Alitalia: i sindacati aprono, si tratta ancora sui piloti


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Boeing747

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5 Novembre 2005
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Varese
ROMA — L'ingresso in campo di Silvio Berlusconi ieri nel caso Alitalia ha rivitalizzato la trattativa, giunta a un punto morto. Ieri, dopo una giornata di consultazioni informali, il negoziato è ripreso a palazzo Chigi, alle 21, con un primo incontro tra il sottosegretario Gianni Letta, (presenti i ministri del Lavoro, Maurizio Sacconi e dei Trasporti, Altero Matteoli, e il commissario Augusto Fantozzi) e i sindacati confederali e Ugl. Subito dopo, dalle 23 fino all'una di notte, è stata la volta dell'amministratore di Cai, Rocco Sabelli, e dell'amministratore di Intesa- Sanpaolo, Corrado Passera. E poi ancora i sindacati. I due primi incontri, sostanzialmente ritenuti positivi dalle parti, dovrebbero avere ora l'effetto di preparare l'intesa finale. Al tavolo non sono state invitate però le associazioni professionali che saranno convocate oggi: piloti e assistenti di volo, i più restii all'accordo, saranno messi davanti alla responsabilità di farlo saltare. Nello studio di Letta il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, e della Uil, Luigi Angeletti, il segretario di Ugl, Renata Polverini, e quello confederale della Cgil, Fabrizio Solari avrebbero ricevuto dal governo garanzie che i salari dei lavoratori della nuova Alitalia di fascia medio- bassa non saranno ridimensionati drammaticamente mentre si agirà sulla produttività, come richiesto da tutte le sigle. Ma ci sarebbero state anche garanzie per la riassunzione dei lavoratori di cargo e manutenzione in aziende partecipate da Cai e da società pubbliche, come Fintecna e Finmeccanica. Anche per i piloti Berlusconi avrebbe in serbo offerte: oltre a un contratto separato a livello dirigenziale, la ricollocazione degli esuberi: 870 (senza i piloti cargo), cui andrebbero sottratti altri 300 piloti in uscita verso la pensione. Dunque, 500. Ma la posizione dei piloti resta irriducibile sul tema delle dimensioni future della compagnia considerate troppo esigue. «Non ci spaventa una rottura. Anche da soli» ha detto il vicepresidente dell'Anpac, Stefano De Carlo. Nei due vertici a palazzo Chigi non si sarebbe parlato di alleanze, anche se il leader della Lega, Umberto Bossi, ieri ha detto che «Alitalia ha bisogno di un alleato che non chiuda Malpensa e quindi da lì è venuto un alleato che la mantiene a livello di hub: è arrivata Lufthansa».


Nel pomeriggio intanto Fantozzi aveva convocato i sindacati, su loro richiesta, ammettendo le difficoltà di rifornimenti del carburante «che potrebbero mettere a rischio alcuni voli» da domani. Mentre 12 voli ieri hanno già rischiato di non partire. Secondo i sindacati, Fantozzi avrebbe detto che la richiesta di pagamento in contante sarebbe arrivata però solo dall'Eni. Chiamato in causa, l'amministratore delegato dell'azienda pubblica ha risposto: «Io penso agli affari miei». Sul carburante è intervenuto Lorenzo Stanghellini con altri giuristi sostenendo che sarebbe una «grave responsabilità » di Fantozzi se mancasse il carburante, essendo suo dovere assicurare il funzionamento dell'azienda, anche attivando per tempo dei mutui. Il commissario ha confermato ai sindacati che i contratti decadranno il 30 novembre. Sul punto il commissario europeo ai Trasporti, Antonio Tajani, ha ribadito che, secondo l'Ue, nessun contratto potrà essere trasferito alla nuova azienda. Intanto, ha annunciato Fantozzi, è prossimo l'avvio alla cassa integrazione straordinaria del personale interessato alla messa a terra di 34 aeromobili che in realtà non volano già dal primo aprile. I lavoratori potrebbero essere, secondo Sdl, tra 600 e 700. «Ulteriori provvedimenti collettivi» sono prevedibili «in conseguenza della gravissima crisi». Affermazioni che gettano una luce sul mistero del numero degli esuberi e sulla mancanza, nei conteggi di Cai, di più di un migliaio di lavoratori che evidentemente usciranno dall'azienda nell'immediato

