*** Alitalia: al referendum vince il NO ***


Stato
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Ho fatto un breve calcolo, usando i dati del 2015, che se vi va posto stasera. Guardando i dati di traffico italiani, in materia di passeggeri, sul nazionale, internazionale (inteso alla AZ, con EU, ex EU, Nord Africa e M.O. senza EAU) e intercontinentale, in nessuna di queste aree AZ ha una market share maggiore del 20%. La quota di traffico AZ sul totale nazionale e' del 14%.

In parole povere, chi dice che AZ e' 'strategica' e' in malafede.
Utilizzando i dati di traffico ENAC 2016, a me risultava questo.

La quota di mercato di AZ è la seguente (tra parentesi dati 2015):

naz. 42.37 (42.16)
int. 9.93 (10.87)
tot. 17.22 (18.01)
 
A quanto pare i soci non vogliono perdere tempo.

(ANSA) - ROMA, 25 APR - Il Consiglio di Amministrazione di Alitalia, convocato ieri dopo l'esito negativo del referendum dei lavoratori, è previsto nella tarda mattinata. Il Cda è chiamato a valutare gli effetti del voto di ieri che ha bocciato il verbale di confronto siglato il 14 aprile dalla Compagnia, dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni professionali.

Con il NO hanno fatto un grosso favore alle banche, che hanno acconsentito alla famosa iniezione di liquidita' solo dietro a fortissime pressioni del Governo (che peraltro ha dovuto pure garantirene una quota). Credo che in Unicredit stiano stappando champagne per essersi liberati da questa zavorra di compagnia.
 
Si e' da sempre elogiato il settore AZ Maintenance per la storica competenza, professionalita' e profondo know how. Guardando i risultati del voto mi sento di elogiarli nuovamente e spero che verranno al piu' presto reintegrati e ricollocati in aziende di successo - come del resto tutti i 3206 dipendenti AZ realisti.
 
Questo sarebbe chiedere troppo! :-)
Ma se il costo politico del salvataggio di AZ fosse superiore a quello del bacino di voti che può garantire la compagnia?
Probabilmente se le elezioni fossero tra tre anni, il rischio di porcate sarebbe molto alto Ma con il voto che al più tardi dovrebbe arrivare tra 10 mesi, il problema di una valutazione di convenienza politica secondo me se lo stanno ponendo. A staccare la spina ci sarebbe anche il non trascurabile vantaggio di lungo periodo di non avere mai più il "problema AZ" (perchè tale rimarrebbe) tra le paxxe.

Aggiungi che proprio perchè a chiedere la nazionalizzazione della compagnia sono i grillini, l'attuale Governo non trarrebbe alcun vantaggio ne politico ne elettorale
 
Con il NO hanno fatto un grosso favore alle banche, che hanno acconsentito alla famosa iniezione di liquidita' solo dietro a fortissime pressioni del Governo (che peraltro ha dovuto pure garantirene una quota). Credo che in Unicredit stiano stappando champagne per essersi liberati da questa zavorra di compagnia.
Quoto. Mi chiedo anche se le banche abbiano preteso dal governo la certezza di essere lasciate fuori in caso di vittoria del no, come contropartita per finanziare il piano industriale.
 
Senza fretta, passata la sbornia della "vittoria", invito tutti i dipendenti AZ che leggono AC a prendere contatto con Piccione330, Tuned, Atlantique e tutto l'universo di paraculati sul web che non subirà in alcun modo l'impatto del grounding della compagnia, per iniziare ad organizzare con ordine e gradualità il grande esodo verso il bengodi.
E' vero che i posti a disposizione sono milioni, così come milioni sono quelli che vi attendono come salario, ma è anche vero che si muovete per tempo e in fila indiana facilitate la selezione a chi vi attende a braccia aperte.
 
Questo è il - breve - momento di gloria di gente come Amoroso o Frati. Hanno convinto i lavoratori a scegliere per il no, segnandone quasi certamente il destino, in un modo o nell'altro.
[...] E quelli saranno giorni cupi per gente come Amoroso e Frati.
Ne discutevamo anche l'altra settimana: un sacco di professionalità migreranno sicuramente verso altre compagnie, certe di avere qualcosa da proporre. Sono sicuro che Frati e Amoroso avranno la fila di proposte da parte delle major di tutto il mondo. I cacciatori di teste staranno facendo aste al rialzo che nemmeno il calciomercato.

Se devo valutare come sono state gestite le aziende davvero strategiche per la nostra nazione, ho i brividi a pensare cosa possa succedere adesso. Secondo me la spinta sul governo attuale sarà quella di chiudere il tutto e seppellire sotto un sasso, in modo da avere il prossimo governo libero da questo fardello, se non ora con un briciolo di consenso quando?
Purtroppo nessuna delle soluzioni all'orizzonte è di tipo industriale, ci sono solo opzioni politiche da attuare in mezzo ad una campagna elettorale che da qualche settimana è ripartita in maniera feroce. Mala tempora currunt sed peiora parantur.
 
A dimostrazione del peso di Az nel contesto del trasporto aereo, c'é l'indifferenza a tutto quanto avvenuto di AF e DL
 
Con il NO hanno fatto un grosso favore alle banche, che hanno acconsentito alla famosa iniezione di liquidita' solo dietro a fortissime pressioni del Governo (che peraltro ha dovuto pure garantirene una quota). Credo che in Unicredit stiano stappando champagne per essersi liberati da questa zavorra di compagnia.

Anche io. E mi viene da pensare che lo scenario che ci si para davanti oggi non fosse proprio inimmaginabile.
 
