Appena sorvolato da un A380 EK in decollo


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ambè, incredibile? qui, in europa, ci facciamo le pippe sugli hub, su alitalia, su austrian che preferisce i tedeschi (ma va la? che novità?) ai francesi e non ci rendiamo conto che dubai, e il suo aeroporto, diventerà non solo la NY di questo secolo ma pure l'hub di riferimento di questa parte del mondo! altro che mxp, fra, cdg! da quelle parti sarà tutto finto, senza storia, pure pacchianamente ostentato, ma benedettoiddio funziona tutto e c'è tutto, ma proprio tutto e H24!
 
ambè, incredibile? qui, in europa, ci facciamo le pippe sugli hub, su alitalia, su austrian che preferisce i tedeschi (ma va la? che novità?) ai francesi e non ci rendiamo conto che dubai, e il suo aeroporto, diventerà non solo la NY di questo secolo ma pure l'hub di riferimento di questa parte del mondo! altro che mxp, fra, cdg! da quelle parti sarà tutto finto, senza storia, pure pacchianamente ostentato, ma benedettoiddio funziona tutto e c'è tutto, ma proprio tutto e H24!

a me sembri innamorato
è il posto piu`brutto al mondo in cui sia mai stato,dopo penang
 
a me sembri innamorato
è il posto piu`brutto al mondo in cui sia mai stato,dopo penang

a onor del vero non sono innamorato, fortunatamente m'innamoro solo delle persone e non dei luoghi; ho solo detto che mentre noi facciamo filosofia (che per inciso è una materia che apprezzo), e stiamo a raccontarci che sono finti, usurpatori della natura, schiavisti, o che so altro, mentre noi ci strulliamo con queste belle cose loro (l'aeroporto e la città) diventeranno il punto di riferimento di questo secolo! volevo dire, forse mi sono espresso male, che il problema per noi europei, per i nostri vettori (ancor più per quelli che rappresentano nel panorama aeronautico una flautolenza inodore... come az o cai domani) non sarà a casa nostra o vicino a noi ma sarà a dubai con emirates.

ovvio poi che apprezzo (ma non ne sono innamorato, quelli sono sentimenti diversi) il fatto che la funzioni tutto, sia tutto pulito, si trovi tutto a qualsiasi ora; non servirà tutto ciò "a dare un senso alla vita" ma scusatemi per come sono io aiuta, come aiutano i soldi a sopportare la povertà!
 
a onor del vero non sono innamorato, fortunatamente m'innamoro solo delle persone

ma io proprio questo intendevo:D
per il resto dissento pazzescamente
io certo non son verde,apprezzo la natura ,quanto basta e senza fondamentalismi
ma quel posto li`per me potrebbero anche bombardarlo e non mi smuoverebbe neppure un po`
il golfo persico è morto,come habitat
se vai sulla costa oceanica di dubai non riesci invece a mettere i piedi in acqua per i grumi di catrame che ti impediscono di fare il bagno
quanto al futuro di dubai,secondo me,a parte quello di finanziaria off-shore,non ve ne è
è un posto dove è impossibile vivere al di fuori degli alberghi per la temperatura,come andare sulla luna e vivere sotto una cupola
poi mi sbagliero`
non mi risulta che le iniziative immobiliari stiano dando i risultati sperati
 
ma io proprio questo intendevo:D
per il resto dissento pazzescamente
io certo non son verde,apprezzo la natura ,quanto basta e senza fondamentalismi
ma quel posto li`per me potrebbero anche bombardarlo e non mi smuoverebbe neppure un po`
il golfo persico è morto,come habitat
se vai sulla costa oceanica di dubai non riesci invece a mettere i piedi in acqua per i grumi di catrame che ti impediscono di fare il bagno
quanto al futuro di dubai,secondo me,a parte quello di finanziaria off-shore,non ve ne è
è un posto dove è impossibile vivere al di fuori degli alberghi per la temperatura,come andare sulla luna e vivere sotto una cupola
poi mi sbagliero`
non mi risulta che le iniziative immobiliari stiano dando i risultati sperati

Basta non andarci in estate.
E ieri ho fatto il bagno a Jumeirah in acque cristalline.
 
Un contributo OT alla discussione (di per sè già OT)..


