...e meno male che per partito preso (di alcuni) quelle piu' scarse, sciatte, vecchie e schifose sono le US...
Obiettivo come un pastore evangelico, indipendente come un consulente bancario, serio come un politico.
...e meno male che per partito preso (di alcuni) quelle piu' scarse, sciatte, vecchie e schifose sono le US...
Obiettivo come un pastore evangelico, indipendente come un consulente bancario, serio come un politico.
...e meno male che per partito preso (di alcuni) quelle piu' scarse, sciatte, vecchie e schifose sono le US...
Non è piu' vero le compagnie US stanno investendo per rinnovare la flotta, parlo per American che è quella che uso piu' spesso, i 787 e i 777 con nuovi interni sono un ottimo prodotto. Certo ancora molto resta da fare quando le US 3 dismetteranno finalmente tutti i 767 rimasti sarà sempre troppo tardi. Quelli di AA rimasti in circolazione sono in uno stato pietoso, per non parlare di Delta che per rinnovare la flotta regional ha comprato la gran parte dei 717 ancora disponibili sul mercato aerei che starebbero meglio in un museo dell' aviazione.
By Marco Finelli. Alitalia with an horizon to 2020, beyond short-term corporate futures, sees it with a positioning that increases the importance of trying to upgrade or open flights that generate money from corporate customers. Fabio Maria Lazzerini - Chief Business Officer - has made us understand this by giving the trade press some insight about the future. In 2020 the airline should continue to grow. [ 1,147 more word ]
http://worldairlinenews.com/2019/11...maria-lazzerini-on-the-future-of-the-airline/
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Peggio che vomitevole, assolutamente folle.
Anche perché non si capisce come sia possibile che un "manager" di stato, scelto dalla politica, possa operare meglio di uno privato.
Eravamo già sull'orlo del baratro prima dell'arrivo di questi scappati da casa, ma stiamo facendo dei sostanziali passi in avanti.
Alitalia, Patuanelli: "Da Lufthansa interesse commerciale"
Adnkronos
webinfo@adnkronos.com
Adnkronos29 novembre 2019
"Ieri ho incontrato il ceo di Lufthansa. C'è un interesse commerciale ma al momento non per l'equity". Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, a margine di un evento a Brescia parlando del caso Alitalia. "Continua ad esserci un interesse di Delta", aggiunge ancora Patuanelli.
Rispondendo ai giornalisti che gli chiedono se ci sono timori per il giudizio della Commissione Ue, Patuanelli ha replicato: "Credo che non ci siano timori. Un sistema Paese non può rinunciare al suo vettore e mettere in difficoltà tutta la parte business che Alitalia serve. Credo - aggiunge - che l'Ue debba consentire ad Alitalia di completare un percorso. Su questo c'è un'interlocuzione con l'Ue".
"Daremo un nuovo mandato ai Commissari che abbia al centro l'integrità aziendale", afferma ancora il ministro aggiungendo: "E' il momento di cambiare passo e di trovare una soluzione definitiva per la compagnia. Vogliamo rilanciarla". "Al netto delle eventuali strutture societarie - spiega- handling, manutenzione e aviation devono stare assieme nel progetto di una nuova Alitalia.
Per quanto riguarda il ruolo dello Stato nella compagnia "lo vedremo nelle prossime settimane. La presenza di Fs dovrà essere prevista anche dopo. La presenza di Fs dovrà essere prevista nel piano di rilancio della compagnia in una logica dell'intermodalità". Patuanelli sottolinea poi che sta "iniziando una fase". La compagnia, spiega ancora,"ha bisogno di una ristrutturazione sul campo dei costi. I nostri aerei volano e continueranno a volare. Garantiscono tre miliardi di incassi".
Alitalia, Patuanelli: "Da Lufthansa interesse commerciale"
Adnkronos
webinfo@adnkronos.com
Adnkronos29 novembre 2019
"Ieri ho incontrato il ceo di Lufthansa. C'è un interesse commerciale ma al momento non per l'equity". Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, a margine di un evento a Brescia parlando del caso Alitalia. "Continua ad esserci un interesse di Delta", aggiunge ancora Patuanelli.
Rispondendo ai giornalisti che gli chiedono se ci sono timori per il giudizio della Commissione Ue, Patuanelli ha replicato: "Credo che non ci siano timori. Un sistema Paese non può rinunciare al suo vettore e mettere in difficoltà tutta la parte business che Alitalia serve. Credo - aggiunge - che l'Ue debba consentire ad Alitalia di completare un percorso. Su questo c'è un'interlocuzione con l'Ue".
