
Anche quest’anno arriva il momento delle ferie estive, dopo varie tribolazioni mediche che mi lasciano la partenza in forse fino a pochi giorni prima. Ad aprile inizio a guardarmi in giro per qualche isola atlantica selvaggia, pensavo alle Fær Øer, a Man, Shetland, ma su suggerimento di malpensante do un occhio all’Islanda, meta che avevo in mente da tempo ma a cui non avevo (stupidamente) pensato. Icelandair ha ottime tariffe su MAN e CPH, tanto vale fare stop in una all’andata e nell’altra al ritorno; la low-cost concorrente, Iceland Express, è sempre molto più cara, così come il volo diretto da Milano. E poi vuoi mettere il 757 a confronto del noioso 737?

Prenoto i due voli, per l’avvicinamento su MAN scelgo Ryanair da Bergamo al posto di FlyBE, entrambe fanno pagare il bagaglio ma FR costa di meno. Però, pur pagandolo, di bagaglio offrono solo 15kg, quello a mano ha misure di quei cinque cm fuori dall’ordinario che ti fa sempre pregare che la valigia entri nel catafalco di metallo, sono degli strozzini, i loro imbarchi troppo caotici, i prodotti in vendita a bordo mediocri e troppo cari, credo che davverò sarà l’ultimo volo con loro per somme superiori ai 5€ (infatti i prossimi prenotati sono tutti sotto tale cifra

Il volo per Manchester è in un comodo orario serale, per cui nessuna levataccia antelucana per prendere l’Orio Shuttle. 9€, è aumentato? In compenso ci impiega quasi poco, 15:45-16:25. In avvicinamento a Orio si vedono solo tre aerei Ryanair, un Wizz e, all’ex piazzale militare, un Myair bianco con i tappi e un biz-jet che non riconosco. La struttura esterna del terminal, quella nuova aggiuntiva, ha raggiunto il secondo piano, almeno nello scheletro.

Lascio il bagaglio al vuoto banco drop-off e vado direttamente alle partenze dal tendone, come al solito i controlli sicurezza a Orio passano via lisci, e il poliziotto ai controlli extra-Schengen addirittura saluta e augura buona vacanza. Il tendone mi pare più organizzato rispetto all’ultima volta che l’ho visto (dicembre 2008), ora c’è persino un A’ Cafè. All’interno fa comunque abbastanza caldo, probabilmente perché alcuni vasistas sono aperti.

Imbarchiamo dal gate 2, cioè, imbarchiamo sul bus, in ritardo di dieci minuti. Fila globulare mista italo-inglese, disordinata in tutte le sue parti. EI-DLF è lì che aspetta, con la sua poco elegante jattura “Bye bye SkyEurope”.

Tratta: BGY-MAN
Volo: FR 4667
Aereo: Boeing 737-8AS
MSN: 33588
Reg: EI-DLF Bye Bye Sky Europe
Consegnato il: 28/01/2006
Posto: 15F
Gate: 2
Sched dep: 18.50
Sched arr: 20.10
Salgo dalla scaletta, saluto l’equipaggio come mio solito e mi dirigo al primo finestrino libero sulla destra, il 15F. Perfetto, avrò la vista di Bergamo al decollo

Noto che la suadente


Durante il servizio di bordo prendo un davvero vomitevole panino tonno-maionese-formaggio, capisco non offrire nulla per risparmiare, ma visto che lo pago ben 5€, almeno che sia commestibile! E fosse la prima volta…


Il resto del volo procede senza altri eventi memorabili, anche perché mi isolo con l’ipod. Passiamo sopra ZRH, il resto della rotta è coperta dalle nuvole.

L’atterraggio per 24R fa ammirare la città dall’alto, spicca il nuovo grattacielo che ospita l’Hilton. Rulliamo fino al T1, a fianco a noi un 320 di Aer Lingus aspetta di imbarcare per Dublino; a noi danno un finger. Dopo un po’ di scale si arriva all’immigration UK, non particolarmente veloce a dire il vero. Inoltre l’addetta ha da dire perché il mio passaporto ha un’ammaccatura proprio in corrispondenza della foto, che colpa ne ho io se quelli della questura di Milano trattano le cose altrui come pattumiera, a me l’hanno consegnato così! Dopo un altro po’ di scale, dopo aver ritirato i bagagli e dopo essermi fatto un po’ di tapis-roulant, finalmente posso andare a prendere il trenino verso Manchester Picadilly. Ho preso il primo che arrivava, ha fatto quattro/cinque fermate, ma c’è anche il diretto. Alle macchinette non si capisce se ci siano tariffe differenziate, il giorno dopo ho preso il diretto e per entrambi ho pagato lo stesso…

