[TR] Icelandic Tour (FR, FI, U2, NY e foto OT)


L’ultimo giorno a Reykjahlíð mi alzo abbastanza presto, faccio le valigie e inizio a pregare le divinità della pioggia di prendersi un giorno di ferie. Vado in reception, lascio la valigia e chiedo se, per caso, oggi c’è rischio pioggia. La ragazza alla reception mi indica una cartina, o che bello, una nuvoletta temporalesca proprio sul lago. “But it’s crap!”, aggiunge, in una settimana ne avessero azzeccata una. D’altronde al momento sembra esserci pure un’ombra di sole, per cui ho decido: noleggerò una bici per andare a vedere la zona degli pseudo-crateri a sud. Sono circa 18 kilometri, la strada, fatta col bus in arrivo, sembrava piuttosto piatta e semplice. In realtà è una collina unica, una fatica fare su e giù per i pendii quando non si è allenati. Poi qualcuno mi spiega perché le discese sembrano sempre meno e sempre più corte delle salite, eh!

713_hofdi.jpg


Poco oltre metà tragitto mi fermo nella zona del Höfði per alcune foto; ci sono però troppi moscerini per cui desisto e me la batto più velocemente possibile. Il peggio deve ancora arrivare :(

714hofdi2.jpg


716hofdi4.jpg


Trenta minuti dopo arrivo alla meta del mio giro, la zona di Skútustaðagígar; la zona degli pseudo-crateri è formata da isolette e promontori, residui delle esplosioni di acqua e gas intrappolati sotto il manto lavico ancora incandescente, formando piccoli crateri che oggi sono ricoperti d’erba. Di fronte si trova il principale agglomerato urbano nella zona sud del lago, Skútustaðir; se nemmeno la Lonely Planet dice quanti abitanti ha, deve averne proprio pochi.

La zona si esplora in qualche ora con calma e visitando tutti i crateri e tutti i sentieri; di fatto, gli insetti qui sono un esercito, si passa letteralmente in mezzo a nuvole di moscerini come si vede solo nei cartoni animati. A nulla vale il cappuccio intorno alla testa e un fazzoletto su naso e bocca, visto che anche occhi e orecchie sono luoghi di esplorazione interessanti per gli affatto timidi animaletti. Vi posso assicurare però che sono insapori :morto:

717skutustadigigar1.jpg


718skutustadigigar2.jpg


719skutustadigigar3.jpg


Mi spiccio a fare le foto che devo fare e poi scappo (nel senso velocistico del termine!) nel negozio di souvenir, che è anche info-point, caffetteria, tavola calda, reception per un hotel e bagno pubblico. Pur di sfuggire ai malefici cosini volanti faccio colazione, pranzo, compro souvenir idioti e visito approfonditamente la toilette. Provo a rimettere il becco fuori dalla porta, vado verso la chiesetta (che è chiusa) e rinuncio ad andare a importunare un branco di mucche già irritate dai moschini.

Già ora di tornare! Dato che entro le tre devo essere a Reykjahlíð per prendere il bus che mi riporterò ad Akureyri, ho ancora il tempo di dare uno sguardo, lungo la strada, ai campi di lava di Dimmuborgir. Inforco nuovamente il fido mezzo meccanico e parto a razzo. La prima parte per tornare indietro è piana, con le gambe riposate e un rapporto lungo si fanno facilmente i quaranta all’ora. Appena iniziano le colline le mie gambe diventano pezzi di legno, ecco a fare il pirla cosa succede. Rapporto agile e via! Dimmuborgir è esattamente a metà strada tra gli pseudo-crateri e “casa”. Anche con la calma che impone il su-e-giù non ci si impiega molto ad arrivarci, anche con una seconda sosta, più approfondita, a Höfði.

720hofdi5.jpg


721hofdi6.jpg


La deviazione fa percorrere un kilometro circa di sterrato, poco prima della fine c’è una bella collinetta da scavalcare; subito dopo c’è invece una specie di passo dello Stelvio in versione ghiaia. Convinto, faccio per scalarlo, ma alla terza slittata inchiodo e scendo: finisco di salire a spinta. Qui occorre un serio programma di allenamento (e soprattutto dimagrimento :()

722dummoborgir.jpg


724dummoborgir3.jpg


723dummoborgir2.jpg


L’anello di sentieri che percorre Dimmuborgig è abbastanza lungo, con tutte le diramazioni si raggiungono circa i 5-4 kilometri. Inizio il giro ma, per un fraintendimento sui cartelli (che riportano “ring-road: 1h” ad ogni cartello, intendendo la durata del giro al completo e non dal punto indicato nel cartello! Me ne accorgo solo quando sono ormai tornato all’inizio) non vado a vedere l’attrazione più “famosa”, la Kirkjan, una cavità naturale col soffitto ad arco roccioso. Poco male, di lava ne ho vista in tutte le forme in questi giorni.