"Daremo un nuovo mandato ai Commissari che abbia al centro l'integrità aziendale", afferma ancora il ministro aggiungendo: "E' il momento di cambiare passo e di trovare una soluzione definitiva per la compagnia. Vogliamo rilanciarla". "Al netto delle eventuali strutture societarie - spiega- handling, manutenzione e aviation devono stare assieme nel progetto di una nuova Alitalia.
Per quanto riguarda il ruolo dello Stato nella compagnia "lo vedremo nelle prossime settimane. La presenza di Fs dovrà essere prevista anche dopo. La presenza di Fs dovrà essere prevista nel piano di rilancio della compagnia in una logica dell'intermodalità". Patuanelli sottolinea poi che sta "iniziando una fase". La compagnia, spiega ancora,"ha bisogno di una ristrutturazione sul campo dei costi. I nostri aerei volano e continueranno a volare. Garantiscono tre miliardi di incassi".
Nello smettere di far finta che AZ sia una compagnia che possa stare sul mercato e vista la (loro) convenienza a mantenerla in vita, nazionalizzarla una volta per tutte.Ma la fase nuova dove starebbe?
ALITALIA/ Il danno che la nazionalizzazione può evitare
Alitalia rappresenta una struttura importante del turismo italiano. La nazionalizzazione potrebbe quindi essere utile
30.11.2019
Si rafforzano le voci di una nazionalizzazione di Alitalia in un’ottica di creare, recuperandone la piena efficienza, un’entità finalmente al servizio del rilancio del nostro Paese (tocchiamo ferro). Sarebbe la fine di un calvario che, iniziato nel 1998 (quando finì il sogno di un’azienda con bilanci in positivo, attraverso la fusione con Klm, che stava per trasformarsi nella più grande aerolinea europea), ha visto i suoi dipendenti protagonisti di una tragedia che pare essere arrivata al suo epilogo. Poco prima della notizia appena riportata ne abbiamo intervistato uno, assistente di volo, S.O. (co-responsabile di un blog che raduna tantissimi dipendenti Alitalia), che nel corso della sua carriera ha attraversato tutte le tappe di questa “Via Crucis” moderna.
Alitalia: un calvario che dal 1998 pare essere senza fine…
Purtroppo la situazione difficilmente potrà essere risolta se non verranno effettuati i debiti investimenti. Il problema di Alitalia si è cronicizzato a causa di operazioni piuttosto maldestre e di maquillage: chiunque ci sia arrivato non ha mai avuto una vera intenzione di investire. È un settore dove gli investimenti ci devono essere e molti di questi “capitani coraggiosi” non si sono voluti accollare i rischi che ciò comporta, con operazioni che potremmo definire di mera gestione o più italianamente di un tirare a campare.
Recentemente due ex AD di Alitalia hanno avuto confermate le condanne per gestioni scellerate.
Non c’è da meravigliarsi: uno dei principali problemi dell’Italia è di ordine morale a tutti i livelli, gestionali e politici. In Alitalia la cattiva gestione fino a non molto tempo fa era una componente importante, che poi ha portato sia Alitalia che il Paese in quel pantano che soffriamo oggi. Come nazione abbiamo tutte le caratteristiche per essere un Paese leader a livello mondiale, ma purtroppo quanto appena descritto ce lo impedisce…
Come spiega l’accanimento dell’opinione pubblica nei vostri riguardi?
I motivi sono sostanzialmente due: in primo luogo, il mercato aereo è un settore con un’evoluzione costante e quindi poco conosciuto nelle sue caratteristiche, fatto che porta a trattare spesso le varie questioni che ci accadono con una buona dose di ignoranza. Poi c’è pure il lavoro di certi media e pure una parte di vecchi miti, che già non esistono più ma sono duri a morire proprio mediaticamente, fatto che porta a fare disinformazione o, lo ripeto, informazione riferita al passato, che poi non era un mondo solo legato ad Alitalia, ma un’epoca comune a tutti i vettori. Prima il mercato aereo aveva certe caratteristiche perché chiuso in una certa élite e quindi chi ci lavorava disponeva di benefit che altre categorie non avevano. Per quanto riguarda i naviganti aerei dobbiamo anche considerare che pure studi recenti hanno confermato la pericolosità del loro lavoro legata alla salute.
Si parla di nazionalizzazione di Alitalia: tanto paga il contribuente no?
