Sai, anche a me anni fa non preoccupavano, anzi mi divertivano quasi: immaginavo di essere come in giostra. "Tanto", mi dicevo, "tutti mi hanno sempre spiegato che si fa di tutto per evitare le turbolenze e no, nelle nubi temporalesche assolutamente l'aereo non ci può entrare!". Quindi, tutto sotto controllo!
Poi sono successi un paio di episodi: Air France Parigi-Venezia, temporale sopra la città di arrivo, per cui ci abbiamo dovuto volare in mezzo per forza. E non è stato bello sentirsi la sensazione di calore dei lampi sulla faccia, mentre guardavo fuori dal finestrino.
E gli altri sono stati gli splendidi voli Verona-Francoforte col Bae 146-300 dell'Air Dolomiti: il panico è scattato quella volta che, pur piovendo già alla partenza, il comandante ha informato "il tempo lungo la rotta è... ehm... buono!", probabilmente per non farci preoccupare. Ebbene, a me ha fatto l'effetto opposto: quella volta ho capito a cosa servono le cinture, perché le turbolenze sono state tali che mi sentivo mancare il sedile da sotto il sedere. E allora ti chiedi "Ma come? Ma se ha detto che il tempo era buono? Allora vuol dire che non ne hanno un'idea di cosa stanno facendo!" e non ti fidi più che chi conduce l'aereo sia in grado di garantire la tua sicurezza.
Per un po' io sono andato a Francoforte in treno, pur di non salire più su quella specie di tagadà volante. E da allora non sono più riuscito a vivere i momenti di turbolenza con piena serenità, pur ripetendomi "no: chi pilota questo affare sa che cosa deve fare, niente preoccupazione".