Antonella Baccaro - Corriere della Sera
 
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La nuova offerta di Colaninno
100 milioni in più per i contratti

di ROBERTO MANIA - Repubblica

ROMA - Cento milioni di euro per fare l'accordo. L'ultimo cip per non perdere l'affare. Cento milioni di euro per attenuare i tagli al costo del lavoro e quindi ai contratti dei piloti, delle hostess, degli steward, del personale di terra e dei manutentori. Non più una decurtazione alle buste paga del 25 per cento, bensì intorno al 20. È la carta che Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, presidente e amministratore delegato della Cai, la Compagnia aerea italiana, sembrano intenzionati a giocare per chiudere l'accordo con i sindacati e far decollare il piano Fenice per la Nuova Alitalia.

Il pressing del premier Silvio Berlusconi sui vertici della neonata cordata tricolore è stato asfissiante nelle ultime 24 ore dopo la rottura delle trattative con il sindacato dei piloti. Perché dopo aver ipotizzato altre strade (un intervento pubblico per quanto mascherato non avrebbe superato le barriere di Bruxelles) ci si è resi conto che solo sciogliendo il nodo-salari si sarebbe potuto evitare il fallimento. Non solo della compagnia, ma anche della mediazione governativa sulla quale Berlusconi sa bene di giocarsi la faccia. Palazzo Chigi, allora, ha chiesto a Sabelli di contribuire a trovare una via d'uscita senza stravolgere la filosofia e la logica del piano.

Per esempio dilatare in un tempo più ampio, comunque nell'arco del quinquennio, l'obiettivo di risparmiare i 350 milioni annui sul costo del lavoro. Oppure spostare il "break even" oltre la fine del 2010. E ancora ridurre il target di un fatturato in crescita del 5 per cento nei primi due anni. Diverse opzioni "finanziate" con i cento milioni.

D'altra parte letta in filigrana, la dichiarazione di Sabelli rilasciata ieri mattina subito dopo aver incontrato il sottosegretario Gianni Letta non era più di chiusura netta: sì, certo, la conferma del piano ("la nostra posizione è ferma") ma anche "disponibilità assoluta a trattare". Che, diversamente, non c'era solo qualche ora prima, visto che erano stati proprio i rappresentanti della Cai ad abbandonare il tavolo del negoziato al ministero del Lavoro.


Una linea inaspettatamente dura che, negli ultimi giorni, ha finito per acuire i dissapori all'interno della cordata dei sedici (poi diciotto) imprenditori pronti a scommettere sulla privatizzazione della compagnia di bandiera. Più d'uno lamenta la mancanza di momenti di consultazione per mettere in campo le strategie più consone ad affrontare le diverse trattative, così come l'assenza di coordinamento. "Colaninno - diceva ieri a denti stretti uno dei componenti della cordata - non ha alcun mandato dagli altri azionisti". Così che dopo la rottura al ministero del Lavoro qualcuno ha cominciato a pensare di defilarsi.

Il più vicino a compiere questo passo - secondo fonti vicine ai protagonisti - sarebbe il gruppo Benetton che attraverso Atlantia dovrebbe versare 100-150 milioni nella Cai. Forse il gruppo più esposto al potenziale conflitto di interessi, essendo da una parte gestore aeroportuale con Aeroporti di Roma (Adr) controllata da Gemina, e dall'altra vettore con Alitalia. Così che le polemiche scaturite su questo versante non hanno affatto costruito un clima favorevole alla scelta di Ponzano Veneto.

Il pressing a tutto campo di Palazzo Chigi è servito anche a sbloccare la fornitura di carburanti a credito da parte dell'Eni, società controllata dal Tesoro. Pare sia stato lo stesso Berlusconi a parlare con l'amministratore delegato della compagnia petrolifera, Paolo Scaroni. Probabile che della partita sia stato anche il titolare dell'Economia, Giulio Tremonti, impegnato, tuttavia, all'Ecofin di Nizza.

