[TR] De otium, o dell’arte di non lavorare.


Non pensavo che l'avrei mai detto ma mi sono innamorato di Biella...

Cambiare lavoro piu' volte ( con contratti indeterminati) e' un sintomo di un mercato del lavoro sano.
L'Italia è quel paese dove gli stipendi invece di salire scendono (o al massimo restano fermi) e dove il lavoratore deve essere giovane, esperto e costare poco. Tutte le considerazioni sui benefici di cambiare lavoro secondo me si scontrano con la realtà dei fatti del nostro mondo imprenditoriale.
2&3- poteva essere tua bisnipote, vergognati! 😆
Però potrebbe essere mia coetanea, esigo la foto!
 
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Un nuovo TR di 13900 rende sempre la serata migliore :)

Quello che hai raccontato dev'essere una nuova malattia che sta prendendo tutte le imprese albioniche che hanno British nel nome registrato... Un grosso in bocca al lupo quale che sarà la tua futura avventura!

OGGI POLENTA E CERVO.

Ignoro il nome della trattoria

È quello il nome della trattoria. OGGI POLENTA E CERVO.

È ció che resta del vecchio trenino/tram che, dalla stazione di Biella San Paolo, portava a Oropa. Biella aveva anche linee di tram che andavano nei vari paesi, una bella rete costruita tra l’Unitá d’Italia e il Primo Dopoguerra. Tutto smantellato negli anni ‘50 e ‘60 perchè i bus sono piú fighi e gli Agnelli - maledetti loro e gli Elkann loro discendenti - c’han da vendere i bus e quelle porcate delle 600.

Sorte che fu comune a molti altri luoghi. A guardare l'elenco delle chiusure su Wiki viene il magone. Sempre siano maledetti...

Andrate sulla Serra d’Ivrea

Dài, questo toponimo te le sei inventato. Sembra Vergate sul Membro ma senza doppi sensi.

Foto belle nonostante il melafonino; un TR su Biella credo fosse il sogno erotico mai dichiarato di quasi ogni forumista, finalmente appagato. Manca una foto della polenta concia, ma rimedierai, vero?

DaV
 
L'Italia è quel paese dove gli stipendi invece di salire scendono (o al massimo restano fermi) e dove il lavoratore deve essere giovane, esperto e costare poco. Tutte le considerazioni sui benefici di cambiare lavoro secondo me si scontrano con la realtà dei fatti del nostro mondo imprenditoriale.
La realtà dei fatti è dovuta a questa mentalità, in italia gran parte delle aziende meritano di fallire da decenni ma vengono salvate o protette.
Allo stesso modo se il dipendente non chiede e non si fa valere contribuisce a mantenere questo status quo.

In italia se cambi lavoro con il posto fisso ti guardano male, “ma come cambi lavoro un’altra volta?”
Siamo un paese con la mentalità da granchi nel secchio.

Gli aumenti maggiori si hanno cambiando lavoro, se non si cambia mai si contribuisce a tenere bassi gli stipendi. E in italia quasi nessuno guadagna così tanto da non aver bisogno di cambiare lavoro.


Biella è B(i)ella!
 
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Giorno 2: OT biellese, seconda parte. Pianura.

Allora, il Biellese non è solo montagna. C’è anche pianura, e se non vi spiace il rischio che un pescegatto vi morda un alluce, c’è pure da fare il bagno.

Ma dicevo appunto della pianura. Oggi il complice sodale Canyon, con cui ho fatto un paio di bikepacking in Slovenia e nelle Dolomiti, mi propone un giro in Baraggia. “Viene anche Cannondale, ma siccome facciamo gravel prende l’altra, quella del Decathlon”. Quindi chiamiamolo Triban.

La Baraggia è una specie di savana piemontese, una zona selvaggia per metà usata dai militari e per metà no. Quando non ci sono i militari, va tuttobbene. Quando ci sono, bisogna stare attenti o si finisce “sparati dalle autobbbblindo” (cit. un solerte milite che m’impedí l’ingresso l’anno scorso in virtú del fatto che, appunto, sparavano le suddette).

