 ad oggi questa è la prima partita in cui il Cavaliere è il principale attore, anzi l'unico». Come a dire che la sinistra è rimasta ai margini. Fino alla scorsa settimana, quando ancora l'operazione berlusconiana sembrava potesse fallire, Veltroni è andato giù pesante. Ora non più. Non può: c'è da difendere la Cgil, dunque in parte se stessi. Non si può restare al fianco di quanti — durante il negoziato — hanno fatto richieste surreali. Raccontano infatti che ci sia stato chi ha chiesto di prevedere garanzie sindacali a difesa di future assunzioni e chi addirittura ha chiesto che fine avrebbero fatto i voli gratis garantiti a parte del personale. Per far capire la situazione drammatica in cui versa Az, pare abbiano informato i sindacati che in questi giorni la compagnia ha pagato un rifornimento di carburante di dodicimila euro con la carta di credito personale di un dirigente aziendale... «Sosteniamo Guglielmo» così dice Veltroni. Ma questo sembra togliere dalle secche solo momentaneamente il Pd e la Cgil. La manifestazione del 25 ottobre — che il leader democratico sta preparando con molta cura — rischia di mettere in difficoltà Epifani. Siccome saranno i temi economici e le questioni del salario a caratterizzare l'evento, quale atteggiamento terrà Veltroni se il sindacato nel frattempo avrà firmato l'intesa su Az e starà lavorando con Confindustria al rinnovo del modello contrattuale? C'è il rischio di mettere in difficoltà la Cgil con la Fiom. Rovesciando i ruoli, dopo l'eventuale accordo su Alitalia e con le trattative sul costo del lavoro in corso, anche Veltroni si troverebbe in difficoltà. È un passaggio complicato per il Pd. E Berlusconi non intende fare sconti.

Francesco Verderami - Corriere della Sera
 
Martedì 16 Settembre 2008, 9:02

Alitalia: Berti (Anpac), posizioni lontane ma ci sono spiragli

(ASCA) - Roma, 16 set - ''Le posizioni sono ancora lontane, ma ci sono degli spiragli e si puo' arrivare ad un accordo''. Lo ha detto stamane il Presidente dell'Anpac, Fabio Berti, spiegando che sulla trattativa per il salvataggio dell'Alitalia ''stiamo lavorando veramente sul filo del rasoio''. Intervistato da Maurizio Belpietro a Panorama del Giorno, Berti ha spiegato che una vera apertura nella trattativa ''non c'e'. Sono state messe sul tavolo una serie di questioni in particolatre sugli esuberi. Noi abbiamo espresso alcune perplessiita', in particolare, sul piano industiale. Se c'e' un'apertura e' sul metodo di lavoro''. Sull'eventualita' espressa dal Ministro dela Lavoro, Maurizio Sacconi di procedere ad una precettazioni dei piloti in mancanza di un accordo, Berti getta acqua sul fuoco: ''speriamo - dice - di non arrivare ad una condizione di conflitto cosi' grave. Ma in tutto il personale, non solo nei piloti, c'e' grande esasperazione''.
 
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha definito Lufthansa "partner ideale" della compagnia di bandiera. Qual è la risposta della compagnia tedesca? "Non commentiamo mai dichiarazioni di questo tipo. In merito alle parole del premier Berlusconi l'unica cosa che possiamo dire è 'no comment'", spiega ad Affaritaliani.it Thomas Jachnow, portavoce di Lufthansa. Che però precisa un elemento molto importante e forse determinante per la trattativa in corso: "Alitalia è un partner interessante per noi, ma non nella situazione attuale, a causa della pessima situazione economica della stessa Alitalia".
 
Martedì 16 Settembre 2008, 9:11

Alitalia: Sacconi Avverte, Per Cai La Trattativa e' Finita

(ASCA) - Roma, 16 set - Il piano Cai per il salvataggio di Alitalia non e' modificabile e governo e sindacati devono dare una risposta entro mercoledi' perche' lo impongono i tempi di sopravvivenza della compagnia e le decisioni degli azionisti di Cai. Lo afferma il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, in un'intervista a Il Messaggero. Sacconi spiega che giovedi si svolgera' l'assemblea Cai e in quella sede gli azionisti ''decideranno se andare avanti o ritirare l'offerta e chiudere la partita''. Il piano Cai, inteso come rotte e aerei, ''non e' mai stato oggetto di modifiche da parte della Compagnia aerea italiana che invece, sottolinea Sacconi, ''si e' sempre detta disposta a discutere di perimetro, cioe' le funzioni che sono dentro o fuori l'outsourcing. O di manutenzione pesante e cargo''.



