Nella lettera pubblicata sul Corriere del 24 marzo e anche nella sua risposta, ravviso un punto di partenza che non posso condividere: il «presunto» fallimento di Malpensa. Lo scalo infatti non solo è decollato, ma lo ha fatto oltre le più rosee previsioni.
Secondo le stime in fase di progetto, il nuovo aeroporto avrebbe dovuto portare i passeggeri di Malpensa da 4 a 12 milioni l'anno. Oggi sono 20 milioni, 28,5 se consideriamo il sistema Malpensa-Linate. Ciò significa che il sistema aeroportuale del capoluogo lombardo è cresciuto in pochi anni più di ogni altro in Europa. Questo nonostante la congiuntura economica, l'allarme terrorismo, la Sars. E soprattutto nonostante i vettori. Sono infatti le compagnie, non i Sindaci, che fanno di un aeroporto un hub attraverso la loro capacità di fare operazioni hub and spokes. Se non sono in grado di farlo, il problema non è di Malpensa, ma delle compagnie stesse. Per fortuna, qualcosa è cambiato anche sotto questo profilo. Alitalia sta investendo su Malpensa diversamente da ciò che viene riportato nella sua rubrica. Da due anni tutti i nuovi voli Alitalia partono dallo scalo varesino. Compresi quelli che lei dice non esistere, ovvero i voli diretti Milano-Shanghai e Milano-Buenos Aires. Chi li prende abitualmente, si sarà stupito di leggere che effettuano uno scalo intermedio «fantasma» in una città europea. Nuovi voli vengono continuamente aperti: il 1° maggio, per esempio, Alitalia inaugurerà un nuovo collegamento diretto per Minsk, la capitale della Bielorussia.
È la prova che anche la compagnia di bandiera crede in Malpensa e vuole farla crescere. Altrimenti non avrebbe appena affittato l'hangar costruito dalla Sea e trasferito 6000 dipendenti effettivi contro i 700 in servizio nel 2003. E tra un mese porterà alla nuova Cargo City tutti i suoi cargo 5 MD11F. Nessuno di questi andrà a Fiumicino. Poi ci sono gli altri vettori. In due anni sono arrivate a Malpensa 34 nuove compagnie che hanno aperto 45 nuove destinazioni. Peraltro oggi il 70% dei biglietti aerei acquistati nel nostro Paese viene staccato nel Nord Italia.
Mi rendo conto che forse è una verità scomoda da comunicare ad alta voce, ma ormai, nonostante le responsabilità in negativo che ci attribuisce il lettore («Roma negli ultimi anni ha saputo esprimere come Sindaci figure di rilievo nazionale» mentre «il ceto politico milanese è stato negli ultimi anni così modesto»), in Italia esiste un solo hub, quello di Malpensa. Lo dice anche il Pentagono di cui ha parlato il prof. Lanfranco Senn. Malpensa è lo scalo europeo con la migliore performance (34% dei passeggeri in transito) solo dopo Londra (35,9%) e Madrid (35%). La sua crescita non è episodica ma costante: nel 2005 i transiti sono lievitati del 5,8%, nei primi due mesi del 2006 già siamo a un aumento del 9,3%.
Questi sono i «veri» numeri di Malpensa. Non mi stupisce che chi continua a sostenere che l'aeroporto non sia decollato, non abbia citato alcun dato a supporto della sua tesi.
Le cifre che ho elencato rispondono infine anche al desiderio da lei espresso di un mio intervento «più energico» sulla questione. La crescita di Malpensa, nonostante tutto, è forse anche il frutto dell'opera di un Sindaco che certamente non ha la caratura nazionale dei primi cittadini romani, ma altrettanto certamente ha dichiarato poco e lavorato molto.
Gabriele Albertini
Sindaco di Milano
Grazie per i suoi dati, molto più ottimistici della mia analisi. Mi ha fatto piacere apprendere, in particolare, che al volo per Shanghai, di cui si è discusso nel corso di un convegno italo-cinese all’Assolombarda presieduto da Cesare Romiti nel novembre del 2001, si sia provveduto. Debbo confermare tuttavia che Malpensa non è diventato, purtroppo, un hub europeo e segnalare un inconveniente che Milano avrebbe dovuto evitare: per coloro che debbono o vogliono raggiungere Malpensa in taxi, l’aeroporto è uno dei più cari. La corsa, dal centro della città, costa quanto il viaggio a Londra con alcune linee aeree.
Corriere della Sera