Alitalia, Tesoro chiude la procedura di vendita


Citazione:
per le figure di merda abbiamo fresche fresche:
prodi...... e compagni
Io non darei la colpa al governo di turno. Il fatto è che con AZ TUTTI (nessuno escluso - politici e non) si sono fatti i cavoli propri per anni e anni. E con questo intendo: privilegi, voli gratis, alberghi a 5 stelle etc etc etc.
Se AZ si trova in questa situazione, inoltre, è perchè è un'azienda italiana (ex ente pubblico), dove i componenti del management non sono stati in grado di trovare una soluzione, magari perchè sono degli incapaci assunti non in base alle proprie abilità ma perchè conoscono l'onorevole o il cardinale di turno o "l'amico dell'amico", o peggio ancora hanno una tessera di iscrizione a qualche partito (caratteristiche tipiche del nostro Paese e riscontrabile nel fatto che numerosi enti pubblici funzionino male).
Io non mi meraviglierei che non riescono a vendere Alitalia.
Chi la vuole in questa situazione? E' come andare allo sfasciacarrozze a comprare una Fiat Duna fortemente incidentata (con tutto il rispetto)! Nemmeno un fondo come TPG, cha ha risanato Continental, è disposto a rischiare!
Io penso che ricominciare da capo sia la cosa migliore, perchè rimanere senza una compagnia di bandiera non è una bella immagine per il nostro Paese, che è relegato ad apparire sempre come il fanalino di coda dell'Europa.
La Svizzera lo ha già fatto, il Belgio pure... perchè aspettare?
 
Citazione:Messaggio inserito da james84

Io non darei la colpa al governo di turno. Il fatto è che con AZ TUTTI (nessuno escluso - politici e non) si sono fatti i cavoli propri per anni e anni. E con questo intendo: privilegi, voli gratis, alberghi a 5 stelle etc etc etc.
Se AZ si trova in questa situazione, inoltre, è perchè è un'azienda italiana (ex ente pubblico), dove i componenti del management non sono stati in grado di trovare una soluzione, magari perchè sono degli incapaci assunti non in base alle proprie abilità ma perchè conoscono l'onorevole o il cardinale di turno o "l'amico dell'amico", o peggio ancora hanno una tessera di iscrizione a qualche partito (caratteristiche tipiche del nostro Paese e riscontrabile nel fatto che numerosi enti pubblici funzionino male).
Io non mi meraviglierei che non riescono a vendere Alitalia.
Chi la vuole in questa situazione? E' come andare allo sfasciacarrozze a comprare una Fiat Duna fortemente incidentata (con tutto il rispetto)! Nemmeno un fondo come TPG, cha ha risanato Continental, è disposto a rischiare!
Io penso che ricominciare da capo sia la cosa migliore, perchè rimanere senza una compagnia di bandiera non è una bella immagine per il nostro Paese, che è relegato ad apparire sempre come il fanalino di coda dell'Europa.
La Svizzera lo ha già fatto, il Belgio pure... perchè aspettare?
Nonostante io ritenga questo governo il peggiore che l'Italia abbia mai avuto, concordo sul fatto di estendere a tutta la classe politica la loro parte di colpe nella vicenda Alitalia.

Concordo anche sul fatto che forse l'azzeramento e l'eventuale ripartenza potrebbe essere una soluzione migliore rispetto all'attaccare pezze su pezze.

Ciao
Massimo
 
da come si è espresso il ministro Bianchi sembra di capire che non ci sarà nessun commissariamento. Immagino quindi che il governo abbia giàin mano la carta vincente.....
quoto quanto apparso sulla stampa di oggi
[^]
ALITALIA: BIANCHI, NO A LIQUIDAZIONE
ROMA - La liquidazione di Alitalia 'penso che sia l'ultima tra le ipotesi sul tavolo'. Cosi' il ministro dei Trasporti Bianchi. Intervenendo alla trasmissione Viva Voce su Radio 24 il ministro ha detto che la liquidazione della compagnia aerea 'mi sembra la meno idonea in tutto quello che abbiamo fatto e pensato fino a questo momento, quindi preferisco scartarla'. Intanto Air France ribadisce il suo no all'acquisizione.
[^]
 
Stamattina su Repubblica :

Alitalia, ultima speranza: "Asta al ribasso"
A dettare le regole saranno gli acquirenti
di ETTORE LIVINI

