Eccoci all'imbarco. TG677, NRT-BKK, durata prevista sulle 6h, 6h30. La coda all'imbarco è bella lunga, cosa che fa presagire un volo pieno - e così sarà. Ecco l'unica immagine del 777-300ER, o 77W per gli amici, che espleterà questa corsa. HS-TTC, un giovincello del 2022 in configurazione F8 J40 e Y255. Strano non vedere premium economy su un aereo così nuovo.
Strano anche vedere quanto sia lercio, almeno da fuori.
NRT, come ogni aeroporto giapponese che si rispetti, ormeggia entrambe le jetties. Da buon barbone io vado a destra.
La Business è la Sogerma, ora Snecma, Solstys che tutti conosciamo. Già vista su Alitalia, ITA, Iberia e altri. Colori interessanti, molto viola che, però, come diceva il Ducaconte Semenzara, porta scarogna.
Un sottilissimo bulkhead separa le stelle dalle stalle, i plutocrati dal proletariato, i fatturanti dai fattoni, lo
sciambagn dalla Fink Bräu. La Business dalla Economy, insomma. Va detto che si tratta di una bella cabina, con colori molto simpatici, e un'ottima configurazione 3-3-3. Non si parla di carro bestiame, qui.
Anche il pitch non è male, e mi sorprendo della scelta di Thai che, solo 3 anni fa, andava in controtendenza rispetto allo zeitgeist: ancora la First, niente Premium Economy, 9-abreast e spazio a bordo. Di sotto eccovi una foto del pitch; da buon barbone sono in bermuda - per di più stinti dal sole e ridipinti più e più volte.
Thai ha ancora la rivista di bordo, col paginone delle rotte. Si vede anche l'HUB. Quello vero, dove si fattura, le stive sono piene e c'è Victoria's.
E hanno anche la pagina colla flotta. Io mi domando cosa pensino al fleet planning di TG. 77W? Ovvio. 359? Cetto, e ti dirò anche che li sistemeremo in 3 configurazioni diverse con giusto quei 3-4 sedili di differenza uno dall'altra. 330, vuoi farteli mancare? E facciamo anche una sub-flotta colla Premium Eco, ma solo per loro eh. Un plauso anche per i 789, 3 a disposizione ma già in due sub-flotte diverse. Immagino che l'assegnazione delle rotte la facciano con la ruota della fortuna.
L'aereo si riempie in ogni ordine di posto. Siamo sui 40 minuti andanti di ritardo, le cappelliere sono piene al punto che non ci sta più nulla. Mai visto su un 77W. Arriva anche la mia vicina di posto, una signora bengalese con un bambino di 5 o 6 anni di, va detto, rara bruttezza. Non che da piccolo io fossi chissà che bellone (intendiamoci, ci sarà un motivo se esistono sedici tomi di istantanee di mio fratello e tre - diconsi tre - foto del sottoscritto, di cui una in cui sembro Pietro Pacciani in canotta) ma questo bambino, dicevo, questo bambino
l'è propi brüt.
Il capitano appare all'altoparlante per dirci che, grazie ai venti in poppa, faremo il tragitto in 5 ore e arriveremo puntuali. Prevede turbolenze sul Mar Cinese meridionale causa un tifone, cosa che manda le tre francesi sedute dietro di me in una qual certa apprensione. Partiamo a manetta, e dopo poco arriva il servizio di bordo. Stranamente Thai serve prima il cibo e poi il beveraggio, per cui eccovi una delle due scelte: il maiale, altrimenti conosciuto come katsu. L'altra era pollo. Se siete vegetariani, fatti vostri. Cibo nella norma.
Faccio un salto in bagno, ed ecco la prima sorpresa. Thai ha, in bagno, una
eau de cologne tipo quelle che i maranza compravano all'AGIP prima di andare, caldi come boiler, a fare il carico di laide alla serata latinoamericana alle Cave di Vercelli (onestamente, l'olezzo era il medesimo) e degli spazzolini da denti con annesso dentifricio.
Ovviamente mi spazzolo per bene i denti e mi profumo a dovere. Uscendo dal cubicolo mi servirebbe un Pinzgauer targato Bolzano per portarmi a casa tutte le matrone che, sopraffatte dall'ondata feromonica, mi fanno gli occhi dolci. O in realtà non gliene frega una cippa a nessuno, a voi la decisione.
Arriva il tanto atteso momento del nostro ingresso sopra il Mar Cinese meridionale. Si accendono le cinture, il capitano dice "crew be seated", prendiamo una bella tecca che fa gridare un paio di persone e... basta. Tutto liscio come l'olio. Al punto che anche il capitano si ricrede, spegne il segnale e viene servito questo intruglio, un hot dog di pollo evidemente prodotto dall'industria chimica della Brianza.
L'ultima ora è un calvario. Il bambino di fianco a me esaurisce la batteria dell'iPad e, prevedibilmente, inizia a dare di matto. Le cuffiette dell'IFE gli fanno male alle orecchie e la madre si accorge con orrore di non avere il cavo per ricaricare il dannato aggeggio. Propongo uno dei miei cavi ma, maledetti Stefano Lavori e Timoteo Cuoco, l'iPad cià la porta lightning, non USB-C. Il bambino inizia a lagnarsi. Un lamento da agnello prossimo allo sgozzamento, e la madre cerca di rasserenarlo in tutti i modi, inutilmente. I lamenti continuano. I passeggeri circostanti iniziano a girarsi, a guardare, e soprattuto a guardare male me. Io provo a far capire che, quello, non è figlio mio e guai a loro a pensare che possa assomigliarmi. Inutilmente.
Arrivano, finalmente, i 20 minuti all'atterraggio. Qui, si, ci sono turbolenze e il bambino va messo al suo sedile. Inutilmente. Si divincola, urla, piange, chiama il padre a gran voce. Alla fine la mamma desiste e lo tiene in braccio. Io provo a farle notare che, forse, non è proprio una bella idea ma l'inglese è a livello di
de pen is on de teibol e, onestamente, posso capirla. E' al di là della sopportazione, e tenerlo in braccio sembra l'unico modo per tenerlo quantomeno tranquillo. Se non fosse che, ad atterrare, accade l'inevitabile. Pista bagnata, seccata pesante, il bambino tira una bella capocciata contro l'IFE, altre lacrime.
Vabbè. Arriviamo on stand, breve attesa per l'equipaggio, e iniziamo a scendere. Un plauso alla signorina francese dietro di me che si mostra sdegnata alla proposta mia di aiutarla colla valigia, decide di fare da sola, e riesce nell'intendo di fermare il suddetto bagaglio col suo lobo frontale.
Qualcuno ha pensato bene di rivestire in metallo la jetway, piove, è bagnato e tutti si pattina come pinguini sul ghiaccio... ma riusciamo in qualche modo a guadagnare il terminal di BKK.