[TR] Icelandic Tour (FR, FI, U2, NY e foto OT)


I-DAVE

Moderatore
6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
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Anche quest’anno arriva il momento delle ferie estive, dopo varie tribolazioni mediche che mi lasciano la partenza in forse fino a pochi giorni prima. Ad aprile inizio a guardarmi in giro per qualche isola atlantica selvaggia, pensavo alle Fær Øer, a Man, Shetland, ma su suggerimento di malpensante do un occhio all’Islanda, meta che avevo in mente da tempo ma a cui non avevo (stupidamente) pensato. Icelandair ha ottime tariffe su MAN e CPH, tanto vale fare stop in una all’andata e nell’altra al ritorno; la low-cost concorrente, Iceland Express, è sempre molto più cara, così come il volo diretto da Milano. E poi vuoi mettere il 757 a confronto del noioso 737? :D

Prenoto i due voli, per l’avvicinamento su MAN scelgo Ryanair da Bergamo al posto di FlyBE, entrambe fanno pagare il bagaglio ma FR costa di meno. Però, pur pagandolo, di bagaglio offrono solo 15kg, quello a mano ha misure di quei cinque cm fuori dall’ordinario che ti fa sempre pregare che la valigia entri nel catafalco di metallo, sono degli strozzini, i loro imbarchi troppo caotici, i prodotti in vendita a bordo mediocri e troppo cari, credo che davverò sarà l’ultimo volo con loro per somme superiori ai 5€ (infatti i prossimi prenotati sono tutti sotto tale cifra :D). Al ritorno, l’orario e il prezzo suggeriscono di prenotare con easyJet. Internamente, decido che è meglio ridurre al minimo le cose da vedere ma vederle bene, per cui elimino dalla lista i fiordi occidentali e la penisola dello Snæfellsnes. Visto che i bus interni, da Reykjavik ad Akureyri, impiegano un sacco di tempo e non sono per nulla economici, decido di dare un occhio ad Air Iceland. I prezzi sono buoni, i voli tanti, per cui prenoto anche un AEY-RKV. Qualche giorno prima della partenza, a causa di uno stravolgimento nel giro programmato, prenoto anche un RKV-AEY.

Il volo per Manchester è in un comodo orario serale, per cui nessuna levataccia antelucana per prendere l’Orio Shuttle. 9€, è aumentato? In compenso ci impiega quasi poco, 15:45-16:25. In avvicinamento a Orio si vedono solo tre aerei Ryanair, un Wizz e, all’ex piazzale militare, un Myair bianco con i tappi e un biz-jet che non riconosco. La struttura esterna del terminal, quella nuova aggiuntiva, ha raggiunto il secondo piano, almeno nello scheletro.

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Lascio il bagaglio al vuoto banco drop-off e vado direttamente alle partenze dal tendone, come al solito i controlli sicurezza a Orio passano via lisci, e il poliziotto ai controlli extra-Schengen addirittura saluta e augura buona vacanza. Il tendone mi pare più organizzato rispetto all’ultima volta che l’ho visto (dicembre 2008), ora c’è persino un A’ Cafè. All’interno fa comunque abbastanza caldo, probabilmente perché alcuni vasistas sono aperti.

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Imbarchiamo dal gate 2, cioè, imbarchiamo sul bus, in ritardo di dieci minuti. Fila globulare mista italo-inglese, disordinata in tutte le sue parti. EI-DLF è lì che aspetta, con la sua poco elegante jattura “Bye bye SkyEurope”.

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Tratta: BGY-MAN
Volo: FR 4667
Aereo: Boeing 737-8AS
MSN: 33588
Reg: EI-DLF Bye Bye Sky Europe
Consegnato il: 28/01/2006
Posto: 15F
Gate: 2
Sched dep: 18.50
Sched arr: 20.10

Salgo dalla scaletta, saluto l’equipaggio come mio solito e mi dirigo al primo finestrino libero sulla destra, il 15F. Perfetto, avrò la vista di Bergamo al decollo :)

Noto che la suadente (:D) voce femminile che illustrava le dotazioni di sicurezza dell’aereo è stata sostituita da una maschile, a orecchio direi di accento calabrese ma non sono sicuro. Di sicuro gli fanno dire un bel po’ di cazzate assortite, il “pregiato caffè nero francese” e il “te imperiale” non si possono sentire. Aereo abbastanza pieno, qualche posto sparso qua e là. Rullando guardo se c’è qualcuno appostato a far foto, ma non vedo nessuno. Solito decollo, solita solfa, soliti pax spaventati quando il regime dei motori scende. Faccio due foto di Bergamo dall’alto, come sempre non riesco a beccare bene Bergamo Alta.