Bene, raduno alle 9, mi fa Canyon, “Dove ci sono le carote”.

Che carote direte voi. Sono qui dietro, di fianco al Classico (aka il liceo dei figli di papà).

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Queste.

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Perchè? Cosa rappresentano? A cosa servono? Chi le ha piantate? Quando arriva Bugs Bunny? Tutte domande senza risposta. Biella, città d’arte e di misteri.

Comunque, arriva Canyon, arriva Triban, ci si saluta, chiediamo informazioni sulla pargola di Triban (che stava poco bene), scopriamo che è a casa con la signora Triban e partiamo.

Tutto bene fino a Benna, dove Canyon dice “conosco una scorciatoia” che ovviamente ci fa scendere giú per questi scolmatoi che fanno molto recinto dei Velociraptor in Jurassic Park.

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Sia come sia entriamo in Baraggia dove, come al solito, il passaggio delle autobbbbbbblindo si fa vedere. Quando vengono coi cingolati è pure peggio, ma aggiunge al divertimento. In quinta liceo io e altri due asini saltavamo l’ora di religione per andare a smontare la Citroen Saxo di uno dei due su questi calanchi.

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I sentieri sono numerosissimi, tra cui alcune piste nei boschi.

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Nella parte di Baraggia dedicata alle attività civili (“Baraggia pacifista) vediamo un bel gregge di pecore, capre e asini (in piemontese “cravi”) governate dai pastori (“margaro” oppure anche “marghé”) e dai loro cani governati a bestemmie.

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Proseguiamo allegramente, finchè non sentiamo dei belati. Dietro a un cespuglio c’è un agnello, piccolino, che piange disperatamente e ci corre incontro. Lo prendo in braccio e torniamo indietro dai marghé. Lui smette di belare e, ovviamente, deposita un paio di metri cubi di deiezioni sul suo salvatore. Nella foto di repertorio sono state eliminate le mie sembianze, per proteggere la mia praivasy, e le vergogne dell’agnello.

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Torno dal marghè, gli dò l’armento e lui, siga in bocca, ringrazia e riconsegna il bèru (agnello) alla madre. Seguono belati multipli.

Proseguiamo la nostra strada, convinti di avere karma alle stelle. Ma il karma a Biella non è ancora arrivato, e dopo poco a Triban esplode il cambio. Come era successo a me in Arizona. Ma per fortuna ho tutti gli attrezzi e riusciamo a staccare la catena, levare il cambio, e andare single speed. Un momento MacGyver che non potete capire.

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Peccato che il deragliatore serva a qualcosa, ossia a tenere la catena su un specifico pignone, e quindi il povero Triban ha il suo bel daffare con una catena che è sia molle che troppo tesa. Gliela accorcio col mio multitool, ma non basta. La bici è inguidabe. Alla Spolina, ridente frazione di Cossaro popolata da 50 cristiani e, in questa stagione, 10^26 cimici, Triban dà forfait e la signora Triban arriva in suo soccorso.

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Canyon ed io continuiamo, e avvertiamo “un certo languorino”. Non si puó far altro che planare a Cossato per mangiare in un posto raffinato di quelli che piacciono a noi:

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Satolli ci rimettiamo in cammino, scavalcando la celebre Super, o tangenziale, o peduncolo biellese. Trattasi di una statale, dritta come un righello, che da Biella dovrebbe connettere all’A26 dei Trafori. Se non fosse che, da tempo immemore, la suddetta si ferma a circa 20km dall’arrivo. Generazioni di politici di ogni colore (soprattutto verde) hanno promesso e spergiurato di “portare l’Autostrada a Biella” ma, per il momento, non se ne fa nulla.

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Torniamo al gravel, dai.

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Di li a poco siamo a Chiavazza, scenografico suburbio di Biella noto per… boh, e in ancor meno tempo ho lavato il velocipede a un complice autolavaggio e sono al Piazzo, la risposta biellese a Bergamo Alta.

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Stasera polenta e baccalà da Benny, di cui vi diró, e domani ultimo giorno di OT biellese. Vi porterò in aeroporto (o meglio, fuori).

