Visto che parliamo di ritardi del A380 e delle conseguenze posto qui questa news:
Ristrutturazione Airbus: in forse i lavori A380 ad Amburgo. I mancati introiti pesano sul futuro</u>
Il mondo politico tedesco va in fibrillazione e punta a salvare la produzione nell’impianto Airbus di Amburgo, che potrebbe essere messo a rischio dalla ristrutturazione dell’azienda aeronautica che segue i ritardi del programma per il liner doppio ponte. Lo stabilimento di Amburgo, che assembla le cabine dell’ A380 e provvede alla verniciatura finale dell’aereo, potrebbe essere ridimensionato per trasferire le attività a Tolosa dove c’è la linea di assemblaggio finale dell’ aereo o, come si vocifera, addirittura in aree economicamente più vantaggiose come la Russia, l’India o la Cina. L’ impianto occupa, tra dipendenti ed indotto, 12 mila dei 40 mila posti che globalmente Airbus ha creato in Germania ed il suo avvio è costato, tra l’altro, circa 750 milioni di euro alle casse pubbliche tedesche. «Questo trasferimento non passerà senza resistenze» ha tuonato il responsabile economico dell’Unione cristiano democratica CDU Laurenz Meyer. Non meno forte il portavoce social democratico Rainer Wend che ha sottolineato: «Dobbiamo essere chiari su quanto il coinvolgimento tedesco è profittevole per Airbus». Chiari segnali che la crisi di Airbus è una questione sociale e politica di prima grandezza. Insomma, il ridimensionamento dell’ impianto di Amburgo, oltre ad un impatto occupazionale ed economico, avrebbe ripercussioni politiche notevoli, mettendo in agitazione i rapporti franco tedeschi da sempre croce e delizia, non solo dell’ avventura industriale Airbus, ma dell’ intera casa comune europea.
Tra le ipotesi che si affacciano in una Germania per certi versi scioccata dall’ ipotesi di un ridimensionamento dell’impianto di Amburgo, per altro paventato anche per le future lavorazioni dell’A350, c’ è quella di un intervento pubblico tedesco nel capitale di Airbus in modo da poter giocare con più incisività il ruolo di difensore dei livelli occupazionali e di protagonista dell’ impresa aeronautica europea. L’ idea è quella di utilizzare la banca pubblica KFW per acquistare una quota di Airbus da DaimlerChrysler che ne possiede il 22,5% del capitale. L’operazione potrebbe essere finanziata dalla vendita di azioni Deutsche Telekom o Deutsche Post detenute da KFW, ma c’ è un problema di tempi, visto che la banca si era impegnata a non vendere le proprie quote di Post prima del 2007 e di Telekom prima del 2008. Date troppo lontane per poter avere una qualche influenza sui piani di ristrutturazione varati da Airbus.
Che i tempi siano stretti e che potrebbero esserci forti ripercussioni occupazionali sullo stabilimento di Amburgo lo ha detto il stesso capo di Airbus Christian Streiff che sull’ipotesi di uno spostamento dei lavori fatti in Germania ha commentato: «Tutto è possibile, ma nulla è stato ancora deciso. Sto valutando tutte le possibilità». Ed ha aggiunto, a proposito della discussione della ristrutturazione con i sindacati, che le decisioni avverranno in tre mesi tenendo presenti «gli interessi di Airbus». Berlino non vuole pagare da sola i costi occupazionali di Power8, così è stato nominato il piano di rilancio di Airbus, e lo ha detto a chiare lettere il ministro dell’ economia tedesco Michael Glos, per il quale la ristrutturazione «deve essere portata avanti in eguale misura in tutti gli stabilimenti ed i costi devono suddivisi con equità». Insomma, i nuovi piani di Airbus non sono solo un fatto industriale, ma anche politico da contemplare nella natura internazionale e policentrica della compagnia. Intanto, per avere certezze di prima mano, il ministro Glos ha convocato per un incontro il presidente di Airbus, Christian Streiff, che in un’intervista immaginava «a Tolosa l’assemblaggio dell’A350 ed il trasferimento ad Amburgo della produzione A330 ed A340». Un’ ipotesi che sottende l’intenzione di salvataggio dell’ impianto tedesco. Soluzione che però deve fare i conti con la situazione finanziaria e con i cieli non proprio limpidi che sovrastano il programma A350 che comporta un investimento di ben 8 miliardi di euro, una cifra non di poco conto, soprattutto se si considera che i ritardi del programma A380 comporteranno mancati introiti per 4,8miliardi. A proposito dei piani futuri da Airbus, il co-direttore generale di EADS Tom Enders in una conferenza stampa a Berlino ha agitato lo spettro che l’empasse del programma A380 possa avere riflessi negativi proprio sull’ A350. «Nelle prossime settimane - ha detto - dovremo discutere approfonditamente per valutare se abbiamo le risorse finanziarie de ingegneristiche per andare avanti col programma, nel quale per altro io credo». Su questa situazione pesano, intanto, le reazioni dei clienti all’ annuncio dell’ulteriore ritardo dell’ A380, il terzo dalla primavera del 2005 che sposta in pratica di due anni i timing di consegna delle macchine. «Tutte le opzioni sono aperte» ha dichiarato Emirates Airlines principale cliente con un ordine di 43 A380, cosa che lascia pensare anche ad una possibile rinuncia al primo doppio ponte civile. Thai Airlines ha sventolato l’ipotesi di rivolgersi alla concorrenza qualora dovessero verificarsi altri ritardi. Commenti non piacevoli, specie se si pensa che dei 4,8 miliardi di costi del ritardo A380, 2 sono da imputare a penali ed incrementi dei costi di produzione.
In questi frangenti, nei quali tra l’altro proprio ieri gli azionisti di BAE hanno autorizzato per 2,7 miliardi di euro la vendita ad EADS del 20% detenuto in Airbus, i problemi del colosso aeronautico ed i timori per gli impatti occupazionali della sua ristrutturazione si complicano con la politica. Il governo francese ha espresso piena fiducia nel management della compagnia, ma ha sottolineato di tenere sott’occhio la questione occupazionale. In Germania il già citato Laurenz Meyer, parlamentare dello stesso partito del Cancelliere Angela Merkel, ha dichiarato che la Francia vuole fare propria Airbus ed h aggiunto alla rete televisiva N24 «Non possiamo permettere che accada». La Spagna, il socio più piccolo di EADS, chiede di partecipare più intensamente alla compagine sociale e la Francia, qualcuno suggerisce tatticamente, propone di far incrementare il suo 5,5% di partecipazione in EADS L’ Inghilterra, tramite il suo ministro al Procurement Lord Paul Drayson, dice ai suoi partner europei di allontanare la politica da EADS. «Riteniamo importante avere una società di aerospazio e difesa con il cuore in Europa, - ha detto - ma deve essere una compagnia ordinaria. E’ importante per EADS muoversi in una direzione che sia libera dalla politica». Come si vede alle turbolenze economiche del colosso aeronautico si affiancano quelle politiche tra partner europei e riflessi sociali ed occupazionali non di poco conto. Una matassa complicata da dipanare che insieme al ritardo dell’ A380, una volta celebrato come simbolo della concordia europea, rischia di far perdere di vista l’obbiettivo del rilancio di Airbus e far riaffiorare visioni nazionali mai sopite.
By dedalonews.it
Ciao
Fabio