Intanto una bella perturbazione si avvicina da sud-est… già qualche goccia è iniziata a scendere una decina di minuti prima, per cui penso bene di scappare finché sono in tempo e riportare la mia persona all’asciutto in attesa del bus. Macché… le ottime colline mi rallentano e mi prendo tutta l’acqua, venti minuti sotto il temporale, sono fradicio. Per fortuna che avevo su i pantaloncini corti, bagnato per bagnato… arrivo alla guesthouse che smette, ovviamente, di piovere. Restituisco la bici, chiedo di poter usare il bagno per cambiarmi in fretta e poi mi metto al sole, che nel frattempo è uscito. Arrivato il bus, mi metto al mio posto, mp3 e un buon sonnellino fino ad Akureyri.

Arrivato, visto che non ho niente da vedere in città, vado alla stazione dei taxi e mi faccio portare all’aeroporto.

Il mio volo partirebbe alle 20.55, ma vista l’elasticità dei controlli, forse sono elastici pure sulle partenze, nonostante la mia tariffa super-pezzent. Vado al banco e chiedo se fosse possibile già fare il check-in (sono le 17.20!). La signora mi guarda, mi chiede se sono da solo e, a risposta affermativa, mi dice che mi ha spostato sul volo in partenza alle 17.40. Mi etichetta i bagagli e mi augura buon volo. Apperò!

Felice come una pasqua di aver guadagnato tre ore a Reykjavik, vado in area partenze che, come a RKV, non è isolata dal resto ma è semplicemente l’estensione del terminal. Ci sono delle belle vetrate da cui ammirare (!) il traffico, una caffetteria e IL gate. Difficile sbagliare anche qui. Alle 1730 vedo arrivare il nostro Fokker, ancora TF-JMM; contemporaneamente lo speaker annuncia che ci sarà un ritardo di circa 15’ per dei controlli al velivolo. Nessuno si scompone. Mi godo lo sbarco bagagli, il walk-around del first officer con annesso controllo di tutte le pale dell’elica (io pensavo fossero bloccate, invece girano liberamente) e il comandante e un tecnico Air Iceland che smanettano con una specie di cassa nera nel pannello subito fuori dal cockpit, dentro l’aereo. Chissà cos’era.

725tf-fmsaey.jpg


726tfjmm.jpg


727tfjmm2.jpg


728tfjmm3.jpg


135_flugfelagislands2.gif


Tratta: AEY-RKV
Volo: NY 135
Aereo: Fokker 50
MSN: 20214
Reg: TF-JMM
Consegnato il: 22/03/1991 a DLT come D-AFKM, primo volo con Air Iceland: 02/07/2004
Posto: 9C
Gate: -
Sched dep: 17.40
Sched arr: 18.25


Un quarto d’ora dopo ci fanno salire a bordo, purtroppo ho perso la ricevuta del volo, per fortuna ho tenuto gli appunti, ho il posto 9C, e l’aereo è pieno in ogni posto, probabilmente è per questo che la signora al c-in mi ha chiesto se viaggiassi da solo. Davanti a me una mamma biondissima con un bimbo piccolo e biondissimo che aveva un sacco di cose da dire, tra gorgoglii e sbavatine sulla spalla della mamma. Però quando mi guarda lo faccio ridere :D L’a/v del volo, che mi pare la stessa dell’andata, si ferma a spupazzarsi il bebè appena lo vede.

Dato che non ho il finestrino non guardo verso che pista rulliamo, il decollo è come l’andata, poderoso, rumoroso, divertente. In crociera solo nuvole, il servizio è lo stesso dell’andata, acqua, te/caffè e cioccolatino, che stavolta evito di fotografare, va bene far ridere un affarino di sei mesi, ma vorrei evitare di far ridere anche quelli più grandicelli intorno.

