affari italiani - Il risiko nei cieli europei pare destinato a produrre novità a breve. Mentre in Italia procede il processo di privatizzazione di Alitalia, i riflettori si spostano sulla spagnola Iberia, che secondo indiscrezioni di stampa potrebbe costituire l’obiettivo di un takeover allo studio da parte di British Airways, già alleata dell’aerolinea spagnola di cui è socia al 10%. Immediata la reazione del titolo che a Madrid dopo il +4% segnato venerdì aggiunge altri due punti percentuali di guadagno avvicinandosi ai 4 euro per azione attorno alla metà seduta.
Anche perché, sempre secondo indiscrezioni, non sarebbe solo la compagnia britannica, spinta dalla recente sigla dell’accordo “Open Sky” tra Unione europea e Stati Uniti, che di fatto pone fine al semi-monopolio degli aeroporti britannici per quanto riguarda i voli transatlantici, a puntare sull’aerolinea spagnola: anche la tedesca Lufthansa sarebbe infatti interessata, spalleggiata, si dice, da un paio di fondi di private equity, uno dei quali sarebbe spagnolo mentre l’altro dovrebbe essere il “solito” Texas Pacific Group, già presente tra i cinque pretendenti per la quota del 39,9% di Alitalia.
L’asta per l’aerolinea italiana, dunque, rischia di non risultare molto affollata, come del resto prevedibile per una compagnia che ha perduto “solo” 405 milioni di euro anche l’anno scorso (all’ultimo le ipotesi erano arrivate a prospettare cifre ancora più pesanti di quelle approvate dal Cda presieduto da Berardino Libonati), a differenza dei principali vettori europei, major o “low cost” che siano, che il 2006 l’hanno chiuso con risultati positivi.
Anche perché, sempre secondo indiscrezioni, non sarebbe solo la compagnia britannica, spinta dalla recente sigla dell’accordo “Open Sky” tra Unione europea e Stati Uniti, che di fatto pone fine al semi-monopolio degli aeroporti britannici per quanto riguarda i voli transatlantici, a puntare sull’aerolinea spagnola: anche la tedesca Lufthansa sarebbe infatti interessata, spalleggiata, si dice, da un paio di fondi di private equity, uno dei quali sarebbe spagnolo mentre l’altro dovrebbe essere il “solito” Texas Pacific Group, già presente tra i cinque pretendenti per la quota del 39,9% di Alitalia.
L’asta per l’aerolinea italiana, dunque, rischia di non risultare molto affollata, come del resto prevedibile per una compagnia che ha perduto “solo” 405 milioni di euro anche l’anno scorso (all’ultimo le ipotesi erano arrivate a prospettare cifre ancora più pesanti di quelle approvate dal Cda presieduto da Berardino Libonati), a differenza dei principali vettori europei, major o “low cost” che siano, che il 2006 l’hanno chiuso con risultati positivi.