Martedì 16 Settembre 2008, 9:30

Alitalia: Sacconi, Se Piloti Non Volano Pronti a Precettarli

(ASCA) - Roma, 16 set - Se i piloti di Alitalia dovessero decidere di non volare, in segno di protesta per l'evoluzione che potrebbe prendere la trattativa in corso sul salvataggio della compagnia di bandiera, il governo sarebbe pronto ad intervenire con la precettazione. Lo assicura il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, in una intervista al Messaggero. Nell'ambito della trattativa piloti e assistenti di volo ''contestano, comprensibilmente, rotte e aeromobili perche' da questi dipende il numero degli occupati'', dice Sacconi spiegando che ''purtroppo una rotta in piu' o aeroplani in piu' costano e sono elementi collegati alla dotazione finanziaria della societa' e del suo piano''. In ogni caso, ricorda Sacconi, ''il livello di protezione di coloro che non saranno riassunti e' straordinariamente alto: l'80% dell'ultimo reddito garantito per sette anni''. Contemporaneamente il personale di volo puo' contare su un sistema previdenziale ''piu' favorevole di quello dei lavoratori ordinari perche' beneficia della possibilita' del pensionamento anticipato''. Di fronte alle proteste dei piloti, che minacciano 'effetti drammatici per la mobilita' del Paese', Sacconi sottolinea che la mobilita' ''e' tutelata dalla legge e non mi riferisco alle sanzioni del Garante ma alla precettazione. Sarebbe odioso il ricatto di voler prendere in ostaggio il Paese. Io sono convinto - continua il ministro - che non ci si arrivera' e ho fiducia nel senso di responsabilita' delle persone, oltre che delle organizzazioni. Pero' certo esistono strumenti di legge - conclude Sacconi - ai quali non esiteremmo a ricorrere''.



Martedì 16 Settembre 2008, 9:47

Alitalia, Sacconi a stampa trattativa deve chiudersi domani

MILANO (Reuters) - La trattative su Alitalia dovrà essere chiusa entro domani visti i tempi delle decisioni degli azionisti di Cai e quelli di sopravvivenza della stessa compagnia aerea.

Lo ha detto in una intervista su Il Messaggero il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi.

Alla domanda se la trattativa dovrà concludersi entro giovedì, quando si svolgerà l'assembela Cai ed è attesa la risposta dalle singoli organizzazioni sindacali alle proposte presentate dall'azienda il ministro ha risposto: "No, entro mercoledì. Anche se non c'è un vero negoziato".

"...i tempi di sopravvivenza di Alitalia e quelli delle scelte di Cai impongono una decisione", ha proseguito il ministro.

Per quanto riguarda la posizione dei piloti Sacconi ha sottolineato che "la mobilità è tutelata dalla legge e non mi riferisco alle sanzioni dal Garante, ma alla precettazione...esistono strumenti di legge ai quali non esiteremo a ricorrere".
 
... La trattativa é saltata.... La trattativa é ripresa .... Non ci sono i margini per proseguire ... Ci sono i margini per prevedere l'accordo ... Vogliamo condizioni diverse ... Dovete accettare queste condizioni ... Il piano industriale non é soddisfacente ... Il numero degli esuberi non é accettabile ...

Si potrebbero riempire pagine e pagine ...

In Italia le trattative sono molto simili a delle rappresentazioni della tipica commedia nazionale...
 
10:36 Berti: "Punto sull'accordo"

"Non scommetterei perchè c'è in gioco una partita troppo alta. Io comunque punterei tutto sull'accordo. Sono anche pronto a perderci dei soldi però lo dico chiaramente le posizioni sono ancora lontane, speriamo ci sia buonsenso da parte di tutti". Così Fabio Berti, presidente dell'Anpac, alla trasmissione Panorama del giorno di Canale 5.

Repubblica.it
 
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Per quelli di AZ, nella homepage di Repubblica.it c'è in primo piano un'A/V AZ, sapete se è una sindacalista?
 
OT: altro che 7 anni di stipendio garantito!