Infine i sindacati. Per la prima volta, ieri sera, l'incontro è stato convocato a Palazzo Chigi e non più al ministero retto da Maurizio Sacconi. A conferma che ormai si è all'ultima spiaggia e che il premier ha avocato a sé (o meglio al suo braccio destro Gianni Letta) l'intera partita. Ieri c'è stato l'incontro con i confederali insieme all'Ugl, oggi sarà la volta dei piloti. Ma intanto è svanita la possibilità, chiesta da Sacconi, di una posizione comune da parte di tutte le nove sigle sindacali. E anche ieri, infatti, i ribelli dell'Anpac (il sindacato più potente tra i comandanti) hanno ribadito che loro non hanno alcuna intenzione di accettare il contratto unico di lavoro.

In un quadro ancora pieno di ombre, anche per le drammatizzazioni volute dal commissario Augusto Fantozzi, soltanto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, è tornato a professare ottimismo prima di varcare in serata il portone di Palazzo Chigi: "Si può uscire benissimo da questa situazione". Come? "Con il salario che deve essere identico lavorando di più e meglio. È un risultato a portata di mano". Forse sapeva già dell'ultimo cip di Colaninno.
 
Beh, al telegiornale poco fa, ho visto che stanotte i dipendenti AZ sotto a palazzo Chigi gridavano : "Non voleremo MAI con la CAI" ...ottime prospettive!!
 
14/9/2008 (7:53) - IL CASO
Alitalia, 24 prima dello stop ai voli
I sindacati non hanno visto i vertici della Cai

Notte di colloqui, ma niente di fatto
«Le trattative riprendono in serata»
I piloti fuori dal contratto unico
ROMA
La nottata di colloqui tra Governo, sindacati e vertici della Cai e di Intesa San Paolo a Palazzo Chigi si è conclusa con un nulla di fatto. Lo ha spiegato il segretario nazionale della Uilt, Marco Veneziani: «Non c’è stato nulla di nuovo, nessuna trattativa. Il sindacato ha ribadito la sua posizione al governo e oggi si riprenderà in serata. Non sono stati indicati limiti di tempo, anche se i tempi sono stretti». Il confronto per il salvataggio di Alitalia ripartirà dunque in mattinata, con incontri tra il governo e i rappresentanti di Anpav, Avia e Sdl e poi, probabilmente, anche con quelli di Anpac e Up. La trattativa finale riprenderà in serata a un tavolo con tutte le sigle per cercare di raggiungere un accordo finale. Anche il segretario generale della Filt-Cgil, Franco Nasso, ha sottolineato che è stata una «consultazione informale» e la trattativa vera riprenderà soltanto in serata, anche perchè a Palazzo Chigi i sindacati confederali non hanno avuto incontri con la Cai.

Intanto, fra le ipotesi cui si sta lavorando per rilanciare la trattativa, quella di non includere la categoria dei piloti nel contratto unico per i dipendenti della Nuova Alitalia. I piloti, secondo quanto si apprende, sarebbero inquadrati con un contratto specifico analogo a quello dei dirigenti: una soluzione che potrebbe soddisfare le richieste della categoria per un riconoscimento della specificità professionale.


lastampa.it
 
Sabelli (cai): "Facciamo i fatti, poi le parole"
"Facciamo i fatti, poi le parole". Così l'amministratore delegato di Compagnia Aerea italiana (Cai) Rocco Sabelli ai cronisti che lo hanno interpellato entrando al ministero del Lavoro se si è vicini all'accordo con i sindacati su Alitalia. Alla domanda se questa mattina si affrontasse il nodo dei contratti, il manager ha risposto: "Vediamo".

Contratto separato per i piloti
La struttura contrattuale della nuova Alitalia, secondo fonti sindacali, non comprenderebbe i piloti che dovrebbero essere inquadrati con un contratto specifico analogo a quello dei dirigenti di azienda, andando incontro alle richieste della categoria che ha sempre rivendicato una specificità delle loro competenze professionali e del relativo inquadramento.

Bonanni ottimista: "Dipende da realismo ed elasticità"
Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sembra cautamente ottimista sulla sorte della trattativa su Alitalia. "Dipende molto da oggi - ha detto il leader sindacale entrando al ministero del Lavoro - dipende dal lavoro che sapremo fare e dalla capacità di realismo ed elasticità che tutti avranno, governo, imprese e sindacati".