L’approach su RKV ci porta sulla pista 31, con un bel sorvolo dei quartieri subito a sud del centro, da est verso ovest. Sbarco, i bagagli ci mettono un po’ ad arrivare (15’), considerando dimensioni dello scalo e numero dei colli da riconsegnare. Faccio in tempo a prelevare qualche corona, visto che il giorno successivo ho una “gita” nella parte sud della costa e non sono sicuro di trovare bancomat o che accettino carta, paura peraltro infondata. Recupero i bagagli e prendo il primo taxi che trovo, mi faccio portare alla stessa guesthouse dei primi giorni, dove soggiornerò per i seguenti tre, e ultimi, in terra islandese.

(cont.)
 
Prometto che appena ho tempo lo leggo e guardo le foto: purtroppo le impostazioni i filtri dell'ufficio non mi permettono di vederle, Uffa!

Comunque solo considerando quanto hai scritto non dev'essere male!

D.
 
I moscerini devono essere un incubo!

Mai come le mosche nel deserto australiano che si infilavano persino nelle narici...

Non capivamo perchè (anzi li prendevamo pure per il culo) prima di scendere dal bus diverse persone indassavano questo:

j__23-il-signore-delle-mosche_-ubirr_blog.jpg


Pochi secondi dopo aver messo il naso fuori dal bus abbiamo smesso di ridere...
 
I moscerini devono essere un incubo!

Lo sono :(

Beh Dave molta invidia... complimenti

Grazie! Macché invidia, che sei sempre in giro!

TR superbo, da leggere e rileggere.

Complimenti !!!

Grazie!

Prometto che appena ho tempo lo leggo e guardo le foto: purtroppo le impostazioni i filtri dell'ufficio non mi permettono di vederle, Uffa!

Comunque solo considerando quanto hai scritto non dev'essere male!

D.

Thanks! Sarò vanesio, ma sono particolarmente compiaciuto delle foto :D

Beh, anche in Alaska non scherzano, ma soprattutto le zanzare.
Fortunatamente lì, hanno messo a punto modernissime armi di distruzione di massa ....... per le zanzare .....:D:D

DSC_4210.jpg


DSC_4211.jpg

Avrei pagato per avere un coso del genere. In Islanda, di zanzare nemmeno l'ombra. Gli altri rompiballe volanti compensavano però!

Mai come le mosche nel deserto australiano che si infilavano persino nelle narici...

Non capivamo perchè (anzi li prendevamo pure per il culo) prima di scendere dal bus diverse persone indassavano questo:

j__23-il-signore-delle-mosche_-ubirr_blog.jpg


Pochi secondi dopo aver messo il naso fuori dal bus abbiamo smesso di ridere...

Quelle retine le avevo viste in vendita in Scozia un paio d'anni fa; pensai fosse una spesa inutile all'epoca. Nelle vicinanze del lago erano introvabili :(

Arriva l'ultima parte OT, poi abbuffata aeronautica!

DaV
 
Il giorno dopo la sveglia suona umanamente alle 8; in mezz’ora ci sta doccia, colazione e preparazione per la prima escursione prenotata con Reykjavik Excursion, probabilmente il più grosso tour operator interno islandese. La South Shore Adventure, che, i più sgamati avranno intuito, mi porterà verso la punta meridionale dell’isola, inizia con un pullmino Mercedes a fare da pick-up; su dieci posti siamo solo in quattro: una volta arrivati alla stazione degli autobus saremo un totale di 30 per oltre 60 posti disponibili. La guida, una bassa signorotta coi capelli biondo platino, si presenta in inglese e tedesco (il tour è bilingue). Raccattati gli ultimi ritardatari, partiamo alla volta della Ringroad 1. Senza fermarci passiamo per Selfoss, città di snodo da cui parte la strada che porta anche al celebre Geyser; passiamo anche nelle vicinanze delle serre alimentate dal calore geotermico della zona. L’Islanda è autosufficiente per la maggior parte degli ortaggi.

Dopo una breve sosta tecnica a Hvolsvöllur e un’altra a dare un occhio ad alcune fattorie a ridotto dei rilievi che costeggiano l’oceano, procediamo spediti fino al paesino di Skógar; con una veloce deviazione ci rechiamo subito presso le cascate di Skógafoss (nessun giorno di turismo in Islanda è giorno di turismo se non c’è almeno un po’ di lava o un po’ di cascate). La visita non richiede molto e la doccia è a piacere, dipende solo da quanto ci si spinge sotto. A Skógar torneremo più tardi.