I broker di Lehman senza lavoro. New York perde 50 mila posti
"Ho perso tutto, compreso l'80% dell'ultimo stipendio. Posta elettronica in tilt"

"I miei sogni in uno scatolone
la smania di vendere ci ha fregati"

dal nostro corrispondente MARIO CALABRESI
la Repubblica

NEW YORK - Il venditore di caffè e ciambelle all'angolo tra la Settima Avenue e la Cinquantesima Strada da questa mattina sarà senza clienti. Dovrà trainare il suo baracchino da qualche altra parte: i ragazzi di Lehman Brothers non esistono più. Pieno di rabbia ha attaccato un cartello scritto a pennarello sopra il termos fumante: "Non si servono giornalisti". Non ha dubbi: "Hanno creato il panico, fatto scappare gli azionisti e ucciso una banca che si poteva salvare".

Il palazzo è assediato dalle telecamere, dieci camion con l'antenna satellitare si sono piazzati durante la notte lungo i marciapiedi, i turisti fanno la fila per farsi fotografare davanti al simbolo della fine di un'altra epoca del capitalismo. I diecimila dipendenti di questo grattacielo entrano in silenzio, hanno l'ordine di non parlare. Domenica sera, quando il sito internet del New York Times per primo aveva dato la notizia della bancarotta, hanno capito che era davvero finita.

Quando molti già dormivano, prima di mezzanotte sono arrivate due e-mail: la prima diceva di presentarsi regolarmente al lavoro lunedì mattina, la seconda spiegava che sarebbe stata una "giornata normale": bisognava tenere vive le attività e occuparsi dei clienti. Cercare di dare spiegazioni.

Ma non è stata una "giornata normale", anche perché tutti sapevano che sarebbe stata l'ultima: "Non ci sono state scene di panico o di disperazione ma molta compostezza, nella tradizione della banca c'è una cultura dell'onore e dell'appartenenza che non è venuta meno nemmeno ora che stiamo affondando. Ma in verità ognuno ha pensato al futuro, al passato, a dove ha sbagliato: chi ha fatto gli scatoloni, chi ha passato le ore a spedire curriculum, chi calcolava e ricalcolava il disastro finanziario personale". Per farsi raccontare cosa accade al centro del terremoto finanziario mondiale bisogna allontanarsi, trovare qualcuno disposto a camminare fino a Central Park e a sfogarsi davanti al laghetto.

"Ho 36 anni - comincia a scandire con metodo il nostro broker che vuole restare anonimo - , sono un senior vice-president e guadagnavo tra 750mila e un milione di dollari all'anno. Ma oltre l'ottanta per cento del mio stipendio è composto dal bonus che arriva a gennaio e non lo vedrò mai: ho lavorato oltre otto mesi per niente, è sfumato tutto. Certo prendevo un sacco di soldi, ma per vivere qui, per pagare le scuole dei figli, le assicurazioni, affitti da 10mila dollari al mese quella è la cifra che devi prendere. Se vuoi vivere bene a Manhattan non puoi guadagnare meno di mezzo milione. E poi organizzi la tua vita contando che quei soldi arriveranno, c'è chi aveva comprato casa aspettando di saldare a gennaio e ora si trova senza nulla in mano. Il contratto d'affitto va pagato finché non scade e bisogna subito fare i conti di quanto si può sopravvivere a New York senza stipendio, cercando un altro posto. Quelli della mia età si sono messi subito a cercare, ma chi ha cinquant'anni è disperato, non ha mercato".

Racconta di un collega di scrivania di 55 anni entrato a Lehman nel 1983, un quarto di secolo di vita per la compagnia, tutti i guadagni investiti in azioni e un pacco incredibile di stock options: "Ha visto svanire 15 milioni di dollari in un fine settimana, il tesoro su cui contava per andare in pensione".

E' l'ultimo giorno di lavoro e da domani c'è solo da provare a cercare un nuovo posto, non ci sono liquidazioni, cassa integrazione o la mano pubblica. Il team in cui lavora il nostro broker è composto da dieci persone, sono andati a lavorare anche durante il fine settimana anche se sapevano che non avrebbero più visto un dollaro, volevano parlare con i clienti, farsi coraggio e pensare insieme a come affrontare il futuro: "Il nostro capo ci ha proposto di provare a venderci come squadra, abbiamo preso contatti con altre banche offrendo la possibilità di prendere un team che è affiatato e ha un portafoglio clienti non indifferente. Nello stesso tempo però ognuno corre per conto suo, non c'è tempo da perdere".