Bonanni: "I piloti? Rischiano di tagliare l'albero su cui sono seduti"
Per il segretario della Cisl inoltre, il braccio di ferro coi piloti e le tensioni "non avrebbero motivo. Rischiano di tagliare l'albero su cui sono seduti". Sull'ipotesi che per i piloti ci sia un contratto equiparato a quello dei dirigenti Bonanni ha poi affermato: "Mi pare che sia una proposta che hanno già fatto l'altra sera".


repubblica.it
 
Contratto separato per i piloti
La struttura contrattuale della nuova Alitalia, secondo fonti sindacali, non comprenderebbe i piloti che dovrebbero essere inquadrati con un contratto specifico analogo a quello dei dirigenti di azienda, andando incontro alle richieste della categoria che ha sempre rivendicato una specificità delle loro competenze professionali e del relativo inquadramento.
Analogo? Quindi con la possibilità di essere licenziati con minimo preavviso? :D In linea di principio mi sembrerebbe anche giusto: onori ed oneri.
 
Oppure spostare il "break even" oltre la fine del 2010
Sarebbe la morte annunciata per CAI. Spero per loro che i 100 milioni di "investimento" in più bastino a coprire le concessioni sui contratti, non intaccando le già utopistiche previsioni di bilancio.
 
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Da Repubblica il commento di Scalfari, che ormai dev'essersi innamorato del trasporto aereo :D

Il pifferaio, gli allocchi e l'asso di Colaninno
di EUGENIO SCALFARI

IL tema caldissimo di oggi è l'Alitalia, il tema appena meno scottante ma altrettanto infuocato è il federalismo fiscale. L'accoppiata sarebbe già di per sé esplosiva ma come non bastasse si colloca in un panorama politico estremamente teso e inquietante: una serie di annunci, di disegni di legge, di atti politici e amministrativi che hanno tutti il solo univoco effetto di accrescere le tensioni, inasprire i conflitti, mostrare la faccia feroce e la voglia di menar le mani all'insegna di uno slogan diventato ormai un "passepartout".

Lo slogan è stato inventato dal ministro dell'Interno che lo ripete a dritto e rovescio come una sorta di tic, di intercalare, ed è "tolleranza zero". È diventato il succo programmatico del governo e della sua maggioranza.

Evidentemente funziona e i sondaggi in favore del "premier" hanno toccato il culmine.

La gente vuole che si proclami tolleranza zero nei confronti di chiunque utilizzi i propri diritti di libertà in senso non conforme al senso comune ora in auge. Che poi la tolleranza zero realizzi risultati desiderati oppure no, questo non arresta l'onda d'urto d'una strategia "schiacciasassi" tipica nella storia europea degli ultimi cent'anni tutte le volte che pulsioni autoritarie abbiano, in nome di superiori ragioni di ordine e di sicurezza, ristretto i diritti di cittadinanza.

Speriamo che il "trend" attuale non ci conduca oltre il limite del populismo e delle favole narrate al popolo per distrarlo, ma questa sorta di ipnosi collettiva induce comunque a riflessioni preoccupate in un'epoca in cui si ridisegna la mappa politica ed economica del mondo.

Tolleranza zero, abolizione di fatto della legge Merlin sulla prostituzione, smantellamento della scuola pubblica dell'obbligo senza un progetto che abbia un senso, crescente pressione sui poteri e sull'indipendenza della magistratura inquirente, leggi elettorali che rafforzano il potere degli apparati confiscando ogni diritto di scelta dei cittadini, disprezzo dei valori costituzionali più sensibili, clericalismo di ritorno e impoverimento dei valori cristiani in una ritrovata alleanza tra la gerarchia ecclesiastica e il potere politico, inquinamento reciproco tra politica e affari, rivalutazione del fascismo da parte di ministri e di sindaci in carica: questo è lo sfondo allarmante di questa stagione.

La crisi dell'Alitalia e l'incognita del federalismo fiscale ne rappresentano i punti di massima tensione e di totale mancanza di progettualità. Non la fantasia ma il dilettantismo è oggi al potere. Non è la prima volta che accade nel nostro paese dove purtroppo la memoria è labile e non riesce a diventare matura esperienza.