829fattorie.jpg


830skogafoss.jpg


831skogafoss2.jpg


La seconda tappa “ufficiale” del giro, che è molto pregno, e molto vario dal punto di vista paesaggistico, è il ghiacciaio di Sólheimajökull. Già solo affrontare una strada sterrata con un pullman granturismo merita! La visita al ghiacciaio è solo parziale, dato che non è possibile affrontare la salita senza ramponi (o senza allenamento). Ci limiteremo a passeggiare alla sua base, ma già così è appagante: non capita tutti i giorni di vedere esattamente dove finisce un ghiacciaio e dove iniziano i torrenti che genera. Dalle foto si può notare il colore particolare: non è sporco o inquinato, è solo la presenza di materiale vulcanico, per lo più sbriciolato in pietrisco e sassolini, che conferisce il caratteristico colore smog.

832ghiacciaio.jpg


834ghiacciaio3.jpg


835ghiacciaio4.jpg


Ripresa la strada principale ci fermeremo per pranzo alla punta sud dell’Islanda, il ridente e piovoso paesello di Vík í Mýrdal; il posto non è nulla di speciale, merita invece l’infinita spiaggia di sabbia vulcanica, le colonne basaltiche e i faraglioni di Reynisdrangur.

836faraglioni.jpg


837vikymyrdal.jpg


838vikymyrdal2.jpg


839colonnebasaltiche.jpg


Riprendiamo nuovamente il pullman e torniamo indietro. Ci fermiamo nuovamente a Skógar per il piccolo ma interessante museo del folclore, animato dall’arzillissimo ottantottenne Þórður Tómasson e da un giovane ricercatore tedesco, Hans Martin, una delle persone più simpatiche che abbia mai conosciuto. L’esposizione di per sé è a rischio noia, ma il buon Hans riesce a strappare più di un sorriso, mentre Father Tómasson (umanista, teologo, prevosto, sacrestano, collezionista, e completamente fuori di testa) ci suona una nenia terribile ad una specie di sitar. Risolta la visita culturale, diamo un occhio alla piccola chiesetta del museo all’aperto, dove Father Tómasson ci invita ad entrare per una esibizione live all’organetto, accompagnato dal nostro autista e dalla nostra guida ai cori. Le musichette sono quelle sentite in chiesa da piccolo, i testi sono tre salmi molto sui generis, adatti ad un pubblico misto protestante-cattolico-buddhista-ateo; mi metto a seguire i testi sul breviario per interesse linguistico. Considerazioni teologiche a parte, Father Tómasson è una rockstar alla Bono Vox, finito lo spettacolo si mette a predicare per l’amore di tutti verso tutti, vorrebbe abbracciare un fratello musulmano ma si deve accontentare di stringere la mano ad un giapponese un po’ perplesso da tanta manifestazione d’affetto. Prima di congedarsi concede un encore all’organetto, stavolta motivi tipici islandesi, che sono tremendi.

840casehobbit.jpg


Torniamo dal nostro fido bus e ripartiamo sgasando per l’ultima tappa del tour (che in tutto è durato più di dieci ore), a cascata di Seljalandfoss; più piccola di Skógafoss, è caratteristica perché ci si può andare dietro, purtroppo non faccio il giro completo, troppo scivoloso per il mio piede malfermo (e troppo bagnato per la mia macchina fotografica, l’Eastpack, i pantaloni e il numero di fazzolettini di carta che avevo dietro :D).

841soleimajokull.jpg


Davvero un bel tour, guida strepitosa, giusto il rapporto qualità-prezzo. In una giornata si ha una buona impressione del sud del paese, il numero limitato dei partecipanti aiuta l’atmosfera e a mantenere il gruppo compatto e veloce negli spostamenti; purtroppo l’esatto contrario del secondo tour, sempre con Reykjavik Excursion, il giorno dopo: gruppo troppo numeroso (circa cento persone, su due pullman non indipendenti) e troppo casinista, tour molto gettonato (è il Circolo d’Oro, che comprende le tre attrazioni naturali più viste d’Islanda: Geyser e la zona delle sorgenti (la bolla blu delle foto non è IL Geyser, che non erutta più vapore e acqua da quando i turisti l’hanno ostruito di pietre, ma lo Strokkur, che ogni sei minuti spruzza acqua vaporizzata), la cascata di Gulfoss e il parco nazionale del Þingvellir, con le due placche, americana ed europea, in lenta ma costante separazione. Bonus apprezzato, invece, la sosta alla centrale geotermica che alimenta la capitale.

842centrelettr.jpg


843gulfoss1.jpg


844gulfoss2.jpg


845geyser.jpg


846geyser.jpg


[FONT=&quot]
847strokkurseq.jpg
[/FONT]
 
Spettacolo anche quest'ultima infornata di foto, vedo che non ti neghi mai il ricorso all'HDR di tanto in tanto :D Mi sono spanciato leggendo del vecchio guru islandese!
 