Benvenuti nel deserto del Real Estate. La crisi vista da Dubai
Data di pubblicazione: 28.10.2008

Autore: Tozzi, Lucia

Più che una città, l’illustrazione in scala 1:1 degli incubi di James G. Ballard. Tra il deserto e il cielo svetta l’insania degli uomini. L’Unità, 27 ottobre 2008

“Nessun segno di rallentamento” titolava baldanzoso il magazine ufficiale di Cityscape Dubai, la più importante fiera mondiale del Real Estate. Il 7 ottobre, mentre da Wall Street a Londra le borse bruciavano miliardi a ritmo sostenuto e i governi europei si affannavano a clonare il piano Paulson per salvare le banche, nella perla degli Emirati si poteva ancora fingere un ottimismo sfacciato: gli investitori potevano dormire sonni tranquilli, la crisi finanziaria non avrebbe neppure sfiorato il Golfo e la sua stabile economia. La prova, d’altronde, era sotto gli occhi di tutti: i padiglioni di Cityscape straripavano di gente, e quale altro sentimento se non la fiducia avrebbe potuto spingere decine di migliaia di affaristi verso questo gigantesco evento B2B?

Ma a dispetto degli zelanti uffici stampa la folla accorsa a visitare i più di mille stand dei ricchissimi immobiliaristi arabi era dominata, esattamente come nel resto del mondo, dalla paura e dal sospetto. Anzi, se è possibile da un terrore più profondo, perché a Dubai la posta in gioco è molto più alta. La sua selva di grattacieli non è lo sviluppo graduale anche se impetuoso di una città in espansione, come a suo tempo accadde a New York, né il risultato di una pianificazione massiccia come quella che ha determinato la nascita di Shenzhen. I milioni di metri cubi realizzati o in costruzione non servono a ospitare una popolazione in crescita, e neanche i pur numerosi turisti e affaristi in transito: gli appartamenti panoramici sulla Marina, le villette della Palma sono in gran parte disabitati, un puro appoggio materiale per le transizioni finanziarie. Dubai è in pratica una città astratta, il Real Estate nella sua essenza più pura, ed è per questo che la crisi rischia di travolgere la sua stessa esistenza.

L’unica ragione per cui pochi anni fa gli sceicchi della famiglia regnante Al Maktoun hanno deciso di trasformare una squallida città di provincia nel più grande, veloce e lussuoso cantiere del mondo è che la loro riserva di petrolio era agli sgoccioli (l’esaurimento dei pozzi è previsto per il 2010), e bisognava trovare urgentemente un’alternativa. Già da alcuni decenni la rendita fondiaria si era trasformata da elemento passivo, sostanzialmente di ostacolo alla crescita capitalistica, a investimento finanziario, produttore primario di ricchezza. Con la bolla della New Economy, però, la proprietà immobiliare è diventata la regina dei mercati globali, al tempo stesso fonte di guadagni esponenziali, catalizzatore di energia e segno tangibile di potenza.

L’immensa liquidità assicurata dal petrolio e dai flussi di denaro attratti dal porto franco e dalle Free Zones ha consentito di costruire in tempi rapidissimi più di cinquecento torri altissime, isole artificiali (le famose tre Palme e il World) per una superficie equivalente a numerose Manhattan, centri commerciali e alberghi di extralusso con piste da sci e acquari completi di delfini, le migliori spa e tutto il resto del repertorio ormai noto. E tuttavia quello che è stato realizzato non è niente in confronto a quello che è ancora in costruzione: ogni giorno vengono stanziati miliardi per nuovi palazzi, quartieri, business centre, ma soprattutto mancano marciapiedi, canali, palme, strade secondarie, metropolitane. Il paesaggio urbano di Dubai è il cantiere, le gru illuminate che si protendono dai grattacieli sono il vero spettacolo che i turisti vengono ad ammirare.

