TITOLO MODIFICATO DALL' AMMINISTRAZIONE
Riparte in grande stile il valzer delle proposte stravaganti per Alitalia, tra cordate immaginarie e piani di risanamento faraonici, mentre i sindacati tengono bordone alle nuove fumisterie e per incantare Air France si cerca l'appoggio dell'Eliseo
Quello di Alitalia è decisamente un chiodo fisso per il Soletta, che trova nella compagnia di bandiera il palcoscenico perfetto per i suoi giochi da prestidigitatore da crociera. In questi giorni abbiamo assistito alla riesumazione della cordata italiana, che ovviamente non si è nemmeno sognata di assumere consistenze un po' meno ectoplasmiche, alla resurrezione della proposta AirOne e persino all'invenzione di coinvolgere Areoflot, che avrebbe per lo meno il gustoso dettaglio di affidare il futuro delle ali italiane a una compagnia che esibisce, nel proprio logo ufficiale, una falce e martello di quelle che non si vedono nemmeno sulle schede elettorali, figuriamoci in Parlamento.
Ma il folklore postsovietico di quest'ultima uscita non può nascondere che l'unica proposta concreta resta quella di Air France, la cui concretezza però rischia sempre più di trasformarsi in evanescenza, viste le ultime dichiarazioni del Soletta che propone di gestire la fusione su un piano di "parità", come se fosse possibile stabilire un qualche terreno di parità tra la prima linea aerea europea, con i conti in attivo, rotte in tutto il mondo e due hub di prima grandezza (Charles de Gaulle e Schiphol) e un'altra con pochi aerei, meno rotte, un aeroporto vecchio e troppo piccolo (Fiumicino) e un altro inutile (Malpensa), mentre i conti sono da pianto e il valore in Borsa è precipitato in maniera inaudita, senza segni di ripresa.
Senza contare che, grazie a una politica industriale intelligente, Air France ha (ovviamente insieme a Lufthansa e, in misura minore, a British Airways) una corsia preferenziale con Airbus, il primo produttore di aerei commerciali al mondo, mentre Alitalia è costretta a comprare i mezzi sul mercato, senza nemmeno poter contare sugli sconti riservati ai clienti di lancio, visto che né Airbus né Boeing hanno nuovi mezzi in sviluppo per i prossimi anni.
Con questi presupposti, tentare di rovesciare i rapporti di forza è pura follia: più passa il tempo, più Alitalia si avvicina al fallimento, più le possibili proposte alternative si spostano dall'improbabile all'impossibile, più Air France può essere sicura di rappresentare l'ultima sponda e trarne ogni vantaggio. Insomma, se si continua così, altro che miliardo di euro per prendersi Alitalia: si rischia di doverla cedere a parametro zero. Di fatto, esistono soltanto due modi per il Soletta di cambiare lo stato delle cose: il primo richiede che si risani Alitalia, investendo nel rinnovo della flotta e nel potenziamento di Malpensa per trasformarla in un asset di un qualche valore, senza contare la ristrutturazione della compagnia, eliminando i rami secchi e con una decisa sfoltita al personale. Una volta pagati tutti i costi economici e sociali, se il prezzo non sarà troppo alto, ci si può aspettare che arrivi qualche possibile nuovo compratore e che la gara si riaccenda, anche se è difficile capire perché mai ristrutturare un'azienda di cui ci si vuole liberare, ammesso che si riesca davvero a rimetterla in piedi. In ogni caso, non c'è da stupirsi dell'atteggiamento dei sindacati, Cisl in testa, che sembrano disposti ad avallare ogni panzana pur di evitare di fare i conti con le loro pesantissime responsabilità nel disastro Alitalia.
Ma, si diceva, c'è una seconda possibilità: un accordo con il Soletta francese, in quello che potrebbe passare alla storia come il vertice dei rialzi ortopedici, per convincerlo a mettere una buona parola con Air France, magari in cambio di un bel po' di ulteriori concessioni, ad esempio sul piano energetico. Non c'è nemmeno da escludere una triangolazione con Putin, che finirebbe per far pagare all'Italia la bolletta energetica dei francesi. Insomma, delle due l'una: o si tratta solo di un mucchio di bufale tanto per far casino, o possiamo prepararci a pagare ancora, e parecchio, per la nostra amata compagnia di bandiera. Che meraviglia l'Italia, e che bellezza questo simpatico governo.
