Articolo di Riccardo Barlaam sul sole 24 ore di oggi in cui si paragona lo scontro bombardier-boeing a Davide contro Golia
Bombardier lotta per la sopravvivenza ma Boeing la teme
È come la storia di Davide e Golia. Non c’è partita Bombardier e Boeing. La società canadese costruisce aerei piccoli. Executive affidabili e tecnologici usati dai manager di mezzo mondo. Boeing, assieme ad Airbus controlla, in un duopolio di fatto senza concorrenti - in attesa dei cinesi - il mercato dei grandi aerei commerciali. Un mercato in forte espansione negli ultimi anni grazie alle low cost e alla loro diffusione massiva e ai tanti nuovi vettori dei paesi asiatici. Basta confrontare qualche dato finanziario per rendersene conto. Boeing ha una market cap di 150,6 miliardi di dollari, un giro d’affari di 94,5 miliardi nel 2016, con previsioni a fine anno di un calo a 91,9 miliardi per le tante difficoltà produttive e nella consegna dei suoi nuovi aerei. Una spanna poco più in basso si colloca il costruttore europeo Airbus che capitalizza in Borsa meno della metà del concorrente americano (72,6 miliardi di dollari). Con ricavi in crescita a 78,1 miliardi di dollari nel 2016 e stimati a 79,1 a fine dell’anno in corso. Tutta un’altra storia quella del costruttore canadese, che è in difficoltà finanziarie, tanto che si parla da mesi della possibilità di una vendita della sua divisione ferroviaria a Siemens. I negoziati sono in corso da tempo. E potrebbero trovare nuovo slancio dopo la notizia della fusione di Siemens Mobility con i francesi di Alstom, appena annunciata, che fa nascere il secondo operatore mondiale nel settore dei treni e delle rotaie. Bombardier dà fastidio a Boeing come il piccolo Davide che tira con la fionda al gigante Golia dell’episodio biblico. La società canadese, difatti,in termini meramente finanziari, è poca cosa rispetto agli americani. Capitalizza 3,5 miliardi di dollari in Borsa, ha un fatturato di 16,3 miliardi e un utile lordo di 1,7 miliardi ,con un margine del 10,5%. Boeing se l’è presa con Bombardier per i suoi aerei CS100 - aerei da 100-130 posti, un mercato di nicchia per gli americani. Il costruttore canadese alle prese con una serie di difficoltà negli ultimi tempi ha sviluppato e ha cercato di innovare tutto quello che poteva sugli aerei C Series. Investimenti che hanno però portato a un piano di salvataggio pubblico da parte del Governo del Quebec da un miliardo di dollari nel 2015 per evitare il fallimento.
Bombardier ci ha creduto. Ha insistito nel suo progetto per lanciare i nuovi aerei. E i primi ordini dei C Series - 75 velivoli - sono arrivati. Ma sono arrivati dall’americana Delta. Cosa che ha scatenato l’azione legale di Boeing, le accuse di dumping commerciale con gli sconti e i successivi dazi monstre annunciati dall’amministrazione Trump.
Boeing teme che il costruttore canadese possa conquistare spazi di mercato negli Stati Uniti, suo mercato domestico. Un po’ come Adidas che piano piano ha superato Nike a casa sua. Certo è poco probabile che questo accada tra Boeing e Bombardier, un gigante e una società importante ma con ben altre dimensioni: le vendite di aerei di Boeing sono otto volte superiori rispetto a Bombardier. Il problema dei dazi monstre non impatta solo sul Canada ma anche sull’Europa nei tempi della Brexit. Visto che i motori e altri importanti componenti dei C-Series sono costruiti nello stabilimento Bombardier di Belfast, nell’Irlanda del Nord, dove lavorano oltre 4mila persone. Senza considerare le ripercussioni commerciali: è probabile che il Canada da domani non comprerà più apparati militari Boeing o di altre società made in Usa.
Qualche analista aerospaziale ricorda che progettare e realizzare nuovi aerei comporta pesanti investimenti e perdite inevitabili. Ma è una curva. Una curva che inverte la tendenza una volta che i primi aerei vengono consegnati, e trovano riscontri positivi dagli ordinativi delle compagnie. Boeing negli ultimi tempi ha lasciato per strada 32 miliardi di dollari di perdite per i tanti problemi riscontrati dal 787 Dreamliner, l’aereo che «avrebbe dovuto cambiare il volto dell’aviazione civile» e che invece si è rivelato un incubo tra i peggiori nella storia dell’aviazione civile per i malfunzionamenti e i tanti ritardi. La società di Seattle ha avuto persino difficoltà a pagare le tasse, ed è stata aiutata dalle autorità federali con proroghe garantite dagli ordini miliardari. Tanto che gli stessi analisti consigliano a Boeing di competere con la piccola Bombardier e con Airbus con prodotti innovativi, più che con battaglie legali e maxi dazi del 220 per cento.
