Dal Secolo XIX di oggi:
"Vietare o non vietare? Ma soprattutto: vietare a chi? L'idea del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, di escludere i cosiddetti "aeroporti minori" dai collegamenti internazionali continua a fare discutere e ad alimentare polemiche. Anche perché, a tre giorni dalla presentazione del progetto di riforma del trasporto aereo, nessuno ha ancora capito che cosa intendano, Bianchi e i suoi collaboratori, per "aeroporti minori".
Lunedì, nei corridoi di Montecitorio, si era diffusa una notizia che, se confermata, avrebbe prodotto un'autentica sollevazione popolare: i collegamenti con l'estero sarebbero stati vietati a tutti gli scali con una movimentazione annua di meno di cinque milioni di passeggeri. Ieri una seconda versione, che riduce a tre milioni di passeggeri il limite-minimo al di sotto del quale i voli verso città straniere dovrebbero essere vietati. In pratica, solo undici aeroporti italiani rientrerebbero in questa stravagante "white list" di scali prediletti. Fra le città escluse, oltre a Genova, anche Pisa e Firenze. «Credo che il ministro farebbe bene a chiarire senza ritardi la situazione - ripete il deputato ligure Egidio Pedrini (Idv) -, perché di tutto ha bisogno il settore aereo tranne che di altre incertezze. Chiudere gli aeroporti, anche i più piccoli, ai mercati internazionali vorrebbe dire da una parte andare incontro a immediate sanzioni comunitarie, dall'altra affossare l'economia di intere regioni che, proprio grazie ai traffici aerei, possono restare collegate all'Europa»."