Stay hungry, stay bifolk, e se trovate un agnello non prendetelo in braccio come fareste con un neonato, altrimenti (come d’altronde sono soliti fare i neonati) vi defecherà addosso.
 
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Non pensavo che l'avrei mai detto ma mi sono innamorato di Biella...
E ancora non v’ho fatto vedere le parti davvero belle tipo U’ Villacc! Ah, domani vedrete.
Dài, questo toponimo te le sei inventato. Sembra Vergate sul Membro ma senza doppi sensi.
Nessuna invenzione. Va detto che Andrate sta già sotto Torino come provincia.
Foto belle nonostante il melafonino; un TR su Biella credo fosse il sogno erotico mai dichiarato di quasi ogni forumista, finalmente appagato. Manca una foto della polenta concia, ma rimedierai, vero?

DaV

Non è ancora tempo di concia, me spias.

Biella è B(i)ella!
Bravo!
 
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Giusto per contestualizzare, ho una collega biellese che porta un doppio cognome.

Un giorno è venuto fuori il discorso e mi ha raccontato che nelle valli biellesi storicamente i doppi cognomi sono piuttosto diffusi ed avevano (o forse hanno ancora ) una ragione sociale importante: distinguere meglio i ceppi famigliari locali per scongiurare l’unione di coppie imparentate tra loro ed i conseguenti potenziali disastri genetici.

Affascinante.

P.s. la mia collega biellese, così come il nostro, non solo si è staccata presto dalla terra natia, ma vanta un CV di gran pregio ed ha lavorato molto all’estero.
Legati alla terra, ma fino ad un certo punto, insomma.
 
Giorno 3: OT biellese, ultima parte: G91 e polenta.

Non è Biella se non vado dal Benni. E chi è? Al secolo Benito Possemato, Benni è il proprietario - assieme a sua moglie Maurizia in cucina - della Civetta, il mio ristorante preferito. Cucina casalinga, prezzi che sono cambiati poco negli ultimi 15 anni, e arredamento eclettico. Vedere per credere:

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Hasta la Polenta siempre compañeros, e se per la concia è un po’ presto, per quella col baccalà la stagione è tutto l’anno.

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Sistemata la faccenda, oggi faccio solo un breve giro defaticante ché ho da sbrigà du’ pratiche [cit] e devo impacchettare il velocipede.

Mi permetto, per prima cosa, di condividere due note di colore su Biella.

Biellesi famosi non sono solo Gilardino ed Ezio Greggio; c’è anche Amedeo Avogadro di Quaregna, che qui visse. Per chi avesse fatto il liceo classico, qui c’è tutto quello che occorre sapere sul nostro.

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Se siete a Biella (in orari non continuati) e volete comprare cibo buono in gastronomia, andate da Mosca (qui sotto ritratto la domenica, ergo quando è chiuso). Un posto da sturbo, dove sotto Natale si generano ingorghi di madame in pelliccia e con agnolotti del Plin protetti dall’UNESCO. Mia nonna mi portava da bocia, e la cassiera è rimasta la stessa dei tempi che erano. Penso sia eterna.

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Ma parliamo, seppur brevemente, di fede. No, non questa:

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Parliamo del battistero. Opera del IV, V secolo. Contiene pure una cripta paleocristiana, e i due putti all’ingresso sono stati arrubbati da una villa romana in zona. Dicono che Dancrane sia stato battezzato qua ai tempi dell’inaugurazione, ma non so se crederci o meno; per uno che ha fatto da sommellier all’Ultima Cena mi sarei aspettato una conversione piú repentina. Mah.

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Altra chiesa che vi propongo è quella di Sant’Anna al Piazzo, che serve (a targhe alterne) la folta comunità romena. Un giorno, tanto tempo fa, il vostro passava in zona quando uscirono gli sposi di un matrimonio appunto romeno.

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Lei era una procace biondona con un vestito che si potrebbe definire “temerario”, in cui il concetto di scollatura andava a confondersi in quello di “copricapezzoli”. Lui, invece, sembrava un dodicenne vestito in un completo fatto in vinile. Come se avesse preso venti 33 giri di Bobby Solo facendone un vestito.

Comunque, manca solo una parte e posso dire di avervi fatto vedere quasi tutto di Biella (beh a parte le montagne).

Passo attraverso la Bessa, dove i romani cercavano (senza trovarlo) l’oro:

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Giro attorno i paesoni di Cerrione e Verrone e iniziano a vedersi segni di buon auspicio, come questo coso che, immagino, verrá presto preso da Aviaroma per il Microraggio. Gli mancano solo due fascicoli da prendere in edicola.

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I sedili della stazione dei bus di Pripyat sono stati riutilizzati qui:

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Si ma… qui dove?

Beh, è presto detto. Basta leggere sulla fiancata del potente mezzo dei VVFF:

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Provo ad entrare nel terminal, che rivaleggia Changi, ma non ce n’è. È chiuso.

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Allora mi accontento di un saluto ai torristi:

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E uno sguardo al purtroppo spelacchiato gate guardian, un bel G.91 di quando la Fiat faceva anche cose utili e non solo la Jeep Renegade.

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Prima di andarmene, un ultimo aneddoto. Questa è una storia triste, sapevatelo.

Maggio 2000, il vostro è alle medie. A Biella, per motivi sconosciuti, l’Aero Club organizza un air show (immagino siano stati i proventi del cargo di un volo charter arrivato da Medellin). Tra gli invitati, il Sukhoi 27 pilotato da Anatoli Kvochur. Tutti noi bocia siamo esaltati e cerchiamo in tutti i modi di farci portare.

Se non che… viene fuori che ho combinato un casino. Non ricordo piú quale fosse stata la questione alla base di tutto, o una rissa con un altro cretino o la scoperta, da parte del professore di educazione tecnica, che avevo fatto una serie a fumetti delle avventure del nostro preside, Jack Stagnitt (al secolo Giacomo Stagnitta), una specie di Indiana Jones di Ercolano. Fattostà che da Stagnitta c’ero andato, e non ne avevo fatto menzione a casa. In qualche modo mia madre lo venne a sapere, io fui debitamente cazziato, e parte della punizione fu il non poter andare a vedere l’Air Show. Ricordo che tremavano i vetri a casa, a 8 km di distanza.

Eccovi un video sul tubo:


Cosa mi sono perso. Ora a Cerrione ci sono solo aeroplanini, al massimo l’Elisoccorso, e i cravi.

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A domani per il rientro in brughiera e un prosieguo asiatico.
 

Allegati

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Meritava la foto del bancone di Mosca, non fosse stato chiuso. Date retta: tra tome, tomini, Maccagno, salame da cuocere, bagnetti c'è da tirarsi scemi. Basta non dover fare le analisi del sangue il giorno dopo.
P.S. 1: Per le tome, all'Esselunga ogni tanto hanno quelle della Botalla: piuttosto che niente ... E c'è il Formaggio Sbirro (vedi punto successivo).
P.S. 2: Lo so, non hanno la Radler (però la birra e gazeuse tiene botta). Ma la casa madre della Menabrea è in via Ramella Germanin, 4 - 13900 Biella.
P.S. 3: Biscottificio Cervo, in quel di Chiavazza. Hanno lo spaccio interno, i biscotti sugli scaffali a volte non fanno in tempo a posarli.
P.S. 4: Vogliamo poi parlare di canestrelli e turcitt (torcetti)? Ferrua, Jeantet, Coggiola alcuni tra i pusher. Più qualche fornaio.
P.S. 5: e per chi vuol fare un salto indietro nel tempo, c'è il Ratafià di Andorno ... Chiedere a Paolo Conte (Diavolo rosso)
 
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Questo foto andrebbe messa direttamente come foto del tuo profilo qui sul forum.
Vorrei tanto poter entrare nella testa di colui che ha speso dei soldi per farla fare.
 
....E uno sguardo al purtroppo spelacchiato gate guardian, un bel G.91 di quando la Fiat faceva anche cose utili e non solo la Jeep Renegade.

Ai meccanici e' utile la Renegade!
 
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I tuoi racconti sono una garanzia! In bocca al lupo per il lavoro. Certo, proprio adesso che ho un volo BA dopo secoli, e che pensavo di poter vantare una conoscenza per ottenere un upgrade (o almeno una camicia di forza...) :)
 
Giusto per contestualizzare, ho una collega biellese che porta un doppio cognome.

Un giorno è venuto fuori il discorso e mi ha raccontato che nelle valli biellesi storicamente i doppi cognomi sono piuttosto diffusi ed avevano (o forse hanno ancora ) una ragione sociale importante: distinguere meglio i ceppi famigliari locali per scongiurare l’unione di coppie imparentate tra loro ed i conseguenti potenziali disastri genetici.

Affascinante.

P.s. la mia collega biellese, così come il nostro, non solo si è staccata presto dalla terra natia, ma vanta un CV di gran pregio ed ha lavorato molto all’estero.
Legati alla terra, ma fino ad un certo punto, insomma.

Mah quella del doppio cognome è un po’ una leggenda metropolitana, almeno per il popolo comune. Per i danarosi quello si, dato che non è che ce ne fossero a manate.
Due foto meritano una menzione speciale

"Hasta La Polenta siempre"

e

"Hemingway non ha mai dormito qui"

Poi ci sono anche quelle del G91, ma meritano una menzione semplice.

Benni è un personaggio. Non ho fatto foto dell’interno della Civetta ma secondo me le trovate sull’internette!

Meritava la foto del bancone di Mosca, non fosse stato chiuso. Date retta: tra tome, tomini, Maccagno, salame da cuocere, bagnetti c'è da tirarsi scemi. Basta non dover fare le analisi del sangue il giorno dopo.
P.S. 1: Per le tome, all'Esselunga ogni tanto hanno quelle della Botalla: piuttosto che niente ... E c'è il Formaggio Sbirro (vedi punto successivo).
P.S. 2: Lo so, non hanno la Radler (però la birra e gazeuse tiene botta). Ma la casa madre della Menabrea è in via Ramella Germanin, 4 - 13900 Biella.
P.S. 3: Biscottificio Cervo, in quel di Chiavazza. Hanno lo spaccio interno, i biscotti sugli scaffali a volte non fanno in tempo a posarli.
P.S. 4: Vogliamo poi parlare di canestrelli e turcitt (torcetti)? Ferrua, Jeantet, Coggiola alcuni tra i pusher. Più qualche fornaio.
P.S. 5: e per chi vuol fare un salto indietro nel tempo, c'è il Ratafià di Andorno ... Chiedere a Paolo Conte (Diavolo rosso)

Aggiungo, magari al posto del Cervo, il Brusa vicino alla stazione (sullo svincolo della “tangenziale”). Il panettone e i Canestrej sono ottimi.

La Menabrea ha anche un ristorante con una simpatia inenarrabile. Breve esempio, una cena qualche anno fa con amici, compreso uno, madrelingua piemunteis, che è anche celiaco. Lui fa alla cameriera, anch’ella piemontese: “cosa mi può consigliare che sono celiaco?” E lei “che l’era mej se ti te stavi a ca’ tua” (NB non si conoscevano).

Seguirono bestemmie, a obice.

Wow, meraviglia! :love:
Che spettacolo un Su-27 a Biella.

Peccato per lo stato del G.91. Potrebbero usare gli studenti "in punizione" per il restauro :ROFLMAO:

Sempre un piacere leggerti!

Sarebbe stato fichissimo risistemare il G-91!

Questo foto andrebbe messa direttamente come foto del tuo profilo qui sul forum.
Vorrei tanto poter entrare nella testa di colui che ha speso dei soldi per farla fare.

Cerca Benito Maria Possemato. È un genio. Fa solo un turno in ristorante, la sera, e lo spiega dicendo: “potremmo farne anche 3 ma cosa lo faccio a fare? Preferisco farne uno fatto bene, non ho alcuna voglia di essere il piú ricco del cimitero”. Maestro di vita.

....E uno sguardo al purtroppo spelacchiato gate guardian, un bel G.91 di quando la Fiat faceva anche cose utili e non solo la Jeep Renegade.

