Piano regionale aeroporti Emilia-Romagna

  • Autore Discussione Autore Discussione RMI
  • Data d'inizio Data d'inizio

Trovo comprensibile la scelta della pista in funzione antirumore durante le ore notturne, anche se personalmente avrei spostato il limite dalle 23 a mezzanotte. Il numero dei movimenti richiesto in linea di principio lo permette e quindi nessun problema.
Di giorno semplicemente non sarebbe fattibile senza ridurre gli attuali movimenti.
Per quanto possa comprendere l'esigenza di un basso livello di rumore, credo sia necessario prendere atto che un aeroporto e lo sviluppo che porta ad una città, siano prioritari rispetto al diritto di avere un rumore sotto una certa soglia. Utilizzando lo stesso metro di misura dovremmo diminuire il numero dei treni e farli andare più lenti per non disturbare chi abita vicino alla ferrovia. Stessa cosa per i camion che percorrono le nostre statali.
Semplicemente nel nostro modello di vita non è fattibile senza creare danni economici e/o mancato sviluppo.
Quello che si può e si deve fare, è attuare le contromisure disponibili per lenire questo fastidio, che è poi quello che è stato fatto nei decenni.
Laddove ieri avevi la sveglia (indubbiamente fastidiosa anche per chi ama gli aerei) del 767, oggi potresti continuare a dormire mentre atterra un 320neo.
E' chiaramente un percorso lungo nel tempo, ma non vi è dubbio che gli aeroporti del futuro saranno complessivamente più silenziosi anche a fronte di un maggior numero di movimenti.
Se poi una persona per il proprio benessere sente il bisogno di un silenzio assoluto (cosa che posso comprendere), è opportuno che valuti l'opportunità di trasferirsi altrove. Perchè trasferire l'aeroporto non è possibile.

Mi permetto una rapida provocazione: come è possibile che Firenze abbia una capacità di 15 mov/h e Bologna, quando opera, come Firenze, per pista opposta (ma vie di rullaggio e piazzali nemmeno lontanamente paragonabili) abbia solo 14 mov/h?
 
Mi permetto una rapida provocazione: come è possibile che Firenze abbia una capacità di 15 mov/h e Bologna, quando opera, come Firenze, per pista opposta (ma vie di rullaggio e piazzali nemmeno lontanamente paragonabili) abbia solo 14 mov/h?
Visto che la decisione di ENAC di ridurre i voli notturni a BLQ è arrivata dietro espressa richiesta del sindaco di Bologna, non sarei affatto sorpreso se quel limite fosse soprattutto una scelta politica.
 
Fresco di giornata. E probabilmente sgradito ai pannamontari dei palazzi.

11 ago 2025

Bologna, l’aeroporto al bivio: “Nel nuovo terminal anche i finger”​

Scalo in piena attività, un milione di passeggeri a luglio. Le strategie del presidente Postacchini: “Abbiamo fatto altri parcheggi e cambiato l’area controlli. Presto le passerelle per l’accesso diretto al volo”​


GIORGIA DE CUPERTINIS
Economia


Bologna, 11 agosto 2025 – All’aeroporto di Bologna, il rumore dei trolley che scorrono sull’asfalto fa da colonna sonora al viavai incessante di chi entra ed esce dalle porte scorrevoli del Marconi. Così, in pieno agosto, lo scalo felsineo diventa il crocevia di storie di viaggiatori. Ma il Marconi non è solo passeggeri, bensì un universo di addetti alla sicurezza, stewart, operatori di pista. Api di un alveare frenetico e sempre attivo, che di anno in anno sgomita per crescere. Dalla rotonda fuori dalla tangenziale fino alla zona Kiss&Fly, dove famiglie si salutano o riuniscono, mentre baci volanti vengono indirizzati verso chi attraversa la soglia con la valigia in mano e incassa un “buon viaggio”.