Superbo Dave... Grazie mille.

Per quanto riguarda l'avvicinamento ad Akureyri: un amico pilota lavorava tempo fa per Hello, e ascoltavo sempre affascinato i suoi racconti della particolare procedura di avvicinemento, che lui effettuava con l'MD-90.

Ciao!
Chris
 
Splendidi luoghi, belle foto e gradevolissimo commento, hai mai pensato di pubblicare delle guide turistiche? :):)
 
Che foto straordinarie!!
Un bel viaggio! Mi hai sempre di più fatto venire voglia di Islanda!!
 
Driiiiin. L’ultima sveglia islandese suona mooolto tardi, sono stanco morto e la voglia di dormire un po’ è tanta. Dopo un’abbondante colazione e una veloce visita a Reykjavik con quasi del sole (rimane comunque una cittadina un po’ insignificante) decido di prendere il primo Flybus per Keflavik e provare a fare qualche ora di spotting. Purtroppo non pianifico nulla in anticipo, non ho cartine, spotting point, idea di come siano orientate le piste; vado alla cieca. Dopo un’ora di (ancora!) autobus e una fermata a Hafnarfjörður per raccattare qualche altro passeggero, arriviamo al Leifur Eiríksson Air Terminal. Oltre ad essere base di Icelandair, è base d’armamento pure per la low-cost (dove?) Iceland Express e una fu base dell’USAF e dell’US Navy. Purtroppo della base non rimane più nulla, aeronauticamente parlando, se non il villaggio dei soldati, abbandonato, e qualche capannone che sta rapidamente arrugginendo. Non ho idea se la zona militare sia “visitabile” o sotto chiave. Rimango un po' stupito dal vedere, dal Flybus, una coda che sembra quella di un P-3, la scritta US Navy è enorme e si vede benissimo anche dal bus.

Il volo di ritorno è stata una mezza odissea in fase di prenotazione. Sarei dovuto originariamente tornare il 14 agosto; una mail del responsabile vendite di Icelandair France (sul sito italiano non si potevano quotare le oneway esclusi i diretti da Milano) mi avvisa che il mio volo è cancellato e mi propone la riprotezione su altro volo o rimborso. Scelgo la riprotezione sullo stesso volo del giorno dopo. Dopo altre due settimane, mi cancellano pure quello, e mi faccio spostare alla partenza pomeridiana del 16. Almeno questo non l’hanno cancellato. Dato che con la riprotezione non posso scegliere il posto, chiedo almeno di bloccarmi un finestrino, mi danno il 21F.

Una volta in aeroporto, mi dirigo subito verso le macchine per il self check-in; stampo la carta d’imbarco e l’etichetta per i bagagli e, visto che c’è posto più avanti, mi sposto all’11F: curioso pagare per fare il lavoro di un altro :D
I banchi per il drop-off sono però deserti; vado avanti e indietro un po’, poi, pur di non farmi la fila, per principio!, vado spedito verso gli uffici Icelandair. Prima di arrivarci vedo una hostess di terra al banco c-in di business che mi fa cenno di recarmi da lei; le faccio notare che volo in economy: “Non si preoccupi, visto che il drop-off è vuoto lasci pure a me il bagaglio”. Le chiedo se ho messo correttamente il nastro, il codide a barre e pure la ricevuta bagaglio sulla prenotazione; conferma e, ridendo, mi dice che ho del talento per il c-in; le rispondo chiedendo dove potessi lasciare il curriculum :D

Liberato del gravoso fardello, esco dall’aerostazione e vado verso la prima meta nota: le due sculture “Il nido del Jet” e “Arcobaleno”. Indeciso sulla direzione da prendere, vado verso gli edifici degli autonoleggi: di qui non c’è nulla. Tornando indietro trovo un cancello a sbarre larghe che dà sul tarmac, dove ci sono due aerei parcheggiati. Sento gli addetti al carico-scarico urlare qualcosa, ma sono troppo lontano per sentire cosa (mi?) dicono. Evitiamo rogne: andiamo via.