Ai meccanici e' utile la Renegade!

Non mi fare parlare…

I tuoi racconti sono una garanzia! In bocca al lupo per il lavoro. Certo, proprio adesso che ho un volo BA dopo secoli, e che pensavo di poter vantare una conoscenza per ottenere un upgrade (o almeno una camicia di forza...) :)

BA non fa sconti a nessuno!

Biella is de niu destinescion tuenti tuentisics ....... 😁 👏👏👏

En tuentituentiseven!
 
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Mah quella del doppio cognome è un po’ una leggenda metropolitana, almeno per il popolo comune. Per i danarosi quello si, dato che non è che ce ne fossero a manate.
Però abbiamo anche un ministro della Repubblica che corrobora questa leggenda!

Cerca Benito Maria Possemato. È un genio. Fa solo un turno in ristorante, la sera, e lo spiega dicendo: “potremmo farne anche 3 ma cosa lo faccio a fare? Preferisco farne uno fatto bene, non ho alcuna voglia di essere il piú ricco del cimitero”. Maestro di vita.
Anche in Liguria abbiamo i nostri maestri di vita, che ti credi!

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Giorno 4: Stellantis, Avis e Trenitalia.

Oggi si parte per l’Hub conclamato e portentoso, dove le stive sono piene e lo yield sempre alto.

Di norma il viaggio non dovrebbe essere cosa difficile. Ariprendo il medesimo veicolo che ho noleggiato, guidare a Malpensa, e bom.

Ma, ovviamente, Stellantis ha altre idee e si accende la spia del motore sul cruscotto di quel catafalco di una Jeep Renegade che mi hanno rifilato al banco dell’Avis. La faccio breve, finisce così:

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Il giorno dopo elemosino un passaggio in stazione e inizia un nuovo voyage de l’espoir. Biella-Novara in compagnia di studenti, scioppini e i delivery riders di Glovo in monopattino.

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Ovviamente siamo in ritardo, 16 minuti a causa di un pirla che non sapeva come funzionano i passaggi a livello. A bordo laggente si preoccupano della coincidenza per Milano, e l’avvenente capotreno fa “non si preoccupi che l’hanno cancellata!” (E infatti mi arriva una mail di Trenitalia a riguardo). Scendiamo a Novara, vile urbe, sotto la pioggia.

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Potrei aspettare un’ora, ma l’idea di stare a Novara mi spinge a saltare su una linea S per Rho-Fiera. Linea espletata dal TAF, o TSR, o quel che è. Treno inutile a chi ha bagagli, un passeggino, o una carrozzina.

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Un 5 minuti accademici di ritardo, e dopo un filotto di stazioni in cui salgono giovani in monopattino, anziani in monopattino, migranti in monopattino, indigeni in monopattino, monopattini in monopattino arrivo a Rho-Fiera. Và che bel.

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Ennesimo TSR/TAF/quelchelè, e sono a Busto Arsizio. Mordor, in pratica.

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Qui arriva l’S50, un bel treno con interni degni di questo nome e uno spazio bici ampio. Non a caso è di TiLo, ergo fatto dagli svizzeri che, come ci dice guisan, ne sanno di hangar, aeroporti ma soprattutto di treni.

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Ed eccomi, con un’ora di ritardo, alla ridente stazione di MXP T1.

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A MXP fervono lavori per far qualcosa in vista delle Olimpiadi, anche se immagino che il Satellite A sia ancora come Sottsass l’ha disegnato.

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Vado in autopilota alla zona 13 ma scopro che il mio volo parte dalla zona 7.

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Apron affollaterrimo.

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Ah, dimenticavo proprio di dire dove volo.

China Eastern, la livrea piú deprimente d’u mund. Shanghai. Ma mi fermerò solo un giorno, perchè il mio obiettivo è ad est. Ancora piú ad est.

Ma continuerá, si spera, domani. Ora c’ho da vedere se mi riesce di fare il check-in, che oramai ci sono 6 addetti con una voglia di vivere che rasenta l’autolesionismo.