L’hotel è vicino a Picadilly, per cui vado a piedi, anche perché la rete Metrolink è in fase di manutenzione e i bus non si capisce bene dove si prendono. Evito di sforzare oltre il piede operato, ne avrò da camminare nei prossimi giorni, per cui mi metto comodo e vado a nanna, non prima di una inglesissima tazza di tè.
Ero molto curioso riguardo Manchester, come questa vecchia città industriale si sia reinventata negli ultimi anni. Non c’è nulla di particolarmente memorabile da vedere, a parte forse il municipio, ma è piacevole da girare, a piedi, viste le ridotte dimensioni del centro. Ordinata, pulita, un sacco di gente per le strade, il centro ragionevolmente sicuro, non meno di qualsiasi altra grande città europea.
La cattedrale non è nulla di ché, all’itnerno il prevosto o sacrestano o il corrispondente della Chiesa Anglicana si intrattiene un po’ a parlare, faccio l’erroraccio di dirgli che mi piacciono le vetrate e mi tiene lì mezzora a spiegarmi che quelle non sono antiche, sono degli anni dal ’70 al ’90, cosa rappresentano e tutto il contorno. Poi mi chiede di dove sono, dico italiano, ahi, che bella Firenze, che bella Roma, le chiese sono molto diverse rispetto alle nostre, ma di dove in Italia?, Milano, ah, il Duomo, cattedrale gotica unica al mondo. Insomma, molto simpatico, ma credo che mi abbia fatto battere il mio record di permanenza in una chiesa


Torno verso il centro-centro, che non è dove c’è la cattedrale, ma dove c’è il municipio.


Ci sono molte strutture contemporanee, soprattutto post-modern, che si fondono abbastanza bene con il rigore dello stile vittoriano. Andando verso le Beetham Tower, mi imbatto in un rivenditore FIAT-Alfa Romeo, non che abbia visto molte auto italiane in giro, ma pare che la 500 stia spopolando in UK, sarò contento Michele_TRN



Per pranzo mi voglio sentire tipicamente British, per cui prendo un sandwich con i cetriolini da Tesco, mi siedo sulle panchine davanti al municipio e prendo il sole che nel frattempo è spuntato

Nel pomeriggio voglio andare a vedere la zona di Salford Quays: come dice la Lonely Planet, nel 21mo secolo non sei nessuno se non ristrutturi la vecchia zona dei magazzini e della darsena. Qui si trasferirà a breve parte della BBC, c’è l’Imperial War Museum North e il Lowry, un po’ di uffici e una nuova zona residenziale. Io ci vado soprattutto per l’Imperial War Museum. L’unico problema è capire bene dove ferma il bus sostitutivo del Metrolink, ma seguendo le indicazioni e chiedendo ci si arriva.


Il museo è interessante, l’ingresso è gratuito e volendo si può fare una donazione volontaria (io ho preso il booklet). Non è molto grosso, in un’oretta si vede tranquillamente tutto. A metà tra lo schifoso e il molto educativo il giochino dello smell it!, si solleva una placca di metallo e si deve individuare l’odore tra i quattro proposti, tutti odori rappresentativi della guerra. Dopo smelly feet mi sono fermato… lo shop all’uscita è molto interessante, ci sono gadget piuttosto carini da riportare a casa, come le scatolette con le razioni

Verso le 17 torno in albergo a recuperare la valigia e mi dirigo verso MAN convinto di fare un po’ di spotting. Ah, che errore!
I check-in sono gestiti da Servisair, anche se le carte d’imbarco sono personalizzate Icelandair. Due signorine sono già pronte al banco, ma mi dicono che è ancora chiuso. Mezzora dopo vedo che accettano due persone, per cui vado anch’io. La signorina mi chiede se voglio finestrino o corridoio, le dico che il posto l’ho già scelto in prenotazione, ricontrolla un secondo e conferma. Espletate le formalità al check-in provo a cercare intorno ai terminal un posto da dove fare due foto, purtroppo non ne trovo nessuno, lo spotting point ufficiale, quello dove c’è il Concorde in statica, è troppo lontano a piedi.


Mi giro i vari terminal, collegati alla stazione dei treni che funge da perno della struttura, alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa; avevo letto di un fish&chips, solo che non lo trovo, sospetto che sia oltre i controlli di un altro terminal; il mio volo partirà dal T1, lo stesso dell’arrivo. Vado ai controlli di sicurezza, la coda è lunga ma è abbastanza veloce. Di là, riesco a fare solo una foto.