MILANO - Alitalia sarà privatizzata. Ma dopo il disastroso flop dell'asta del Tesoro a dettare le regole questa volta saranno i potenziali acquirenti. Dopo sette mesi di lunghissima e inutile procedura di gara, la partita per la vendita della compagnia di bandiera riparte a ruoli invertiti. Fino a ieri a fissare i paletti (occupazionali e finanziari) era stato Tommaso Padoa-Schioppa. Adesso invece via XX Settembre - rimasta col cerino in mano - ha davanti un percorso strettissimo. Blindato dalla Ue, che ha già preannunciato il suo niet a nuovi aiuti pubblici. E seriamente condizionato dallo stato di salute della compagnia che in questo lunghi mesi senza vero management ha continuato a perdere soldi (un milione al giorno). E a mangiarsi un po' alla volta la già poca liquidità rimasta in cassa.

I tempi, insomma, sono stretti. Ma ben difficilmente la vendita di Alitalia potrà davvero andare in porto a breve. La strada "maestra", in teoria, potrebbe essere quella del commissariamento della società sotto l'ombrello della legge Marzano, magari affidandone la cloche a un risanatore a 18 carati (qualcuno ha fatto il nome di Enrico Bondi). Una soluzione che piacerebbe molto ai big europei come Air France e Lufthansa, pronti sì a rientrare in pista, ma senza farsi carico del drastico riassetto necessario per rilanciare il gruppo. Il commissariamento ha però almeno due controindicazioni. La prima è estetica: il Tesoro - già scottato dal fallimento annunciato della sua asta - non sembra infatti nelle condizioni "diplomatiche" per varare una terapia d'urto come quella dell'amministrazione straordinaria. La seconda è tecnica: Alitalia, malgrado tutto, ha ancora dei soldi in cassa. E non ha quindi la caratteristica di azienda in crisi di liquidità, conditio sine qua non per l'ammissione a procedura concorsuale di questo tipo.

Il governo sembra così intenzionato a battere una seconda strada. Tecnicamente battezzata "procedura a trattativa privata". In soldoni, una vendita al miglior offerente. Le discussioni su tempi e modalità sono in corso in queste ore in seno all'esecutivo e con gli advisor. Ma con ogni probabilità si arriverà a una sorta di azzeramento di tutte le condizioni imposte in passato dal Tesoro e all'apertura di una gara senza regole, aperta a tutti, con il governo incaricato solo di scegliere il nuovo padrone di Alitalia.

Quali garanzie di successo ci sono per una soluzione di questo tipo? Decisamente di più della prima asta dei sogni di Padoa Schioppa. Air One, tanto per cominciare, ha già fatto sapere di essere pronta a rientrare in gioco se cambieranno le carte in tavola. In pista potrebbe tornare anche la cordata Tpg-Mediobanca, che secondo indiscrezioni avrebbe già iniziato a cercare alleati italiani per soddisfare i requisiti di nazionalità necessari a gestire Alitalia senza perdere rotte. Un timido interesse ha ripreso a dimostrarlo anche Aeroflot, mentre i big del settore come Air France e Lufthansa sembrano più tiepidi su un percorso di questo tipo. Che garantirebbe sì di comprare Alitalia a un costo vicino allo zero ma che consegnerebbe ai compratori una compagnia ancora tutta da risanare. E a queste condizioni punterebbero decisamente su Iberia, un altro gigante dei cieli (ma sano) in vendita.

Le offerte in caso di trattativa privata non dovrebbero dunque mancare. Il problema sarà la loro qualità. È quasi certo ad esempio che le proposte per l'acquisizione della quota del Tesoro saranno a cifre più o meno simboliche. Nessuno vuol farsi carico di Opa sul mercato. Tutti, anzi, sembrano intenzionati a proporre di rilevare la compagnia con un aumento di capitale, visto che così i soldi finirebbero direttamente nelle casse del gruppo per il rilancio. Il Tesoro, secondo indiscrezioni, sarebbe disposto (per necessità) a mandar giù questa pillola amara.

Il vero problema sarà invece quello dei piani industriali. Il Piano A del governo (la prima asta) prevedeva forti garanzie su questo fronte. Ora i potenziali acquirenti, con le mani libere, saranno tentati di varare piani lacrime e sangue, magari insistendo per tenere ben separati Az Fly, il core business della compagnia più sano, dai servizi di terra, in condizioni decisamente peggiori. Un paletto decisamente indigesto per un governo costretto a gestire un consenso millimetrico al Senato e già impegnato sul fronte pensioni in un delicatissimo braccio di ferro con i sindacati. Proprio per questo, dicono in molti, Toto e Intesa sarebbero ancora i grandi favoriti anche in caso di Piano B per Alitalia. Air One ha una lunga storia di buone relazioni sindacali, Toto ha già incontrato i rappresentanti dei lavoratori e il suo piano d'esuberi (oltre 2mila che qualcuno vuole già raddoppiati) non è piaciuto solo ai piloti, con cui dovrà cercare una mediazione.