Riparte in grande stile il valzer delle proposte stravaganti per Alitalia, tra cordate immaginarie e piani di risanamento faraonici, mentre i sindacati tengono bordone alle nuove fumisterie e per incantare Air France si cerca l'appoggio dell'Eliseo
Quello di Alitalia è decisamente un chiodo fisso per il Soletta, che trova nella compagnia di bandiera il palcoscenico perfetto per i suoi giochi da prestidigitatore da crociera. In questi giorni abbiamo assistito alla riesumazione della cordata italiana, che ovviamente non si è nemmeno sognata di assumere consistenze un po' meno ectoplasmiche, alla resurrezione della proposta AirOne e persino all'invenzione di coinvolgere Areoflot, che avrebbe per lo meno il gustoso dettaglio di affidare il futuro delle ali italiane a una compagnia che esibisce, nel proprio logo ufficiale, una falce e martello di quelle che non si vedono nemmeno sulle schede elettorali, figuriamoci in Parlamento.
Ma il folklore postsovietico di quest'ultima uscita non può nascondere che l'unica proposta concreta resta quella di Air France, la cui concretezza però rischia sempre più di trasformarsi in evanescenza, viste le ultime dichiarazioni del Soletta che propone di gestire la fusione su un piano di "parità", come se fosse possibile stabilire un qualche terreno di parità tra la prima linea aerea europea, con i conti in attivo, rotte in tutto il mondo e due hub di prima grandezza (Charles de Gaulle e Schiphol) e un'altra con pochi aerei, meno rotte, un aeroporto vecchio e troppo piccolo (Fiumicino) e un altro inutile (Malpensa), mentre i conti sono da pianto e il valore in Borsa è precipitato in maniera inaudita, senza segni di ripresa.
Senza contare che, grazie a una politica industriale intelligente, Air France ha (ovviamente insieme a Lufthansa e, in misura minore, a British Airways) una corsia preferenziale con Airbus, il primo produttore di aerei commerciali al mondo, mentre Alitalia è costretta a comprare i mezzi sul mercato, senza nemmeno poter contare sugli sconti riservati ai clienti di lancio, visto che né Airbus né Boeing hanno nuovi mezzi in sviluppo per i prossimi anni.
Con questi presupposti, tentare di rovesciare i rapporti di forza è pura follia: più passa il tempo, più Alitalia si avvicina al fallimento, più le possibili proposte alternative si spostano dall'improbabile all'impossibile, più Air France può essere sicura di rappresentare l'ultima sponda e trarne ogni vantaggio. Insomma, se si continua così, altro che miliardo di euro per prendersi Alitalia: si rischia di doverla cedere a parametro zero. Di fatto, esistono soltanto due modi per il Soletta di cambiare lo stato delle cose: il primo richiede che si risani Alitalia, investendo nel rinnovo della flotta e nel potenziamento di Malpensa per trasformarla in un asset di un qualche valore, senza contare la ristrutturazione della compagnia, eliminando i rami secchi e con una decisa sfoltita al personale. Una volta pagati tutti i costi economici e sociali, se il prezzo non sarà troppo alto, ci si può aspettare che arrivi qualche possibile nuovo compratore e che la gara si riaccenda, anche se è difficile capire perché mai ristrutturare un'azienda di cui ci si vuole liberare, ammesso che si riesca davvero a rimetterla in piedi. In ogni caso, non c'è da stupirsi dell'atteggiamento dei sindacati, Cisl in testa, che sembrano disposti ad avallare ogni panzana pur di evitare di fare i conti con le loro pesantissime responsabilità nel disastro Alitalia.
Ma, si diceva, c'è una seconda possibilità: un accordo con il Soletta francese, in quello che potrebbe passare alla storia come il vertice dei rialzi ortopedici, per convincerlo a mettere una buona parola con Air France, magari in cambio di un bel po' di ulteriori concessioni, ad esempio sul piano energetico. Non c'è nemmeno da escludere una triangolazione con Putin, che finirebbe per far pagare all'Italia la bolletta energetica dei francesi. Insomma, delle due l'una: o si tratta solo di un mucchio di bufale tanto per far casino, o possiamo prepararci a pagare ancora, e parecchio, per la nostra amata compagnia di bandiera. Che meraviglia l'Italia, e che bellezza questo simpatico governo.
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