Esattamente, visto che si fanno concorrenza fra loro e impediscono la nascita di un aeroporto più grande.
Se fossimo in una situazione di concorrenza perfetta, molti aeroporti, oggi sarebbero chiusi; ma visto che sono finanziati con fondi pubblici, restano aperti.
Questa è una breve relazione della Commissione Trasporti, che fa una panoramica sul sistema aeroportuale.
A mio avviso, lo Stato dovrebbe interessarsi di un numero minimo di aeroporti e considerare vari fattori, come la demografia e il bacino di utenza sia in ingresso che uscita non solo del presente, ma guardando a come sarà l'Italia fra 20 anni (almeno). Tutto questo per evitare di investire in qualcosa oggi, che magari fra 5 o 10 anni sarà lampante essere stato inutile.
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La relazione parla di 12 di essi, con particolare rilevanza strategica: Milano Malpensa, Torino, Venezia, Bologna, Firenze/Pisa, Roma Fiumicino, Napoli, Bari, Lamezia Terme, Catania, Palermo, Cagliari.
Ora, non so se sia corretta la scelta o se sia stata dettata anche dal fatto, che qualche onorevole abbia fatto pressione per aggiungerne qualcuno.
Per gli aeroporti gestiti privatamente con un bilancio positivo, c'è da far loro solo i complimenti; quelli in perdita, sono problemi degli azionisti della società di gestione.
Per quanto riguarda tutto il resto degli aeroporti gestiti da società pubbliche, che hanno un traffico esiguo e che hanno i bilanci in rosso, andrebbero chiusi. Altrimenti, se i cittadini che vivono nelle vicinanze, ritengono necessaria la presenza di uno scalo di linea, potrebbero indire un referendum, chiedendo l'imposizione di una tassa per i residenti, appunto per avere i fondi. (In linea teorica queste persone, dovrebbero essere molto vigili e attente che si verifichino spese inutili)
Forse ho letto io il documento sbagliato.
Ma:
1) Il documento della camera, che rimanda al piano nazionale, non parla di chiusura del gli aeroporti non strategi ma, correttamente e in maniera sacrosanta, parta di razionalizzazione del sistema aeroportuale, da intendersi come gestione di 13 reti territoriali che coordinano gli aeroporti che vi fanno parte. Che poi dovrebbe essere questo di cui sotto:

2)Lo stesso documento, riprendendo gli studi di settore (già citati sopra) sottolineando l'effetto del moltiplicatore economico e l'effetto occupazionale (+750 di nuovi occupati ogni milione di passeggeri)
3)La relazione tra aumento del pil e aumento del traffico aereo è maggiormente elevata per le zone meno connesse:
"In termini di moltiplicatore per ogni unità di incremento del PIL nominale, le regioni del Sud e delle Isole rispondono con incrementi dei passeggeri aerei doppi di quelli mostrati dalle regioni Settentrionali. Tale fenomeno può essere spiegato da un riequilibrio della mobilità in aree caratterizzate da una limitata presenza di mezzi sostitutivi, come l’alta velocità ferroviaria."

4) Il driver anche in termini di capacità attrattiva dipende dalla con-accessibilità (vicinanza dell'aeroporto+destinazioni servite). Questa è la situazione:

I valori medi ponderati nazionali di accessibilità sono 42min con auto e 90 min cin mezzi pubblici.
In tal senso gli aeroporti sono molto più concentrati nelle aree blu (vedi indice di herfindal sotto).
Le aree caratterizzate da scarsa con-accessibilità domestica si riferiscono alla Calabria, alla Basilicata ed al Trentino Alto-Adige. Similarmente, le provincie delle Marche, Abruzzo e Molise sono caratterizzate da bassi valori di con-accessibilità. Per quanto concerne l’accessibilità internazionale, il Sud-Italia e le Isole sono contraddistinti da livelli di conaccessibilità inferiori alla media nazionale. Per le destinazioni intercontinentali, esiste un gap soprattutto nelle regioni del Sud-Italia e nelle Isole.
Ed in sostanza se la gente non ce la porti non ci arriva.

L'Italia, tra i grandi paesi europei, quello con la maggior distanza interna tra i territori.
Ed è il secondo, in termini di distanza media ponderata.

Tornando all'oggetto del contendere (Comiso, di cui mi sto trovando mio malgrado, difensore), non c'è overlap con Catania.
In linea generale l'overlap delle catchement area degli aeroporti viene considerato su un intervallo di 60-90 min.
Questa la situazione italiana:

I dati sono tratti da questo studio molto interessante: Con-Accessibility: Logit-based catchment area modeling for strategic airport system planning
che mostra altre analisi molto interessanti (anche sui confronti di densità di popolazione tra i differenti stati esuropei) che non riporto per ovvi motivi di copyright.
Concludo, rispondendo alla classica barzelletta sul "fategli fare la colletta e fateglielo pagare a chi lo usa" dicendo che:
1) la spesa è già sostenuta dai locals (l'azionariato delle società di gestione è in campo ad enti locali)
2) Discorso analogo ai finanziamenti per TPL: la mia città paga mediamente ogni anno 500mln di finanziamenti pet tpl. Ed utilizza i soldi miei e degli altri contribuenti. Nessuno scandalo se grazie a ciò risparmio 50 cents a viaggio. Non penso che ciò possa dare fastidio ad un Marchigiano. Giusto?
Ripetiamo insieme: "il risultato della gestione aeroportuale non è un indicatore per valutare i benefici sul territorio".
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