Bombardier lotta per la sopravvivenza ma Boeing la teme
È come la storia di Davide e Golia. Non c’è partita Bombardier e Boeing. La società canadese costruisce aerei piccoli. Executive affidabili e tecnologici usati dai manager di mezzo mondo. Boeing, assieme ad Airbus controlla, in un duopolio di fatto senza concorrenti - in attesa dei cinesi - il mercato dei grandi aerei commerciali. Un mercato in forte espansione negli ultimi anni grazie alle low cost e alla loro diffusione massiva e ai tanti nuovi vettori dei paesi asiatici. Basta confrontare qualche dato finanziario per rendersene conto. Boeing ha una market cap di 150,6 miliardi di dollari, un giro d’affari di 94,5 miliardi nel 2016, con previsioni a fine anno di un calo a 91,9 miliardi per le tante difficoltà produttive e nella consegna dei suoi nuovi aerei. Una spanna poco più in basso si colloca il costruttore europeo Airbus che capitalizza in Borsa meno della metà del concorrente americano (72,6 miliardi di dollari). Con ricavi in crescita a 78,1 miliardi di dollari nel 2016 e stimati a 79,1 a fine dell’anno in corso. Tutta un’altra storia quella del costruttore canadese, che è in difficoltà finanziarie, tanto che si parla da mesi della possibilità di una vendita della sua divisione ferroviaria a Siemens. I negoziati sono in corso da tempo. E potrebbero trovare nuovo slancio dopo la notizia della fusione di Siemens Mobility con i francesi di Alstom, appena annunciata, che fa nascere il secondo operatore mondiale nel settore dei treni e delle rotaie. Bombardier dà fastidio a Boeing come il piccolo Davide che tira con la fionda al gigante Golia dell’episodio biblico. La società canadese, difatti,in termini meramente finanziari, è poca cosa rispetto agli americani. Capitalizza 3,5 miliardi di dollari in Borsa, ha un fatturato di 16,3 miliardi e un utile lordo di 1,7 miliardi ,con un margine del 10,5%. Boeing se l’è presa con Bombardier per i suoi aerei CS100 - aerei da 100-130 posti, un mercato di nicchia per gli americani. Il costruttore canadese alle prese con una serie di difficoltà negli ultimi tempi ha sviluppato e ha cercato di innovare tutto quello che poteva sugli aerei C Series. Investimenti che hanno però portato a un piano di salvataggio pubblico da parte del Governo del Quebec da un miliardo di dollari nel 2015 per evitare il fallimento.
Bombardier ci ha creduto. Ha insistito nel suo progetto per lanciare i nuovi aerei. E i primi ordini dei C Series - 75 velivoli - sono arrivati. Ma sono arrivati dall’americana Delta. Cosa che ha scatenato l’azione legale di Boeing, le accuse di dumping commerciale con gli sconti e i successivi dazi monstre annunciati dall’amministrazione Trump.
Boeing teme che il costruttore canadese possa conquistare spazi di mercato negli Stati Uniti, suo mercato domestico. Un po’ come Adidas che piano piano ha superato Nike a casa sua. Certo è poco probabile che questo accada tra Boeing e Bombardier, un gigante e una società importante ma con ben altre dimensioni: le vendite di aerei di Boeing sono otto volte superiori rispetto a Bombardier. Il problema dei dazi monstre non impatta solo sul Canada ma anche sull’Europa nei tempi della Brexit. Visto che i motori e altri importanti componenti dei C-Series sono costruiti nello stabilimento Bombardier di Belfast, nell’Irlanda del Nord, dove lavorano oltre 4mila persone. Senza considerare le ripercussioni commerciali: è probabile che il Canada da domani non comprerà più apparati militari Boeing o di altre società made in Usa.
Qualche analista aerospaziale ricorda che progettare e realizzare nuovi aerei comporta pesanti investimenti e perdite inevitabili. Ma è una curva. Una curva che inverte la tendenza una volta che i primi aerei vengono consegnati, e trovano riscontri positivi dagli ordinativi delle compagnie. Boeing negli ultimi tempi ha lasciato per strada 32 miliardi di dollari di perdite per i tanti problemi riscontrati dal 787 Dreamliner, l’aereo che «avrebbe dovuto cambiare il volto dell’aviazione civile» e che invece si è rivelato un incubo tra i peggiori nella storia dell’aviazione civile per i malfunzionamenti e i tanti ritardi. La società di Seattle ha avuto persino difficoltà a pagare le tasse, ed è stata aiutata dalle autorità federali con proroghe garantite dagli ordini miliardari. Tanto che gli stessi analisti consigliano a Boeing di competere con la piccola Bombardier e con Airbus con prodotti innovativi, più che con battaglie legali e maxi dazi del 220 per cento.