Sicuramente la nazionalizzazione permetterebbe all’Italia di prendere nelle proprie mani un volano non solo importante ma vitale per la propria economia. In questi giorni ho sentito l’Italia paragonata alla Svizzera e non all’Ue in termini di mercato aereo, riferendosi all’operazione Lufthansa (che è proprietaria dell’ex Swissair, ora Swiss ndr). L’Italia, rispetto agli altri mercati, ha nel turismo un settore importantissimo per la propria economia, lo sostengono molti esperti economici. Perdere la titolarità o non competere in questo rappresenterebbe un grossissimo danno: piaccia o no, Alitalia storicamente è una struttura di questo Paese anche nel settore turistico. Veicolare grandi flussi verso l’Italia renderebbe moltissimo a tutti. Un’indagine di settore conferma che il declino del turismo nel nostro Paese è temporalmente riscontrabile con la crisi della nostra compagnia.
E su Ryanair cosa mi dice?
Alitalia ancor oggi paga i suoi fallimenti a causa delle compagnie low cost che per decenni hanno adottato un sistema ai limiti della legalità fino ad arrivare alle condanne sia in sede Ue che di vari stati europei per le loro pratiche che conosciamo tutti da tempo. Da tantissimo si sono appropriate di decine e decine di tratte incentivate con soldi pubblici e con questo facendo una concorrenza sleale ad Alitalia, portandola sull’orlo del terzo fallimento. La stortura del co-marketing, non solo in Italia ma anche in Europa, ha portato danni notevoli: ma specialmente nel nostro Paese a causa dell’altissima attrattiva turistica che ha coinvolto moltissimi aeroporti. Oggi Alitalia controlla meno del 50% del proprio mercato interno e addirittura il 30% di quello internazionale con origine nel nostro territorio. Questo perché moltissimi aeroporti non in rete, in concorrenza serrata tra di loro seppur spesso con distanze tra le aerostazioni di meno di 30 chilometri. Teniamo conto pure che il fenomeno ha anche generato altri fattori: quello fiscale con tasse pagate prima in Irlanda e ora a Malta per instaurare un meccanismo atto ad aggirare la legge. È chiaro che Alitalia in queste condizioni non può competere perché deve rispettare non solo la fiscalità italiana, ma pure la legislazione sul lavoro.
Cos’altro provoca il fenomeno low cost?
Che è diventato difficile presidiare il mercato in queste condizioni perché ancora Alitalia parte con un costo attivo iniziale che i vettori low cost non hanno, visto che spesso gli incentivi che hanno rimangono tali a prescindere dal numero di passeggeri trasportati. È quindi importantissimo regolare tutto questo e far rispettare la legge italiana, affinché il mercato risulti equilibrato da regole e non drogato come lo è attualmente. Ricordiamo che fin dal 2001 AirOne era in causa con Ryanair per le ragioni fin qui elencate. Anche il sindacato deve chiedere il rispetto dei contratti e delle regole sul lavoro. La politica deve altresì imporre delle regole chiare e farle rispettare.
Ma oltre alle low cost mi risulta da alcuni anni una penetrazione di compagnie o società di investimento degli emirati, non solo in Italia, dove è presente il caso di Air Italy.
Anche questa non è una novità, sebbene appartiene all’ultimo periodo: negli Stati Uniti, mercato per quanto chiuso e nazionalista, la polemica sul dumping arabo si protrae da molto tempo. La forza economica del petrodollaro e dei vari fondi multimiliardari statali è notevole. La loro azione inizia con ordini faraonici alle case costruttrici di aerei, dopodiché i velivoli vengono destinati a compagnie aeree che di fatto sono proprietà dei fondi stessi, rompendo gli equilibri di mercato aereo di varie nazioni attraverso il dumping, in modo di metterle in difficoltà e farle fallire.
E a questo punto che soluzione si potrebbe avere per risolvere tutti questi problemi?
Lasciare che ogni Stato abbia la propria compagnia di bandiera di riferimento, gestita direttamente o con partecipazioni private nazionali, che sia in grado di portare in giro per il mondo la cultura di ogni singola nazione. Già accade in tutto il mondo: la cosa importante è la gestione. Che sia efficiente, come vogliamo per Alitalia.
https://www.ilsussidiario.net/news/alitalia-il-danno-che-la-nazionalizzazione-puo-evitare/1954860/
Ah S.O. se te stavi zitto facevi più bella figura, damme retta!
Finalmente, dopo anni di chiacchiere inutili, parole nuove...