* * *

Il ministro Tremonti, nella sua lunga ricostruzione del disastro Alitalia esposta davanti alla commissione competente della Camera e successivamente riprodotta nel suo testo integrale su 24 ore di venerdì e di ieri, ha esordito dicendo: "Lasciamo da parte il confronto con le condizioni di Air France dello scorso aprile, era un altro contesto e un'operazione di altra natura".

Seguiamolo in questa sua raccomandazione iniziale, non senza tuttavia aver ricordato che l'offerta di Air France fu respinta dal combinato-disposto del rifiuto dei sindacati, dalla campagna scatenata da Berlusconi contro quel progetto e dall'insistente pressione a favore d'una cosiddetta cordata tricolore sponsorizzata da Banca Intesa.

Se oggi ci troviamo tutti di fronte ad un "malpasso" la responsabilità sta in quel rifiuto dovuto a due soggetti (sindacati e Berlusconi) e alla presenza d'un convitato di pietra in attesa di entrare in scena (Banca Intesa).
Per Tremonti invece le responsabilità incombono interamente su Prodi e Padoa-Schioppa, incapaci secondo lui di afferrare il bandolo della matassa e concludere.

Credo che ci sia stata un'inerzia di Prodi come ci fu, ancor più grave, nella questione dell'immondizia napoletana. Ma Tremonti dimentica almeno due passaggi essenziali avvenuti nel corso del governo Berlusconi e della sua presenza al ministero dell'Economia. Il primo passaggio sta nella valutazione patrimoniale di Alitalia: l'azione in Borsa valeva circa 10 euro nel 2001 e 1,57 nel 2006. Tremonti ha contestato queste cifre, ma il 24 ore dell'11 settembre le ha ricontrollate insieme alla banca dati della Thomson Financial e ne ha certificato l'esattezza. In cinque anni di legislatura il patrimonio della compagnia di volo ha perso dunque i 9 decimi del suo valore patrimoniale. Le cifre non sono opinioni e non hanno bisogno di commenti.

Il secondo passaggio riguarda la proposta dell'amministratore di Alitalia, Mengozzi, nominato a quella carica dal governo Berlusconi e quindi dallo stesso Tremonti. Mengozzi aveva in animo una fusione con Air France. Aveva negoziato a lungo e aveva ottenuto che la fusione fosse fatta attribuendo ad Alitalia il 30-35 per cento del capitale del network francese. Il governo però respinse la proposta. Anche qui c'è poco da commentare, i fatti parlano da soli.

* * *

E veniamo all'oggi. Il governo ha emanato pochi giorni fa un decreto che spacca in due Alitalia: la società controllata dal Tesoro con in capo tutti i debiti, il personale, la flotta, i diritti di volo e i pochi soldi rimasti in cassa; una società sostanzialmente fallita, affidata dal Tesoro ad un commissario secondo le regole della legge Marzano appositamente riveduta per meglio adattarla al caso Alitalia.

A fianco del rottame Alitalia una nuova società di nuovissima istituzione, con 18 azionisti, un presidente (Roberto Colaninno) e un amministratore delegato (Sabelli), depurata da tutti i gravami e pronta a fondersi con Air One.

Sulla base della legge Marzano questa società figlia giovane e bella d'una madre vecchia e moribonda, potrà rilevare tutta la polpa di Alitalia e cioè gli aerei per l'attuazione del piano industriale, le rotte, il personale di volo e di terra necessari. Gli esuberi resteranno in capo alla società madre, così pure i debiti e il personale esuberante. Il prezzo ritenuto giusto da ambo le parti sarebbe attorno ai 450 milioni di euro.

Il capitale messo insieme dai 18 azionisti (tutti italiani) supera il miliardo. Il nome, nuovo di zecca, è Compagnia Aerea Italiana (Cai). Air One si fonderà con essa e i suoi proprietari otterranno 300 milioni portando nella Cai la flotta, le rotte, le opzioni per l'acquisto di nuovi aerei, il personale di volo. L'amministratore di Air One, Toto, entrerà nel capitale della Cai con 120 milioni e siederà nel consiglio d'amministrazione.