951nidouccello.jpg


952arcobaleno.jpg


953skefi.jpg


Passo allora dal lato opposto del terminal; da qui vedo almeno i finger sul lato sinistro e la coda di un An-124 parcheggiato nella zona cargo, lontanissima dalla mia posizione. Inoltre ho la visuale (da lontano) della 11-29, mentre alla mia sinistra la testata della 02-20; peccato che sono in un controluce clamoroso. L’orario è di una sfiga disarmante, in oltre tre ore vedo solo due 737 Iceland Express, un paio di biz , un 757 biancone, un Icelandair al decollo, il 737 SK che prima era al finger e, chicca, un E-8C dell’USAF che probabilmente era in scalo tecnico; per mia fortuna partirà dalla 02 e mi passerà gentilmente di fianco, facendo tremare la terra e lasciando un piacevole e persistente rimbombo; tralascio la fumata nera :D

954e8c1.jpg


955e8c2.jpg


956e8c3.jpg


957ec4.jpg



Quando vedo passare il 757 biancone e lo vedo piazzarsi al finger 5 mi prende un colpo: io speravo di prendere uno dei 752 FI riconfigurati, non un cessone di qualche lessor… per fortuna libererà il finger durante il mio giro al duty free.

958biancone1.jpg


958biancone2.jpg


959fi.jpg


960icexp.jpg


961icexpbis.jpg


Visto che fuori non c’è molto altro da fare o vedere, entro nel terminal, vado ai varchi sicurezza (non suono, ma gentilmente mi chiedono di posizionarmi per la perquisizione – non anale per fortuna, qui sono ancora civili :D)

La zona c-in è piacevole, molto legno, per terra e alle pareti; la zona dopo i controlli è F-A-N-T-A-S-T-I-C-A: moderna ma piacevolente calda, legno ovunque ma anche vetro, pietra, pannelli di metallo verniciato in rosso scuro o nero opaco. Eccellente la scelta dei negozi: sul lato cibo, due self-service di qualità decisamente buona e due bar; sul lato shopping è anche meglio: il negozio della Blue Lagoon con gli stessi prodotti presenti alla laguna; uno store di 66° North (vestiario) insieme ai souvenir; e poi alcuni bei negozi con complementi d’arredo di design in stile scandinavo/islandese; ricordiamoci che è un aeroporto che fa meno di due milioni di passeggeri all’anno. Mi impongo di limitarmi a finire le corone che mi sono avanzate e non usare il denaro plastificato, altrimenti rischio di prosciugare le già scarse riserve auree di banca I-DAVE. Faccio un giro per il piccolo terminal, che è diviso in due: il lungo tunnel che collega l’aerostazione al satellite, da dove imbarcano i voli per le destinazioni EU Schengen, e il satellite per i voli extra-Schengen. Il satellite è “visitabile” nella parte iniziale, però, vista l’assenza di partenze attorno a quell’ora, tutti i negozi sono chiusi. È la parte dell’aeroporto più bella, ad ogni modo.

962kefaerobridge.jpg


963askja-bis.jpg


963askja.jpg


Trenta minuti prima del volo mi reco al gate per vedere com’è la situazione; alcuni minuti dopo aprono l’imbarco, così che mi ritrovo tra i primi a salire. Non sono l’unico pax italiano che farà scalo a CPH per poi proseguire il giorno dopo; volo pieno a tappo, anche in J.

icelandair.gif


Tratta: KEF-CPH
Volo: FI 216
Aereo: Boeing 757-256
MSN: 26242
Reg: TF-FIR Askja
Consegnato il: 21/01/1994 a Iberia come EC-FYJ, primo volo con Icelandair: 01/06/2002
Posto: 11F
Gate: 5
Sched dep: 16.10
Sched arr: 21.10

950_cartaimbarco.jpg


Askja è dotato delle nuove poltrone in similpelle grigia con PTV e presa usb; come all’andata, ci sono le alette poggiatesta e in più il poggiapiedi, che trovo più scomodo che altro visto che abbassa lo spazio utile sotto al sedile. Il PTV rimarrà inattivo fino a oltre lo spegnimento dell’allacciare le cinture.

964ptv1.jpg


965sedile1.jpg


966sedile2.jpg


I miei due vicini sono due danesi piuttosto robusti, mentre, in crociera, il passeggero davanti abbasserà completamente il sedile: mi ritrovo chiuso in una gabbia. In fondo sono solo tre ore, e per fortuna non ho ancora l’età per avere problemi alla prostata.

967vistafinestrino.jpg


968vistafinestrino2.jpg


969icecargo.jpg


Come la maggior parte dei voli quel pomeriggio, decolliamo da pista 11; durante il volo ci sarà poco da vedere fuori: nubi oppure oceano. Tramite l’airshow seguo la rotta; passeremo sopra le isole di Vestmannæyjar e le Fær Øer (senza vedere nessuna delle due).