Ed è così che varcata la soglia si entra come in un mondo a-temporale, dove idiomi da tutto il mondo si mescolano nei negozi di profumi e di libri. “Da bolognese cerco di partire da qui ogni volta che posso, non solo per una questione di comodità, ma anche di efficienza” è l’elogio di Matteo Bugallo, che da Bologna è partito per raggiungere Zurigo e poi la Thailandia. “Non ho mai riscontrato grandi problematiche qui e le innovazioni che si stanno apportando – continua – miglioreranno il servizio. Quando non viaggio, ma accompagno amici in partenza, apprezzo in modo particolare il Kiss&Fly”.

“Noi arriviamo da Firenze – racconta Eleonora Baroni – e la nostra destinazione è Mykonos. Non è la prima volta che partiamo dal Marconi e, inoltre, ho da poco saputo della nuova possibilità di trasportare all’interno del bagaglio a mano liquidi in confezioni superiori ai 100 millilitri: rappresenta un’ulteriore comodità”. Tra tanti sorrisi, però, non mancano i borbottii: “Non volevo imbarcare in stiva il bagaglio a mano per paura che venisse smarrito e, soprattutto, perché non volevo aspettare troppo una volta atterrata – racconta una giovane – e invece ho perso del tempo inutilmente”.

Enrico Postacchini, presidente dell’Aeroporto di Bologna, il Marconi vuole spiccare il volo, ma occorrono investimenti per farlo. A che punto è il piano di interventi per implementare lo scalo felsineo?

«Stiamo raccogliendo i primi frutti. Abbiamo già messo in campo un grande impegno, perché l’aeroporto lo merita. Durante la scorsa estate, le criticità principali al Marconi erano dovute per lo più alla carenza di posti auto. Una ferita ora parzialmente rimarginata con ulteriori 1.100 stalli nel nuovo parcheggio, che si aggiungono a quelli già esistenti. Ma soprattutto c’è la rinnovata area dei controlli di sicurezza, che ha comportato significative differenze in termini di efficienza e riduzione delle file: ora sono operativi tutti gli otto accessi con nuove macchine radiogene. E siamo fra i cinque scali italiani che permettono di portare con sé liquidi superiori ai 100 ml nel bagaglio a mano».

Sotto il profilo logistico e degli spazi, quali sono le rivoluzioni all’orizzonte?

«Una volta ingrandito e ottimizzato l’attuale terminal, ne verrà costruito uno nuovo che sarà adiacente a quello già esistente. Parliamo di ulteriori trentamila metri quadrati di superficie su due piani, cioè una metratura considerevole. E sarà proprio in questi spazi saranno ospitati i famosi finger (le passerelle coperte che permettono ai viaggiatori di imbarcarsi sugli aerei direttamente dal gate, senza l’utilizzo dei pulmini, ndr)».

I finger saranno una novità per l’aeroporto. Quanto si dovrà aspettare?

«Puntiamo al 2028. Faranno parte del nuovo molo, ovvero l’ultimo atto di questa tranche di grandi investimenti che vede, come fine del masterplan, il 2030. Ciò non toglie che, ovviamente, come aeroporto continueremo comunque a investire anche dopo quella quella data. L’intenzione è quella di guardare sempre avanti, fino al 2046».

Quanti saranno i finger?

«Stiamo ragionando su un numero che si aggira intorno a 4 e 6, ma se dovesse occorrere si potranno anche aumentare, a seconda delle necessità. Sappiamo che sono molto richiesti dai passeggeri. Ricordo, però, che i finger hanno un costo per le compagnie aeree e sono più appannaggio di quelle di linea piuttosto che delle low cost».

Ci sono invece cantieri in essere per il cui effetto potremmo vedere un aeroporto trasformato nel breve termine?

«Ci sono cantieri ai primi gate per ampliare anche qui gli spazi a disposizione. Interventi che termineranno da qui a fine 2025. Mentre nel 2026 finiranno i lavori del parcheggio multipiano, con una seconda metà che sarà così fruibile dall’anno prossimo. E per fare altri esempi, sempre nel 2026, si aggiungeranno anche le telecamere per monitorare gli abusivi che parcheggiano e sostano in rotonda. Queste tecnologie sono in magazzino già da tempo e aspettiamo solo di definire gli ultimi dettagli burocratici prima di installarle, perché comunque le multe saranno incassate dal Comune. Ma saranno previsti anche nuovi esercizi commerciali e punti di ristoro all’interno dello scalo. Alcuni sono già attivi».