Che succede se la macchina si ferma? Se, come già a New York o a Milano, le immobiliari sono costrette a svendere? Gli uomini d’affari russi e inglesi, sauditi, libanesi, indiani presenti a Cityscape avevano questa domanda scritta in fronte. Le veline negli stand, le donne proprietarie, gli architetti che vorrebbero aprire un ufficio, i moltissimi giovani venuti a lavorare per qualche anno a cifre da capogiro, si spiavano a vicenda. Se il bilancio risultasse negativo sono tutti pronti a scappare, a lasciare questo buco polveroso ed eccitante al suo destino, anche perché in fondo su una popolazione di un milione e mezzo di persone i quattro quinti sono stranieri che non otterranno mai la cittadinanza (100000 solo gli inglesi, la gran parte dal mondo arabo e un numero imprecisato di operai pakistani, cingalesi, indiani). Un’atmosfera da ultima spiaggia che Dubai non può permettersi in nessun modo: in fondo Londra può stringere la cinghia, a Parigi un metro quadro non potrà mai scendere oltre un certo limite, in Cina possono diversificare il rischio, come recita il mantra del capitalismo.

Agli Emirati non resta che rilanciare, con un’azione muscolare.

E allora Nakheel, la più grande Real Estate company di Dubai, quella che ha creato le Palme e il Mondo per intendersi, umilia la rivale Emaar presentando il progetto del grattacielo alto un chilometro, ben 200 metri in più dell’ancora non finito Burj Dubai. E Limitless, nota qui in Italia per l’acquisto dell’area ex-Falck di Sesto San Giovanni da uno Zunino in difficoltà, lancia l’Arabian Canal, la più grande opera di ingegneria civile del mondo, un canale artificiale a U lungo 75 chilometri, circondato di palazzi residenziali e uffici. Tameer invece ci procurerà la più estesa – manco a dirlo – facciata multimediale del globo, 33 piani di LED. E di stand in stand, tra una torre di Schumacher e un’isola in stile toscano, e migliaia di quartieri isolati, recintati, separati, rigorosamente a tema, si esibisce orgogliosamente la potenza di un’economia “al riparo dalla crisi di liquidità delle banche occidentali”. Un’economia fiorita grazie al massiccio spostamento di fondi seguito all’11 settembre, al riparo da tormentate crisi politiche, da disordini e contestazioni, dalla stampa avversa.

Ma soprattutto è in mostra la disperata difesa di un modello di città fondato sulla perfetta sovrapposizione di autoritarismo e mercato, dove lo spazio è completamente privato e nettamente diviso tra ricchi e poveri. È un paradigma che affascina molti occidentali, dai turisti che affollano gli hotel di lusso a una certa classe politica, che vede come un sogno la possibilità di governare il territorio senza le infinite mediazioni imposte dalle istituzioni democratiche, semplicemente privatizzandolo.

Negli ultimi giorni persino i giornali del Golfo ammettono che i prezzi calano fino al 10%. È l’inizio della fine?




Fonte: http://www.eddyburg.it/article/articleview/12065/0/307/
 
Nessuno ha mai pensato di prendere quel luogo per quello che è? Mica tutti i posti del mondo devono avere le meraviglie di Roma o Firenze.

Dormire in un palazzo del 700 è sicuramente una bella esperienza visiva e "corporale" come può essere lo stesso in un hotel supertecnologico con le tende radiocomandate o la Jacuzzi in mezzo alla camera.

Il problema è saper apprezzare il luogo per quello che è.
 
Nessuno ha mai pensato di prendere quel luogo per quello che è? Mica tutti i posti del mondo devono avere le meraviglie di Roma o Firenze.

Dormire in un palazzo del 700 è sicuramente una bella esperienza visiva e "corporale" come può essere lo stesso in un hotel supertecnologico con le tende radiocomandate o la Jacuzzi in mezzo alla camera.

Il problema è saper apprezzare il luogo per quello che è.

Quoto. Che noia la solita vagonata di qualunquismo...
 
Nessuno ha mai pensato di prendere quel luogo per quello che è? Mica tutti i posti del mondo devono avere le meraviglie di Roma o Firenze.

Dormire in un palazzo del 700 è sicuramente una bella esperienza visiva e "corporale" come può essere lo stesso in un hotel supertecnologico con le tende radiocomandate o la Jacuzzi in mezzo alla camera.

Il problema è saper apprezzare il luogo per quello che è.

Ne avevamo già parlato in questo senso, mi pare proprio con te.
Sono d'accordo con quanto dici, ovvio.
Però mi piace dirlo, che sono pacchiani. :)

Ciao
Massimo
 
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