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Durante il servizio di bordo prendo un davvero vomitevole panino tonno-maionese-formaggio, capisco non offrire nulla per risparmiare, ma visto che lo pago ben 5€, almeno che sia commestibile! E fosse la prima volta…

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Il resto del volo procede senza altri eventi memorabili, anche perché mi isolo con l’ipod. Passiamo sopra ZRH, il resto della rotta è coperta dalle nuvole.

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L’atterraggio per 24R fa ammirare la città dall’alto, spicca il nuovo grattacielo che ospita l’Hilton. Rulliamo fino al T1, a fianco a noi un 320 di Aer Lingus aspetta di imbarcare per Dublino; a noi danno un finger. Dopo un po’ di scale si arriva all’immigration UK, non particolarmente veloce a dire il vero. Inoltre l’addetta ha da dire perché il mio passaporto ha un’ammaccatura proprio in corrispondenza della foto, che colpa ne ho io se quelli della questura di Milano trattano le cose altrui come pattumiera, a me l’hanno consegnato così! Dopo un altro po’ di scale, dopo aver ritirato i bagagli e dopo essermi fatto un po’ di tapis-roulant, finalmente posso andare a prendere il trenino verso Manchester Picadilly. Ho preso il primo che arrivava, ha fatto quattro/cinque fermate, ma c’è anche il diretto. Alle macchinette non si capisce se ci siano tariffe differenziate, il giorno dopo ho preso il diretto e per entrambi ho pagato lo stesso…

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L’hotel è vicino a Picadilly, per cui vado a piedi, anche perché la rete Metrolink è in fase di manutenzione e i bus non si capisce bene dove si prendono. Evito di sforzare oltre il piede operato, ne avrò da camminare nei prossimi giorni, per cui mi metto comodo e vado a nanna, non prima di una inglesissima tazza di tè.

Ero molto curioso riguardo Manchester, come questa vecchia città industriale si sia reinventata negli ultimi anni. Non c’è nulla di particolarmente memorabile da vedere, a parte forse il municipio, ma è piacevole da girare, a piedi, viste le ridotte dimensioni del centro. Ordinata, pulita, un sacco di gente per le strade, il centro ragionevolmente sicuro, non meno di qualsiasi altra grande città europea.

La cattedrale non è nulla di ché, all’itnerno il prevosto o sacrestano o il corrispondente della Chiesa Anglicana si intrattiene un po’ a parlare, faccio l’erroraccio di dirgli che mi piacciono le vetrate e mi tiene lì mezzora a spiegarmi che quelle non sono antiche, sono degli anni dal ’70 al ’90, cosa rappresentano e tutto il contorno. Poi mi chiede di dove sono, dico italiano, ahi, che bella Firenze, che bella Roma, le chiese sono molto diverse rispetto alle nostre, ma di dove in Italia?, Milano, ah, il Duomo, cattedrale gotica unica al mondo. Insomma, molto simpatico, ma credo che mi abbia fatto battere il mio record di permanenza in una chiesa :D

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Torno verso il centro-centro, che non è dove c’è la cattedrale, ma dove c’è il municipio.

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Ci sono molte strutture contemporanee, soprattutto post-modern, che si fondono abbastanza bene con il rigore dello stile vittoriano. Andando verso le Beetham Tower, mi imbatto in un rivenditore FIAT-Alfa Romeo, non che abbia visto molte auto italiane in giro, ma pare che la 500 stia spopolando in UK, sarò contento Michele_TRN :D

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Per pranzo mi voglio sentire tipicamente British, per cui prendo un sandwich con i cetriolini da Tesco, mi siedo sulle panchine davanti al municipio e prendo il sole che nel frattempo è spuntato :)

Nel pomeriggio voglio andare a vedere la zona di Salford Quays: come dice la Lonely Planet, nel 21mo secolo non sei nessuno se non ristrutturi la vecchia zona dei magazzini e della darsena. Qui si trasferirà a breve parte della BBC, c’è l’Imperial War Museum North e il Lowry, un po’ di uffici e una nuova zona residenziale. Io ci vado soprattutto per l’Imperial War Museum. L’unico problema è capire bene dove ferma il bus sostitutivo del Metrolink, ma seguendo le indicazioni e chiedendo ci si arriva.

