Catullo-Abem, i giudici prendono tempo
LO SCALO CONTESO. Nell'aula del Consiglio di Stato le società sono tornate a rivendicare la titolarità sulla concessione del D'Annunzio. Nessun rinvio, sentenza a giorni. In aula i veronesi all'attacco: «Brescia non ha titoli per agire». La replica: «A Montichiari perdite ripianate con denaro pubblico».
Roma. Il Consiglio di Stato si prende qualche giorno di tempo, prima di decidere sul ricorso per la titolarità dello scalo di Montichiari. Nell'udienza fissata per ieri mattina a Roma, a palazzo Spada, non è stato disposto però alcun rinvio. La sentenza ci sarà, bisogna solo aspettare. Se darà ragione ai bresciani di Abem, è probabile che la concessione del D'Annunzio vada in gara. Se invece saranno i veronesi della Catullo ad avere la meglio, gestiranno in esclusiva l'aeroporto e la guerra finirà.
IN AULA IERI, davanti ai magistrati della sesta sezione, si sono affrontati Giuseppe Mercanti, legale della società scaligera, ed Ernesto Stajano, che rappresenta la Aeroporto Brescia e Montichiari. Presente anche Pierluigi Di Palma dell'Avvocatura dello Stato. All'udienza ha assistito pure il presidente di Abem, Franco Tamburini. La discussione è durata in tutto una ventina di minuti e le ragioni illustrate ai giudici sono le stesse di sempre.
Il rappresentante della Catullo ha insistito sul fatto che non vi sarebbe da parte degli esponenti del nostro territorio alcuna legittimazione ad agire. Abem, avrebbe spiegato il legale, è una società di recente costituzione: anche se si decidesse per la gara europea ha non titoli per parteciparvi. È stato chiesto poi più volte il rinvio della sentenza - così come auspicato peraltro nelle scorse ore dal sottosegretario all'Economia Alberto Giorgetti -, ma questa ipotesi non ha trovato tutti d'accordo: i bresciani hanno ritenuto, come del resto è stato anticipato ieri al nostro quotidiano da Tamburini e dal presidente della Cdc Franco Bettoni, che fosse insoddisfacente ed inattuabile.
Stajano dal canto suo ha sottolineato che la gara è un'opzione valida anche perché porterebbe quattrini nelle casse dell'Erario, che potrebbero essere successivamente riutilizzati per lo sviluppo dell'infrastruttura. Ha inoltre cercato di spiegare perché Abem non ritiene utile affidare la concessione ad una società, quella veronese, che in tutti questi anni non ha saputo garantire un adeguato sviluppo del D'Annunzio e le cui perdite hanno dovuto essere ripianate con denaro pubblico. Non solo. Ha anche evidenziato, secondo quanto è stato possibile apprendere, che l'escamotage della subconcessione non può risolvere alcun problema dal momento che, per adempiere agli obblighi comunitari, pure quella dovrebbe andare in gara.
La sentenza, si è detto, è attesa per le prossime ore, al più tardi entro lunedì prossimo. L'attesa, si è inteso, è dovuta a ragioni squisitamente tecniche: i magistrati ieri hanno dovuto infatti esaminare ben 54 appelli e non c'era tempo a sufficienza per chiudere tutte le pratiche.
IL D-DAY si è chiuso dunque con una fumata nera, che significa ancora qualche giorno di tempo per trattare. La politica in queste ore sta continuando a darsi da fare, se è vero che tra i più attivi per trovare una mediazione tra Brescia e Verona ci sono i due presidenti delle Province, Daniele Molgora e Giovanni Miozzi, e il sottosegretario Giorgetti. Ma l'impressione di molti è che, a questo punto, il problema non sia più politico.
Il D'Annunzio è un aeroporto molto appetibile, ma allo stesso tempo è anche un grosso fardello in termini economici. Fatti due conti, trovando un partner operativo importante (i bresciani sostengono da sempre che sia il loro asso nella manica), la gara potrebbe far comodo a tutti.
Natalia Danesi
FONTE
BresciaOggi.it