Mica tanto, sai. Il fallimento è una componente imprescindibile dell'iniziativa economica: prima o poi una cantonata la prendono tutti. LH ha peccato di ingenuità, si è lanciata senza un chiaro accordo coi sindacati tedeschi, in un periodio di recessione, ha scelto di aprire un vettore nuovo senza COA (anziché partire con EN, come ventilato in un primo tempo - non si può sapere se le cose sarebbero andate diversamente), ha utilizzato equipaggi in trasferta procedendo a rilento con le assunzioni. Il gruppo LH rimane, tuttavia, un grande player dell'industria europea e mondiale, controlla gioiellini come Swiss, rinnova costantemente la propria flotta, è all'avanguardia in servizi B2B come la manutenzione e l'information technology.
La perdita definitiva di credibilità, semmai, riguarda l'aviazione civile italiana: di SEA (che non risolve la politica del doppio binario LIN-MXP), di ENAC che continua a non vigilare su LIN, del governo che favoreggia Alitalia, delle amministrazioni locali inconcludenti.
LH continuerà a fare affari e a spostare milioni di passeggeri all'anno, a riparare gli aerei di mezzo mondo, a fornire servizi informatici a compagnie di ogni parte geografica. Non avrà problemi di credibilità nel trattare con un qualsiasi attore sulla scena internazionale.
L'Italia continuerà, nonostante la propria posizione geografica strategica, ad attirare briciole di investimenti esteri: la nostra aviazione civile crescerà a pagamento, versando il pizzo a Ryanair, anziché offrendo basi giuridiche e infrastrutturali stabili e trasparenti per lo sviluppo del settore.