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Il museo è interessante, l’ingresso è gratuito e volendo si può fare una donazione volontaria (io ho preso il booklet). Non è molto grosso, in un’oretta si vede tranquillamente tutto. A metà tra lo schifoso e il molto educativo il giochino dello smell it!, si solleva una placca di metallo e si deve individuare l’odore tra i quattro proposti, tutti odori rappresentativi della guerra. Dopo smelly feet mi sono fermato… lo shop all’uscita è molto interessante, ci sono gadget piuttosto carini da riportare a casa, come le scatolette con le razioni :D

Verso le 17 torno in albergo a recuperare la valigia e mi dirigo verso MAN convinto di fare un po’ di spotting. Ah, che errore!

I check-in sono gestiti da Servisair, anche se le carte d’imbarco sono personalizzate Icelandair. Due signorine sono già pronte al banco, ma mi dicono che è ancora chiuso. Mezzora dopo vedo che accettano due persone, per cui vado anch’io. La signorina mi chiede se voglio finestrino o corridoio, le dico che il posto l’ho già scelto in prenotazione, ricontrolla un secondo e conferma. Espletate le formalità al check-in provo a cercare intorno ai terminal un posto da dove fare due foto, purtroppo non ne trovo nessuno, lo spotting point ufficiale, quello dove c’è il Concorde in statica, è troppo lontano a piedi.

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Mi giro i vari terminal, collegati alla stazione dei treni che funge da perno della struttura, alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa; avevo letto di un fish&chips, solo che non lo trovo, sospetto che sia oltre i controlli di un altro terminal; il mio volo partirà dal T1, lo stesso dell’arrivo. Vado ai controlli di sicurezza, la coda è lunga ma è abbastanza veloce. Di là, riesco a fare solo una foto.

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Mi annoio a morte, la scelta dei negozi non è entusiasmante, almeno al T1. Non c’è neppure molto da vedere attraverso le vetrate. Il gate apparirà con calma solo trenta minuti prima dell’imbarco, numero 26.

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Tratta: MAN-KEF
Volo: FI 441
Aereo: Boeing 757-308
MSN: 29434
Reg: TF-FIX Snorri Þorfinnsson
Consegnato il: 23/02/2002
Posto: 14A
Gate: 26
Sched dep: 22.05
Sched arr: 23.35

Non vedo arrivare Snorri Þorfinnsson né riesco a leggere le marche, dato che è coperto dal finger; lo farò all’arrivo. Non sarebbe stato in ogni caso un problema, dato che hanno in flotta un singolo 753! :D

Il 757 è sempre stato tra i miei aerei preferiti, salire sul -300 è quasi un must. L’interno non è ancora stato rinnovato con i nuovi sedili dotati di PVT, ci sono solo gli schermi a soffitto. Icelandair ha appena cambiato l’inflight product, ora oltre a business ed economy c’è una specie di economy plus. La “vecchia” economy non ha più il pasto gratuito, però continuano a servire bevande analcoliche, te e caffè gratuitamente. Il pitch è esagerato, o almeno non credo di essere più abituato ad avere tutto quello spazio per le gambe! Molto comode le alette poggiatesta integrate nel sedile. Entrando non si riesce a percepire quanto sia lungo il -300. A MAN la sera è già scesa, il volo sarà quasi in notturna, ma all’avvicinarsi a Keflavik ci avvieremo ad una sorta di chiaro crepuscolo.

Il trattorino ci pushbacka in anticipo, alle 21.55 circa; intorno vedo solo un 320 Monarch. Il volo mi sembra praticamente full. La dimostrazione viene fatta a video, in inglese e basta; ci sono però i sottotitoli in islandese.

