Da Repubblica
Cosa succede adesso che la cordata degli imprenditori italiani ha ritirato l'offerta
Ci sono almeno tre possibilità. La più catastrofica è il fallimento
Alitalia, tre scenari per il dopo
Fallimento, piano B o stranieri
La risposta in pochi giorni. Fantozzi: "Voleremo finchè ci sono soldi"
Ma la compagnia perde due milioni di euro al giorno e le casse sono vuote
di CLAUDIA FUSANI
ROMA - E ora che la cordata dei "capitani coraggiosi" si è dissolta nello spazio di un mese, che succede? Se lo chiedono tutti, le migliaia di clienti Alitalia, i ventimila dipendenti, soprattutto Silvio Berlusconi che su Alitalia italiana ci aveva pure inventato lo slogan estivo "Io amo l'Italia, io volo Alitalia". Lo domanda è semplice, la risposta complessa. Una cosa è certa: commissario e dipendenti faranno funzionare Alitalia il più a lungo possibile, anche a costo di "tagliarsi lo stipendio". "Quindi nessun panico negli aeroporti e tra chi deve viaggiare, noi siamo al lavoro e garantiremo il servizio anche a costo di gravosi sacrifici" taglia corto Antonio Divietri (Avia) uno dei leader sindacali del cosiddetto fronte del no che hanno chiesto fino all'ultimo secondo e anche dopo di poter trattare con Cai. Ribadisce il commissario Augusto Fantozzi: "Voleremo finchè ci sono i soldi". Quanto? "Non si sa, la confusione di questi giorni complica ancora di più le cose".
Fatta questa premessa - Alitalia vola e i suoi aerei restano per ora in servizio - restano almeno tre scenari per il futuro prossimo della compagnia aerea italiana.
Il fallimento. Ipotesi più drammatica: Az, che perde due milioni di euro al giorno, sopravvive qualche giorno, magari anche qualche settimana, non si trova un'altra soluzione e il commissario Fantozzi deve portare i libri in tribunale. E' l'anticamera del fallimento, procedura che può durare anche un paio d'anni. Con la modifica delle legge Marzano, decisa in agosto dal governo proprio per il dossier Alitalia, il commissario potrà anche vendere isolatamente alcuni asset (punti di forza dell'azienda) come alcuni slot (rotte e orari). Insomma, una volta avviata la procedura, Alitalia sarà venduta a pezzi per avere i soldi per pagare i debiti con i fornitori.
Il piano B del premier. Governo e maggioranza continuano a dire che "un piano B non esiste". Anzi, per Berlusconi "siamo di fronte a un baratro". E ripete, come fa da almeno tre giorni: "Tutta colpa della Cgil". E però, vista come s'era messa la situazione fin dall'inizio di questa trattativa surreale, possibile che il Cavaliere non abbia una carta segreta da giocare? Qualcuno ci crede. O mostra di crederlo. Di certo non sembra possibile un rilancio Cai visto che oggi in meno di mezz'ora i dodici "capitani coraggiosi" hanno votato all'unanimità la rinuncia all'investimento. Insomma, una rinuncia affatto sofferta e forse decisa da giorni. Una nuova Cai, con altri imprenditori? In fondo adesso c'è già un piano industriale, un'offerta di contratto e una controproposta dei sindacati che ricalca i contratti delle compagnie straniere. Insomma, le cose sono molto più chiare, le carte in tavola e la maggior parte del lavoro è già fatto. Se qualcuno si affaccia per vederle sa già a cosa va incontro.
L'asse italo-tedesco. O italo-franco-olandese. O, ancora, con gli spagnoli di Iberia e con gli inglesi di British Airways. Insomma, lo scenario 3 prevede l'acquirente straniero. Vorrebbe dire portare le lancette dell'orologio indietro ad aprile, quando Spinetta stava per chiudere l'acquisto di Az da parte di Air France.
Oggi, appena un'ora dopo l'annuncio che Compagnia aerea italiana aveva rinunciato all'offerta, ai microfoni di Radiocor un portavoce di Lufthansa dice: "La compagnia considera molto interessante il mercato italiano e osserva con grande interesse" quanto succede in Italia. E' un'affermazione di qualche peso visto che finora Lh, Ba, Af-Klm non avrebbero mai manifestato interesse con il commissario Fantozzi. Va detto che la cordata Cai prevedeva il socio straniero solo in quota di minoranza. E che la tensione con i sindacati era altissima. Oggi, invece, tra le novità di una giornata al cardiopalma, c'è stato anche il fatto che i sindacati del cosiddetto fronte del no hanno detto sì a un contratto che ricalca quello di una di queste grandi compagnie. Insomma, se arriva un acquirente straniero adesso, trova la strada spianata. O quasi. E tutto sommato fa anche un buon affare.
Restano, però, due ostacoli, che sembrano insormontabili. Il primo: Berlusconi ha fatto dell'italianità di Alitalia una questione di principio. Può rinunciarci adesso che ha "perso"? Il secondo: un acquirente straniero fa un'offerta con la consapevolezza di contraddire il capo del governo? La soluzione per Alitalia passa una volta di più dal nodo della politica.
(18 settembre 2008)