La strada è stretta, dunque, ma praticabile. L'ultimo nodo però è quello dei tempi. La nuova gara potrebbe non essere brevissima. Soprattutto se ai nastri di partenza si presenteranno in molti. Ma il conto alla rovescia sulla liquidità di Alitalia è cominciato già da tempo. E ogni giorno che passa, a maggior ragione dopo sette mesi buttati alle ortiche, riduce ancor di più il potere negoziale del Governo.
 
Citazione:Messaggio inserito da mattia29

Stamattina su Repubblica :

Alitalia, ultima speranza: "Asta al ribasso"
A dettare le regole saranno gli acquirenti

Se a dettare le regole fossero gli acquirenti, [:308] l'affare sarebbe già stato fatto da un pezzo.

Ciao
Massimo
 
Citazione:Messaggio inserito da mattia29

Siamo proprio in tempo di saldi.....:(

faccio notare che in borsa c'è chi compra Alitalia...
Il titolo non sta franando rovinosamente come dovrebbe, alla luce delle prospettive aziendali
[:301]

19/07/2007
09:38 0,76 -1,14 5766390

sono solo pazzi, o speculatori con idee ben chiare?
 
Citazione:Messaggio inserito da Frequent Flyer

Citazione:Messaggio inserito da mattia29

Siamo proprio in tempo di saldi.....:(

faccio notare che in borsa c'è chi compra Alitalia...
Il titolo non sta franando rovinosamente come dovrebbe, alla luce delle prospettive aziendali
[:301]

19/07/2007
09:38 0,76 -1,14 5766390

Infatti spero bene che chi comprerà Alitalia riesca a risanarla completamente, ed a espanderla ancora di più!! :D
 
Citazione:Messaggio inserito da maxlanz

Citazione:Messaggio inserito da mattia29

Stamattina su Repubblica :

Alitalia, ultima speranza: "Asta al ribasso"
A dettare le regole saranno gli acquirenti

Se a dettare le regole fossero gli acquirenti, [:308] l'affare sarebbe già stato fatto da un pezzo.

Ciao
Massimo

insomma le regole o paletti per l'acquisto di AZ che gli acquirenti dovrebbero proporre, sono quelle avanzate dal buon Toto.... e cioè:
1) acquisto dell'azienda, aa/mm compresi, a costo zero
2) onorare tutti i debiti in sospeso
3) pace sindacale per almeno tre anni
4) licenziamento dal 2008 di circa 2.300 esuberi
5) azzeramento di tutti i punti mille/miglia accumulati
6) vendita di AZ Servizi
[:304][:304]
io ho qualche risparmio in banca... forse mi candido !![:301][:301]
 
Citazione:Messaggio inserito da mattia29



Infatti spero bene che chi comprerà Alitalia riesca a risanarla completamente, ed a espanderla ancora di più!! :D

se si commissaria, o si vende Alitalia al prezzo di 'mercato' (prossimo allo zero) le azioni sarebbero carta straccia (come a suo tempo,le azioni Parmalat)
se invece ...c'è altro, mbeh, potrebbe essere una ottima speculazione!
 
Peccato, eppure questa compagnia non merita una fine del genere, ha una bella flotta e tanto personale, si potrebbero fare migliaia di cose con ciò, invece la trascurano che tristezza.
 
Citazione:Messaggio inserito da ogianne

Peccato, eppure questa compagnia non merita una fine del genere, ha una bella flotta e tanto personale, si potrebbero fare migliaia di cose con ciò, invece la trascurano che tristezza.



be' oddio "bella flotta"..... e' completamente da rifare escluso i 777 e 32x family gli 80 ed i 767 sono da buttare!
 
Citazione:Messaggio inserito da b787liner

Citazione:Messaggio inserito da ogianne

Peccato, eppure questa compagnia non merita una fine del genere, ha una bella flotta e tanto personale, si potrebbero fare migliaia di cose con ciò, invece la trascurano che tristezza.



be' oddio "bella flotta"..... e' completamente da rifare escluso i 777 e 32x family gli 80 ed i 767 sono da buttare!

Beh dai, sugli ottantoni sono d'accordo ma i 767 da buttare mi sembra esagerato.