971.jpg


A proposito dei PTV: sono dei touch screen con un discreto assortimento di film, musica, giochi (non usabile senza acquistare il controller usb a bordo), programmi TV (ma non è liveTV), Saga Shop, Questionario (che ho fatto :D), About Icelandair e About Iceland. Per quanto mi sforzi non trovo la presa audio, c’è da dire che il mio vicino occupava militarmente il bracciolo per cui non so se fosse lì sopra/sotto; mi viene il dubbio che la cuffia fosse attaccare alla usb (e quindi da acquistare a bordo). Mi limito a giocare con l’Airshow e guardare senza audio Bob the Builder :astonished: :D

970decollo.jpg


Come all’andata il servizio di bordo è gratuito solo per quanto riguarda le bevande; tutto il resto è extra. Dato che il volo ha un orario stupido (partenza all’ora di merenda, arrivo che è già ora dell’after dinner), mi prendo un panino al pollo, che accompagno con una Coca Cola annata 2009. Non ho più corone, si può pagare in euro, pago in euro, mi danno il resto in monetine islandesi: :(

Il 757 si conferma aereo stabilissimo, in qualsiasi occasione, compreso l’approach in mezzo alle nuvole per CPH. La velocità di crociera farebbe invidia a qualcuno (top speed 922 km/h, peccato non aver la foto)!

972916kmh.jpg


Il mio claustrofobico volo si conclude con una bella vista dall’alto di Copenhagen città e dei generatori eolici di fronte; atterriamo per 22L, rulliamo fino al nostro finger al T3 e, poco dopo, sbarchiamo. La riconsegna bagagli è nella media (20’), esco dall’aerostazione e mi fiondo in metropolitana direzione albergo.
 
Ultimo giorno di vacanza. A Copenhagen sono già stato, per cui mi limito ad un breve ripasso della città, tralasciando la celebre Sirenetta che è il monumento più insulso che abbia mai visto in vita mia. In tre ore faccio il tour classico del centro; vado a Kongens Nytorv a prendere la metro in direzione aeroporto: l’idea è fare un po’ di rilassante spotting.

1006cph1.jpg


Anche qui vado alla cieca, non ho nessuna preparazione. Per fortuna che la mia cartina ha anche un riquadro con l’aeroporto, non è molto chiara ma almeno vedo come sono orientate le piste. Provo ad andare in testata 12, ma arrivato alla fine del T1 (terminal domestico) desisto, è ancora un bel pezzo a piedi. Prendo la navetta interbus e mi faccio lasciare ai multipiano dalla parte opposta, visto che tutti atterrano per 22L; camminando un po’ lungo la ciclabile esterna trovo un parcheggio privato che ha una bella collinetta. Subito dietro ci sono i binari e l’autostrada che portano al ponte sull’Øresund; la ferrovia non ha nessuna protezione, volendo potrei scendere e sdraiarmi sui binari, ma la collinetta è attraversata da un sentierino e non c’è alcun divieto di accesso.

1073.jpg


Il sole è in una brutta posizione e il meteo pure non è dei migliori (pioverà pure un po’), però meglio qui che in qualche Starbucks :D

1075.jpg


1076.jpg


Il traffico non è esattamente “vario”, perdo pure l’unico 330SK che vedrò in tutta la giornata. Il punto offre la possibilità di fare plane spotting, train spotting, car spotting, ship spotting, truck spotting, bus spotting e pure seagull spotting, il bike spotting invece è dietro la collinetta :D

1090.jpg


Ad un certo punto uno dei treni regionali si ferma proprio alla mia altezza. Il macchinista apre la “portiera” e si affaccia a guardarmi; in precedenza già un altro lo aveva fatto. Vede che scatto agli aerei; all’improvviso mi urla qualcosa, sembra dica not area o qualcosa del genere. Sarà stato inglese o danese? Boh! Gli urlo di rimando se devo andarmente da lì, ripropone il verso di prima. Sconsolato, me ne vado. Inizia a piovere ancora :(