Il governo e soprattutto Berlusconi è entusiasta: in centoventi giorni la cordata italiana si è materializzata, il caso Alitalia è stato risolto, tutto è stato previsto: la sospensione per sei mesi delle regole antitrust, una benevola disponibilità della Commissione di Bruxelles a dare il disco verde all'operazione, l'entusiasmo degli azionisti della Cai. Molti di loro - in palese conflitto d'interessi - sono felici di esser adeguatamente compensati da alcuni affari sottobanco. L'amministratore di Banca Intesa, diventato da "advisor" dell'operazione azionista Cai, di fronte all'obiezione sugli affari non chiari di molti colleghi di cordata ha risposto che "i conflitti d'interesse saranno gestiti". Il capo dell'antitrust chiamato in causa dal senatore Zanda non ha risposto. Bonanni della Cisl manifesta disponibilità a collaborare.

Tutto insomma sembra andare a gonfie vele. Certo il Tesoro si dovrà accollare parecchi pesi: i debiti della vecchia Alitalia, gli esuberi di circa 7 mila unità di cui mille piloti; ma l'onore è salvo, perdite future non sono previste, gli esuberi saranno trattati con gli ammortizzatori sociali esistenti. Ma l'attivo sta nella resurrezione della compagnia di bandiera interamente rinnovata e tricolore, un taglio consistente ai vecchi azionisti, l'ingresso d'un vettore straniero con una quota di capitale non superiore ai 120 milioni. Che cosa si vuole di più? Berlusconi dove tocca fa il miracolo. I consensi degli italiani distratti e assuefatti (che sono al momento la larga maggioranza) sono alle stelle. Tremonti sentenzia: "La luna di miele del governo con gli italiani durerà molto a lungo, ci stiamo preparando a festeggiare le nozze d'argento".

Invece no. Poche ore dopo queste celebrazioni scoppia la tempesta. Ci siamo dentro tuttora e non si sa ancora come finirà.

* * *

Il governo e insieme con esso il commissario di Alitalia, Fantozzi, il presidente di Cai, Colaninno, il leader della Cisl, Bonanni, si erano scordati della questione "contratti". O meglio: non se ne erano scordati ma l'avevano considerata di facile soluzione. I dipendenti - pensavano - non hanno alternative: se non accettano le condizioni offerte dalla Cai, la nuova società si ritirerà, l'Alitalia fallirebbe, 20 mila persone forse più, considerando anche il lavoro indotto, andrebbero in mobilità, anticamera del licenziamento entro qualche anno. Quindi accetteranno.

Ma i contratti, per consentire alla Cai di volare con profitto, debbono realizzare una diminuzione di costi del 30 per cento e un pari aumento di produttività. O così o niente, prendere o lasciare. Gli esuberi avranno ammortizzatori lunghi e corsie preferenziali per essere ricollocati, ma sui contratti e sulla produttività non c'è margine. D'altra parte furono proprio i piloti ad affondare l'offerta di Air France. Dunque se la sono voluta. Chi semina vento raccoglie tempesta. E poi il mercato è il mercato.

Invece i piloti, gli assistenti di volo, il nucleo duro dei dipendenti, non ci stanno. All'inizio sembra una manfrina ma col passare dei giorni si vede che no, non è la solita sceneggiata sindacalese. I piloti alla fine si alzano dal tavolo e se ne vanno. Berlusconi chiama Colaninno, Sacconi chiama i sindacati, Matteoli chiama i piloti, Passera chiama tutti, ma la questione sembra ormai chiusa: Cai conferma che non può fare modifiche alla sua piattaforma, i piloti confermano che a quelle condizioni è inutile continuare. Berlusconi ha un momento di sconforto ma poi torna in battaglia: ha ancora qualche carta da giocare e la gioca.

* * *

Alle ore 14 di ieri, sabato, Fantozzi incontra i sindacati e comunica che siamo alla fine: non c'è più un euro in cassa, i fornitori di carburante hanno comunicato che non faranno più forniture a credito, d'ora in poi la flotta Alitalia potrà contare soltanto sulle poche riserve esistenti nei depositi.

Per conseguenza a partire da domani lunedì alcuni voli saranno cancellati e il personale addetto verrà messo in cassa integrazione. I voli da annullare saranno 34. Gli altri e in breve l'intera flotta cesseranno di volare entro una settimana o poco più.