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Il decollo è powerful ma non troppo, e anche dopo le luci rimangono spente per tutto il volo, d’altra parte è un volo interamente notturno e molti ne approfittano per farsi una dormitina. Il comandante interviene quasi subito sulla P.A. per darci info sulla rotta, che sarà molto semplice: Manchester, Glasgow, tuffo nell’Atlantico e dritti fino a Keflavik. Potrei quasi definirlo il mio primo volo transatlantico :D

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Sui monitor trasmettono prima Friends, poi un documentario sulla Meg Ryan, infine il film Dragonball Revolution “in formato ridotto adatto ai tempi di volo”, e comunque lo troncheranno a metà perché arriveremo prima della fine. Senza cuffiette però non si segue nulla, le vendono a bordo per 3€, ma anche no. Mi arrangio con l’Ipod.

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Quando passa il carrellino vado a botta sicura per un succo di mela, era praticamente scontato che lo avessero a bordo. Non vedo molta gente comprare da mangiare, vista l’ora…

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Il 753 è di una stabilità da far paura, non si smuove di un millimetro, né in crociera, né in avvicinamento. Passiamo sopra la penisola di Reykjanesbær, atterrando per 02. La manica a vento è praticamente orizzontale, si sentono i motori urlare, bestia che roba! Sembra di stare completamente immobili. In tutto ciò l’aereo non si smuove di mezzo millimetro, ma fai un avvicinamente in queste condizioni senza praticamente accorgermene. Lunga vita al 757! Tocchiamo neanche troppo duro, reverse e rullaggio fino al piccolo terminal, che è solo internazionale (i voli nazionali sono tutti all’aeroporto di Reykjavik). Sbarchiamo vicino ad un finger ma scendiamo a piedi, l’ingresso al terminal è comunque a due passi. Già che ci sono leggo le marche del velivolo e prendo nota sul telefonino. L’interno è davvero bello, tutto vetro e legno. Alla postazione per il controllo passaporti c’è solo un addetto, ma si fa abbastanza in fretta, il tempo di augurare il benvenuto in Islanda. Ritiro bagagli abbastanza veloce e via verso il Flybus, 1700 corone per circa un’ora di viaggio (siamo a 50km dalla capitale). Arrivo alla mia guesthouse un po’ sfatto, ora che riesco ad andare a letto sono quasi le due del mattino. Fuori fa piacevolmente fresco, ci sono 6°C e si sta da favola. Rimpiangerò tutto quel fresco a ritorno, a Milano in 'sti giorni si schiatta.

(cont. appena sistemo le centinaia di foto :D)
 
Ultima modifica:
Bello!Bello! Spero arrivi presto la seconda parte.

OT non sapevo che FR avesse scritto su uno dei suoi autobus con le ali "Bye Bye SkyEurope"..che sxxxxxi...
 
Ottimmo inizio ! adesso aspetto con trepidazione qualche foto OT dell Islanda.
ci sono stato esattamente un mese fa e mi ha colipto particolarmente...;)
 
Bello, aspetto con interesse il seguito. Ho una grande predilezione per i luoghi freddi, e l'Islanda è una meta che mi interessa!!
Grazie!!
 
Bel TR aeronautico Dave. Ben fatto
Spero te ga gusta Iceland che a mi sta sulle....

Anca mi go vola col lo stesso 757 della IcelandAir

Aspetto con anzia el resto
 
Ma è per caso di Libeskind o Gehry l'Imperial War?

Comunque favoloso, a me manca solo l'Islanda tra le "big" nordiche, non vedo l'ora di ammirare le tue foto!
E come ti capisco per il caldo, torno oggi da 2 settimane tra Norvegia e Finlandia e mi manca il maglioncino da metter su dopo cena...:D
 
Complimenti, bellissime foto e bellissimo viaggio!
non che abbia visto molte auto italiane in giro, ma pare che la 500 stia spopolando in UK
Confermo, da quando e' uscita la grande Punto la Fiat in UK ha fatto un salto verso l'alto nelle vendite. Le piu' comprate sono la 500 e la punto.
 
Rimango in trepida attesa... Magari dato che MAN non è lontano da valutare per il prossimo futuro! Mi raccomando un po' di OT :P

Non sono sicuro, ma credo che il volo sia solo stagionale, 3xw. Però è uno dei pochi apt dove arriva regolarmente il 753, ho scelto MAN anche per quello :astonished::D

Bello!Bello! Spero arrivi presto la seconda parte.