Alle dieci di mattina la dirigenza della banca ha deciso di bloccare il server della posta elettronica: il traffico in uscita aveva toccato un picco record e si era diffuso il timore che stessero uscendo documenti, dati, elenchi di clienti. Di certo stavano uscendo curriculum. "Dopo un attimo di incertezza sono tutti passati sui loro indirizzi di posta privata e hanno ripreso a cercare lavoro. E' una gara a chi è più veloce, elastico e flessibile: restare a New York, puntare sull'Europa o trasferirsi a Singapore piuttosto che a Dubai. E poi prima di sera bisognerà fare uno scatolone con gli effetti personali e lasciare la scrivania vuota".

Così ieri sera, dopo 158 anni di vita Lehmans Brothers ha spento le luci. Sulla facciata del palazzo poco a nord di Times Square, dove si era trasferita dopo essere sopravvissuta all'11 settembre, aveva messo degli immensi schermi a cristalli liquidi che trasmettevano giorno e notte immagini bucoliche: prati, montagne, campi di grano. Ora tutto diventerà buio e la città sa che il buco nero si allargherà a cerchi concentrici. Solo nei 32 piani di questo grattacielo lavoravano 10mila persone, con loro resteranno a casa i colleghi delle altre quattro sedi sparse tra Manhattan e il New Jersey e più di 20mila dipendenti in eccesso dall'unione tra Bank of America e Merrill Lynch.

New York ha perso, in uno dei fine settimana più neri della sua storia, 50mila posti. E non finisce qui: ogni lavoro del distretto finanziario si teorizza ne crei altri quattro in città, sono portieri, posteggiatori, autisti, cuochi, camerieri, baby sitter, sarti, commessi, fattorini. I conti, molto arbitrari, ci dicono che altre 200mila persone da ieri mattina sono entrate in crisi.

Il sindaco Bloomberg ha già calcolato le mancate entrate fiscali e non ha nascosto che dovrà fare tagli al bilancio o alzare le tasse. Poi ha cancellato un viaggio in California: è meglio restare, la città è nervosa.
A sera la processione dei dipendenti che escono con i loro scatoloni in braccio è mesta. Hanno ancora tutti la cravatta, anche il nostro broker che ha l'abito blu, le scarpe nere e la camicia bianca con i gemelli d'oro: "Abbiamo rispettato il codice di comportamento fino all'ultimo: bisogna portare sempre la cravatta e la si può allentare, slacciando l'ultimo bottone, solo dopo le cinque o se a Wall Street c'è una seduta davvero pesante.

Quest'estate ci hanno detto che potevamo toglierla il venerdì pomeriggio e molti l'hanno letto come un segno della crisi, come un modo per risollevarci l'umore". Non ha niente in mano: "Avevo soltanto due spazzolini e un tubetto di dentifricio, esco pulito così come ero entrato". La sera lascia spazio alla tristezza e anche alla consapevolezza che ad aver distrutto tutto è stata la smania di inventare sempre nuovi strumenti finanziari e di piazzare sul mercato spazzatura travestita da occasione: "Forse era giusto che finisse così, per ricordare a Wall Street che la furbizia non vince sempre, che non si può pretendere di vendere qualunque cosa solo perché si è capaci di impacchettarla bene. Forse è un atto catartico, forse può servire a ripartire più sani".

La processione si allunga: le segretarie sono quelle che hanno le scatole più grosse, piene di foto, cartoncini, pupazzetti, erano loro a rendere l'ambiente un po' più umano, sono quelle che domani faranno più fatica di tutti a sopravvivere. Insieme ai cuochi e ai camerieri che, in guanti bianchi, servivano i direttori e i loro clienti nelle salette riservate nell'attico spettacolare del 32esimo piano. Non hanno mai preso i bonus e i ristoranti di Manhattan non cercano personale: da P. J. Clarke's, da 125 anni il tempio delle bistecche e degli hamburger, sabato non c'era coda e per la prima volta dall'11 settembre tre tavoli sono rimasti vuoti per tutta la sera.

(16 settembre 2008)
 
Per quelli di AZ, nella homepage di Repubblica.it c'è in primo piano un'A/V AZ, sapete se è una sindacalista?

da semplice utente, fuori dal perimetro AZ, potrei dirti che si dovrebbe chiamare Gloria e che è spesso in tutte le interviste di SkyTg24 su AZ e non è mai stata qualificata come sindacalista, però tutto può essere.