Ciao
Massimo
 
Vediamo d'analizzare un paio di semplici punti:

Il Governo ci ha provato mettendo sul piatto AZ con tutti i paletti, se qualcuno avesse abboccato sarebbe stato un miracolo. I sindacati ed il partito dei garantisti e' stato accontentato ma il risultato e' stato un fallimento (e lo si sapeva).

Ora che nessuno ha abboccato si va' alla trattativa privata, ovviamente molti paletti cadranno dat oche cosi la "pulizia" sara' fatta ante vendita e non post vendita il che garantira' una soprravivenza maggiore alla compagnia rispetto al primo scenario (se Toto o altri si fossero aggiudicati AAZ al primo round difficilemte sarebbero sopravvissuti a lungo e nel giro di poco tempo).

Il GOverno per evitare un grounding alla fine vendera' AZ e la scure s'abbattera' su AZ, verso i sindacati e le falnge piu' estreme il Governo se ne lavera' in parte le mani proprio perche' nella prima fase ci ha provato ma e' andata male quindi...

Va' ricordato che davamo Volare defunta ed invece continua a svolazzare, idem Parmalat quindi nessun funerale in vista, siamo solo a meta' tra il 1 e 2 tempo.
 
Quoto in piano l'analisi di I-TIGI.
Era tutto uno scenario prefissato. Si è fatta quest'asta fantoccio solo per accontentare sindacati e la parte radicale del governo. Adesso che sono stati fatti zittire si procederà alla trattativa privata.

L'unico problema è che per colpa di questi irresponsabili si sono buttati 7 mesi, vale a dire 210 giorni, vale a dire quasi mezzo miliardo di euro (considerato che AZ perde 2 milioni al giorno).
 
«Alitalia, vendita o liquidazione»
Parla Padoa-Schioppa: «Non ricapitalizzeremo, esploriamo altre ipotesi»

ROMA — Nessuno, adesso, è autorizzato a pensare che il governo possa fare marcia indietro. I partiti, che sotto sotto la decisione di vendere ai privati l'Alitalia non l'hanno mai digerita, sono avvertiti. E sono avvertiti anche i sindacati, che qualche bastone, e nemmeno troppo piccolo, fra le ruote della gara l'hanno messo eccome. «Oltre la vendita, c'è soltanto la liquidazione», chiarisce Tommaso Padoa-Schioppa. «Liquidazione », una parola che pesa come un macigno, e che il ministro dell'Economia per la prima volta pronuncia pubblicamente, parlando solo ora, a gara chiusa, dopo aver osservato sull'argomento un'assoluta riservatezza. «Liquidazione», finora uno spauracchio che nessuno aveva preso seriamente in considerazione. Forse neppure chi, come l'ex ministro Roberto Maroni, aveva proclamato, non più tardi di un anno e mezzo fa: «Il governo non può e non deve dare più un centesimo all'Alitalia. Se non ha la forza per competere porti i libri in tribunale». Padoa-Schioppa sottolinea l'evidenza dei fatti: «È una società in perdita, nella quale lo Stato non può più mettere capitali », anche perché l'Unione Europea non lo consentirebbe. Ma il ministro afferma di non credere «che la notizia di ieri (il ritiro dell'AirOne dalla gara, ndr) significhi che l'opzione della vendita sia stata esplorata fino in fondo». Il Tesoro, insomma, non ha ancora gettato la spugna: «In queste ore stiamo esplorando le alternative, per capire quali altre modalità ci siano per procedere alla cessione del controllo della compagnia, dopo che quella scelta ha dato l'esito che ha dato». Cioè, è miseramente fallita. Come nessuno, a via XX settembre, si poteva aspettare. Eppure Padoa-Schioppa dice di non essersi mai pentito di aver preso la decisione di indire la gara: «Se pure fossi stato consapevole del rischio che potesse andare a finire così, l'avrei fatto lo stesso. L'Alitalia era come la nazionale di calcio, che ha 58 milioni di commissari tecnici. Ognuno aveva la sua formazione e il suo compratore preferito: chi voleva puntare sull'hub di Malpensa, chi rafforzare Fiumicino, chi venderla ai cinesi, chi agli arabi, chi ancora ad AirOne». Per questo sostiene che una gara era necessaria. «Dovevamo porre condizioni precise e trasparenti. E non escludere alcun potenziale acquirente. Il fatto è che il privato può scegliere a chi vendere, ma lo Stato, se vuole essere un buon venditore, deve seguire le procedure. In più c'erano molte condizioni da rispettare. Ecco, la gara è stata il modo per esplorare questa via». Nonostante alla fine, di compratori, ne sia rimasto soltanto uno. «E fortemente interessato», aggiunge il ministro dell'Economia. Precisando che la procedura di per sé non fissava particolari paletti né sull'occupazione, né sul prezzo e che «le uniche due condizioni poste dall'interlocutore come dirimenti, e cioè che l'eventuale giudizio negativo dell'Antitrust o il cattivo esito dei negoziati sindacali fossero causa di sospensione dell'operazione, le avevamo accettate». Ragion per cui, confessa il ministro dell'Economia, «la decisione di ieri è stata per noi una sorpresa. Ma dai contatti con gli advisor abbiamo anche dedotto che era una conclusione non maturata in modo visibile neppure dall'altra parte». Cosa è successo, allora? «Evidentemente il complesso delle caratteristiche nelle quali opera questa società ha fatto ritenere che il rischio non andava corso», ipotizza Padoa-Schioppa. Che, comunque, insiste: «Per noi sarebbe stato meglio se l'operazione fosse andata in porto. Ma in ogni caso l'opzione della vendita non ha esaurito tutte le sue possibilità. E ora abbiamo le mani completamente libere nei confronti di chiunque».