Mi annoio a morte, la scelta dei negozi non è entusiasmante, almeno al T1. Non c’è neppure molto da vedere attraverso le vetrate. Il gate apparirà con calma solo trenta minuti prima dell’imbarco, numero 26.

Tratta: MAN-KEF
Volo: FI 441
Aereo: Boeing 757-308
MSN: 29434
Reg: TF-FIX Snorri Þorfinnsson
Consegnato il: 23/02/2002
Posto: 14A
Gate: 26
Sched dep: 22.05
Sched arr: 23.35
Non vedo arrivare Snorri Þorfinnsson né riesco a leggere le marche, dato che è coperto dal finger; lo farò all’arrivo. Non sarebbe stato in ogni caso un problema, dato che hanno in flotta un singolo 753!

Il 757 è sempre stato tra i miei aerei preferiti, salire sul -300 è quasi un must. L’interno non è ancora stato rinnovato con i nuovi sedili dotati di PVT, ci sono solo gli schermi a soffitto. Icelandair ha appena cambiato l’inflight product, ora oltre a business ed economy c’è una specie di economy plus. La “vecchia” economy non ha più il pasto gratuito, però continuano a servire bevande analcoliche, te e caffè gratuitamente. Il pitch è esagerato, o almeno non credo di essere più abituato ad avere tutto quello spazio per le gambe! Molto comode le alette poggiatesta integrate nel sedile. Entrando non si riesce a percepire quanto sia lungo il -300. A MAN la sera è già scesa, il volo sarà quasi in notturna, ma all’avvicinarsi a Keflavik ci avvieremo ad una sorta di chiaro crepuscolo.
Il trattorino ci pushbacka in anticipo, alle 21.55 circa; intorno vedo solo un 320 Monarch. Il volo mi sembra praticamente full. La dimostrazione viene fatta a video, in inglese e basta; ci sono però i sottotitoli in islandese.

Il decollo è powerful ma non troppo, e anche dopo le luci rimangono spente per tutto il volo, d’altra parte è un volo interamente notturno e molti ne approfittano per farsi una dormitina. Il comandante interviene quasi subito sulla P.A. per darci info sulla rotta, che sarà molto semplice: Manchester, Glasgow, tuffo nell’Atlantico e dritti fino a Keflavik. Potrei quasi definirlo il mio primo volo transatlantico



Sui monitor trasmettono prima Friends, poi un documentario sulla Meg Ryan, infine il film Dragonball Revolution “in formato ridotto adatto ai tempi di volo”, e comunque lo troncheranno a metà perché arriveremo prima della fine. Senza cuffiette però non si segue nulla, le vendono a bordo per 3€, ma anche no. Mi arrangio con l’Ipod.


Quando passa il carrellino vado a botta sicura per un succo di mela, era praticamente scontato che lo avessero a bordo. Non vedo molta gente comprare da mangiare, vista l’ora…


Il 753 è di una stabilità da far paura, non si smuove di un millimetro, né in crociera, né in avvicinamento. Passiamo sopra la penisola di Reykjanesbær, atterrando per 02. La manica a vento è praticamente orizzontale, si sentono i motori urlare, bestia che roba! Sembra di stare completamente immobili. In tutto ciò l’aereo non si smuove di mezzo millimetro, ma fai un avvicinamente in queste condizioni senza praticamente accorgermene. Lunga vita al 757! Tocchiamo neanche troppo duro, reverse e rullaggio fino al piccolo terminal, che è solo internazionale (i voli nazionali sono tutti all’aeroporto di Reykjavik). Sbarchiamo vicino ad un finger ma scendiamo a piedi, l’ingresso al terminal è comunque a due passi. Già che ci sono leggo le marche del velivolo e prendo nota sul telefonino. L’interno è davvero bello, tutto vetro e legno. Alla postazione per il controllo passaporti c’è solo un addetto, ma si fa abbastanza in fretta, il tempo di augurare il benvenuto in Islanda. Ritiro bagagli abbastanza veloce e via verso il Flybus, 1700 corone per circa un’ora di viaggio (siamo a 50km dalla capitale). Arrivo alla mia guesthouse un po’ sfatto, ora che riesco ad andare a letto sono quasi le due del mattino. Fuori fa piacevolmente fresco, ci sono 6°C e si sta da favola. Rimpiangerò tutto quel fresco a ritorno, a Milano in 'sti giorni si schiatta.
(cont. appena sistemo le centinaia di foto

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