1078.jpg


1079.jpg


1082.jpg


1080.jpg


1081.jpg


1083.jpg


1084.jpg


1087.jpg


1088.jpg


1089.jpg


1091.jpg


1077.jpg


1092.jpg


1093.jpg


1094.jpg


1095.jpg


1097.jpg


1098.jpg


1099.jpg


1100.jpg


1101.jpg


1102.jpg


Gironzolo ancora un po’ per la città, poi vado in albergo a riprendermi la valigia e me ne vado in aeroporto. Il check-in per Malpensa non è ancora aperto; easyJet vola dal T2, in compagnia di SkyTeam e qualche altra compagnia classica. Il T3 è riservato a Star Alliance e amici, il T1 alle operazioni domestiche dei vettori danesi. Un gruppetto di passeggeri intuisce che il c-in sarà a fianco a quello per Londra LGW, si forma quindi una coda in realtà abbastanza ordinata. Dietro e davanti ho un mega-gruppo di italiani, una quindicina di persone tra nonni-genitori-bambini che faranno un po’ di casino nel gestirsi i bagagli e le prenotazioni, ma i nostri prodi ce la faranno. Al c-in c’è un ragazzo molto simpatico, chiede se ho già volato U2 e conosco le procedure free-seating, yes Sir, poi mentre etichetta la valigia si mette pure a fare un po’ di conversazione, come sta, le è piaciuta Copenhagen, magari non gliene poteva fregare di meno, ma È il modo di trattare con i passeggeri, customer care preso alla lettera.

Vado ai controlli sicurezza, non suono; poi giro per lo sterminato duty free/sezione negozi del T2. Se la zona c-in è bellina, nulla di incredibile ma molto piacevole, dopo i controlli l’aeroporto si trasforma. Legno ovunque, negozi ovunque, punti di ristoro ovunque, vetrate ovunque, sembra un outlet del lusso e del design, o Montenapoleone sistemato meglio; c’è la zona lounge-relax con poltrone e chaise lounge, connessione wifi, zona pc. È davvero un aeroporto sciccoso, chissà com’è il T3. Unica pecca: non ho trovato un negozio a tema aeronautico. Purtroppo non ho fatto foto, l’unica è una collezione di code scandinave fatta mentre mangiavo un boccone.

1103.jpg


Prima di accedere al gate c’è il controllo delle carte d’imbarco: la zona del gate è restricted ai soli pax del volo in partenza. Purtroppo lo spazio in queste mini-zone è un po’ limitato. Dopo una ventina di minuti, chiamano al gate i priority e gli il gruppo A, poi tutti gli altri. Salgo tra i primi del B, mi piazzo verso il fondo, finestrino, anche se non ci sarà molto da vedere durante il volo, che passerò quasi tutto il tempo dormendo. Ah, imbarco dal gate.

easyjet2.gif


Tratta: CPH-MXP
Volo: U2 2656
Aereo: Airbus 319-111
MSN: 2860
Reg: G-EZBA
Consegnato il: 08/08/2006
Posto: 22A
Gate: A8
Sched dep: 21.10
Sched arr: 23.15

1104.jpg


Al gate si annunciava un ritardo di una ventina di minuti, evidentemente recuperato in volo (o schedulato extralarge), visto che arriviamo a terra alle 23.06 (poi corretto sui monito SEA del ritiro bagagli in 23.05). I bagagli arriveranno verso le 23.20, il mio quindici minuti dopo :(

Uscito dal terminal c’è la ressa per il MXPShuttle, per fortuna ne arriva uno dedicato al solo T2! Autista col piede pesante, l’incrocio Scarampo-Teodorico mi sa che l’abbiamo fatto su due ruote sole, ma non abbastanza per prendere l’ultima metro, allora taxi e di nuovo a casa. Come direbbero gli islandesi:

Takk fyrir,

per essere riusciti a finire di leggerlo tutto :)

DaV

EPILOGO: ieri mattina, nella casella della posta, mi è arrivata la FF card di Icelandair, forte dei miei due voli e ben 2500 miglia guadagnate, degno epilogo della vacanza :D

[FONT=&quot]
1105saga.jpg
[/FONT]
 
Ottimo lavoro, davvero belle le foto!

Un commento per CPH:

I terminals T2 e T3 sono divisi nell'aerea check-in, ma airside non c'è nessuna differenza. È un solo terminal, che hanno subdiviso in due zone check in per rendere la vita piu facile ai passaggeri in partenza. Quindi, in realtà hai visto sia T2 e T3. :-)
 
Beh, overall è spettacolare, veramente complimenti!

Chissà come ti sarà piaciuto lo spotting di tutti quei SAS!

I bagagli arriveranno verso le 23.20, il mio quindici minuti dopo :(

Dai che ti è andata ancora bene...

L’Islanda è autosufficiente per la maggior parte degli ortaggi.

Ma sai che non l'avrei mai detto! :astonished:
 
Ultima modifica: