Nello sport la legge del Dio Mercato c'entra poco.
La legge che conta è il Panem et Circenses.
Lo sport vende emozioni, monetizza l'irrazionale, e da questo punto di vista è una mostruosità. Per quelli tra voi che credono nella potenza del Dio Denaro, è perfettamente giusto che chi vende a più caro prezzo l'emozione abbia anche altri privilegi. Da questo punto di vista, tutti sanno chi è Pelè, nessuno sa chi fu l'inventore del vaccino per la poliomelite, uomo che rinunciò ai diritti commerciali per consentire a tutti ( noi ) di curarsi. E' giusto quindi che quest'uomo, se vivesse oggi, viaggi in treno in terza classe.
Il calcio in Italia è popolare perché riflette il nostro storico campanilismo, ed anche perché è considerato un meccanismo di sfogo sociale: viviamo in un Paese alla bancarotta, ma che ce frega, abbiamo il campionato più bello del mondo !
La legge della domanda e dell'offerta, in tanti casi, non chiarisce se un prodotto viene tirato dall'una o dall'altra. Penso che se ad un certo punto cominciano ad inondarti di discussioni trasmissioni dibattiti processi del lunedimartedimercoledi sullo sci d'erba, penso che nel giro di dieci anni tutti quanti diventeranno appassionati di sci d'erba.
Lo sport ha, dovrebbe avere, anzi certo non ha più, un codice etico e morale. Vedere i perdenti essere trattati con lusso e guanti bianchi, e i vincenti ma poveri essere trattati meno bene, non trasmette i valori dello sport ma solo i valori del denaro, e rafforza l'idea che per far soldi sia necessario saper tirare quattro calci a un pallone, per cui ci saranno più praticanti, più calcio su giornali e tv, in un evidente circolo vizioso.
Per quel che mi riguarda, non seguo né calcio né olimpiadi, e rimango legato ad un'idea ingenua e romantica per la quale il record del salto in lungo è ancora quello di Bob Beamon, il figlio del vento è Mennea, il più medagliato Mark Spitz. Poi sono arrivati i soldi, e lo sport ha cambiato valori: da quelli sportivi a quelli bollati dalla Zecca.