EDIT: http://www.rainews24.it/video.asp?videoID=5741
 
Ultima modifica:
"prendete piloti stranieri"

Che bel titolo che pubblica oggi libero.
Fa seguito a quello del giorno precedente ( mandateli tutti a casa).
La ricetta del giornale di partito del popolo delle libertà ha la soluzione pronta .
Peccato che quando Prodi spalleggiava AirFrance, lo stesso giornale prendeva le parti dei sindacati.
In merito alle accuse rivolte alla "casta Piloti" ed ai loro privilegi, .... mi senbra che vengano formulate da un pulpito, qullo dei giornalisti, che quanto a caste e privilegi non ha nulla da invidiare a nessuno.
Non so cosa ne pensate.
 
Che bel titolo che pubblica oggi libero.
Fa seguito a quello del giorno precedente ( mandateli tutti a casa).
La ricetta del giornale di partito del popolo delle libertà ha la soluzione pronta .
Peccato che quando Prodi spalleggiava AirFrance, lo stesso giornale prendeva le parti dei sindacati.
In merito alle accuse rivolte alla "casta Piloti" ed ai loro privilegi, .... mi senbra che vengano formulate da un pulpito, qullo dei giornalisti, che quanto a caste e privilegi non ha nulla da invidiare a nessuno.
Non so cosa ne pensate.

che delusione da parte di un grande come feltri...
 
Se seguivi il TG4 di FEDE vedevi ieri sera la sua soluzione......come da titolo su LIBERO..................spalleggiato dal direttore del TG.......quello addirittura offende l'ordine dei giornalisti......................!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 
Martedì 16 Settembre 2008, 11:12

[FONT=arial,elvetica]Alitalia: Bonanni, Anche Autonomi Non Vogliono Fallimento [/FONT]

[FONT=arial,helvetica](ASCA) - Milano, 16 set - Nonostante tra i sindacati autonomi dei piloti e degli assistenti di volo ''ci siano situazioni di distinzione'' nell'ambito della vertenza Alitalia, ''per loro, come per noi, prevale il senso concreto delle cose: far fallire l'azienda significa regalare a competitori stranieri pezzo per pezzo il patrimonio del mercato del volo italiano, che e' tra i piu' ricchi del mondo''. E' l'analisi di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, sulle proteste dei sindacati dei piloti e degli assistenti di volo nella trattativa per il salvataggio di Alitalia. Bonanni partecipa oggi a Milano al consiglio regionale della Cisl Lombardia. [/FONT]


Martedì 16 Settembre 2008, 11:18
[FONT=arial,elvetica]Alitalia: Bonanni, Nostra Preferenza Per Partner e' Lufthansa [/FONT]

[FONT=arial,helvetica](ASCA) - Milano, 16 set - Il sindacato guarda con interesse a Lufthansa come partner internazionale della nuova 'Alitalia'. Lo ha assicurato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, spiegando che la compagnia di bandiera tedesca sarebbe l'unica in grado di rilanciare l'aeroporto milanese di Malpensa come hub. ''Malpensa - ha osservato Bonanni a margine del consiglio regionale della Cisl Lombardia, e' un hub. Abbiamo tutto l'interesse che resti un hub e si sviluppi come un hub. Ecco perche' - ha puntualizzato il segretario della Cisl - la nostra preferenza per un partner internazionale e' Lufthansa: hanno lo stesso schema italiano di piu' hub e trovano conveniente nell'eventuale alleanza con noi avere anche Milano e Roma''[/FONT]


Martedì 16 Settembre 2008, 11:20
[FONT=arial,elvetica]Alitalia: Rinaldini, Berlusconi Ha Perso La Testa [/FONT]

[FONT=arial,helvetica]Roma, 16 set. - (Adnkronos) - "Berlusconi ha perso la testa". Cosi' il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, commenta il duro attacco alla Cgil che il premier ha rivolto al sindacato di corso Italia in merito alla trattativa sul salvataggio di Alitalia. "A fronte del fatto che e' sempre piu' evidente che l'operazione e' una operazione tutta politica, e quindi a fronte delle difficolta' che sono emerse, il premier reagisce in modo inconsulto", aggiunge sottolineando come il clima che si instaura in questo modo "non aiuta la trattativa". [/FONT]
[FONT=arial,helvetica]D'altra parte, prosegue Rinaldini, "per chi si era presentato e si era venduto come quello che aveva in tasca la soluzione su l'italianita' della compagnia come se fosse un problema semplice da risolvere, evidentemente ora si rende conto che questo spot pubblicitario gli si sta ritorcendo contro", conclude a margine della commemorazione dell'ex leader Cgil Bruno Trentin. [/FONT]
 
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