Venendo al lavoro di tutti i giorni, come procede la gestione dei flussi turistici per questa estate?

«Il Marconi continua a lavorare a pieno regime e in grande tranquillità, in presenza di volumi importanti: nel mese di luglio abbiamo registrato oltre un milione di passeggeri. L’aeroporto di Bologna non è saturo e risolve le criticità effettuando i lavori. Infine, un’importante differenza è stata segnata con il passaggio da aeroporto facilitato a coordinato. I voli sono sempre gli stessi, ma distribuiti meglio durante la giornata, quindi c’è meno congestione. Nessuna compagnia ha rinunciato a volare su Bologna nonostante sia stato chiesto loro di cambiare slot orario e questo è un ottimo segno».

 
I “finger”… ma perchèeeeeee
Perchè anche se non c'entra nulla con la traduzione inglese, finger è il termine con il quale la maggioranza degli italiani identifica il pontile d'imbarco.
Ormai anche vari dizionari di italiano contemplano il termine con il relativo significato aeroportuale.
 
Perchè anche se non c'entra nulla con la traduzione inglese, finger è il termine con il quale la maggioranza degli italiani identifica il pontile d'imbarco.
Ormai anche vari dizionari di italiano contemplano il termine con il relativo significato aeroportuale.

Bestialità.
 
  • Like
Reactions: londonfog
In ogni caso, spero che il tutto non diventi come le colonne che esistono adesso, quelle che a rigor di logica avrebbero dovuto avere un finger (tanto per adeguarsi alla bestialita' italiana come dice @139000), ma alla fine sono rimaste senza "dito"IMG_3202.JPG
 
  • Like
Reactions: Scarab
Aggiungilo alla lista dei vari: smoking, pile, mister (allenatore), footing, golf etc etc
Sarebbe interessante capire chi sia stato il primo / la prima a chiamarlo così. Allo stesso tempo, sarebbe potuto diventare ugualmente di uso comune "jet bridge".
 
311a053ee0308b012b7acadecfa59960.jpg


Lasciamo da parte gli inglesismi che hanno rovinato la lingua più bella del mondo.


Sent from my iPhone using Tapatalk
 
Si, va bene, però "manicotto d'imbarco" é roba da ventennio, peggio di "gioco, partita e incontro".
Viviamo sì in tempi... "nostalgici", ma, insomma, se c'è un manicotto di imbarco posso aspettarmi di trovare un assistente di volo (magari col fez) che mi invita a salire a bordo dicendomi "eja eja passa da alalà".
 
I termini con i quali decidiamo di chiamare un manufatto non sono scolpiti nella pietra, ma rappresentano solo un modo per capirsi all'interno di una determinata comunità.
Presumo che qualche decennio fa qualcuno in Italia abbia identificato più o meno scherzosamente questo manufatto come "finger" per via dell'immagine idealizzata che può essere percepita guardando un terminal (il cui corpo principale sarebbe la mano).
Evidentemente questo nomignolo era gradito alle orecchie di chi lo sentiva e via via è stato adottato da sempre più persone fino a diventare di gran lunga il termine più identificativo per l'oggetto in questione.
Possiamo quindi vedere il termine finger alla stregua di un neologismo della lingua italiana, proprio perchè in Italia identifica esclusivamente il pontile d'imbarco e non viene usato per indicare le estremità di mani e piedi.
Probabilmente anche il fatto di essere composto da una sola parola, breve e scorrevole, ha reso finger più popolare dei corrispondenti sinonimi italiani, più lunghi da scrivere e pronunciare.
E soprattutto è un termine adottato anche a livello ufficiale.
Lo si trova senza problemi anche nei bilanci dei gestori aeroportuali.
Quanto ai dizionari:

Treccani:
finger

fìṅġë› s. ingl. (propr. «dito»; pl. fingersfìṅġë›), usato in ital. al masch. – 1. Condotto mobile su ruote (noto anche come jetway), collegato al terminal di un aeroporto, che favorisce la salita e la discesa dei passeggeri da un aeromobile.