OT non sapevo che FR avesse scritto su uno dei suoi autobus con le ali "Bye Bye SkyEurope"..che sxxxxxi...

Non che mi aspettassi buon gusto da FR...

Stupendo!
Già la copertina prometteva un TR interessantissimo!
Bellissima la foto alla stazione di Manchester!

HDR :D

Ottimmo inizio ! adesso aspetto con trepidazione qualche foto OT dell Islanda.
ci sono stato esattamente un mese fa e mi ha colipto particolarmente...;)

L'OT arriva e sarà anche oltremodo succoso: 4gb di foto quasi esclusivamente in raw, per quello ci impiegherò un bel po' a sistemarle tutte :(

Però qui manca un TR, allora!

Bello, aspetto con interesse il seguito. Ho una grande predilezione per i luoghi freddi, e l'Islanda è una meta che mi interessa!!
Grazie!!

Io mi trasferirei immediatamente in un luogo freddo, come si può sopportare questo caldo è fuori dalla mia comprensione. Boccheggio :(
Per non parlare del livello di civiltà, ehm, diverso.

Bellissimo, attendo trepidante il "fresco" prosieguo!

:)

Bel TR aeronautico Dave. Ben fatto
Spero te ga gusta Iceland che a mi sta sulle....

Anca mi go vola col lo stesso 757 della IcelandAir

Aspetto con anzia el resto

A te non è piaciuta l'Islanda perché non hanno il vino buono, sono sicuro :D
Oddio, pure la loro grappa (il Brennivin) impallidisce davanti ad una buona di casa nostra :D

complimenti, bellissime foto (so far!!)... ti piace tanto l'HDR, vero?

Sì! :D
Grazie!

Quoto, ormai tu e l'HDR siete una cosa sola :D

Bellissima questa prima parte, attendiamo il resto!

C'è più gusto a smanettare :compiaciuto::D

Ma è per caso di Libeskind o Gehry l'Imperial War?

Comunque favoloso, a me manca solo l'Islanda tra le "big" nordiche, non vedo l'ora di ammirare le tue foto!
E come ti capisco per il caldo, torno oggi da 2 settimane tra Norvegia e Finlandia e mi manca il maglioncino da metter su dopo cena...:D

Libeskind, ma ho dovuto leggerlo sulla guida perché pensavo fosse anch'io di Gehry. Il quartiere dei Quays non è affatto male, tipo Milanofiori ma più residenziale e senza autostrada, quando finisco qui metto qualcosa su SSC.

Maglioncino? Maglioncino, felpa e sempre la giacca impermeabile, ma almeno quella leggera :D

Complimenti, bellissime foto e bellissimo viaggio!

Confermo, da quando e' uscita la grande Punto la Fiat in UK ha fatto un salto verso l'alto nelle vendite. Le piu' comprate sono la 500 e la punto.

Mi pare di aver letto prima di partire che una grossa scuola guida inglese abbia concluso l'esclusiva con Fiat per la fornitura di 500 alle autoscuole!

Davvero interessante, complimenti.

Ed aggiungerei la Panda, almeno quì nel remoto North West:)

Thanks :)

Proseguirà in serata! Ora torno a far finta di lavorare :D

DaV
 
La mattina mi alzo tardi, viste le due ore di fuso in meno rispetto a casa e l’ora tarda la sera prima. Il cielo è piacevolmente grigio e nuvoloso. Ho ben più di mezza giornata a disposizione da sfruttare a Reykjavik: nel primo pomeriggio lascio la capitale ufficiale per andare in quella, non ufficiale, del nord: Akureyri, una di quelle città in cui, per non so quale irrazionale motivo, sogno di mettere piede praticamente da sempre.​

Ma con calma, prima un po’ di Reykjavik. La piccola metropoli (170.000 abitanti e un consumo di territorio incredibile per una cittadina di queste dimensioni) di adagia su un piccolo promontorio, e fa tutt’uno con le cittadine di Kopavagur e Hafnafjörður. Piccolo dizionario fonetico islandese: la ð (Ð è la maiuscola) si pronuncia come il th inglese di this e that; la þ (Þ è la maiuscola) come il th inglese di think; il dittongo æ invece è ai. La lingua è più secca e aspra delle altre lingue norrene, e le parole sono scandite assai bene, invece che il pastrugno gutturale del danese o l’incredibile varietà di pronuncia dell’inglese. Rimane una lingua molto difficile, con le desinenze dei casi come in latino… molte parole però si riconoscono, soprattutto con una infarinatura di tedesco o conoscendo qualche parola di altre lingue scandinave. Fine OT.

Il monumento più famoso di Reykjavik è senza dubbio la chiesa di cemento armato nota come Hallgrìmskirkja; purtroppo se volete vederla dovrete fare una ricerca con google, visto che era in fase di restauro, impacchettata e infotografabile. Da qui in due passi si è a ovest, verso la zona dei locali e dei negozi, o a nord, in direzione del porto e dei terminal traghetti; passare da una zona all’altra è comunque un attimo, eh!

Dalla mia guesthouse alla chiesa decido di allungare di qualche decina di minuti il percorso, visto che che poco più a sud c’è l’aeroporto cittadino di Reykjavik; dalla Hringbraut si vedono già i Fokker 50 della Air Iceland, e ci sono buone possibilità che uno passi sulla testa in avvicinamento o decollo, in base al vento. Sono fortunato: ne decollano due a breve distanza, facendo il backtrack per pista 19 in entrambi i casi. Quando il primo fa salire di giri i motori, un gruppo di gabbiani troppo vicini si spaventa e si alza in volo, erano in ogni caso abbastanza lontani dalle piste. Per fortuna, perché erano tanti. Mi soffermo pochi minuti, passati i due torno sui miei passi e mi dirigo verso la chiesa.

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All’interno l’organista si sta esercitando, di turisti ce ne sono e non pochi. La volta e le pareti sono a dir poco spoglie, intonacate in bianco. Proprio sopra l’ingresso si stagliano le canne dell’organo, che ha una forma un po’ originale. Si potrebbe anche salire sulla torre, pur in restauro, ma visto il meteo un po’ ballerino rimando al ritorno, se ci sarà tempo.

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Dalla cattedrale prendo la prima via verso il mare, dritto davanti a me si vede chiaramente il Sólfar, l’altro monumento celebre di Reykjavik, una via di mezzo tra un drakkar vichingo e la carcassa di una balena, entrambi simboli importanti del nazionalismo islandese.

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Ogni tanto pioviggina, ma i locali non se ne curano, dev’essere normale in questo periodo. Ritorno verso la zona commerciale, carini i negozi, molti i caffè; passo davanti al Parlamento e arrivo fino a Tjörnin, un piccolo laghetto dove stazionano centinaia di gabbiani in attesa solo di qualche turista pietoso o dei bambini islandesi che diano loro il pane.

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Mangio con calma un boccone e ritorno, sempre con calma, verso la guesthouse, per riprendermi il bagaglio. Per strada incontro molti gatti, tutti con campanellino e collare, che aspettano solo due cose: scroccare una grattata o un incauto uccellino. Visto che quando vedo un gatto non capisco praticamente più nulla, ci impiego quasi un’ora e mezza per tornare indietro. Recupero la valigia e mi faccio chiamare un taxi, l’aeroporto è sì vicino ma devo pur stare attento a non sforzare troppo il piede, una menata. Dieci minuti e qualche migliaio di corone in meno in tasca, arrivo al microscopico terminal nazionale di Air Iceland/Flugfélag, che non è quello che si vede nelle altre foto (è un hotel e sede di Icelandair), ma è dalla parte opposta.

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Arrivo, come al solito, che il check-in è ancora chiuso. Mi giro l’edificio, non che ci voglia molto: parte centrale, check-in; parte a destra, nastro bagagli domestici, bar/caffetteria, gate 1; parte a sinistra, gate per Groenlandia e Fær Øer con annessi controlli e bagno. Basta. Non c’è divisione partenze/arrivi, non ci sono controlli di sicurezza, non c’è alcun ridicolo limite ai liquidi che si possono portare a bordo, NULLA! È come prendere un autobus, tanto che all’apertura del check-in, non mi viene data una carta d’imbarco nel senso stretto della parola, ma una ricevuta che sembra proprio quella dell’autobus, che dice giusto il volo e il posto. Difficile comunque sbagliare aereo o gate… :D

