da "Il Secolo XIX" di oggi
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«Ero sul volo del disastro, ho visto la morte in faccia»
«Dopo lo schianto a terra ci sono stati alcuni secondi di silenzio innaturale. Poi, al buio perché erano saltate le luci, chi poteva ha cominciato a correre per guadagnare le uscite d’emergenza al centro dell’aereo. Io stesso ho utilizzato quella porta e ho camminato sull’ala. L’ho percorsa tutta prima di posare i piedi a terra, nel fango. Ho visto veramente la morte in faccia e ora mi sento un miracolato»: a parlare è il genovese Lucio Basso (47 anni), scampato al disastro aereo del Boeing della Turkish Airlines precipitato il 25 febbraio scorso, a poche centinaia di metri dalla pista di atterraggio dell’aeroporto di Amsterdam Shiphol e dall’autostrada che passa lì vicino. Disastro in cui sono morte nove persone. Basso, libero professionista, era l’unico italiano a bordo.

«Quando l’aereo ha cominciato a scendere di punta, in picchiata - racconta - il comandante aveva appena annunciato l’atterraggio. All’improvviso, invece di andare giù con la parte posteriore, come accade sempre, ha cominciato a precipitare di punta, velocissimo. In meno di un secondo nella cabina si è diffuso il panico, gente che gridava, piangeva, urlava finché, dopo essersi piegato a destra, il velivolo non si è nuovamente raddrizzato. Abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo ma un secondo dopo abbiamo ricominciato a scendere in picchiata finché non ci siamo schiantati al suolo. Credo che in quel momento abbiamo visto tutti la morte in faccia. Io per lo meno ho pensato che fosse arrivato il mio momento».
«Sono un miracolato, non c’è dubbio, altrimenti non sarei qui a raccontarlo», insiste il professionista, tanto abituato a volare per lavoro che, per rientrare da Amsterdam a Genova, il giorno dopo la tragedia ha preso un aereo: «Mi sono tolto il dente subito. Se non volessi volare più dovrei cambiare lavoro».

«Miracolato due volte», dice lo stesso Lucio a proposito del fatto che non ha nemmeno un graffio sul volto. «Mi ero coperto la testa con le mani, proprio come si vede nelle istruzioni per l’emergenza». Ma le sue condizioni di salute non sono comunque delle migliori: ha un residuo di bronchite e diverse costole incrinate. «Faceva molto freddo, fuori dall’aereo, penso di essermi ammalato mentre aspettavamo i soccorsi».
Tutti i sopravvissuti, 125 passeggeri su 134, sono stati accompagnati in ospedale, visitati e dimessi nel giro di poche ore. «Sono entrato alle 15 e alle 19 ero già fuori. Ma dire che stavo bene, è un’altra faccenda, con le costole incrinate e la febbre a 39».
Basso è tornato a casa il giorno dopo il disastro, senza clamore, e ora tenta di guarire dallo choc con l’appoggio e l’affetto dei suoi cari: la madre, il fratello, gli amici che gli stanno vicino.