De Mauro Internazionale

finger

/'finger/
fìn|gers.m.inv.1984; ingl. finger /’fɪŋgə(r)/ propr. “dito” pl. fingers

ES ingl. - TS aer.
in un'aerostazione, ciascuno dei bracci che collegano direttamente l'edificio dei servizi con gli aerei, per agevolare l'imbarco e lo sbarco dei passeggeri

Hoepli

finger
s.m. inv.
AER In un aeroporto, ciascuno dei corridoi protetti che, collegando l'edificio centrale dei servizi con l'aereo, permettono ai passeggeri l'imbarco o lo sbarco diretto

Oxford Languages

finger
sostantivo
  1. 1.
    Programma che consente di verificare se un utente di Internet è collegato alla rete e di localizzarne l'account su un determinato sito web.

  2. 2.
    Passerella coperta che collega un aereo a un pontile d'imbarco passeggeri.

    Per cui direi che possiamo chiudere definitivamente il discorso.
    Se poi qualcuno preferisce rifugiarsi sull'Aventino, nessun problema. La lingua si evolve e nascono in continuazione neologismi, che ci piaccia o no. Nella lingua italiana la parola finger identifica quel manufatto che percorriamo per andare dal terminal direttamente alla porta dell'aereo. E se facessimo un sondaggio, la stragrande maggioranza degli italiani lo identificherebbe con quel nome. Anzi, probabilmente solo con quel nome.
 
Sul dizionario trovi anche “petaloso” e “movida”, ma ciò non diminuisce la mia voglia di esilio a Fobello per chi li usa.
Il problema è che se mandassi in esilio a Fobello gli italiani che usano finger, ti troveresti gli aeroporti semideserti. E mi riferisco sia ai pax che ai professionisti.
E chissà cosa penserebbero i 185 fobellesi dell'invasione di qualche milione di persone che urlano a squarciagola "Finger! Finger!"
 
Io esilierei tranquillamente anche chi si è inventato il termine "manicotto di imbarco". Vorrei sapere se qualcuno lo ha mai usato, nel linguaggio corrente (termine alternativo: pontile di imbarco; anche questo non molto usato). Manicotto di imbarco mi suona tanto come svizzerano ...
Comunque poi a Fobello avrebbero grossissimi problemi di sovrappopolazione.
L'aviazione ha un suo linguaggio tecnico, in parte mutuato dal mondo marinaro, in parte -più gergale e per gli insider, di traduzioni fonetiche dei termini inglesi o direttamente di termini inglesi. Trovatemi una traduzione per "galley", oppure chi chiama mai "turboventola" un motore a reazione con alto rapporto di diluizione? Turbofan, o direttamente fan: la parte per il tutto; autobus interpista = Cobus (come la penna a sfera = la Bic o la biro). Altri settori soffrono della stessa situazione: i primi che mi vengono in mente sono la finanza e l'informatica. Spesso e volentieri si usa il termine inglese o un acronimo perché una controparte del settore capisce al lampo, e con una parola sola eviti una circonlocuzione di tre o quattro parole (EBITDA: chi dice mai profitto al lordo di interessi tasse ammortamenti?). Il problema è quando l'interlocutore non è del settore.
 