Anche, perché no, di Carlo Toto: che è sempre parso il candidato preferito di parte della maggioranza. «È vero, ho avuto anch'io questa impressione», dice il ministro. «Ma tenga presente», aggiunge, «che se una preferenza del genere ci fosse stata, il fatto che l'operazione con AirOne avrebbe prodotto un soggetto nazionale di dimensioni più robuste era argomento non di natura politica che poteva indurre un giudizio più favorevole rispetto alle altre opzioni». Come per esempio la cessione ad Aeroflot o ai fondi americani. Continua Padoa-Schioppa: «Posso capire che ognuno abbia le sue preferenze, anche se per quanto mi riguarda non ne ho mai avute. Per me una compagnia di bandiera resta tale anche se cessa di essere pubblica. In Lufthansa e Air France la partecipazione dello Stato non è certamente maggioritaria. La proprietà pubblica è soltanto strumentale, nel bene e nel male. Purtroppo per l'Alitalia, in questi vent'anni, nel male ». Per questo chi si illude che il fallimento della gara possa spianare la strada a un ritorno al passato, sbaglia di grosso. «Il punto non è se lo Stato debba o meno mantenere una quota, ma chi deve avere il controllo della compagnia. E su questo», avverte il ministro dell'Economia, «non ci possono essere ambiguità. D'altra parte, se l'Alitalia è giunta a questo punto, quando soltanto vent'anni fa poteva fare una fusione alla pari con British airways, è perché noi Paese, noi governo, abbiamo gestito molto male il ruolo di proprietario, il ruolo di politico, il ruolo di titolare delle infrastrutture. Di proprietario, perché abbiamo scelto ogni volta di uscire dalle difficoltà cambiando il management. Di politico, per aver fatto regolarmente da sponda al sindacato sulle spalle dell'azienda. Di titolare delle infrastrutture, per non aver gestito il sistema degli aeroporti in modo friendly rispetto alla compagnia di bandiera, come invece hanno fatto i nostri concorrenti esteri». Se un merito rivendica di avere, Padoa-Schioppa, è quello di aver «posto fine a questa cosa, confermando Giancarlo Cimoli». Una decisione, a quanto pare, niente affatto facile. «Se lei sapesse quante pressioni ho avuto per sostituire Cimoli, anche dall'interno del governo.... Ma se lo avessi fatto avremmo percorso un altro girone infernale e chissà quando ci saremmo fermati. E adesso non saremmo arrivati alla cessione della società».

Anche se la fermata è stata piuttosto brusca. «Abbiamo affrontato una situazione che ha mostrato di essere molto più critica di quello che immaginavamo. E la procedura di vendita ha semmai rivelato, e non certo creato, questa criticità. Rendere l'Alitalia attraente per un investitore sembra più difficile di quanto pensassimo», ammette il ministro dell'Economia. Senza tuttavia mostrarsi particolarmente abbattuto dall'esito della gara: «Un Paese di 58 milioni di abitanti con la nostra conformazione geografica e una tale quantità di aeroporti è il paradiso di una compagnia di bandiera». Ottimismo di circostanza? A chi gli chiedesse se fra dieci anni l'Italia avrà ancora la sua compagnia di bandiera, lui risponderebbe: «Certamente ». Ma il problema è vedere come ci si arriverà a quel giorno. E per ora la nebbia è tornata a essere impenetrabile.

Sergio Rizzo - CdS