Alitalia, i soci sono vicini all'accordo ma l'offerta slitta a fine settembre
di Leonard Berberi
29 ago 2019
Ferrovie dello Stato, Delta Air Lines e Atlantia avrebbero raggiunto un accordo sul piano industriale per il rilancio della compagnia. Sugli Usa nuove rotte e maggiori frequenze
La distribuzione delle «poltrone» nella nuova società sarebbe l’ultimo grande scoglio prima dell’accordo per rilevare Alitalia. E se il collasso del governo giallo-verde ha fermato per poco i lavori in attesa del nuovo esecutivo, Ferrovie dello Stato, Delta Air Lines e Atlantia avrebbero raggiunto un’intesa preliminare sul piano industriale dopo averlo rivisto con le proposte di quest’ultima che attraverso AdR gestisce gli scali di Roma Fiumicino e Ciampino. Il tempo però stringe: la cassa di Alitalia non reggerebbe oltre dicembre senza ulteriore iniezione di liquidità. È quanto apprende il Corriere da quattro fonti qualificate — negli Stati Uniti e in Italia — che chiedono l’anonimato perché non autorizzate a discuterne con la stampa. Le stesse voci precisano che se c’è l’intesa di massima non potrà essere confermata prima dell’incontro dei tre amministratori delegati (Gianfranco Battisti per FS, Ed Bastian per Delta, Giovanni Castellucci per Atlantia). E sottolineano che su tutto questo pende come una spada di Damocle la questione delle concessioni autostradali, tema caldo anche per il nuovo esecutivo, così come ricordano che non sono esclusi colpi di scena che potrebbero far saltare il tutto perché molto resta ancora da fare.
L’incontro slittato
Il faccia a faccia tra i vertici delle aziende che lavorano per formare il consorzio che dovrà rilevare Alitalia era stato previsto ad Atlanta, quartier generale del colosso americano dei cieli, alla fine di agosto, salvo poi essere rimandato di qualche giorno soprattutto per l’instabilità politica, confermano le fonti. Uno slittamento — considerando i tempi richiesti ai tre consigli di amministrazione per approvare l’accordo — che sposta la data di consegna dell’offerta vincolante per Alitalia dal 15 settembre alla fine del mese. I gruppi di lavoro, a quanto si apprende, avrebbero raggiunto un accordo sul network, la flotta e le destinazioni. Il piano industriale è stato aggiornato con i suggerimenti di Atlantia, proseguono le fonti. Uno dei nodi, quello dei servizi di terra, prevede un’azione sui costi nella manutenzione e nell’handling che consente ulteriori risparmi e soprattutto mira a un innalzamento della qualità del servizio, sul modello di quello offerto da Aeroporti di Roma.
Gli accordi
Uno dei nodi più rilevanti posti da Atlantia — lo sviluppo delle rotte di lungo raggio, le più profittevoli per le compagnie aeree — avrebbe trovato una soluzione. L’holding italiana è convinta che Alitalia possa rilanciarsi soltanto se rafforza il suo posizionamento sul mercato americano. Il vettore è ufficialmente fuori dalla nuova joint venture transatlantica (che partirà nei prossimi mesi) che ingloba le due precedenti (Delta-Virgin Atlantic, Delta-Air France-Klm-Alitalia) e garantisce vantaggi in termini di collegamenti e profitti. Il vettore tricolore nel nuovo assetto diventerebbe un’«associata», ma le fonti spiegano che Delta, nella veste sia di socio che di partner di Alitalia, dovrà dal 2020 discutere l’avvio di nuove rotte sul Nord America direttamente con gli americani e non più — come avviene oggi — con i francesi di Air France. Una variazione di interlocutore non indifferente perché oltre a mantenere Washington e aprire il collegamento per San Francisco, dall’anno prossimo la rete di Alitalia negli Usa dovrebbe prevedere un’altra nuova destinazione e l’incremento delle frequenze giornaliere sulle tratte profittevoli come New York o Boston.
Le criticità al tavolo
Le frizioni però non mancano, ma vengono ridimensionate dalle parti. Delta, a quanto apprende il Corriere, conferma l’investimento di 100 milioni di euro, pari al 10% delle quote (ufficialmente la compagnia dice che lavora per diventare «socio di minoranza»), ma vorrebbe far mettere nell’accordo alcune clausole di salvaguardia nel caso servisse una ricapitalizzazione della compagnia tricolore. Gli americani avrebbero chiesto anche di scegliersi un terzo del management della nuova Alitalia, a confermare il confronto serrato su quelli che saranno i nuovi vertici. Ma non c’è molto tempo a disposizione. La cassa a fine agosto scenderà sotto i 400 milioni di euro — al netto dei depositi Iata —, chiudendo comunque meglio delle aspettative, ma l’inverno incombe e ci sono soldi fino a dicembre. Se la proposta vincolante dovesse arrivare al ministero dello Sviluppo economico oltre il 30 settembre l’azienda potrebbe aver bisogno di un prestito ulteriore che si aggiunge ai 900 milioni di euro concessi in due tranche e finiti nel mirino dell’antitrust europea.
lberberi@corriere.it
29 agosto 2019, 19:55 - Aggiornata il 29 agosto 2019, 21:41

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