Anche io. E mi viene da pensare che lo scenario che ci si para davanti oggi non fosse proprio inimmaginabile.

Certo che lo avevano messo in conto e molto probabilmente anche sperato. Al loro posto, con la prospettiva di rimetterci ancora, tutti, al loro posto, avrebbero fatto questo ragionamento: o riusciamo a raddrizzare veramente la barca ed alle nostre condizioni o altrimenti meglio chiudere subito
 
a proposito: tra qualche anno il 25 aprile sarà ricordato anche come giornata della Liberazione del paese da Alitalia, oltre che per la liberazione dalle forze nazi-fasciste
 
discorso miglia: E' più probabile che passino le miglia su miles & more/etihad guest o che vengano liquidate con bonifico/assegno circolare ?
 
Spero nella riprotezione dei passeggeri su ethiad a sto punto.

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discorso miglia: E' più probabile che passino le miglia su miles & more/etihad guest o che vengano liquidate con bonifico/assegno circolare ?

Onestamente, non è che le miglia siano proprio il problema più grave da affrontare in questo momento.
 
Onestamente, non è che le miglia siano proprio il problema più grave da affrontare in questo momento.

Dopo che i dipendenti hanno deciso di votare il fallimento di alitalia é giusto che ognuno inizi a pensare al proprio tornaconto. Soprattutto coloro che di questa situazione non hanno le minime colpe: i clienti.

Mi auguro per i dipendenti az che la fuori ci siano 12.000 posti di lavoro, tutti sotto casa ovviamente, tutti ben remunerati e ovviamente non per compagne straniere e low cost.

Ci mancherebbe altro.


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Da La Stampa

Alitalia verso il commissariamento, Etihad vuole vendere a Lufthansa
Laghi in pole per la guida, nel futuro un destino simile a Swiss

Pubblicato il 25/04/2017
alessandro barbera
roma

Più che per la nota ricorrenza, il 25 aprile 2017 passerà alla storia come la Waterloo dei sindacati. Il no al referendum sul piano Alitalia segna la fine di quel che restava della compagnia di bandiera. Oggi il consiglio di amministrazione prenderà atto del risultato e chiederà al governo la nomina di un commissario straordinario che accompagni l’azienda verso il suo approdo più probabile: la vendita - o meglio la svendita - ai tedeschi di Lufthansa. Questa volta però le troppe sigle Alitalia non potranno porre i veti che nella primavera del 2008 fecero scappare da Roma l’allora amministratore delegato di Air France-Klm Jean Cyril Spinetta, disgustato dall’arroganza con cui i leader tentarono di imporgli un piano di salvataggio diverso da quello immaginato.

Ammette una fonte di governo sotto la richiesta di stretto anonimato: «Se oggi dicessimo agli italiani che Alitalia deve fallire riceveremmo più applausi che fischi». Se ciò non avverrà, è solo perché in ballo ci sono dodicimila posti di lavoro, un pezzo di traffico aereo italiano e conseguenze politicamente più gravi dei soldi pubblici che in ogni caso lo Stato dovrà sborsare per gestire i nuovi licenziamenti. A Fiumicino c’è già il nome di colui che dovrebbe occuparsi della delicatissima faccenda: si tratta del commercialista romano Enrico Laghi, già commissario all’Ilva.

Era possibile evitare tutto questo? Fra Tesoro e Palazzo Chigi c’è la convinzione che da parte delle sigle ci sia stata ambiguità. Sulla carta le più importanti - confederali ed Anpac - erano a favore del sì, salvo perdersi fra imbarazzate richieste di libertà di coscienza (i piloti della Uil) e silenzi sospetti. Chi ha detto no sin dall’inizio - i sindacati di base - sono divisi in due scuole: quella di chi crede nella nazionalizzazione, e quella di chi preferisce il peggio al taglio dell’8 per cento agli stipendi di chi vola. Ammette Marco Veneziani, già leader Uil e ora presidente dell’Associazione nazionale piloti: «Tutte le compagnie americane sono passate da fallimenti controllati e rinate più sane e forti di prima. Non vedo perché questo non possa accadere anche ad Alitalia». Più facile a dirsi che a farsi. Del resto in ogni compagnia convivono due mondi non sempre conciliabili: quello dei piloti - ben pagati e con un forte potere contrattuale - e tutti gli altri, assistenti di volo e personale di terra.

Quando nel 2008 fallì la trattativa con i francesi tutti ottennero sette anni di ammortizzatori sociali, pagati con soldi pubblici e da una sovrattassa sui biglietti. «Le condizioni per concedere quel tipo di privilegi non esistono più», sottolinea la fonte di governo. La gestione dell’ennesima crisi Alitalia - per la quale la manovra di primavera stanzia già 300 milioni - dovrà essere molto più rapida delle precedenti. L’azionista di maggioranza - gli arabi di Etihad - non ha voglia di perdere tempo ed è pronta a firmare con i tedeschi un accordo simile a quello con cui lo scorso autunno venne ceduto ad Eurowings - marchio low cost di Lufthansa - un terzo di Air Berlin. Né ha voglia di perdere un minuto di più Unicredit, che insieme ad Intesa si è finora fatta carico di sostenere un aumento di capitale che a questo punto è affossato dal no dei dipendenti al referendum. Fra gli esperti del settore c’è chi ha già in mente il futuro di Alitalia: una piccola compagnia regionale con quattromila dipendenti in meno che farebbe di Roma l’hub più a sud del potente network Lufthansa. Un vettore con pochi voli domestici, un po’ di collegamenti europei, quelli intercontinentali capaci di generare reddito. Un destino simile a Swiss, solo con la coda tricolore.
 
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