I due vettori e l’alleata Air Canada chiedono al Dipartimento dei Trasporti l’ingresso della compagnia italiana nella joint venture «A++». L’esito atteso tra 12-18 mesi
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Lufthansa e United agli Usa: «Ita Airways entri nell’alleanza transatlantica, solo così può avere un futuro»
di
Leonard Berberi
I due vettori e l’alleata Air Canada chiedono al Dipartimento dei Trasporti l’ingresso della compagnia italiana nella joint venture «A++». L’esito atteso tra 12-18 mesi
Lufthansa, United Airlines e Air Canada chiedono al governo statunitense l’autorizzazione all’ingresso di Ita Airways nella joint venture transatlantica «A++». È il passaggio commerciale forse più importante della nuova vita della compagnia tricolore a trazione tedesca: questa tipologia di alleanza — dove i vettori membri concordano voli, frequenze, tariffe e condividono i ricavi o gli utili — è diventata negli anni la principale fonte di guadagno.
Il deposito del faldone
Tecnicamente quella presentata è una «mozione congiunta» — peraltro piena di informazioni sensibili nascoste o pagine del tutto bianche — per estendere a Ita la cosiddetta immunità antitrust di cui già gode la loro alleanza transatlantica dal 2009. Nelle oltre mille pagine depositate al Dipartimento dei Trasporti Usa c’è anche la possibilità per Roma Fiumicino — il cuore operativo della compagnia italiana — di diventare un hub competitivo nel sistema complessivo del trasporto aereo.
La storia dei cieli italiani
In uno dei documenti viene ricostruita la traiettoria dell’aviazione italiana: dai fallimenti cronici di Alitalia al boom delle low cost nel Paese, fino ad arrivare alla creazione di Ita nel 2020 alla privatizzazione parziale con l’ingresso di Lufthansa nel capitale (41% dal gennaio 2025). Più volte i partner di «A++» chiedono a Washington di autorizzare Ita a partecipare alla joint venture.
Il futuro industriale
Secondo i promotori, la sopravvivenza stessa di Ita dipende da questa approvazione. «Senza la joint venture la compagnia italiana non può accedere al traffico di connessione, alla tariffazione coordinata e alle efficienze operative essenziali per competere contro le low cost sulle rotte domestiche e di corto raggio e contro le alleanze integrate a livello internazionale», scrivono Lufthansa, United e Air Canada. Tra i dati a supporto viene ricordato che Ita nel 2024 ha trasportato soltanto l’8,1% dei passeggeri in Italia.
Le conseguenze con il «no»
I vettori poi avvisano: «Se privata di questi benefici, Ita si troverebbe ad affrontare le stesse sfide commerciali inevitabili che hanno contribuito al fallimento di Alitalia, nonostante decenni di sostegno statale e ripetuti tentativi di partnership. Il risultato costringerebbe l’Italia a scegliere tra l’abbandonare la connettività transatlantica o riprendere i sussidi pubblici che il governo italiano si è impegnato esplicitamente a porre fine e che gli accordi di “Open Skies” (l’intesa dei cieli Ue-Usa,
ndr) sono stati concepiti per eliminare».
«Nuove connessioni con l’Italia»
Secondo i membri della joint venture l’ingresso di Ita consentirebbe nuove connessioni dagli Stati Uniti verso Roma e altre città italiane, grazie al ruolo di Fiumicino come hub, biglietti integrati che evitano i ricarichi separati di due compagnie su tratte combinate, un allineamento dei programmi fedeltà, la gestione coordinata dei disservizi (se i voli hanno ritardi o vengono cancellati), sinergie operative su vendite, marketing, tecnologia e flotta per tariffe più competitive.
Le joint venture rivali
I richiedenti sottolineano anche che la joint venture «A++» già oggi muove oltre 325 milioni di passeggeri tra le due sponde dell’Atlantico e ha creato 35 nuove rotte dirette tra Europa e Stati Uniti dal 2010. Estendere questi benefici a Ita significherebbe, secondo loro, rendere finalmente Roma un hub credibile al pari di Francoforte, Zurigo o Vienna. Va ricordato che «A++» se la deve vedere con le altre joint venture transatlantiche: «Blue Skies» (Air France-Klm, Delta Air Lines, Virgin Atlantic) e «Atlantic Joint Business Agreement» (British Airways, Iberia, American Airlines, Finnair, Aer Lingus).
Gli effetti sulla concorrenza
Il nodo cruciale per Washington è l’impatto sulla concorrenza. La Commissione europea, che nel 2024 ha approvato l’ingresso di Lufthansa in Ita, ha identificato sovrapposizioni su poche rotte intercontinentali (come Roma–San Francisco e Roma–Washington), imponendo «rimedi» per migliorare la concorrenza. Le compagnie della joint venture sottolineano che su tratte strategiche come Roma–New York o Roma–Chicago esiste già concorrenza diretta di Delta, American e dei loro partner. E ricordano che nuovi entranti, come Alaska Airlines, stanno aprendo collegamenti inediti (Seattle-Roma).
Le tempistiche
Ecco perché — è il ragionamento — l’integrazione di Ita nell’alleanza non eliminerebbe la competizione, ma la sposterebbe su un piano più equilibrato tra grandi sistemi. Inoltre garantirebbe alle imprese americane maggiore accesso a un’economia italiana molto decentralizzata, facilitando i flussi di investimento bilaterali. Il Dipartimento dei Trasporti Usa ora attende le osservazioni e obiezioni dei vettori rivali sulla richiesta depositata. Il parere finale è atteso tra 12-18 mesi.
I numeri
Secondo l’analisi del
Corriere sui dati della piattaforma specializzata Cirium quest’anno poco più del 29% dei posti in vendita sui voli tra Nord America (Usa, Canada) è dei vettori della joint venture «A++», il 27% di «Blue Skies», oltre il 25% di «AJB» e il resto diviso tra i vettori che si muovono in solitaria. Con l’ingresso di Ita il peso di A++ salirebbe a poco meno del 31%.