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Tratta: RKV-AEY
Volo: NY 134
Aereo: Fokker 50
MSN: 20214
Reg: TF-JMM
Consegnato il: 22/03/1991 a DLT come D-AFKM, primo volo con Air Iceland: 02/07/2004
Posto: 4C (cambiato in volo con 2D)
Gate: 1
Sched dep: 15.00
Sched arr: 15.45

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Dieci minuti prima della partenza “chiamano” il volo, solo in islandese. In apparenza i turisti non sono pochi, molti tedeschi; al gate si può prendere gratuitamente un quotidiano islandese, declino gentilmente, ma tutti i locali lo prendono e tutti lo leggeranno in volo. Usciamo tutti sull’apron e saliamo direttamente dalla scaletta dell’aereo. Nessuno ti rompe se ti fermi a fare due foto!

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Chiuse le porte noto che il 2D rimane vuoto, insieme ad un’altra dozzina di posti, e visto che il mio posto non è finestrino lo cambierò una volta in volo. La singola a/v fa tutto, annunci, servizio. La safety demo è in islandese e inglese, fatta a mano, mentre rulliamo con brio verso la testata della pista 13. Purtroppo appena in volo saremo sopra uno spesso strato nuvoloso che rimarrà tale fino all’approach a AEY. Il Fokker 50, già sperimentato in Svezia, mi piace perché è piuttosto stabile, è tosto. Però i due motori fanno davvero un casino terribile, cosa che non si sente il vicino durante il decollo e a fatica in crociera. In fila due si è proprio a fianco all’elica, ammetto che fa un po’ impressione.

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Il volo procede senza scossoni, temevo, visto il meteo. L’a/v passa per un giro di te/caffè o acqua e un cioccolatino, visto che il Fokker sembra volare stabile mi arrischio con un caffè. Nemmeno il doppio zucchero riesce a renderlo vagamente assimilabile ad un caffè vero, ma è proprio il modo in cui lo fanno in nord Europa che fa pietà. Il cioccolatino all’arancia è invece buono.

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Il volo dura davvero poco, in meno di venticinque minuti viene attivato l’allacciare le cinture e l’a/v passa a ritirare i vuoti. Chiaramente viene richiesto di spegnere tutti gli apparecchi elettronici… e io inizio a mangiarmi le mani. L’approach su AEY avviene in due modi, in base al vento: dal mare o verso il mare. Quelli dal mare, mi pare di aver capito, sono abbastanza rari, e comportano l’attraversamente di tutto il fiordo ad un’altezza da volo turistico, virata stretta sul mare, poche centinaia di metri oltre la costa cittadina, e approach parallelo alla costa di Akureyri. Già, proprio quello che abbiamo fatto. Le montagne sembrava di poterle toccare con la mano, le pecore e cavalli sembravano quelle finti del presepe. O la città dall’alto, ma non così in alto, che sembra quasi un diorama. Inizio a pensare che il VFR sia tutt’altro modo di volare.

Più o meno quel che abbiamo fatto è questo:

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di sicuro è imperfetto, e altrettanto sicuramente Nicola avrà la pazienza di dare un occhio alle AIP di AEY per correggere le stupidate che ho scritto, io non so leggerle e neppure so dove trovarle :D

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Il tempo di entrare in aerostazione e le valigie sono già sul nastro; la struttura mi pare un po’ più grossa di RKV. Esco, prendo il primo taxi che vedo e mi faccio lasciare alla guesthouse che avevo prenotato. Akureyri è più paesotto che città (fa sempre meno di 20.000 abitanti, eh!), ma mi pare più caratteristica di Reykjavik che, francamente, non mi ha impressionato più di tanto. Anche qui c’è una chiesa a dominare dall’alto, sempre in cemento e chiaramente dello stesso autore di quella della capitale. Dal parchetto e dalla strada retrostante si ammira bene la testata di AEY.