Tra i piloti e gli assistenti di volo la tensione sale alle stelle. Intanto si viene a sapere che il fornitore che ha chiuso i rubinetti del credito è l'Eni. Ennesimo paradosso: la compagnia di bandiera petrolifera non fa più credito alla compagnia di bandiera del trasporto aereo. Il governo è stato informato? Oppure governo ed Eni d'accordo stringono la tenaglia intorno al collo dei sindacati? Roberto Colaninno ha passato a Mantova la notte di venerdì e la mattina di sabato ma nel pomeriggio è all'aeroporto di Verona: rientrerà a Roma in serata. Questa mattina, domenica, inviterà i sindacati ad un colloquio finale.

Ha qualcosa da mettere sul tavolo? Sì, qualcosa ce l'ha. Si era tenuto una riserva da usare all'ultimo minuto e l'ultimo minuto è arrivato. Potrà migliorare il "monte salari" del personale da riassumere in Cai in misura del 20 per cento. Che cosa significa? Se aveva chiesto ai piloti una decurtazione stipendiale del 25 per cento rispetto gli stipendi vigenti, il 20 per cento di miglioramento significa che la decurtazione scenderebbe al 20. Basterà? Questa sarà l'ultima parola.

Ma c'è un però. Colannino non vuole trattare soltanto con i piloti. Se seguisse questa tattica le altre categorie dei dipendenti potrebbero esigere che quel 20 per cento di miglioria sia ripartito tra tutti. Da buon imprenditore Colaninno non ha nessuna voglia di imbottigliarsi in una questione di riparto, perciò la sua offerta sarà fatta al complesso delle sigle sindacali: vedano tra di loro come spartire l'offerta. Comunque entro oggi la questione dev'essere chiusa altrimenti lunedì mattina comincerà non più l'ultima fase ma l'agonia vera e propria di un malato terminale.

* * *

Forse l'accordo oggi si farà: le probabilità si misurano al 51 per cento in favore dell'accordo in extremis contro il 49 che non riesca. Berlusconi, che era ormai con le spalle al muro perché il fallimento dell'Alitalia sarebbe stato per lui una catastrofe d'immagine senza precedenti, deve aver strizzato per bene Colaninno e i membri principali della cordata tricolore. Questi a loro volta avranno rincarato a propria compensazione i vantaggi extra che si aspettano dalla loro partecipazione.

Passera saggiamente aveva detto che i conflitti d'interesse debbono essere gestiti e il "premier" è un asso in quel tipo di gestione. Un'occhiata di riguardo non si può negare a nessuno dei 18 "capitani coraggiosi". Di occhiate di riguardo ne sono già state date parecchie, una di più non la si nega a nessuno pur d'assicurare il lieto fine.

Lieto fine per tutti? Forse per i piloti che rappresentano la nobiltà di spada tra i dipendenti Alitalia, forse per gli assistenti di volo che rappresentano la nobiltà di toga. Il popolaccio dei servizi a terra sarà il più strattonato, ma peggio per loro, qualcuno che trasporti i bagagli lo si trova sempre a buon prezzo magari tra i marocchini e i romeni per bene che fanno la coda per un posto precario.

E poi? Il finale della storia l'abbiamo già scritto domenica scorsa: tra cinque anni Cai avrà registrato una cospicua plusvalenza patrimoniale, gli azionisti venderanno e incasseranno. Cai entrerà a far parte di un bel "network" internazionale, tedesco o franco-olandese, perché nell'economia globale non c'è posto per una compagnia di volo come Alitalia, troppo grande per esser piccola e troppo piccola per esser grande. Così saremo tornati alla casella di partenza avendo perso un sacco di soldi e di tempo. Intanto il pifferaio suona il suo piffero e gli allocchi lo seguono incantati.

È in arrivo il federalismo fiscale, del quale riparleremo. Per ora si sono sentite molte parole ma non s'è visto nessun numero. Prima o poi però i numeri dovranno sbucare da qualche parte e bisognerà leggerli con molta attenzione.
 
Che strano, non l'avrei mai detto.
Comunque sia credo che il fallimento sarebbe stato di gran lunga preferibile.

Nella lista degli imprenditori coinvolti ho notato una presenza femminile molto nutrita.
 
