A Paris CDG frontiera Self-service


kenyaprince

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20 Giugno 2008
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VCE-TSF
Impronte digitalizzate, lettori ottici, niente file al controllo passaporti
Si parte a Roissy-Charles de Gaulle. Basterà iscriversi al servizio ed essere cittadini Ue
A Parigi la frontiera self-service
così nasce lo scalo del futuro
Per i poliziotti, il sistema è sicuro al 99,97 per cento



PARIGI - Il nome non seduce, anzi sembra fatto per fungere da repellente: "Parafes". E a un italiano che ha nozioni maccheroniche del francese può perfino sembrare un qui pro quo, quasi una parolaccia. In realtà, "Parafes" è solo una delle migliaia di sigle molto amate dall'amministrazione transalpina: e cioè "passaggio automatizzato rapido alle frontiere esterne di Schengen". Che tradotto vuol dire, passare i controlli di polizia solo grazie a un dito o meglio a un'impronta digitale. Dal 16 novembre, l'aeroporto parigino di Roissy-Charles de Gaulle comincerà a introdurre i macchinari necessari a evitare il "controllo umano" dei passaporti. Anziché nel mondo di Orwell i viaggiatori entreranno in quello delle schedature digitali, sia pur su base volontaria.

I francesi non sono i primi a lanciarsi nell'avventura. Sistemi simili sono già sperimentati in Portogallo, Gran Bretagna, Olanda e Germania. Il fine è semplice: rendere più veloce il passaggio delle frontiere, farlo passare "da tre-quattro minuti a pochi secondi", come ha detto il ministro dell'Immigrazione, Eric Besson. E ridurre così i poliziotti di guardia o perlomeno snellire la gestione dei loro orari.

Il nuovo sistema funziona in maniera semplice. E' riservato ai maggiorenni, cittadini dell'Unione europea, dello spazio economico europeo e della Confederazione elvetica. I quali dovranno compiere prima di tutto un atto volontario e preliminare: presentarsi in un ufficio della polizia di frontiera all'aeroporto e iscriversi al servizio. Dovranno presentare un passaporto a lettura ottica, fornire i dati del loro stato civile e lasciare le impronte digitali elettroniche di otto dita. La formalità sarà sbrigata rapidamente, dicono i poliziotti, e l'iscrizione sarà valida per cinque anni e registrata su uno schedario informatico nazionale.


Concretamente, il passeggero iscritto potrà varcare la frontiera passando attraverso un portellone automatico. In pratica, una doppia porta vetrata, simile a quella che dobbiamo superare per entrare in una banca. Per ottenere l'apertura della prima porta, il viaggiatore dovrà appoggiare un passaporto su un lettore ottico. La macchina, appena riconosciuta la validità del documento, aprirà il primo battente. Il passeggero entra, la prima porta si richiude. A questo punto, bisognerà inserire un dito in un altro lettore ottico, che verificherà l'impronta digitale e la sua corrispondenza con il passaporto controllato qualche secondo prima. La seconda porta si aprirà, il passeggero sarà così uscito dal paese. Il sistema, secondo i poliziotti, è sicuro al 99,97 per cento. Sei porte automatizzate saranno aperte il 16 novembre, altre ventuno saranno installate negli aeroporti parigini nel prossimo biennio, per poi essere esteso al resto del paese.

http://www.repubblica.it/2009/10/se...gi-aeroporto/parigi-aeroporto.html?ref=hpspr1
 
Ultima modifica:
Il problema è che ogni aeroporto fa da se e adotta un suo sistema, bisognerebbe stabilire uno standard in modo che si possa registrasti una sola volta e usare il servizio in tutti gli aeroporti europei che adottano questi sistemi come oggi che devi registrati una volta per ognuno.

Lo standard volendo c'e' già e si chiama e-Passport....
 
Ma quanto ti piace la statistica? :D

E' un mio vizio legato alla formazione scientifica.
Si vedono sempre citare dati a effetto e nessuno si ferma un attimo a pensare a cosa vogliono dire. Nello specifico é il problema tipico dei controlli: c'é sempre una percentuale non nulla di falsi positivi e falsi negativi. L'importante é valutare l'impatto degli errori. Se controllo per una malattia una popolazione di un milione di persone dove é malato l' 1% con un test affidabile al 99.95% mi trovo con 500 persone sane alle quali dico che sono malate e che se la fanno sotto finché non fanno un secondo controllo, e allo stesso tempo delle 10000 malate ne dichiaro 5 sane che se ne vanno e ci lasciano la pelle. E' un buon test ? Lo spaghetto dei 500 vale il salvataggio dei 9995 ? E se il test é solo al 99.5% quindi 5000 contro 9950 ?

Per i controlli agli aeroporti si puo' fare lo stesso calcolo. Problema lasciato ai lettori, é piu' grande il numero di persone innocenti che si ritrovano all'ufficio di polizia ogni giorno nel mondo o il numero totale di terroristi nel mondo ?
Corollario: i soldi spesi per i controlli in aeroporto sono spesi bene ?
 
Il problema è che ogni aeroporto fa da se e adotta un suo sistema, bisognerebbe stabilire uno standard in modo che si possa registrasti una sola volta e usare il servizio in tutti gli aeroporti europei che adottano questi sistemi non come oggi che devi registrati una volta per ognuno.

Piú che altro si tratta di ogni paese.
E considerando che si tratta di controlli doganali, non potrebbe essere altrimenti.
L'unica eccezione potrebbe essere uno standard a livello Schenghen, dal momento che in teoria i criteri di ammissione dovrebbero essere gli stessi, ma anche lí ci sono alcune piccole differenze tra i vari paesi (soprattutto quelli che hanno dipendenze e territori d'oltremare), per cui la vedo difficile.