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Non ho molte foto di Akureyri, un po’ per il tempo non proprio esaltante, un po’ perché dal giorno dopo sarebbe iniziata la visita all’Islanda vera, quella interna, quella selvaggia, e sapevo già che sarei andato un po’ stretto con i cinque gb e passa di memory card che avevo con me. È una picevole cittadina, molto verde, con bei palazzetti in legno colorato, pulita e curata. Non ci sono monumenti imperdibili, ma la cura che ha tutto è caratteristica. È la base di partenza per praticamente tutti i tour verso l’interno e la verso la costa orientale, la prima base storica di Air Iceland e la sede della SBA, una delle due principali compagnie di autobus nazionali. Anche il porto ha una certa importanza, locale, anche se il regno dei tour per l’avvistamento delle balene è Husavik, una cinquantina di km in direzione nord-est, che diventano quasi il doppio via terra. Come per Reykjavik, anche qui girare di notte, ovunque, porto compreso, è di una sicurezza disarmante. In molti lasciano la porta aperta, pure di notte!

Il giorno dopo si inizia con l’Islanda vera. L’idea originaria era fare un trekking di due giorni attraverso il parco nazionale di Jökulsárgljúfur, nome impronunciabile. Sono circa 25km di canyon formato dal secondo fiume del paese, di cui vi risparmio la grafia illeggibile; il trekking è fattibile in circa due giorni, ma vuol dire portarsi tenda, provviste e soprattutto acqua a sufficienza. Tra questo, e il fatto che non potevo certo sottoporre il piede a sforzi particolari (e anche la strada più semplice in alcuni punti è rigorosamente escursionisti esperti) o blindarlo dentro pesanti scarponi da montagna, mi hanno fatto desistere. Meglio, una scusa per tornare :p

Abbandonata l’idea originaria, mi concentro sue due punti, iniziale e finale, più rappresentativi del trekking: il canyon di Asbyrgi e le cascate di Dettifoss. Del secondo ne parlerò più avanti, il primo invece è l’oggetto della prima visita fuori città. La SBA ha comodi bus che permettono di sostare circa cinque ore nei pressi di Asbyrgi, sufficienti per avere un’idea del luogo e fare qualche camminata in zona.

L’autobus segue la costa fino a Husavik, dove scendono in molti per aggregarsi a qualche whale tour (che a me non interessa minimamente), e poi prosegue andando verso l’interno. Già il viaggio sul pullman ripaga, purtroppo le foto, tra i riflessi e il movimento, vengono abbastanza uno schifo. L’autista si accorge che mancano due persone all’appello, le aspetta una decina di minuti e poi decide di ripartire; rimane comunque vigile per vedere se sono in giro… mai distrarsi alla guida! Usciamo da uno stop senza rispettarlo e, beatamente sfigati, prendiamo in pieno una Honda mini-suv. Non si è fatto niente nessuno, anche perché andavamo a non più di 10 all’ora, e obiettivamente ora quell’auto non è di certo peggiore rispetto a prima dell’incidente, esteticamente, intendo; però i civilissimi islandesi si parlano, calmissimi, chiamano la polizia e fanno una tranquilla (lenta!) constatazione amichevole. Noi perdiamo così circa mezz’ora in attesa di una volante, l’unica occasione in vita mia in cui ho odiato veder passare una Volvo.

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Visto che non ci sono quasi danni al nostro Mercedes rialzato e blindato (:D), noi possiamo procedere senza altri problemi alla stazione di servizio di Asbyrgi, che è anche il punto in cui l’autobus ferma. Poche centinaia di metri oltre c’è il punto informazioni del parco, con depliant, caffetteria, bagni e guardie forestali, un bel prato, un campo pratica da golf e le indicazioni per il campeggio e i sentieri della zona.

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Compro una cartina, me la studio una ventina di minuti e decido di avventurarmi sulla strada asfaltata che porta al laghetto di Botnstjörn: è il percorso più facile, tra i più brevi, e porta direttamente tra i due canyon di Asturbyrgi e Vesturbyrgi, con la protuberanza dell’Eyjan proprio nel mezzo.

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Questo punto del parco è anche molto caratteristico perché è uno dei pochi posti in Islanda dove gli alberi sono più o meno al riparo dai venti, e quindi riescono a crescere un po’ in altezza. Nel resto del paese vedere un bosco è praticamente impossibile! Le cinque ore di tempo bastano per fare i cinque kilometri in andata e gli altrettanti in ritorno, pause fotografiche, pausa panino e pausa relax sull'erba al ritorno. Provo anche a dare un occhio a cosa c'è lungo la strada verso est, è segnato un lago, provo a seguire un sentiero ma dopo un kilometro circa mi ritrovo in un pantano: lascio perdere, non ho scarpe impermeabili.

(cont.)