I termini con i quali decidiamo di chiamare un manufatto non sono scolpiti nella pietra, ma rappresentano solo un modo per capirsi all'interno di una determinata comunità.
Presumo che qualche decennio fa qualcuno in Italia abbia identificato più o meno scherzosamente questo manufatto come "finger" per via dell'immagine idealizzata che può essere percepita guardando un terminal (il cui corpo principale sarebbe la mano).
Evidentemente questo nomignolo era gradito alle orecchie di chi lo sentiva e via via è stato adottato da sempre più persone fino a diventare di gran lunga il termine più identificativo per l'oggetto in questione.
Possiamo quindi vedere il termine finger alla stregua di un neologismo della lingua italiana, proprio perchè in Italia identifica esclusivamente il pontile d'imbarco e non viene usato per indicare le estremità di mani e piedi.
Probabilmente anche il fatto di essere composto da una sola parola, breve e scorrevole, ha reso finger più popolare dei corrispondenti sinonimi italiani, più lunghi da scrivere e pronunciare.
E soprattutto è un termine adottato anche a livello ufficiale.
Lo si trova senza problemi anche nei bilanci dei gestori aeroportuali.
Quanto ai dizionari:

Treccani:
finger

fìṅġë› s. ingl. (propr. «dito»; pl. fingersfìṅġë›), usato in ital. al masch. – 1. Condotto mobile su ruote (noto anche come jetway), collegato al terminal di un aeroporto, che favorisce la salita e la discesa dei passeggeri da un aeromobile.

De Mauro Internazionale

finger

/'finger/
fìn|gers.m.inv.1984; ingl. finger /’fɪŋgə(r)/ propr. “dito” pl. fingers

ES ingl. - TS aer.
in un'aerostazione, ciascuno dei bracci che collegano direttamente l'edificio dei servizi con gli aerei, per agevolare l'imbarco e lo sbarco dei passeggeri

Hoepli

finger
s.m. inv.
AER In un aeroporto, ciascuno dei corridoi protetti che, collegando l'edificio centrale dei servizi con l'aereo, permettono ai passeggeri l'imbarco o lo sbarco diretto

Oxford Languages

finger
sostantivo
  1. 1.
    Programma che consente di verificare se un utente di Internet è collegato alla rete e di localizzarne l'account su un determinato sito web.

  2. 2.
    Passerella coperta che collega un aereo a un pontile d'imbarco passeggeri.

    Per cui direi che possiamo chiudere definitivamente il discorso.
    Se poi qualcuno preferisce rifugiarsi sull'Aventino, nessun problema. La lingua si evolve e nascono in continuazione neologismi, che ci piaccia o no. Nella lingua italiana la parola finger identifica quel manufatto che percorriamo per andare dal terminal direttamente alla porta dell'aereo. E se facessimo un sondaggio, la stragrande maggioranza degli italiani lo identificherebbe con quel nome. Anzi, probabilmente solo con quel nome.
vabbè comunque viviamo in un mondo dove gli americani si stupiscono quando il Italia, nei bar, ordinano "latte" e si ritrovano con un bicchiere di "milk" ;)
 
Io esilierei tranquillamente anche chi si è inventato il termine "manicotto di imbarco". Vorrei sapere se qualcuno lo ha mai usato, nel linguaggio corrente (termine alternativo: pontile di imbarco; anche questo non molto usato). Manicotto di imbarco mi suona tanto come svizzerano ...
Comunque poi a Fobello avrebbero grossissimi problemi di sovrappopolazione.
L'aviazione ha un suo linguaggio tecnico, in parte mutuato dal mondo marinaro, in parte -più gergale e per gli insider, di traduzioni fonetiche dei termini inglesi o direttamente di termini inglesi. Trovatemi una traduzione per "galley", oppure chi chiama mai "turboventola" un motore a reazione con alto rapporto di diluizione? Turbofan, o direttamente fan: la parte per il tutto; autobus interpista = Cobus (come la penna a sfera = la Bic o la biro). Altri settori soffrono della stessa situazione: i primi che mi vengono in mente sono la finanza e l'informatica. Spesso e volentieri si usa il termine inglese o un acronimo perché una controparte del settore capisce al lampo, e con una parola sola eviti una circonlocuzione di tre o quattro parole (EBITDA: chi dice mai profitto al lordo di interessi tasse ammortamenti?). Il problema è quando l'interlocutore non è del settore.

Appunto: puoi usare jetty, jet bridge, pier... finger? mboh. Soprattutto quando ci sono italiani che parlano con 'esteri', in ambito aeroportuale, e usano quel termine con somma perplessità dei loro interlocutori.