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Da Repubblica il commento di Scalfari, che ormai dev'essersi innamorato del trasporto aereo :D

Il pifferaio, gli allocchi e l'asso di Colaninno
di EUGENIO SCALFARI

............... E poi? Il finale della storia l'abbiamo già scritto domenica scorsa: tra cinque anni Cai avrà registrato una cospicua plusvalenza patrimoniale, gli azionisti venderanno e incasseranno. Cai entrerà a far parte di un bel "network" internazionale, tedesco o franco-olandese, perché nell'economia globale non c'è posto per una compagnia di volo come Alitalia, troppo grande per esser piccola e troppo piccola per esser grande. Così saremo tornati alla casella di partenza avendo perso un sacco di soldi e di tempo. Intanto il pifferaio suona il suo piffero e gli allocchi lo seguono incantati.

È in arrivo il federalismo fiscale, del quale riparleremo. Per ora si sono sentite molte parole ma non s'è visto nessun numero. Prima o poi però i numeri dovranno sbucare da qualche parte e bisognerà leggerli con molta attenzione.


Quest'ultima frase bastava e la dice tutta!!
Più giorni passano, più la cosa peggiora, più sono dispiaciuto per quanti LAVORANO in AZ!! :sconfortato:
 
Sarebbe la morte annunciata per CAI. Spero per loro che i 100 milioni di "investimento" in più bastino a coprire le concessioni sui contratti, non intaccando le già utopistiche previsioni di bilancio.

Io ho capito che Benetton forse si ritira e toglie i 100-150mln di investimento inizialmente previsti, quindi sarebbero in meno. Ma bisogna vedere se ho capito male io e, soprattutto, se Repubblica e' vagamente affidabile.
 
Da Repubblica il commento di Scalfari, che ormai dev'essersi innamorato del trasporto aereo :D

Come ci tiene lui ai lavoratori del trasporto aereo, non ci ha mai tenuto nessuno!:D

Dev'essere per questo che negli ultimi mesi ci ha elargito queste perle di articoli in successione. Una collana praticamente.

Invito a leggerlo fino in fondo per capire come e quanto non si tratti di una questione ideologica ma solo sincero, puro, incondizionato, paterno, grande e disinteressato amore per il personale delle compagnie aeree.
 
Io ho capito che Benetton forse si ritira e toglie i 100-150mln di investimento inizialmente previsti, quindi sarebbero in meno. Ma bisogna vedere se ho capito male io e, soprattutto, se Repubblica e' vagamente affidabile.
Sembra che ci vogliano un centinaio di milioni in più per le concessioni sui contratti, se Benetton molla saranno 200. Da trovare tra i soci o includendo altri imprenditori, magari tra quelli inizialmente dirottati sul Cargo.
 
Anpav, Avia e Sdl alle 11.30 a Palazzo Chigi
Anpav, Avia e Sdl, sono stati convocati alle 11,30 a palazzo Chigi. E' quanto riferiscono fonti sindacali, mentre al ministero del Lavoro, sono in corso una serie di incontri informali, a cui partecipano lo stesso titolare del dicastero, Maurizio Sacconi, il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Altero Matteoli, i sindacati confederali e la Cai.

Anpac e Up a Palazzo Chigi alle 12.30
Le associazioni di categoria dei piloti, Anpac e Up, sono state convocate a palazzo Chigi alle 12.30 a colloquio con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

repubblica.it
 
Sembra che ci vogliano un centinaio di milioni in più per le concessioni sui contratti, se Benetton molla saranno 200. Da trovare tra i soci o includendo altri imprenditori, magari tra quelli inizialmente dirottati sul Cargo.

Equinoxx che sembrava dover investire 50 milioni in CAI e poi supportare il Cargo, probabilmente dirotterà tutto l'investimento in CAI e lo stesso dicasi per Aponte.
 
10:45 Solari: "Dalla Cai risorse aggiuntive sui contratti"
Il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari, al suo arrivo al ministero del Lavoro conferma le indiscrezioni di stampa sull'apertura della Cai sui contratti: "Stanotte il governo ci ha riferito che Cai ha detto che ci sono risorse aggiuntive per i contratti", afferma. Le risorse ammonterebbero a 100 milioni.

Repubblica.it
 
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