Variabili da prendere in considerazione:
- disponibilità di gate per far scendere i passeggeri
- disponibilità di stand remoti per far scendere i passeggeri
- disponibilità di bus interpista per assistere tutti gli aerei eventualmente ai remoti (e far sgranchire le gambe democraticamente a tutti)
- disponibilità di spazio nelle vie di rullaggio per far muovere tutti celermente
- funzionalità degli impianti di illuminazione per garantire la sicurezza dei movimenti a terra in condizioni di bassa visibilità
- funzionalità del radar di terra per garantire la sicurezza dei movimenti a terra in condizioni di bassa visibilità
- disponibilità di spazio nel terminal per accogliere i passeggeri di tutti i voli in ritardo e annullati
- disponibilità di ambedue le piste di decollo/atterraggio
- necessità di dare precedenza agli arrivi con eventuali criticità
fuel.
- possibilità di alleggerire l'affollamento della struttura aeroportuale indirizzando passeggeri in hotel (e tempi necessari per lo svolgimento della pratica)
- dilemma (ipotetico): sei numero 22 al decollo, stimi 90 minuti di attesa. Se torni al gate a sgranchirti le gambe perdi il tempo del rullaggio, del
deplaning, dei 15 minuti a sgranchirti le gambe, del nuovo imbarco, dello scarico dei bagagli dei passeggeri che se ne vanno rinunciando al volo. In pratica 15 minuti di sgranchimento gambe ti costano almeno due ore (ma anche tre). Dopodiché chiudi le porte e scopri di essere il numero 47 al decollo, con stimate 3 ore di attesa: fai due conti e ti accorgi che non ce la puoi fare perché, nonostante due comandanti e due copiloti a bordo, un ritardo simile ti manda fuori ore. Chiami la compagnia e aspetti un nuovo crew... Se tu fossi il comandante, e fossi il numero 22 al decollo, con 90 minuti di attesa, cosa faresti? Andresti a far sgranchire le gambe a turno ai passeggeri?
Ora, va detto: 11 ore bloccati a terra su un aereo sono un tempo inaccettabile. Nonostante la sfortuna sarebbe giusto aspettarsi che un vettore e un aeroporto abbiano procedure e risorse sufficienti ad alleviare conseguenze di questo tipo. Per capire, tuttavia, chi abbia fallito, e come si possa evitare che si ripeta un problema del genere, serve prima ricostruire la dinamica dei fatti. Personalmente trovo fisiologico, soprattutto per vettori e aeroporti "giovani" e in rapida crescita, che si verifichino situazioni così: nel 2007 Jetblue subì un collasso totale delle proprie operazioni a causa di condizioni meteo avverse a JFK. Caso studio interessantissimo:
http://www.slideshare.net/Drjoebrennan/jet-blue-case-study-brennan-morgan-2007